19 Ottobre 2020

Ancora disordini nel CPR di via Corelli

Un principio di incendio si è sviluppato, ieri pomeriggio, nel Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) di via Corelli a  dove, al momento, si trovano una trentina di stranieri per la maggior parte tunisini. In base ai primi accertamenti, uno degli extracomunitari verso le 15 ha appiccato le fiamme a un materasso: il fumo ha invaso l’unico settore abitato della struttura e tutti sono stati fatti uscire in cortile per motivi di sicurezza. Si stanno valutando i danni, che pare siano modesti. Nessuno risulta ustionato o intossicato. Il Cpr era stato riaperto il 28 settembre: può ospitare circa 120 persone. Lo scorso 12 ottobre era stata messa in atto una protesta durante la quale erno rimasti feriti o intossicati quattro stranieri, in maniera non grave, due dei quali portati all’ospedale Fatebenefratelli. Durante l’agitazione, con uso di estintori diretti verso le forze dell’ordine, diversi settori erano stati seriamente danneggiati. ANSA

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Gli esercenti milanesi rispettano i divieti

E’ emerso un sostanziale rispetto a Milano dell’orario di chiusura dei locali alle 24 e del divieto di servizio al banco dopo le 18 imposto dalla nuova ordinanza della Regione Lombardia, dalla riunione tecnica che stamani si è tenuta in prefettura con il prefetto Renato Saccone e i vertici provinciali di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza. I controlli per evitare assembramenti, in particolare nelle zone della movida, continueranno ancor più serrati nei prossimi giorni per verificare il rispetto delle norme imposte dall’ ordinanza regionale. Ieri le persone controllate sono state 2823 dalle forze dell’ordine presenti al vertice in Prefettura, 15 quelle sanzionate per il mancato rispetto delle regole anticontagio. Gli esercizi commerciali controllati sono stati 112. ANSA

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Controlli di Polizia nei luoghi della movida

Non si fermano i controlli eseguiti dagli agenti della Polizia di Stato, finalizzati al controllo del territorio, con un focus particolare per le zone soggette ad un elevata concentrazione di persone, e quindi al monitoraggio del rispetto delle norme contro la diffusione epidemica del Covid 19. Quelli di sabato sera hanno interessato in particolare la zona dell’Arco della Pace, solitamente caratterizzata dal fenomeno della “movida”, unitamente alla Stazione Cadorna snodo principale di trasporti che collegano la Città di Milano alla Regione. I poliziotti della Squadra Mobile, con i colleghi dei Commissariati Sempione, Centro, Commissariato Bonola e Quarto Oggiaro si sono concentrati nelle zone adiacenti l’Arco della Pace. Hanno controllato un totale di 60 persone, 12 delle quali risultati con precedenti penali. Sono stati rinvenuti e sequestrati a carico di ignoti un pugnale lungo 17 centimetri, e 3 grammi di hashish. Una la segnalazione alla Prefettura per un cittadino italiano assuntore di sostanze stupefacenti. Parallelamente, la Stazione Cadorna è stata presidiata dalle pattuglie della Polmetro, dalle Unità Cinofile e dagli agenti della Settima sezione dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico che, con l’ausilio del III Reparto Mobile di Milano e della Polizia Scientifica, hanno controllato un totale di 82 persone, 18 delle quali sono risultati con precedenti penali e di polizia. I controlli hanno interessato sia le zone in superficie della stazione, che le fermate della metropolitana MM1 e MM2, dove sono state indagate 3 persone. Un cittadino italiano è stato denunciato per detenzione e spaccio di stupefacenti, un cittadino peruviano per reati inerenti le leggi sull’immigrazione e un suo connazionale per porto d’armi abusivo e di oggetti atti a offendere. Quest’ultimo, 41enne, è stato denunciato anche per inosservanza dell’ordine dell’autorità in materia di igiene e sanità pubblica in quanto, positivo al Covid 19, aveva violato la quarantena imposta per il caso. L’uomo è stato così trasportato da personale sanitario al Policlinico, unitamente al fratello 26enne col quale si accompagnava. Due gli assuntori di stupefacenti segnalati alla locale Prefettura. Un totale di 12 grammi di marijuana e 0,6 di hashish sequestrati dagli agenti sul posto.

