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Sanità, Giuliano (UGL): “Regione Lazio, su 118 ancora appalti ai privati. Dove è finita la promessa reinternalizzazione?”

Sanità, Giuliano (UGL): “Regione Lazio, su 118 ancora appalti ai privati. Dove è finita la promessa reinternalizzazione?”. “In Regione Lazio sulla sanità si predica bene e si razzola male, anzi malissimo. La vaga promessa di reinternalizzazione dei servizi del 118 sembra essere rimasta un miraggio” dichiara il Segretario Nazionale UGL Salute Gianluca Giuliano. “Ci rendiamo conto – prosegue il sindacalista – che la realtà è ben altra da quella raccontata e nonostante i nostri ripetuti solleciti si continua senza freni ad appaltare il soccorso extra ospedaliero. Lo scorso giugno Ares ha bandito un appalto, definito gara ponte, che dovrebbe traghettare fino alla internalizzazione definitiva ma l’assegnazione finale, a quanto sembra, non avverrà prima di Gennaio 2023- Ecco allora pronta una nuova delibera, la 804/dg dell’ 11 agosto vista la scadenza dei precedenti appalti per coprire i mesi di Novembre e Dicembre aperta a enti commerciali e onlus. E’ una situazione paradossale – prosegue Giuliano – che coinvolge tantissimi operatori che lavorano da diversi anni per società appaltanti del 118. Lo fanno con tutele economiche e normative molto inferiori rispetto ai corrispettivi dipendenti Ares che peggiorano ulteriormente la loro condizione lavorativa ogni qual volta i servizi vengono trasferiti ad altri enti. La UGL Salute è dunque pronta a mettere in atto tutte le iniziative necessarie per far sì che questa vertenza, che si trascina da tempo, possa avere una risoluzione che rispetti la dignità dei tanti professionisti che garantiscono il primo soccorso ai cittadini del Lazio” conclude il Segretario Nazionale della Ugl Salute.

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Attacco cibernetico alla Regione Lazio: cos’è davvero successo?

