3 Maggio 2022

Kaspersky GruopIB e PositiveTechnologies al bando: e ora?

Kaspersky GruopIB e PositiveTechnologies al bando: e ora? Perché non stiamo parlando di tre pizzerie che possiamo accusare di rifornimenti di mozzarella made in Camorra. Parliamo di multinazionali di servizi informatici che sono servite a decine di migliaia di aziende italiane per la tutela delle proprie infrastrutture informatiche. Per dirla in maniera comprensibile a tutti: questi sanno tutti i porno che avete visto, anche quelli di cui vi vergognate veramente. Eppure con una circolare pubblicata in Gazzetta Ufficiale e dunque avente funzione di norma statale, i prodotti di queste aziende vanno “diversificati” perché potrebbero non essere aggiornati in quanto russi: A tale riguardo, l’art. 29, comma 1, del medesimo decreto-legge, prevede che, al fine di prevenire pregiudizi alla sicurezza delle reti, dei sistemi informativi e dei servizi informatici delle amministrazioni pubbliche di cui all’art. 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, derivanti dal rischio che le aziende produttrici di prodotti e servizi tecnologici di sicurezza informatica legate alla Federazione Russa non siano in grado di fornire servizi e aggiornamenti ai propri prodotti, in conseguenza della crisi in Ucraina, le medesime amministrazioni procedano tempestivamente alla diversificazione dei prodotti in uso Ma non parliamo di un’inezia. Perché questi tra l’altro sono prodotti che costano milioni di euro. Molti milioni. Come fare dunque? Anche perché sono stati usati i loro servizi per dare la caccia ai no vax quando erano loro i nemici pubblici numero uno. E ora? A chi si rivolgeranno i nostri servizi di sicurezza? L’unica certezza è che la guerra porta sempre più guai allo Stivale.

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Lo European Chips Act

Lo European Chips Act Cosa hanno in comune un’automobile, un cellulare e un peacemaker? Di sicuro all’interno hanno almeno un chip che ne gestisce le funzionalità. Nati alla fine degli anni ’50 dai laboratori della Texas Instruments, i circuiti integrati sono diventati elementi basilari per la componentistica di qualsiasi apparecchio che utilizziamo nel quotidiano. Per la loro valenza strategica sono stati recentemente oggetto dell’attività della Commissione Europea che si è espressa in termini di sovranità tecnologica. Il mercato dei chip è infatti piuttosto definito. Il leader mondiale è Taiwan e a seguire la Corea del Sud con Samsung e TSMC in una posizione di quasi monopolio. Il mercato asiatico è anche leader mondiale nel settore della fabbricazione e nell’assemblaggio dei semiconduttori che, a loro volta, sono alla base dei microprocessori stessi. L’Unione Europea è invece una importatrice netta di tecnologia con una quota di produzione di chip pari a circa il 9% del totale. Tenuto conto di questo sbilanciamento evidente nella dislocazione dei principali player del mercato e delle vulnerabilità emerse nella fornitura di questo tipo di componenti nel corso della pandemia dovuta al Covid-19 (che ha coinvolto pesantemente anche il settore automobilistico), la Commissione europea ha ritenuto necessario prevedere una strategia finalizzata a colmare il gap in questo settore industriale. Lo scorso settembre 2021 il Presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen ha anticipato un Chips Act europeo nel suo discorso sullo stato dell’Unione finalizzato a coordinare gli investimenti nazionali e internazionali. Un’azione analoga è stata già intrapresa dagli U.S.A. alla fine del 2020 per una spesa complessiva di 52 miliardi di dollari fino al 2026. In sintesi ci si propone di raggiungere almeno il 20% della produzione mondiale entro il 2030 cogliendo l’opportunità di sviluppare un mercato digitale e un miglioramento produttivo del settore tech che sia radicale. Tale iniziativa segue quella intrapresa nel dicembre 2020 da 22 Stati membri che hanno deciso di intensificare i propri sforzi per stimolare la produzione di processori e semiconduttori per affrontare al meglio le sfide in termini di sicurezza e di sviluppo tecnologico. Gli sforzi europei devono essere finalizzati al settore produttivo e ai materiali, all’integrazione delle singole soluzioni, a un incremento della presenza in settori ad alta crescita come quello dei trasporti, delle comunicazioni, dell’energia e, infine, a valorizzare la ricerca e il capitale umano presente nelle università e nei centri di ricerca. In sostanza, gli obiettivi strategici europei saranno: il rafforzamento della leadership nella ricerca e nel potenziale tecnologico; il potenziamento della capacità di innovare nel settore dei chip più performanti e con consumi energetici ridotti; l’adeguamento della capacità produttiva entro il 2030 dopo il quale è prevista una crescita significativa della domanda; la possibilità di attrarre nuovi professionisti tenuto conto dell’importante deficit attuale; la creazione di una rete di soggetti imprenditoriali in grado di prevenire e rispondere in maniera adeguata alle future eventuali crisi internazionali. Al fine di rafforzare la propria capacità di innovare sono stati previsti investimenti dedicati anche mediante i programmi Horizon Europe e il Digital Europe che si andranno ad affiancare ai prevedibili investimenti privati. In pratica sarà prevista una nuova modalità di produzione dei chip che consentirà di sviluppare nuove applicazioni per i processori e semplificare le fasi precedenti alla messa in produzione degli ultimi modelli (test dei prototipi prima della fase di commercializzazione) accorciando dunque la catena tra la fase Lab (laboratorio) a quella Fab (produzione e commercializzazione). Saranno quindi individuate due categorie di industrie: quelle che progettano e producono per gli altri soggetti industriali e quelle che producono invece per il proprio mercato. Per avere diritto agli incentivi gli impianti dovranno essere i “primi nel loro genere”. Forse non a caso è arrivato l’annuncio di Intel, dagli U.S.A., ha deciso di investire in Europa circa 80 miliardi di euro in 10 anni a partire dal 2023 per realizzare impianti di ricerca e sviluppo connessi al settore dei semiconduttori con la messa in produzione a partire dal 2027 e la conseguente creazione di nuove possibilità di impiego per i profili più specializzati. di Claudio Nassisi, Dottore Commercialista e Phd in economia e socio Aidr

