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A novembre il processo a Comi, Tatarella e Altitonante

Sono stati mandati a processo a Milano oltre 60 imputati, tra cui l’ex eurodeputata di FI, Lara Comi, l’ex vicecoordinatore lombardo ‘azzurro’ ed ex consigliere comunale milanese, Pietro Tatarella, e il consigliere lombardo e collega di partito, Fabio Altitonante. Hanno scelto il rito ordinario nel procedimento a carico di oltre un centinaio di persone scaturito dalla riunione di quattro filoni dell’inchiesta ‘mensa dei poveri’ su un presunto “sistema” di mazzette, appalti, nomine pilotate e finanziamenti illeciti in Lombardia. A deciderlo è stato il gup Natalia Imarisio. ANSA

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PM pronto a chiedere il processo con rito immediato per Tatarella e altri indagati

La Procura di Milano si appresta a chiedere il processo con rito immediato, per saltare la fase dell’udienza preliminare, per una decina di persone, tra cui l’ex consigliere comunale milanese ed ex vicecoordinatore lombardo di FI Pietro Tatarella e l’ex esponente di FI a Varese Nino Caianiello, ribattezzato il “burattinaio”, arrestate il 7 maggio scorso nell’inchiesta ‘mensa dei poveri’ su un vasto giro di tangenti, appalti truccati, nomine pilotate e finanziamenti illeciti alla politica. Da quanto si è saputo, il procuratore aggiunto Alessandra Dolci e i pm Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri dovrebbero inoltrare al gip Raffaella Mascarino la richiesta di immediato nel giro di una decina di giorni o poco più. Richiesta che riguarderà soltanto gli indagati ancora in stato di custodia cautelare, ossia in carcere o ai domiciliari (le misure del blitz, compresi obblighi di firma, furono 43 in tutto), tra cui anche l’imprenditore della Ecol-Service Daniele D’Alfonso e l’ex manager di Amsa, l’azienda milanese dei rifiuti, Mauro De Cillis e non invece, ad esempio, il consigliere lombardo di FI Fabio Altitonante, tornato libero ai primi di agosto. Gli inquirenti, poi, in uno stralcio dell’indagine che non riguarda accuse di corruzione, dovranno anche decidere se chiudere o meno le indagini, in vista di una richiesta di processo, a carico del governatore lombardo Attilio Fontana, accusato di abuso d’ufficio per un posto assegnato al suo ex socio di studio legale Luca Marsico al Nucleo valutazione degli investimenti in Regione. Il suo legale, l’avvocato Jacopo Pensa, già a luglio ha depositato una memoria difensiva in Procura per contrastare le tesi dei pm su presunte violazioni del principio di imparzialità nella pubblica amministrazione e del dovere di astensione per conflitto di interessi. All’inizio della prossima settimana gli inquirenti sentiranno nuovamente nel carcere milanese di Opera Caianiello, che a inizio agosto avrebbe reso prima parziali ammissioni su soldi incassati, senza pero’ mai parlare in modo esplicito di mazzette. Tanti indagati, invece, già subito dopo gli arresti e prima della pausa estiva hanno riempito pagine e pagine di verbali collaborando con i pm e, dunque, gli inquirenti nei prossimi giorni inoltreranno ad un altro gip le richieste di patteggiamento per una decina di loro, tra cui Alberto Bilardo, ex segretario di FI a Gallarate e uno degli uomini più vicini a Caianiello. Proseguono nel frattempo gli accertamenti in un altro filone dell’inchiesta che vede indagata per finanziamento illecito, corruzione e truffa aggravata l’ormai ex eurodeputata azzurra Lara Comi, e tra gli altri anche Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia. Stando ad un verbale agli atti dell’inchiesta, reso da Laura Bordonaro, ex manager di una società partecipata (anche lei ha chiesto di patteggiare), nel corso di un pranzo Caianiello, Comi e Carmine Gorrasi, ex responsabile di FI a Varese, avrebbero discusso della necessita’ di costituire società per far transitare soldi al fine sia di realizzare finanziamenti elettorali che di far rientrare parte dei soldi a Caianiello. ANSA  

