zona gialla

Sala: Milano sta reagendo alla zona gialla con compostezza

“Mi pare però che ci sia grande volontà da parte di tutti di partecipare alla vita cittadina, di aiutare i ristoratori e quelli dei bar. Secondo me la città sta reagendo con compostezza, speriamo che sia così”. Così il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha parlato dei primi giorni di zona gialla in città a margine della cerimonia di deposizione della corona di fiori in memoria di Sergio Ramelli, giovane militante di destra ucciso nel 1975 da Avanguardia Operaia. “Ovviamente con il prefetto e il questore stiamo studiando la situazione per poterla gestire, perché poi qualcosa di non ideale succede sempre – ha aggiunto -. Da un lato dobbiamo essere noi fermi nel riprendere chi non si comporta in maniera giusta, dall’altro lato ogni tanto un po’ di tolleranza può anche non andar male”. ANSA

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Oggi è legale quello che si faceva ieri

Oggi è legale quello che si faceva ieri. Perché già negli ultimi giorni di fatto Milano e la Lombardia sono in zona gialla. Dopo un anno di restrizioni e le ultime settimane di freddo, al primo fine settimana di sole e caldo i parchi si sono riempiti. Perché i milanesi sono come tutti gli italiani: hanno un disperato bisogno di vedersi parlare scambiarsi sguardi senza maschera. I nervi sono a pezzi peggio dell’economia, dunque anche se in teoria era vietato tutti sono usciti. Così come hanno continuato a organizzare cene e feste. Perché la voglia di vita ormai è più forte delle paura. E da oggi è legale quello che si faceva ieri, dunque solo la pioggia manterrà un livello base di restrizione. Ma appena tornerà il sole la voglia di rifiorire verrà a tutti. Senza l’ansia a ogni starnuto o persona che si incontra, perché dopo un anno la pandemia sta pian pian rientrando tra i tanti modi in cui si sa di rischiare una brutta morte. Ci stiamo abituando come all’idea che l’inquinamento eccessivo porta a brutte morti, ma chi alla fine rinuncia all’auto? Perché, piaccia o meno, l’auto è sinonimo di libertà di movimento, anzi ancor prima di possibilità di movimento. E nel medio lungo periodo tutti preferiscono essere liberi pure se sussiste un rischio di morte, perché l’essere umano non è nato per vivere come un robot. La necessità del rapporto con gli altri e del movimento è essenziale. E allora oggi si torna in parte alla vita di prima e di fatto pare che andrà sempre più così. Siamo nelle mani degli dei, perché gli uomini hanno dimostrato di non saper gestire il virus. Speriamo che non applaudano.

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Zona gialla. Fontana: strategia regionale funziona

“La Lombardia resta in zona gialla. Siamo intervenuti con limitazioni localizzate per contenere meglio, tracciare e isolare i piccoli focolai. Azioni mirate a mantenere la Lombardia il più possibile libera da restrizioni. Serve massima attenzione da parte di tutti. Serve che arrivino vaccini“. Lo annuncia su Facebook il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana. Tutto il lavoro e lo sforzo organizzativo dell’Assessorato al Welfare e la puntuale raccolta di dati hanno permesso di mantenere Regione Lombardia in zona gialla.  Tutto ciò secondo le conferme che giungono dalla Cabina di regia e dal Cts. “Sono particolarmente grata – commenta la vicepresidente e assessore al Welfare, Letizia Moratti – a tutti i collaboratori dell’Assessorato.  Con abnegazione infatti si sono spesi anche questa settimana per monitorare puntualmente tutti i dati al fine del mantenimento della zona gialla. Una situazione utile a garantire la laboriosità del tessuto lombardo. Tale risultato riconosce anche l’impegno di tutti i cittadini nell’osservare scrupolosamente le regole anti contagio dettate dal Ministero della Salute. L’ennesima conferma, questa,  che soltanto uniti potremo sconfiggere la pandemia”. “Sono molto contenta – conclude Moratti – del grande lavoro svolto dal commissario Guido Bertolaso che ha consentito l’avvio della campagna di vaccinazione con numeri al di sopra delle aspettative. Con questi risultati stiamo realizzando un autentico cambio di marcia per la nostra regione”.

