Meglio esportare inquinamento non investimenti

Meglio esportare inquinamento non investimenti. Oggi è decisamente la giornata in cui ragionarci perché dopo le dichiarazioni del Gruppo Cap siamo rimasti di stucco: immersi nella crisi peggiore da almeno un secolo, c’è chi festeggia perché tiene l’inquinamento qui e investe in centrali idroelettriche in Asia. Follia? No un effetto perverso dei carbon credit, cioè la possibilità di diventare più green pagando chi ha crediti ambientali. Sono una sorta di quota d’inquinamento. Se li compri, vengono detratte dal conto tot di tonnellate di anidride carbonica. Denari che serviranno per scopi senz’altro nobili, ma cosa penseranno 3,2 milioni di abitanti della città metropolitana? Perché quei soldi sono loro. E adesso vedranno partire i soldi pagati per migliorare la vita degli indiani proprio mentre moltissimi di loro hanno perso il lavoro: basta guardare l’Istat che ha svelato che la peggiore picchiata verso la povertà l’hanno vissuta proprio i lombardi. Perché la prima vittima del virus è stata la vitalità economica e umana di Milano e della Lombardia. E in mezzo a questo disastro le aziende pubbliche come Cap festeggiano il risultato di aver tenuto qui l’inquinamento e oltre confine gli investimenti. Secondo noi è meglio esportare inquinamento non investimenti. Perché una nazione in bolla può aiutare anche le altre, persino quelle in diretta concorrenza. Altrimenti sembra un suicidio politico più che una strategia economica.