rinascita

Una rinascita lontana lontana

Una rinascita lontana lontana. Pian piano sta prendendo forma la visione da cui sono tutti terrorizzati: non ci sarà nessuna riapertura primaverile. Ora che pure i ricchi piangono per la solitudine pur se sono contesse a Portofino, appare sempre più chiaro che la Pasqua sarà l’ennesimo appuntamento rimandato della rinascita italiana. Una rinascita lontana lontana, perché già avvertono che quando saremmo tutti vaccinati non vorrà dire tornare a tutto come era prima. Ci vorrà tempo, perché il virus muta. Qui non si tratta di una sfida di una stagione, ma di una generazione. Era destino dei nati sul crepuscolo di un mondo trovarsi a doverne affrontare il cambiamento. E nello spirito di tempi senza ideali è arrivato un nemico invisibile. Non lo puoi bombardare, né ignorare. E ha messo in crisi proprio il sistema che ci aveva portato fuori dal Medioevo: gli ospedali moderni sono nati proprio intorno al Settecento, abbattendo drasticamente gli effetti di epidemie e malattie. Tanto che la popolazione europea è esplosa e ha inaugurato per festeggiare trecento anni di guerre sempre più sanguinose. Dopo l’ultimo conflitto ci sono stati 70 anni di relativa pace. Almeno all’interno dei maggiori Stati Europei. E questo ha generato l’illusione di una situazione destinata a migliorare costantemente ci ha accompagnati fino all’arrivo per il Covid. Perché se così limitato uccide centinaia di persone al giorno, lo scenario di cosa potrebbe succedere se lasciato libero di evolversi è devastante. Sarà dunque una lotta lunga. Perché il virus non ha problemi sotto l’aspetto psicologico. Noi sì. E ormai sappiamo che prima di poter tornare ad affrontare l’influenza stagionale con due aspirine pare che la questione sarà lunga. Quello che non c’è più e che forse andrebbe abbandonato anche dallo Stato è la retorica del “siamo quasi arrivati”. Meglio un “niente illusioni”. Quando piove c’è bisogno di fiducia, non di carezze.

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Delpini: Natale occasione di rinascita

Si è concentrato sulle “domande intelligenti” che il mistero dell’Incarnazione suscita l’omelia dell’arcivescovo di Milano, Mario Delpini durante la messa di Natale. “Questo mondo è un mondo di tenebra o un mondo di luce? Questa nostra vita è un bene o un male? Che senso ha il trascorrere del tempo? Chi sono io? Dove vado a finire?”, si è chiesto Delpini, proseguendo: “Alla domanda intelligente risponde la notte di Natale. La risposta di Paolo, la rivelazione offerta dal mistero dell’Incarnazione è che io sono figlio, quindi posso avere confidenza con Dio come Gesù, avere speranza nella potenza di Dio di salvarmi come ha liberato dalla morte Gesù suo Figlio, posso avere la grazia di vivere come Gesù”. L’omelia della Messa pontificale di ieri mattina si è maggiormente focalizzata sul tempo di pandemia che sta vivendo l’umanità: “Mentre molte situazioni sembrano dirci che “quest’anno non sarà Natale”, ha osservato l’arcivescovo, “mentre si è deciso che tutto sia sospeso, rimandato, e si è fatto di tutto per ingombrare la mente e le parole di ogni minuzia e di ogni apprensione, gli angeli si presentano in ogni parte della terra per lodare Dio e annunciare: poiché in quella notte è nato Gesù, oggi puoi rinascere tu”. ANSA

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Comune e Sogemi insieme per la rinascita del mercato coperto Rombon

