30 Ottobre 2023

Anpi: no alla commemorazione neofascista al Campo 10

“Mercoledì 1 novembre, a pochi giorni dalla cerimonia istituzionale svoltasi al Campo della Gloria, alla presenza di numerose scuole milanesi, a ricordo dei Combattenti per la Libertà, è stata preannunciato al Campo 10 del Cimitero Maggiore l’ennesimo raduno neofascista da Memento, associazione legata a Lealtà e Azione, in memoria dei caduti della Repubblica di Salò. Chiediamo al sindaco, al questore e al prefetto di fare il possibile per evitare che Milano, Città Medaglia d’Oro della Resistenza, venga nuovamente oltraggiata da manifestazioni di aperta apologia del fascismo”. A chiederlo è il presidente dell’Anpi provinciale di Milano, Roberto Cenati. Dal profilo Facebook dell’associazione “è doveroso ricordare – afferma Cenati – che al Campo 10 del Cimitero Maggiore sono tumulati non soltanto semplici aderenti alla repubblica di Salò, ma gerarchi fascisti come Alessandro Pavolini, comandante delle Brigate nere, Francesco Colombo, capo della legione autonoma Ettore Muti, che operò nella caserma di via Rovello (poi sede del Piccolo Teatro), Armando Tela, uno dei luogotenenti della famigerata banda Koch che aveva sede a Villa Triste. Abbiamo più volte ricordato che la morte rende tutti uguali, ma che in vita i Combattenti per la libertà hanno lottato contro l’oppressione nazifascista, mentre i repubblichini hanno collaborato con i nazisti nella denuncia, nella cattura, nella fucilazione di partigiani, oppositori politici, ebrei, lavoratori protagonisti del grande sciopero generale del marzo 1944. La pietas verso i defunti non può cancellare la storia”.

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Tragedia nel bergamasco: uccide il padre e accoltella gravemente la madre

Dramma familiare nella serata di ieri, sabato 28 ottobre a Nembro, nella provincia di Bergamo: all’ora di cena, al culmine di una lite, Matteo Lombardini, giovane di 35 anni, ha ucciso a coltellato il padre Giuseppe, 72 anni, e ferito in maniera grave la madre, 66 anni. A dare l’allarme sono stati i vicini di casa: sul posto, in un appartamento in via Rossini, sono intervenuti i carabinieri e i sanitari del 118, che non hanno potuto fare altro che constatare il decesso di Giuseppe Lombardini. La moglie è stata invece trasportata al più vicino ospedale, dove è stata ricoverata in condizioni di salute giudicate molto gravi: da quanto si apprende, però, la 66enne non sarebbe in pericolo di vita. In ospedale anche l’omicida, Matteo Lombardini, che è piantonato dai militari dell’Arma. Da una prima ricostruzione di quanto accaduto, il 35enne avrebbe accoltellato il padre al culmine di una lite, mentre la madre sarebbe rimasta ferita nel tentativo di difendere il marito. Il 35enne, da quanto si apprende, è affetto da problemi psichici e, già in passato, avrebbe maltrattato i genitori. La vittima, Giuseppe Lombardini, attualmente in pensione, aveva lavorato per la Bas, società di servizi di Bergamo. Il 72enne e la moglie hanno anche una figlia, sorella dell’omicida, non presente in casa al momento della tragedia.

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Si aggrava la posizione di Shiva: procuratore di artisti lo denuncia