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Concessi i domiciliari a Tatarella, ha già fatto ritorno a casa

Concessi i domiciliari dal tribunale del Riesame all’ex Consigliere Comunale, ed ex vice coordinatore lombardo di Forza Italia Pietro Tatarella, arrestato nell’indagine della Dda di Milano su un presunto sistema di corruzione in Lombardia e Piemonte. Lo ha comunicato il suo difensore Nadia Alecci che nell’udienza di questa mattina aveva chiesto la scarcerazione dell’assistito, “o in subordine gli arresti domiciliari“, perché Tatarella non sarebbe stato corrotto da Daniele D’Alfonso, l’imprenditore del settore rifiuti e bonifiche ambientali della Ecol-Service. Il reato di corruzione “non esiste e al massimo si può contestate un traffico di influenze illecite“, ha spiegato l’avvocato. Tatarella “si trova già nella sua abitazione – ha fatto sapere il legale Alecci -. Il provvedimento gli è stato notificato ma senza le motivazioni” che arriveranno nei termini di legge, non perentori. Per Pietro Tatarella, valgono le classiche prescrizioni previste in caso di domiciliari: pochissimi ristretti contatti con i familiari e i legali, nessun contatto con l’esterno. “Lo andrò a trovare nei prossimi giorni – sottolinea il difensore – per spiegarsi di attenersi meticolosamente a tutte le prescrizioni“. Il politico azzurro torna dunque a casa dopo quasi 4 mesi di carcere.  

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Conclusa l’udienza per Tatarella, si attende la decisione dei giudici

Si è conclusa l’udienza davanti al Tribunale del Riesame per Pietro Tatarella. Secondo i suoi legali, i suoi legali Nadia Alecci e Luigi Giuliano, l’ex Consigliere Comunale deve tornare in liberta’ o, in subordine, gli vanno concessi i domiciliari. I difensori hanno sostenuto in aula, dove era presente anche il loro assistito, che Tatarella, accusato di associazione a delinquere, corruzione e finanziamento illecito, “non e’ stato corrotto” dall’imprenditore Daniele D’Alfonso della Ecol – Service. E che se l’ipotesi è di avere ricevuto dei soldi per favorirlo negli appalti dell’Amsa, il reato che gli è contestato dovrebbe essere derubricato da “corruzione” a “traffico illecito di influenze“, come già ha fatto nelle settimane scorse il Riesame per il Consigliere regionale Fabio Altitonante, tornato in libertà. Il ricorso della difesa è contro l’ordinanza del gip Raffaella Mascarino che aveva bocciato a luglio un’istanza di revoca della misura cautelare, presentata dai difensori dopo un interrogatorio dell’arrestato davanti ai pm. I giudici si sono riservati di prendere una decisione nei prossimi giorni. Il Riesame nei mesi scorsi aveva gia’ rigettato una richiesta di scarcerazione del politico che davanti ai pm a fine giugno ha sostenuto di aver preso soldi dall’imprenditore Daniele D’Alfonso della Ecol-service non in cambio di una corsia preferenziale negli appalti, ma per una sua reale “attivita’ di consulenza“. Nel frattempo, alle manifestazioni di solidarietà bipartisan ricevute da Tatarella nei giorni scorsi, si sono aggiunte – riferisce Il Giornale – quelle di Luigi Amicone (Forza Italia) e Matteo Forte (Milano Popolare) che scrivono: “Ricordiamo che Tatarella non sta scontando una pena a seguito di una sentenza definitiva, ma è in custodia cautelare a seguito di indagini che, a quanto ci è dato sapere, non sono concluse. Tecnicamente stiamo parlando di una persona innocente. (…) La privazione della libertà prima di un processo è una estrema ratio rigidamente codificata dalla legge. La dignità della persona è un qualcosa di supremo che non può trovarsi in balìa di sentimenti popolari del momento“.  

