Castello

Venerdì al Castello il concerto “Movies!”

Venerdì al Castello il concerto “Movies!”. Si chiama “Movies!” il concerto dedicato alle più belle colonne sonore del cinema, riarrangiate in chiave jazz per big band, in programma venerdì 20 agosto (inizio live ore 21.15, ingresso 10 euro) nel Cortile delle Armi del Castello Sforzesco di Milano nell’ambito del cartellone dell’Estate Sforzesca: i protagonisti di questo imperdibile appuntamento con la musica dal vivo saranno la Monday Orchestra, diretta da Luca Missiti, e Paolo Tomelleri, tra i più amati e rappresentativi esponenti del jazz italiano, conosciuto soprattutto come clarinettista e sassofonista (ma in gioventù ha suonato anche la chitarra e il basso elettrico, accompagnando artisti quali Giorgio Gaber e Adriano Celentano). “Movies!” è un viaggio sonoro nella storia del cinema: il repertorio proposto spazierà dai brani dei più celebri autori italiani come Ennio Morricone (“Il Buono, il Brutto, il Cattivo”) e Nino Rota (“8 e 1/2”, “Il Padrino”) a quelli dei più importanti compositori americani come John Williams (“Star Wars”), Leonard Bernstein (“West Side Story”), Henry Mancini (“La Pantera Rosa”, “Moon River”) e Charlie Chaplin (“Smile”), ma non solo. Per la Monday Orchestra, big band di 18 elementi nata a Milano nel 2006 da un’idea dello stesso Missiti e del trombettista Pietro Squecco, con l’obiettivo di creare un organico capace di rivisitare i classici dello swing e gli standard del jazz, ma anche brani pop e funk, si tratta di un ritorno al Castello Sforzesco, visto che proprio qui, lo scorso anno, aveva presentato “Come Together”, un progetto dedicato alla musica dei Beatles. Afferma il direttore della Monday Orchestra: «Siamo molto felici di suonare, per il secondo anno consecutivo, per l’Estate Sforzesca dopo un periodo difficile come quello che ci siamo lasciati alle spalle. Non vediamo l’ora di esibirci con un grande musicista come Paolo Tomelleri, al quale siamo molto legati e con cui abbiamo collaborato spesso in passato». Divideranno il palco con Tomelleri i trombettisti Emilio Soana, Daniele Moretto, Giancarlo Mariani e Pietro Squecco, i trombonisti Andrea Andreoli, Federico Cumar, Daniele Zanenga e Davide Albrici, i sassofonisti Giulio Visibelli, Andrea Ciceri, Tullio Ricci, Rudi Manzoli e Ubaldo Busco, il pianista Davide Cabiddu, il contrabbassista Marco Mistrangelo, il batterista Francesco Meles e, ovviamente, Luca Missiti, che ha curato gli arrangiamenti dei brani in scaletta. Un po’ di storia In quindici anni di attività la Monday Orchestra si è esibita nei principali festival italiani insieme a solisti di fama nazionale e internazionale, da Randy Brecker a Bob Mintzer, da Mike Mainieri a Fabrizio Bosso, da Sarah McKenzie a Dick Oatts, da Gianluigi Trovesi a Franco Ambrosetti, solo per citarne alcuni. Tra le altre collaborazioni maturate fino a oggi spiccano quelle con Tullio De Piscopo, Emanuele Cisi, Daniele Scannapieco, Maurizio Giammarco, Rosario Giuliani, Emilio Soana, Paolo Tomelleri, Gabriele Comeglio, Mario Rusca, Dario Faiella, Mauro Negri, Christian Meyer e Paola Folli. La big band milanese ha quattro album all’attivo, l’ultimo dei quali è “Never Alone. The Music of Michael Brecker”, realizzato con il contributo, tra gli altri, di Randy Brecker, Mike Mainieri, Bob Mintzer, Emanuele Cisi, Daniele Scannapieco e Maurizio Giammarco e presentato con un concerto sold-out al Blue Note di Milano. Venerdì 20 agosto 2021 Estate Sforzesca, Castello Sforzesco, Cortile delle Armi, Milano “Movies!” – Monday Orchestra feat. Paolo Tomelleri Inizio concerto: ore 21.15. Ingresso: 10 euro; entrata gratuita per i bambini di età inferiore ai 10 anni. Biglietti in prevendita su www.mailticket.it e in cassa la sera del concerto. Info: incontrodarti.eventi@gmail.com Organizzazione: Associazione Incontro d’Arti.

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Castello: apre la mostra sulla scultura del rinascimento