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Piove pure

Piove pure. La crisi economica, la crisi climatica, la crisi pandemica. E la domenica di Zona Gialla piove pure. Una generazione così sfigata non si vedeva dai tempi di Tito. Erede di grandi, poteva essere lanciato verso un futuro brillante e invece eruzioni, rivolte, distruzioni. Una sfiga dietro l’altra. Più o meno come l’inizio degli anni Duemila. Vent’anni di sberle. Appena si iniziava a dire “però abbiamo la salute e il sorriso” siamo diventati un pianeta di lebbrosi. Chiusi dentro casa con il timore di ucciderci a vicenda per un abbraccio o un bacio. Persino lo starnuto è diventato pericoloso. Fuori non sembra andare meglio: a Roma si discute. Sembrano tutti d’accordo, ma il governo se va bene arriverà tra un paio di settimane. Perché c’è il NextgenerationEU e per gestirlo persino Salvini è disposto a governare con il Partito democratico, pure con i ministri della Lega. Però ci vuole tempo, proprio mentre tutti dicono che bisogna fare in fretta perché non ce n’è. Uno spettacolo sempre più surreale, ma forse è proprio da questi giorni di pioggia che lo spirito del tempo potrà dare il suo meglio. Forse sotto la pioggia in molti ricorderanno che “dio è nella pioggia”. Proprio quando si pensa di aver toccato il fondo, il tocco dell’acqua di una tempesta può ricordarci quanto sia profonda e vitale la forza che ci lega al pianeta. La Terra è in crisi e noi con lei. Ma forse proprio perché piove pure possiamo immaginare il momento in cui le mascherine cadranno e torneremo ad abbracciarci. Un’onda d’amore immensa dopo anni di odio e tensione crescente. Ci aspettano anni in cui non avere paure, ma prospettive. Per Milano lo sport può essere questo orizzonte, motivo per il quale i mondiali di Cortina diventano ancora più importanti: se funzionano così, nel 2026 andranno al massimo. Oggi mentre piove, pensiamo al futuro.

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Occhio ai semafori

Occhio ai semafori. In questi mesi di crisi perpetua bisogna prestare molta attenzione ai colori semaforici eletti a regolatori di ogni attività. Ieri imponevano il movimento solo ad automobili e pedoni, oggi stabiliscono i limiti di ogni mossa. Persino il respiro è stato controllato. Ma occhio ai semafori perché dopo il giallo viene il rosso, non il verde. Da ieri però in migliaia si sono riversati in strada per godere del sole e della ritrovata liberà di uscire di casa. Ed era zona arancione. Oggi le misure sono ufficialmente alleggerite dal giallo sancito da Roma, dunque è probabile che la situazione peggiori: in fila non c’è solo chi ha voglia di mangiare al ristorante, ma anche chi vede l’ufficio chiuso da mesi e i dipendenti a casa. Un anno di spese buttate, ecco cosa rappresenta quella porta chiusa. E di dipendenti incontrollabili. Pensieri comprensibili, ma il discorso resta sempre lo stesso: se vogliamo ritornarne allo stesso modello di prima bisogna tenere duro almeno un altro anno, perché i vaccini non arriveranno per tutti, né tantomeno si parte da chi ha un lavoro, ma dall’età e dalla situazione sanitaria. Dunque riaprire gli uffici potrebbe essere comunque un costo: ricordiamoci che se un dipendente si ammala di covid sul lavoro è un incidente sul lavoro riconosciuto dal legislatore. Vale la pena per avere poi tutti intubati in terapia intensiva? Dunque occhio ai semafori, perché se appena si apre una porta ci passiamo tutti insieme rischiamo tre anni di crisi invece di due. E lo stesso discorso vale per chi invece ha la fortuna di poter girellare solo per piacere: occhio ai semafori. Tutti hanno voglia di camminare liberamente, ma è lo stesso discorso del codice della strada: quando si percorre una strada o un marciapiede aderiamo a una serie di regole che servono a evitare una continua strage. Se il semaforo dà il via, passiamo. Altrimenti aspettiamo. Quindi quando usciamo, usiamo la testa. In questa fase non dobbiamo perdere la lucidità. Difficile, ma possibile.

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Zona Gialla. Del Corno: l’apertura dei musei non sarà immediata

“Un piano strategico per la ripresa delle attività culturali, a partire da un’apertura coordinata del sistema museale cittadino dalla prima settimana di marzo”.  E’ quanto propone l’assessore alla cultura del Comune di Milano Filippo Del Corno. In un post su facebook, che accompagna la lettera dell’assessore sul tema pubblicata dal Corriere della Sera, in cui spiega che a Milano l’apertura dei musei non sarà immediata, perché ” aprire un museo non è come accendere un interruttore, ci vuole tempo e soprattutto serve serietà e la programmazione necessaria che un passaggio settimanale o quasi da una fascia di rischio all’altra non permette di avere”, Del Corno scrive che “Dobbiamo sottrarre la cultura alla frammentazione temporanea delle fasce di rischio, con continue aperture e chiusure, e pensare a un progetto di ripresa definitiva per ristabilire il diritto alla partecipazione culturale, sempre nel pieno rispetto delle indicazioni mediche per il contrasto alla diffusione epidemica”.

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