commercialisti lega

Inchiesta sulla Lega: l’imprenditore non risponde ai pm

Inchiesta sulla Lega: l’imprenditore non risponde ai pm. Francesco Baracchetti è l’ultimo finito agli arresti per l’inchiesta che sta mettendo sotto pressione la Lega e in particolare i suoi commercialisti di fiducia. Barachetti, che è ai domiciliari, si è presentato per l’interrogatorio accompagnato da uno dei suoi difensori, l’avvocato Matteo Montaruli, ma ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. Nell’aula del giudice era presente anche il pm Stefano Civardi, titolare dell’inchiesta con l’aggiunto Eugenio Fusco. L’imprenditore pare abbia deciso di non rispondere per dare il tempo ai suoi difensori di leggere l’imponente incartamento che lo riguarda. Secondo i pm infatti avrebbe incassato almeno due milioni di euro dal partito di Salvini e sarebbe parte di un giro di conti poco chiaro. Un circolo di fatture talmente poco chiaro che i magistrati milanesi pensano possa essere legato ai famosi 49 milioni spariti dai conti leghisti e che i salviniani dovranno restituire per i prossimi decenni. L’ultimo incontro tra uno del giro dei commercialisti della Lega e i pm è solo un altro capitolo di una saga giudiziaria che si annuncia lunga e tortuosa. E pensare che è partito tutto da una compravendita da 800mila euro per un capannone di Cormano destinato a diventare la nuova sede della Lombardia Film Commission: secondo gli investigatori il problema è che il giro di commercialisti avrebbe comprato l’immobile a 400mila euro per rivenderlo all’ente controllato da Regione Lombardia al doppio, proprio mentre uno di loro era presidente della LFC. Un guadagno esorbitante visto che tra le due compravendite erano passati solo 11 mesi. E reso possibile da un finanziamento ad hoc erogato da Regione Lombardia quanto a presiederla c’era Roberto Maroni. Nel complesso dunque un guazzabuglio già così, ma nelle settimane successive si sono aggiunti altri capitoli. Con ipotesi di collegamenti ad altri affari della Lega, compresa la nota vicenda dei 49 milioni. Uno scenario sempre più intricato che rischia di legare ancora di più le mani ai leghisti, specialmente ora che sembra si torni a ventilare l’ipotesi di elezioni anticipate.

Inchiesta sulla Lega: l’imprenditore non risponde ai pm Leggi tutto »

Altri arresti nel giro dei commercialisti della Lega

Altri arresti nel giro dei commercialisti della Lega. È finito ai domiciliari anche l’imprenditore Francesco Baracchetti, perché secondo i pm sarebbe coinvolto nell’affare della presunta vendita a prezzo gonfiato di un immobile a Cormano, nell’hinterland milanese, destinato a diventare la nuova sede della Lombardia Film Commission. Ma i guai del gruppo di commercialisti legati al Carroccio e travolti dalle indagini della Guardia di Finanza non finiscono qui: l’immobile secondo i pm milanesi non sarebbe stato oggetto di alcuna ristrutturazione. I commercialisti avevano provato a giustificare così il considerevole guadagno realizzato dalla vendita del capannone per 800mila euro all’ente controllato da Regione Lombardia: se loro lo avevano comprato 11 mesi prima a 400mila euro e rivenduto al doppio 11 mesi dopo, era proprio per la ristrutturazione. Almeno questa era la loro prima difesa dopo gli arresti. Invece secondo i magistrati milanesi nell’edificio in quel periodo non sono state eseguite ristrutturazioni, tanto più che la corrente era stata staccata per morosità. La Lega dunque rischia di vedersi franare il terreno sotto ai piedi: i soldi utilizzati da Alberto Di Rubba, contabile di fede leghista e all’epoca dei fatti presidente della Lombardia Film Commission, erano stati stanziati da Roberto Maroni quando era il governatore della Lombardia. E la congruità del prezzo era stata garantita pubblicamente da Stefano Bruno Galli, attuale assessore regionale alla Cultura. La perizia tecnica citata da Galli però era di una società dello stesso giro dei commercialisti. Il corto circuito di amicizie e legami politici potrebbe dunque esplodere tra le mani dei salviniani. Quindi non si tratterebbe di un affare concluso per la bravura del gruppo di contabili leghisti, ma per i pm la “precipua ragion d’essere” dell’operazione era “l’occultamento dell’illecita appropriazione del denaro pubblico” sborsato da Lombardia Film Commission per l’acquisto del capannone di Cormano “da parte del sodalizio criminale” composto da Scillieri, Alberto Di Rubba, Andrea Manzoni e Luca Sostegni. Non ci sarebbe stata dunque nessuna significativa opera di ripristino a carico di Andromeda, la società immobiliare rinconducibile a Michele Scillieri (il commercialista a capo dello studio milanese dove nel 2017 venne registrato il movimento”Lega per Salvini premier” che poi vendette il capannone alla LFC.

Altri arresti nel giro dei commercialisti della Lega Leggi tutto »