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Cagnolati (FI): “Sgombero carovana via Palmanova”

Cagnolati (FI): “Sgombero carovana via Palmanova”. Il consigliere di Municipio 3 in quota Forza Italia ha infatti chiesto per iscritto alle autorità cittadine di intervenire: “Come da foto allegate reitero la richiesta di SGOMBERO nella località di cui in oggetto, con SEQUESTRO dei veicoli in quanto gli stessi vengono usati ripetutamente per compiere lo stesso reato in parti diverse della nostra città (reiterazione del reato). La situazione è stata più e più volte segnalata, sono stati richiesti portali, nonostante questo, ancora oggi continuano a registrarsi occupazioni abusive con la creazione di veri e propri campi rom, e mentre decreto dopo decreto vengono imposte limitazioni e divieti a noi comuni mortali cittadini, per alcuni sembra che tutto ciò non valga. Naturalmente nulla di ciò che le norme prescrivono sembrerebbe essere rispettato, ma ad alcuni va bene così, anzi, sembra che alcune parti della nostra città siano zone franche…Chiedo l’immediato sgombero, e maggior presidio del territorio da parte della Polizia Locale in collaborazione con le altre forze di Sicurezza Pubblica per evitare il ripetersi di quanto sopra”.

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Rischio paralisi: le direzioni sanitarie evitano i malati Covid

Rischio paralisi: le direzioni sanitarie evitano i malati Covid. Nei giorni scorsi si sono ripetute segnalazioni di direzioni sanitarie che cercano di evitare i ricoveri per Covid19. Perché? Perché come molti hanno continuato a sottolineare il problema è che ogni letto con un contagiato da Coronavirus sottrae un letto, con medici e infermieri, ad altri reparti. Se gli anestesisti devono restare in prima linea Covid, ad esempio, non possono stare in sala operatoria. Quindi da amministratori attentiai numeri e non alle persone per evitare il rischio paralisi le direzioni sanitarie evitano i malati di Covid. Cercano cioè in tutti i modi di non ricoverarli nelle proprie strutture, anche perché la paralisi potrebbe durare mesi: il Coronavirus è tutto meno che una comune influenza, anzi è una malattia dalla quale nemmeno se guarisci puoi essere sicuro al cento per cento di essere tranquillo. Ci sono stati casi di guariti che l’hanno contratta di nuovo. Quindi il malato di Covid è un grosso rischio, specialmente per le strutture più piccole fuori da Milano: già i rianimatori sono pochi, se pure quelli vengono dedicati solo al Covid tutti gli altri pazienti chi li segue? Si poteva fare qualcosa per evitare una situazione del genere? Magari visto che mancano rianimatori da sempre, invece di buttare soldi in contratti co.co.co o affini si potevano assumere i giovani con formule d’urgenza invece di allestire l’ennesimo concorso. I rianimatori servono oggi e serviranno domani, dunque visto che siamo in economia di guerra (altrimenti non si punterebbe al 150 per cento di debito pubblico) gli ospedali dovrebbero assumerli. Contestualmente dovremmo ricostruire la medicina di territorio, perché è uno degli antidoti al collasso degli ospedali: se uno è asintomatico o comunque con sintomi lievi, perché non dovrebbe essere curato a casa propria da un medico che magari già ne conosce la storia clinica? Invece no, continua la tiritera dell’ospedale in Fiera. E intanto Milano rischia di diventare la nuova Bergamo. Però con un numero di abitanti dieci volte superiore.

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Alla ricerca del nuovo ruolo dei maestri scolastici

Alla ricerca del nuovo ruolo dei maestri scolastici. I rapidi cambiamenti che hanno investito la società negli ultimi decenni hanno coinvolto anche il corpo insegnante in servizio e i futuri maestri a cui sono richieste, già nell’ambito della formazione iniziale, sempre maggiori competenze. Da tempo il personale docente ha dovuto modificare il suo modo d’insegnare per adeguarsi al passaggio da una scuola della conoscenza a una scuola della competenza. Peraltro la trasmissione di nozioni dal docente al discente non è più semplice, infatti una formazione con l’ausilio delle nuove tecnologie e l’acquisizione di competenze dovranno stimolare attraverso la scoperta e il lavoro di gruppo. Questo nuovo ruolo del maestro scolastico richiede una formazione specifica orientata all’acquisizione di tecniche e strategie didattiche adatte a relazionarsi con studenti sempre più carichi di elementi di diversa natura, che in particolar modo nella scuola primaria presentano marcate differenze culturali, di capacità, di interessi e di valori. Discenti che si avvicinano alla Scuola con modalità totalmente differenti dagli uni agli altri. I docenti, peraltro, si trovano di fronte ad una Scuola di massa che deve rispondere ad una pluralità di esigenze e multietnica. Per far ciò devono avvalersi degli strumenti che offre l’autonomia didattica, di ricerca e di sviluppo. L’intreccio critico è la formazione con aggiornamento degli stessi maestri che devono iniziare con un adeguato percorso universitario e continuare lungo tutto il corso professionale scolastico, al fine di acquisire le competenze di base ed arricchire costantemente un patrimonio di conoscenze, pratiche, tecniche e modelli di azioni, in costante evoluzione, grazie alla ricerca.   Massimo Blandini

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