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Anarchici sbagliano aeroporto e atterrano in cella

Ieri ha fatto scalpore la notizia del gruppo di anarchici che ha invaso la pista dell’Aeroporto della Malpensa per bloccare un aereo che stava rimpatriando un cittadino marocchino. Oggi, continua a fare scalpore, ma si tinge di ridicolo. I quattro appartenenti al collettivo “no CPR” sono si riusciti a eludere la sorveglianza, cosa che rimane preoccupante, ma hanno sbagliato sia l’aeroporto che il volo contro cui indirizzare la loro azione. Infatti il destinatario del provvedimento di espulsione non era sul Air Maroc AT951 in partenza per Casablanca da Malpensa, ma su un altro decollato da Bologna con a bordo il giovane marocchino che ora è tornato al suo paese. Purtroppo per loro GIP di Busto Arsizio Stefano Colombo invece di farsi una bella risata ha deciso di convalidare l’arresto e così i quattro pur avendo sbagliato aeroporto sono riusciti ad atterrare in cella.

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Convalidato l’arresto di Bilal: resterà in carcere

Il gip dei minori di Milano ha deciso la convalida dell’arresto e il mantenimento nel Cpa (Centro di prima accoglienza) di Torino per Bilal, il minorenne marocchino protagonista nelle ultime settimane di una decina di episodi di furti, rapine e fatti violenti nel capoluogo lombardo. Il giudice fisserà anche una data per un incidente probatorio per stabilire la reale età del ragazzo che secondo gli ultimi accertamenti medici avrebbe 14 anni, e non 12, e sarebbe quindi imputabile. Al Cpa di Torino Bilal è detenuto dopo essere stato fermato dalla Polizia nella notte tra mercoledì e giovedì per l’ennesima rapina a due passanti, sempre in zona Stazione Centrale (era già stato bloccato altre quattro volte nel giro di pochi giorni ma non arrestato per via dell’età). Dei nuovi accertamenti con l’incidente probatorio si occuperà il Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense dell’Università degli Studi di Milano. ANSA [the_ad id=”36270″]

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Bestetti (FI): se occorre carcere anche per donne in gravidanza

Lo scorso 30 maggio è divenuta operativa un’ordinanza della Procura di Milano, rivolta alle Forze dell’Ordine, che ha disposto di eseguire sempre gli ordini di carcerazione emessi nei confronti di donne in stato di gravidanza, rimettendo poi al Tribunale di Sorveglianza di valutare, caso per caso, se applicare modalità di detenzione alternative o il differimento della carcerazione, a seconda delle specifiche circostanze. “Si tratta di un provvedimento di assoluto buonsenso, che mira a bilanciare i diritti dei detenuti con la sacrosanta esigenza di tutelare la sicurezza dei cittadini. Incredibilmente, però, durante l’odierna Commissione congiunta ‘Carceri’ e ‘Pari Opportunità’ di Palazzo Marino, alcuni esponenti del PD hanno annunciato di voler presentare in Consiglio Comunale un Ordine del Giorno per invitare la Procura di Milano a smontare questa recente disposizione, auspicando il ritorno a quell’odioso sistema secondo cui le Forze dell’Ordine erano invitate a non eseguire mai l’arresto di donne incinte, che restavano dunque libere di continuare a delinquere impunemente”. Così in una nota Marco Bestetti (Forza Italia), Consigliere comunale a Palazzo Marino. “Da diversi mesi, come documentato da diversi organi di informazione, un gruppo di donne borseggiatrici di etnia rom – spiega Bestetti – girano indisturbate per le metropolitane di Milano, compiendo furti quotidiani e facendosi forza proprio del fatto di essere incinte. Bene aveva fatto, dunque, la Procura di Milano a chiedere alle Forze dell’Ordine di eseguire sempre gli arresti di simili delinquenti – prosegue Bestetti – per non vanificare le attività di indagine di agenti e magistrati, ma soprattutto per non lasciare in giro delle criminali di professione. Se il PD dovesse effettivamente formalizzare la richiesta di impedire sempre il carcere, a prescindere dalle circostanze, sarebbe un grave passo indietro, che tornerebbe ad attribuire alle donne delinquenti in stato di gravidanza un’inaccettabile patente di impunità” conclude Bestetti.

