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Carlo Paolo Collarino: la psicologia investigativa che nasce dall’azione.

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In Italia, quando si parla di criminologia, la narrazione è spesso dominata dall’accademia, dai manuali universitari e dalle aule di convegno. Ma c’è una figura che ha scelto una strada diversa, portando la psicologia direttamente dentro le indagini, nelle strade, nei reparti operativi: Carlo Paolo Collarino. Ex capo della Catturandi della Squadra Mobile di Roma – il reparto specializzato nel contrasto alla criminalità organizzata – Collarino è oggi riconosciuto come uno dei volti più originali della psicologia investigativa italiana. La sua forza sta proprio nel non essere rimasto confinato al mondo accademico: psicologo di formazione, ha deciso di calare le sue competenze nella concretezza delle operazioni, affrontando i rischi e i dilemmi che si vivono solo sul campo. La sua carriera parla di indagini complesse, operazioni sotto copertura, infiltrazioni in contesti dove il confine tra identità personale e ruolo operativo diventa sottile, quasi pericoloso. Un lavoro in cui l’intelligenza emotiva e la comprensione delle dinamiche umane sono decisive tanto quanto le tecniche investigative. È in questo equilibrio che Collarino ha trovato il suo spazio unico, diventando un riferimento per chi cerca di coniugare psicologia e sicurezza. Un esempio emblematico è il suo intervento come esperto al seminario “L’identità perduta: rischi psicologici dell’agente infiltrato”. Un titolo che riassume bene uno dei temi a lui più cari: il peso psichico di chi lavora sotto copertura. Stress prolungato, perdita progressiva dell’identità, esposizione costante al trauma: questioni reali, spesso trascurate, che Collarino non solo conosce da vicino, ma che affronta con strumenti psicologici applicati, in grado di trasformare la teoria in supporto concreto. La sua visione investigativa va oltre l’approccio tecnico o legalistico. Al centro del suo lavoro c’è la comprensione dei fenomeni criminali come espressioni di potere, logiche di appartenenza, dinamiche umane. Negli anni ha focalizzato particolare attenzione sul contrasto all’“antistato”, cioè quelle strutture parallele che operano secondo logiche mafiose e clientelari, infiltrandosi nei punti vitali delle istituzioni. Qui la psicologia diventa strumento di intelligence: comprendere i meccanismi di influenza, riconoscere i segnali di infiltrazione, leggere il lato invisibile del crimine. Oggi, in quiescenza, Collarino non ha abbandonato il suo impegno. Al contrario, continua a offrire contributi in ambito formativo e istituzionale. Collabora con la Regione Lazio e con la Croce Rossa Italiana in progetti di prevenzione, supporto psicologico e formazione alla sicurezza. È spesso relatore in convegni e corsi specialistici rivolti a forze dell’ordine, operatori dell’intelligence, criminologi e psicologi forensi. In questi contesti porta una prospettiva rara: quella di chi ha vissuto sulla propria pelle ciò che altrove rimane confinato nei manuali universitari. Il suo è un messaggio che intreccia scienza e umanità. Non solo analisi, non solo operazioni: anche un richiamo etico e critico. Collarino invita a riflettere sulla tutela degli agenti, sulla gestione del trauma, sulla necessità di creare protocolli strutturati di supporto psicologico per chi lavora in prima linea. Un appello che nasce dall’esperienza e che rende la sua voce tanto autorevole quanto necessaria. In definitiva, Carlo Paolo Collarino è un ponte tra mondi diversi dall’accademia all’operatività, la psicologia e l’intelligence, la teoria e l’azione. Una figura capace di portare nel cuore dell’investigazione la consapevolezza psicologica, e nella riflessione scientifica l’urgenza della realtà.

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Cultura e spettacoli · Lavoro · Roma - Politica

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