Dopo Santa Maria del Suffragio, Lorenteggio, Morsenchio, Wagner e Lagosta anche il mercato comunale coperto di Rombon inizia il suo percorso per tornare protagonista delle vita economica e sociale del suo quartiere, Feltre. Sono state approvate dall’Amministrazione le linee di indirizzo per lo studio di fattibilità tecnico-economica e giuridica per l’assegnazione dell’attuale immobile di via Rombon 34 per la realizzazione di una struttura di vendita polifunzionale con l’obbligo per il concessionario di realizzare gli interventi di ripristino strutturale e adeguamento impiantistico e funzionale. Ad annuncialo agli operatori, l’assessora Cristina Tajani in occasione della sua visita al cantiere del nuovo mercato Lagosta che aprirà i battenti nell’aprile 2021. “Il provvedimento adottato su Rombon – spiega l’assessora alle Politiche per il lavoro, Attività produttive e Commercio Tajani – rientra nella più ampia strategia condotta in questi anni dell’Amministrazione per promuovere la trasformazione evolutiva dei Mercati Comunali, volta a farli diventare non solo punto di scambio merci ma anche di idee e di relazioni, attraverso forme di ibridazione tra attività commerciali classiche – comunque prevalenti – e attività con finalità sociali, culturali, aggregative e ricreative. La collaborazione con Sogemi, società in house dell’Amministrazione, può rappresentare l’occasione per sperimentare una nuova modalità distributiva che integri filiera all’ingrosso con la vendita al dettaglio”. Nello specifico il Mercato comunale coperto Rombon si trova in una condizione di degrado, come spesso segnalato dalla cittadinanza e dal Municipio 3, a causa della progressiva cessazione delle attività commerciali e alle conseguenti carenze manutentive. Ad oggi è attivo un solo operatore commerciale al piano terra e quattro operatori che hanno in assegnazione le cantine al piano interrato concesse ad uso deposito. Risulta pertanto urgente un consistente intervento di ripristino strutturale e adeguamento impiantistico e funzionale i cui costi sono stimati in circa 1 milione di euro. Necessario anche l’avvio di un’azione di valorizzazione della struttura con l’obiettivo di favorire lo sviluppo di una realtà polifunzionale che, pur permanendo un presidio di carattere commerciale, possa assolvere una funzione aggregativa per gli abitanti del quartiere. Lo studio di fattibilità elaborato da Sogemi dovrà prevedere un mix di attività più opportuno per conciliare l’offerta commerciale, comunque prevalente, la realizzazione di iniziative sociali, culturali, aggregative e ricreative. Saranno a carico della società tutti i costi degli interventi sulla struttura e di adeguamento impianti. L’assegnatario dovrà impegnarsi a impiegare il personale occupato presso le imprese già presenti all’interno del mercato. La proprietà dell’immobile rimarrà sempre di pertinenza dell’Amministrazione mentre i costi sostenuti per la riqualificazione andranno a scomputo dei canoni di locazione.

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La rinascita della Cascina Boldinasco