Il ricorso alla violenza, anche con armi, da parte del trapper Shiva – in carcere a Milano con l’accusa di doppio tentato omicidio – e del gruppo alle sue dipendenze, non sarebbe un caso isolato, ma un possibile modus operandi del “clan” per regolare certe controversie (concerti saltati, pagamenti non effettuati) o per regolare conti tra gruppi rivali. C’è un’inchiesta a Perugia, con tanto di referto medico e denuncia da parte di un procuratore di cantanti, che potrebbe essere collegata o collegabile con quella milanese. Ma facciamo ordine a questa vicenda. Il rapper e i suoi uomini sono finiti alla ribalta dopo che la chiusura delle indagini sulla sparatoria avvenuta a Settimo Milanese, la sera dell’11 luglio dove sono rimasti feriti alle gambe due giovani da colpi d’arma da fuoco; il tutto era avvenuto davanti alla casa discografica di Shiva. Massima omertà nei confronti della polizia anche dalle due persone ferite; gli unici rintracciati sul posto. Poi la svolta grazie alle telecamere e indagini mirate nell’ambiente musicale e degli ultras del Milan. E da Milano portiamoci ora a Perugia, anzi a Ponte San Giovanni, in un noto albergo del capoluogo umbro. È la sera dell’11 giugno – un mese prima del fattaccio di Settimo Milanese – quando, secondo la denuncia in nostro possesso redatta in questura di Perugia, un booker musicale (una sorta di procuratore che trova concerti agli artisti) campano viene fermato da un giovane nella hall dell’albergo e trascinato fuori con la forza nel piazzale. Fuori ad aspettarlo ci sono sei personaggi; di questi ne riconoscerà due-tre che farebbero parte della “crew” del rapper Shiva che aveva portato a Perugia, nell’ambito di un festival locale, per un concerto che si è regolarmente svolto quella sera. Nel piazzale viene assalito: picchiato con calci e pugni e a un certo punto si è trovato un coltello sotto la gola con un tizio (riconosciuto) che gli gridava: “Adesso ti ammazzo, adesso ti ammazzo”. Fondamentale è stato l’intervento del personale dell’hotel che ha minacciato di chiamare le forze dell’ordine. Il procuratore musicale riesce così a rientrare nella struttura rifugiandosi nella camera d’albergo. È stato derubato del telefono iPhone 12 Pro Max e dei contanti che aveva quella sera (155 euro) e di una scarpe perché pensavano fosse un nascondiglio di altri soldi a disposizione dell’aggredito. La violenza sarebbe stata scatenata dal mancato pagamento al procuratore che a sua volta non ha dato i contatti a Shiva che aveva effettuato il concerto. Poi è stata la volta della chiamata al 118 per raggiungere il Pronto Soccorso (abbiamo i referti medici), dove sono state curate ferite da arma da taglio e traumi al volto e in altre parti del corpo. La prognosi: 15 giorni di riposo. E poi il passaggio in questura per denunciare le violenze subite. Nel testo ha individuato ben 3 elementi, con tanto di soprannomi, a suo dire facenti parte della crew di Shiva. Sull’agguato stanno indagando oltre che la polizia anche i carabinieri che hanno ascoltato il personale dell’hotel e richiesto le immagini della videosorveglianza. Ora tutto il materiale perugino è stato inviato alla Procura di Milano per capire eventuali collegamenti o per verificare il grado di pericolosità di Shiva e del suo gruppetto personale.

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Morta la sociologa Serena Vicari Haddock, stimata prof alla Bicocca

È morta a 70 anni a Milano Serena Vicari Haddock, autorevole ed apprezzata sociologa urbana, protagonista della ricerca teorica sulla rigenerazione delle città in Italia e Europa. Era professore di Sociologia dell’Ambiente e del Territorio all’Università Bicocca. I temi di ricerca di Serena Haddock sono stati in particolare le politiche di trasformazione urbana nella città italiane e in prospettiva comparativa europea, temi sui quali ha pubblicato in italiano e in inglese, indagando i trend evolutivi e gli scenari futuri. Tra i libri di Vicari Haddock figurano “La città contemporanea” (Il Mulino, 2004) e “Questioni urbane. Caratteri e problemi della città contemporanea” (Il Mulino, 2013). Per Feltrinelli nel 2017 ha curato il volume “Sei lezioni sulla città” di Guido Martinotti (1938-2012), sociologo urbano di fama internazionale che ha partecipato alla fondazione dell’Università Milano-Bicocca. Con Frank Moulaert, che insegna pianificazione nell’Università Cattolica di Lovanio, ha curato “Rigenerare la città. Pratiche di innovazione sociale nelle città europee” (Il Mulino, 2009), un volume in cui sono presentati gli esiti di un lavoro interdisciplinare, sostenuto dall’Unione europea, su progetti e programmi per combattere l’emarginazione e promuovere l’inclusione sociale, anche dei gruppi più deboli, nelle città europee.

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Il nipote della Fallaci: no uso nome della scrittrice alla manifestazione della Lega

Edoardo Domenico Perazzi, nipote ed “erede” della giornalista e scrittrice Oriana Fallaci “si oppone all’uso del nome e dell’immagine” della zia “per la manifestazione politica promossa dalla Lega di Matteo Salvini il 4 novembre a Milano e pubblicizzata come ‘In nome di Oriana Fallaci per difendere l’Occidente’”, e ha diffidato gli organizzatori della stessa manifestazione. E’, in sintesi, quanto scrive in una nota l’avvocato Fabio Macaluso. “Con la diffida è stato contestato l’utilizzo del nome e dell’immagine di Oriana Fallaci associata all’iniziativa politica milanese. Mai – per sua espressa volontà – la Signora Oriana Fallaci è stata associata nella sua vita – si legge – direttamente o indirettamente a un partito o a un leader politico, avendo sempre rivendicato fermamente la propria indipendenza come elemento indispensabile per lo svolgimento della sua professione di giornalista e scrittrice”. Secondo Perazzi “non è opportuno che alcuna forza politica (di qualsiasi segno) utilizzi il nome e l’immagine di Oriana Fallaci per promuovere proprie iniziative, ciò ledendo la sua reputazione professionale”.

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