Ospitata nelle sale del Musée du Louvre di Parigi fino al 21 giugno scorso, apre al pubblico domani, martedì 21 luglio, sino al 24 ottobre nelle Sale Viscontee del Castello Sforzesco la mostra “Il Corpo e l’Anima, da Donatello a Michelangelo. Scultura italiana del Rinascimento”, promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura, Castello Sforzesco, Musée du Louvre e realizzata grazie a Civita Mostre Musei, con il sostegno di Fondazione Cariplo. Un affondo su oltre sessant’anni di storia dell’arte, dal ritorno di Donatello a Firenze nel 1453 fino alla morte dei più perfetti interpreti del Rinascimento, Leonardo e Raffaello, scomparsi rispettivamente nel 1519 e nel 1520. Sessant’anni durante i quali i maestri del Rinascimento hanno scavato la materia per far emergere “i moti dell’anima”, i tormenti e le tensioni, i palpiti, per rendere ancora più viva l’emozione. Sessant’anni di opere strappate al marmo, modellate nella terracotta, intagliate nel legno, fuse nel bronzo, in un percorso che trova il suo apice nella “Pietà Rondanini”, sulla quale Michelangelo lavorò fino alla sua morte, avvenuta nel 1564. Il percorso è stato studiato e progettato congiuntamente da Musée du Louvre e Castello Sforzesco, in particolare da Marc Bormand, conservatore al dipartimento delle sculture del Louvre; Beatrice Paolozzi Strozzi, direttrice del Museo del Bargello dal 2001 al 2014; Francesca Tasso, conservatrice responsabile delle Raccolte Artistiche del Castello Sforzesco di Milano. Le 120 opere esposte provengono dai più importanti musei del mondo: dal Metropolitan Museum di New York al Kunsthistorisches Museum di Vienna, dal Museo Nacional del Prado di Madrid al Museo Nazionale del Bargello di Firenze, dal Victoria&Albert Museum di Londra alla “Her Majesy the Queen Elisabeth II from the British Royal Collection”, oltre che, naturalmente, dal Musée du Louvre e dalle raccolte civiche del Castello Sforzesco. “Il grande successo di critica già raccolto dalla mostra a Parigi assicura ai milanesi e ai visitatori della nostra città la possibilità di ammirare una straordinaria esposizione durante tutta la stagione estiva, con un esteso orario di apertura – afferma l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno –. Il Castello Sforzesco, che è stata ‘la casa’ di Leonardo per i vent’anni della sua maturità più piena, si configura come la sede naturale per rappresentare e proporre un affondo storico-critico su un periodo così cruciale per la storia dell’arte come quello rappresentato dal Rinascimento italiano”. Il cuore della mostra si colloca nella seconda metà del Quattrocento, quando i maestri del Rinascimento come Leonardo, Donatello, Raffaello, il Pollaiolo, Michelangelo, il Verrocchio, il Bambaia e molti altri ancora, lavoravano tra Milano, Venezia, Roma, Firenze, ma anche Ferrara, Padova, Bologna, allargando così la geografia del Rinascimento italiano, e dunque del percorso espositivo, verso il nord. Una regione vasta ma a quei tempi politicamente spezzettata da molti confini e diversi regni, all’interno dei quali il Rinascimento è germogliato con caratteristiche particolari: innovazioni fiorentine e tradizioni locali – senza dimenticare l’influenza dell’arte cortese fiamminga e della Borgogna – si sono infatti mescolate in ciascuno di questi focolai creativi, per dare il via a una straordinaria varietà di linguaggi artistici. Il Rinascimento ha portato nell’arte italiana molte novità: oltre al grande impulso allo studio dell’anatomia, della prospettiva, dell’ottica, anche quello dell’anima fu oggetto di ricerca approfondita: dalla nascita della fisiognomica alla passione per il grottesco, che ha caratterizzato l’esperienza di alcuni artisti come Leonardo, si comprende come fosse nato in quel periodo un interesse nuovo nella rappresentazione: la figura umana ora non doveva più essere slegata dalle emozioni – furore o grazia, tormento o estasi che siano – ma profondamente legata all’anima, al desiderio, alla componente meno visibile del soggetto “uomo”. Nell’interpretazione innovativa data dagli scultori di questo tempo, i movimenti dell’anima sono resi visibili attraverso l’attitudine dei corpi, e gli artisti indagano la loro psiche rappresentandoli a riposo, in movimento, mentre lottano o sognano, evidenziando le emozioni, tanto nell’ambito sacro che in quello profano, in un modo sia ferocemente espressivo che, al contrario, sublimemente dolce. Articolata in quattro sezioni (1. Guardando gli antichi: il furore e la grazia; 2. L’arte sacra: commuovere e convincere; 3. Da Dionisio ad Apollo; 4. Roma “Caput mundi”), la mostra sviluppa nelle Sale Viscontee pressochè lo stesso percorso ospitato al Louvre, a parte l’ultima sala che vedeva esposti a Parigi gli Schiavi (o Prigioni) e a Milano la Pietà Rondanini: entrambe opere di Michelangelo, entrambe inamovibili. Le sezioni: Il furore e la grazia costituiscono il primo grande tema trattato nel percorso. L’interesse per le composizioni complesse e per l’esasperazione dei movimenti del corpo diventa prevalente in numerosi scultori e verrà documentato attraverso opere di Antonio del Pollaiolo, Francesco di Giorgio Martini o Bertoldo, fino ad arrivare a Verrocchio, Leonardo e Gianfrancesco Rustici, mettendo in gioco sia la complessità della forza muscolare e le torsioni del corpo maschile, sia l’effetto espressivo delle più intense passioni dell’anima. All’opposto, eleganti drappeggi permettono agli artisti di rivelare il fascinodella figura umana, la cui leggerezza è messa in valore dal movimento di abiti e di veli, in una pratica di svelamento che arriva poi alla rappresentazione della grazia attraverso il nudo, sia femminile sia maschile. Commuovere e convincere diventano le due parole chiave nella scultura religiosa: in seguito al lavoro compiuto da Donatello intorno al 1450, l’emozione e i moti dell’animo prendono posto al centro delle pratiche artistiche, nella volontà di toccare profondamente, persino violentemente l’animo dello spettatore. È quindi un vero teatro dei sentimenti quello che si dipana in Italia settentrionale tra 1450 e 1520, in particolare nei gruppi di “Deposizione del Cristo”, come quelli di Guido Mazzoni in Emilia e di Giovanni Angelo del Maino in Lombardia. Questa ricerca del pathos religioso s’incarna anche nelle commoventi figure di Maria Maddalena o di san Gerolamo che fioriscono in Italia in questa stagione. Tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, la riflessione instancabile sull’antichità classica si esprime nelle opere elaborate a partire dai grandi modelli classici come il “Laocoonte” o lo “Spinario”, muovendosi tra i due estremi dell’apollineo e del dionisiaco. Contemporaneamente a ciò che avviene nell’ambito della pittura – si veda lo

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