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A processo Baby Gang e Neima Ezza

La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per i rapper Baby Gang, nome d’arte del ventenne Zaccaria Mouhib, Neima Ezza, ossia Amine Ez Zaaraoui, anche lui 20 anni, Samy Dhahri, 19 anni conosciuto come Samy Free, e per un 31enne albanese, tutti imputati in un procedimento per una serie di rapine nel capoluogo lombardo. Nell’inchiesta chiusa ad aprile, condotta dai carabinieri di Pioltello e dagli agenti dell’Ufficio Prevenzione Generale della Questura milanese e coordinata dal pm Leonardo Lesti, sono stati contestati, a vario titolo, quattro episodi: tre casi avvenuti in una zona centrale della movida milanese, tra le Colonne di San Lorenzo e piazza Vetra nel maggio 2021, e l’ultimo a Vignate, nel Milanese, lo scorso luglio. Baby Gang – già finito al centro di fatti di cronaca negli ultimi anni e poi indagato in altre due inchieste nelle scorse settimane, tra cui un episodio di resistenza agli agenti durante un controllo – era stato scarcerato, dopo l’arresto a fine gennaio, dal Riesame, perché il suo legale, l’avvocato Niccolò Vecchioni, aveva dimostrato che gli elementi probatori a suo carico erano lacunosi. Poi, a fine febbraio il gip Luca Milani ha revocato i domiciliari per Neima Ezza, sostituendoli con l’obbligo di dimora a Milano e di permanenza nella sua abitazione dalle ore 20 alle 7. E dandogli la possibilità di chiedere l’autorizzazione per fare concerti fuori dagli orari fissati. Revocati i domiciliari anche per Samy Free, anche in questo caso per l’attenuazione delle esigenze cautelari. Il quarto indagato, invece, non era stato arrestato. L’udienza preliminare si aprirà il 18 ottobre davanti al gup Domenico Santoro che dovrà decidere sul rinvio a giudizio o meno. ANSA

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Gira viedeo in carcere: indagato Baby Gang

La Procura di Milano ha aperto un fascicolo di indagine per “accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti” sul rapper Baby Gang, nome d’arte del ventenne Zaccaria Mouhib, il quale, quando era detenuto a San Vittore accusato di una rapina, avrebbe girato con un cellulare un video. E’ stato lo stesso giovane sul suo profilo Instagram a scrivere di aver “girato una parte” di un suo nuovo video musicale nella casa di reclusione milanese, sostenendo che così il suo “prossimo singolo rimarrà nella storia del rap, visto che sono il primo artista ‘detenuto’ ad aver girato un video in un carcere”. Da qui la comunicazione della notizia di reato da San Vittore alla Procura e, come anticipato da ‘la Repubblica’ online, l’apertura di un fascicolo da parte del pm Giovanni Polizzi. Baby Gang a fine gennaio era stato arrestato in un’inchiesta su una serie di rapine, ma poi scarcerato una ventina di giorni dopo per “profili di lacunosità e debolezza” delle indagini, dopo il ricorso al Riesame da parte del suo legale, l’avvocato Niccolò Vecchioni. Ai domiciliari erano finiti anche altri due rapper, tra cui Neima Ezza, e le misure sono state attenuate nei giorni scorsi. In relazione alla nuova indagine il legale di Baby Gang non ha ricevuto al momento alcuna comunicazione. ANSA

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Carceri: 740 i detenuti positivi al Covid