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Il tilt degli ospedali blocca lo smaltimento delle liste d’attesa

Il tilt degli ospedali blocca lo smaltimento delle liste d’attesa. Perché il sistema escogitato da Letizia Moratti e il suo staff per risolvere l’ormai gigantesco e quasi storicizzato problema di liste d’attesa interminabili (almeno per i poveri) era di aprire anche la sera gli ospedali. E’ una sintesi, non ce ne vogliamo gli interessati, ma veritiera. Tanto che alcuni operatori sanitari stremati da due anni di straordinari causa Covid non avevano accolto con entusiasmo l’idea, ma il problema andava risolto. E dunque pareva fossero tutti pronti. Poi però un attacco hacker di proporzioni consistenti ha bloccato una parte degli ospedali lombardi costringendo al rinvio di tutta l’operazione. Qualcuno ha ventilato l’ipotesi che fossero esperti informatici al soldo della Federazione Russa, visto che la guerra cibernetica è una delle armi più versatili e potenti a disposizione delle nuove potenze del XXI secolo. Dalle parti di Regione Lombardia invece le teorie si sprecano: mentre una parte di maggioranza ha ricordato i buoni rapporti leghisti con la Russia che potrebbero essere serviti in funzione di danneggiare un’operazione che darebbe a Letizia Moratti molto lustro, dalle parti delle opposizioni c’è chi ha sollevato il sospetto che sia stata la stessa Regione a crearsi un problema per nascondere il fatto che dietro gli annunci c’è poca sostanza e dunque invece che ammettere di non essere pronti a smaltire le liste d’attesa sarebbe stato meglio autoaffondarsi. Per un complottista potrebbe funzionare, visto che Aria spa ieri in serata ha fatto sapere che buona parte del danno è già risolta. Ma come sempre in ambito cyber il dubbio resterà perché è difficilissimo scoprire tutte le tracce. L’unica certezza è che Il tilt degli ospedali blocca lo smaltimento delle liste d’attesa.

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