La nuova vita della cascina Boldinasco passerà attraverso un’offerta abitativa in co-housing sociale per le famiglie, una “Locanda solidale per un turismo accessibile e sensibile”, un Pub musicale, letterario e culinario, spazi per lavorare e studiare insieme, laboratori culturali e di mestiere, la valorizzazione degli orti esistenti e iniziative pubbliche a vantaggio di tutto il quartiere. Il progetto “Abitare in borgo”, che grazie ai fondi europei stanziati con il programma Pon Metro prevede il recupero e il rilancio dell’antica cascina Boldinasco di via De Lemene nel quartiere Gallaratese, a ridosso dell’area Portello e del parco Monte Stella, è approdato a una svolta: attraverso una procedura negoziata, la cascina verrà affidata in concessione per quarant’anni anni all’Ati (Associazione temporanea di imprese) formata dall’impresa di costruzioni Giuppi srl e da Campesi Impianti srl, cui si aggiungono la società di sviluppo di iniziative immobiliari Tao 88, i partner tecnici MTA Associati, VI+M, Consult Engineering, e le cooperative sociali Spazio Pensiero Onlus e Altidea, oltre che lo studio professionale in tema di innovazione e sostenibilità Collectibus. Un solido insieme di imprese che garantirà la realizzazione di un servizio abitativo ‘giovane’ fondato sulla reciprocità e sulla collaborazione: un progetto di co-housing sociale che introduce in città un modello di intervento pubblico non ancora presente. Nel complesso il preventivo dei lavori ammonta a circa 7 milioni di euro, cui il Comune contribuirà con quasi 2,5 milioni di fondi Pon Metro, e che comprendono il restauro dello stabile, il recupero delle corti, l’edificazione di un nuovo immobile per ampliare l’offerta abitativa, la riqualificazione di tutte le aree circostanti da destinare a verde pubblico ed orti urbani e la realizzazione di barriere antirumore verso viale De Gasperi. La partenza del cantiere è in calendario per i primi mesi dell’anno prossimo. “Siamo molto soddisfatti – interviene l’assessore alle Politiche sociali e abitative Gabriele Rabaiotti -. Dopo un percorso travagliato per la cascina Boldinasco, abbiamo lanciato una sfida alla città e questa proposta spinge anche oltre le aspettative che avevamo disegnato, aprendo nuove frontiere per l’abitare a Milano. Il contesto è stato interpretato come un modello carico di memoria da un lato ma dall’altro pronto a intercettare le sfide della città di domani. È una proposta composita, ricca di spunti e di funzioni: differenti forme dell’abitare si alternano all’educazione verso lo sviluppo sostenibile, agli spazi per nuovi mestieri e professioni a laboratori per il tempo libero in una cornice tenuta insieme dalla voglia di includere e di integrare”. La  storia Il complesso edilizio è localizzato su un’area di proprietà comunale, la cui superficie complessiva è pari a 5.166 metri quadrati. È composto dalla cascina vera e propria (tre corpi di fabbrica con distribuzione a ballatoio intorno a due corti interne per una superficie di 2.397 metri quadrati), che storicamente si trovava al centro del piccolo borgo di Boldinasco attraversato dalla via De Lemene, cui si aggiunge un’area verde per 2.500 metri quadrati complessivi. Ultimato agli inizi del ‘900 intorno al nucleo originario, che risale invece al ‘700, dopo una prima vita da centro agricolo tradizionale, negli anni precedenti la Seconda guerra mondiale il complesso ne ha conosciuta un’altra come azienda agricola zootecnica all’avanguardia, per poi venire conferito negli anni ’50 all’Amministrazione comunale e dedicato, fin da allora, ad alloggi sociali. Dal 2006 la cascina è stata abbandonata perché dichiarata inagibile. Il progetto Una volta restaurato e recuperato, il complesso sarà costituito da 45 alloggi per un inedito mix abitativo: la maggior parte rientrerà nell’edilizia in locazione a lungo termine a canone concordato, 9 saranno invece riservati a persone in emergenza abitativa indicate dall’Amministrazione. Verrà anche realizzato un nuovo edificio che sorgerà a fianco della cascina, si svilupperà su due livelli oltre al piano terra (solo parzialmente su un terzo nella porzione su via De Lemene) e conterrà 17 appartamenti dei 45 complessivi. Gli spazi al piano terra saranno dedicati ai servizi per gli abitanti: tra gli altri, sono previsti la Bacheca del tempo, nella corte della cascina, per promuovere la cultura del riuso e della condivisione; un centro di smistamento per un Gas (Gruppo di acquisto solidale); un servizio di lavanderia a gettone; un laboratorio per piccoli lavori di manutenzione; laboratori didattici e workshop per ragazzi e adulti su temi come la mobilità sostenibile, la cura degli spazi pubblici, l’integrazione sociale; una sala prove musicale, insonorizzata e attrezzata, accessibile su prenotazione; uno spazio per l’accompagnamento psicologico degli adolescenti; ambienti a libero accesso per lo studio e il lavoro; la Locanda solidale, ovvero 6 monolocali nella parte sud della cascina per un servizio di accoglienza alberghiera leggera gestito da persone con fragilità affiancate da supervisori; il Pub musicale, un nuovo spazio di aggregazione che potrà anche ospitare eventi live. Saranno infine valorizzati e gestiti gli orti interni (per una superficie pari almeno al 40% dell’area verde a uso pubblico), e il loro uso verrà assegnato per i 2/3 ai residenti della cascina e per il restante 1/3 ad altri cittadini del quartiere.

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