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Concluso l’interrogatorio. Tatarella si difende: pagato per mie consulenze

Si è concluso l’interrogatorio nel corso del quale Pietro Tatarella si è difeso ribadendo che i 5 mila euro al mese che riceveva sul conto in banca erano i pagamenti per la consulenza che forniva alla Ecol Service di Daniele D’Alfonso in materia di tecnologia, ambiente e fiere. Questa la versione che l’ex Consigliere Comunale ha fornito questa mattina al pubblico ministero Silvia Bonardi. Il faccia a faccia con la procura si è svolto tra le 10.30 e le 14. Stando alla versione della difesa il consigliere comunale svolgeva una regolare attività professionale e non era un “procacciatore d’affari o lobbista” come invece è stato rappresentato nelle indagini; di queste attività, secondo la difesa esistono prove documentali, ovvero fatture inviate a Tatarella, in qualità di consulente, via mail, dall’azienda, Le dichiarazioni fornite davanti al magistrato però non avrebbero del tutto convinto l’accusa, che rimane sicura in primis del fatto che, in quanto amministratore pubblico e membro della commissione consiliare in Comune, Tatarella avrebbe dovuto vigilare e segnalare una gestione sospetta negli appalti. Non sono giustificabili – ad avviso dei titolari delle indagini – in ogni caso i versamenti regolari a fronte di una prestazione senza l’ottenimento di un risultato. I magistrati rimangono convinti che in realtà la consulenza da 5 mila euro al mese, percepiti negli ultimi due anni circa, e sicuramente durante tutto il corso delle indagini, servissero a mantenere Tatarella come figura a disposizione degli imprenditori per avere agevolazioni nell’ottenimento degli appalti. Quanto ai 20 mila raccolti per un’iniziativa elettorale durante la sua campagna per le politiche, che gli sono stati contestati come elemento di corruzione, Tatarella avrebbe dichiarato di averli raccolti per se. Ma anche in questo caso, la sua versione cozza con l’idea dell’accusa, convinta che in realtà fossero destinati alla campagna elettorale dell’altro delfino di Forza Italia, Fabio Altitonante, sicuro di essere eletto in Regione nella stessa tornata, e attualmente agli arresti domiciliari. Al momento la difesa di Tatarella, a quanto si apprende, non ha depositato alcuna richiesta di scarcerazione. Nel frattempo, i pm sono pronti a chiedere, anche prima della pausa estiva, il processo con rito immediato per tutte le persone arrestate, mentre la settimana prossima sarà interrogato l’ex assessore di Gallarate (Varese) Alessandro Petrone e dovrebbero essere sentiti nuovamente Alberto Bilardo, ex segretario di FI a Gallarate, e lo stesso D’Alfonso.  

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Primo interrogatorio per Pietro Tatarella

Per la prima volta Pietro Tatarella, l’ormai ex consigliere comunale milanese di Forza Italia finito in carcere il 7 maggio nel maxi blitz della Dda milanese su un giro di tangenti, appalti e nomine pilotate e finanziamenti illeciti, dopo avere letto le carte processuali, ha chiesto di essere interrogato dai magistrati. Il politico azzurro, anche ex candidato alle Europee ed ex vicecoordinatore lombardo di FI, è al sesto piano del Palagiustizia nell’ufficio del pm Silvia Bonardi, uno dei titolari dell’inchiesta coi pm Luigi Furno e Adriano Scudieri. Tatarella, assistito dai legali Nadia Alecci e Luigi Giuliano e che scelse di non rispondere nell’interrogatorio davanti al gip, è accusato di associazione per delinquere (come Nino Caianiello, il presunto burattinaio), corruzione e finanziamento illecito e sarebbe stato a libro paga dell’imprenditore Daniele D’Alfonso (per lui anche l’aggravante mafiosa) che gli avrebbe versato 5mila euro al mese e concesso l’uso di carta di credito e macchine, oltre a pagargli anche viaggi e vacanze.  

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