Carceri: 740 i detenuti positivi al Covid. Il 10% della popolazione carceraria è attualmente ammalata, mentre il 40% ha ricevuto il booster del vaccino. Sono 740 i detenuti positivi nelle carceri lombarde (il 10% della popolazione carceraria) con cinque ricoverati di cui uno in terapia intensiva: la “copertura” vaccinale con terza dose sfiora il 40%. Sono i numeri che il Provveditore del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) Pietro Buffa insieme a Roberto Ranieri della UO Sanità Penitenziaria di Regione Lombardia hanno fornito alla Commissione Speciale Situazione Carceraria. “I dati fotografano una situazione della popolazione detentiva speculare a ciò che accade all’esterno, ha dichiarato la Presidente della Commissione Antonella Forattini (PD). Dopo la crescita esponenziale di fine dicembre – inizio gennaio, oggi la curva del Covid negli istituti di pena lombardi sembra aver rallentato la sua corsa. Ciò anche grazie al lavoro di tutti gli attori del sistema carcere che hanno messo in atto misure di contenimento e grazie alla campagna di vaccinazione che sta procedendo in tutte le case circondariali. Dobbiamo proseguire su questa strada affinché le nostre carceri non diventino nuovi focolai di diffusione del Covid”. Sono 7.838 i detenuti nelle case circondariali lombarde (di cui 3.521 gli stranieri) su una capienza di 6.129 posti. Nella quarta ondata sono stati 1.500 i casi di detenuti positivi. Di questi cinque hanno avuto la necessità di ricorrere al ricovero ospedaliero e uno è in terapia intensiva (si tratta di una persona con due dosi di vaccino e con una situazione di comorbidità). Ad oggi i positivi sono poco meno di 800 (740), un dato che negli ultimi giorni si è mantenuto stabile e che indica il possibile raggiungimento del plateau. Ai detenuti lombardi il booster del vaccino anti Covid ha cominciato ad essere somministrato (senza differenze di fasce di età) nel mese di ottobre dell’anno scorso. Oggi la terza dose copre il 40% della popolazione carceraria secondo un piano vaccinale che ha privilegiato gli istituti carcerari con una maggiore presenza di detenuti “fragili”, come quelli di Opera e Sondrio che hanno raggiunto rispettivamente il 71% e il 61%. Al termine dell’audizione Antonella Forattini ha confermato la volontà di istituire il tavolo “Salute mentale e carcere” per “creare un gruppo di lavoro che possa confrontarsi con una patologia che purtroppo è molto diffusa negli istituti carcerari e che ha un impatto forte sulle comunità carcerarie in termini di benessere sociale e di utilizzo di risorse pubbliche”. Screening su tutti i detenuti. Tutti i nuovi detenuti in ingresso sono sottoposti a tampone molecolare o rapido, a seconda dei tempi e delle esigenze. Lo screening è effettuato anche sui detenuti che devono essere trasferiti da un istituto di pena ad un altro. Da questo monitoraggio – attraverso un sequenziamento effettuato per cluster – è emersa la prevalenza della variante Omicron in tutti gli istituti (solo qualche caso di Delta a Brescia). La percentuale di positivi e dei non vaccinati tra i nuovi ingressi è altissima, oltre il 90%. E un altro dato dimostra, indirettamente, quanto sia alto il tasso di positività tra la popolazione in generale: il 33% dei detenuti positivi della quarta ondata proviene dall’esterno, sono cioè nuovi ingressi nelle carceri. Il cambio di strategia. La diffusione della variante Omicron, con la sua maggiore contagiosità, ha comportato un approccio diverso nella gestione della pandemia negli istituti carcerari. Nelle prime tre ondate, infatti, i detenuti positivi sono stati trasportati nei due hub Covid individuati, il carcere di San Vittore e quello di Bollate. Ciò per “proteggere” dal contagio i singoli istituti. La diffusione di Omicron ha, invece, previsto il ricovero negli hub solo dei detenuti in condizioni più gravi che necessitano la somministrazione di monoclonali. I positivi asintomatici sono, invece, isolati nei loro luoghi di detenzione. Carenza di monoclonali. Nei due Covid hub di San Vittore e Bollate ai pazienti più gravi sono somministrati gli anticorpi monoclonali in grado di evitare che i positivi al Covid sviluppino forme avanzate della malattia. Il Provveditore del DAP ha sottoposto alla Commissione il problema della scarsa disponibilità di questi farmaci. La Presidente Antonella Forattini ha fatto presente che “proprio in questi giorni l’Assessore Letizia Moratti ha lanciato l’allarme per una situazione di grave carenza di monoclonali. La Commissione chiederà comunque all’Assessorato di porre un’attenzione particolare al tema dei detenuti che richiedono la somministrazione di questa terapia”.  

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