Attacco cibernetico alla Regione Lazio: cos’è davvero successo? di Giuseppe Gorga, socio Aidr Aumentano gli attacchi alle reti informatiche delle aziende e degli enti pubblici. Recente caso clamoroso, è quello dell’attacco alla Regione Lazio ad inizio agosto 2021.Indagano anche Cia e Europoll La gestione del rischio di attacchi informatici non è sempre semplice, poiché la cybercriminalità evolve competenze e capacità di pari passo all’innovazione dei sistemi integrati di protezione delle banche dati virtuali e dei sistemi informatici. Recente caso emblematico, infatti, è rappresentato dall’attacco hacker alla Regione Lazio nei primi del mese di agosto dell’anno corrente. Secondo indiscrezioni iniziali, l’attacco che ha paralizzato i sistemi informatici della Regione Lazio sarebbe originato dal computer di un dipendente della società Engineering. La smentita da parte di Engineering è arrivata immediatamente tramite una nota attraverso cui la Società ha fatto sapere di non aver ricevuto alcuna notifica da parte degli inquirenti rispetto a possibili collegamenti con l’evento, e che se nel corso di verifiche si evidenziasse qualcosa di diverso, saranno loro stessi ad inoltrare notifica alle autorità competenti. In ogni caso, Engineering non risulta coinvolta nell’episodio, e non aveva nemmeno in carico la cyber security della Regione Lazio. Sul caso, collaborano alle indagini anche Fbi e Europol. L’attacco è partito in data  al CED regionale. I sistemi informatici sono stati tutti disattivati compresi tutti quelli del portale Salute Lazio e della rete vaccinale. Il CED  gestisce i dati sanitari e personali di circa sei milioni di cittadini ed i sistemi informatici che consentono di portare avanti la campagna regionale di vaccinazione contro il coronavirus. Dopo alcuni giorni di sospensione, il sistema della Regione Lazio per la prenotazione dei vaccini è stato ripristinato, ma rimane l’allerta per eventuali nuovi attacchi. Sembra che  il “cryptolocker” utilizzato abbia reso inutilizzabili anche i dati presenti nel backup, e che la Regione Lazio sia solo il quarto soggetto coinvolto in questo attacco. Secondo altre fonti, sembra che l’accesso sia avvenuto durante una sessione amministrativa lasciata in log-in da un dipendente di Lazio Crea, pertanto sembra essere stato un attacco ransomware, detto anche “supply-chain”. L’analisi del link Tor lasciato dai criminali ha rivelato che il malware è RansomExx. È impiagato da un gruppo cybercriminale già noto per violazioni di diversi Governi e grandi aziende. Sembra che il computer del dipendente di Frosinone da cui è partito l’attacco sia stato contagiato da malware. A causa di errori di gestione privilegi o di password in Regione, è molto probabile sia stato possibile per i cybercriminali passare dal computer del dipendente ad account con privilegi di amministratori, con cui criptare il sistema. Sfruttando queste vulnerabilità, o in presenza di errori di progettazione della security del sistema, infatti, è possibile ottenere privilegi d’accesso ed avere in mano il controllo dei dati posseduti (Nevacci, 2021). Nel caso di specie, non si è trattato di un attacco di tipo ideologico (dato il coinvolgimento dei dati sulle vaccinazioni, si è ipotizzato che fosse stato promosso dalla corrente “no-vax”) quanto, piuttosto, di un attacco di tipo puramente estorsivo, con l’unico obiettivo di trarre un vantaggio economico. La procura di Roma ha formulato per questi episodi i reati di accesso abusivo ad un sistema informatico, tentata estorsione e danneggiamento di sistemi informatici, con l’aggravante della finalità del terrosismo.  A coordinare le indagini sono il procuratore capo e vertice del pool dei reati informatici, Michele Prestipino e il procuratore aggiunto, Angelantonio Racanelli, impegnato nella lotta ai reati connessi al terrorismo. È intervenuta immediatamente sul caso anche la Ministra dell’interno Luciana Lamorgese, che ha parlato in occasione di un discorso al Copasir di “recrudescenza del fenomeno, che negli ultimi mesi ha colpito sia attività pubbliche che private” ed ha rilevato “la necessità di agire con urgenza per elevare il livello di sicurezza, la resilienza dei sistemi informatici e l’istruzione degli operatori”. Il mantenimento di idonei standard di sicurezza informatica sta generando un fabbisogno crescente di e-lawyers ed esperti informatici, quali profili fondamentali per la protezione dei portali informatici, la tutela dei dati sensibili e la risoluzione di eventuali controversie. (Lupària & Ziccardi, 2007). Sull’onda del fabbisogno di queste nuove skills, recentemente sono aumentate in Italia le offerte formative professionalizzanti che puntano a creare in uscita figure esperte nella gestione della sicurezza informatica. La nascita di nuove offerte formative rappresenta una modello di risposta necessario per dare alle istanze sorte in capo ai recenti accadimenti e dei dispositivi normativi qui citati, poiché partecipano a pieno titolo alla formazione di profili essenziali per la soluzione delle problematiche che in maniera ricorrente si presentano nel campo della sicurezza informatica. Pertanto sarà necessario che i decisori politici, nazionali ed extranazionali, attivino misure che incentivano gli enti di formazione professionale del comparto sicurezza informatica. Riferimenti Calabrò, V. (2021, Maggio 6). Non c’è transizione digitale senza sicurezza: come evitare costosi errori. Agenda Digitale. Tratto da https://www.agendadigitale.eu/sicurezza/non-ce-transizione-digitale-senza-sicurezza-come-evitare-costosi-errori/ Corona, F. (2014). La nuova dimensione della privacy con l’avvento del progresso tecnologico. Cesena: Invictus Editore. Dott. Giuseppe Gorga. Consulenza su Privacy e Sicurezza Digitale. (2021, Giugno 23). Tratto da http://www.giuseppegorgaprivacysecurity.it/. Euroformation. (2021, Giugno 23). Tratto da https://www.euroformation.it/. ilsole24ore. (2021, agosto 2). Attacco hacker alla Regione Lazio, indaga anche l’antiterrorismo. Il Sole 24 ore. Tratto da https://www.ilsole24ore.com/art/sanita-mirino-hacker-attacchi-cresciuti-la-pandemia-intelligence-mobilitata-AE1Wmga?refresh_ce=1 Lupària, L., & Ziccardi, G. (2007). Investigazione penale e tecnologia informatica. L’accertamento del reato tra progresso scientifico e garanzie fondamentali. Milano: Giuffrè. Nevacci, M. (2021, Agosto 8). Cyber Security 360. Tratto da Regione Lazio e ransomware, lieto fine amaro: troppi errori fatti: https://www.cybersecurity360.it/nuove-minacce/regione-lazio-vaccini-bloccati-poco-pronta-contro-il-ranwomare-ecco-perche/ Prandi, P. (2010). Il risk management. Teoria e pratica nel rispetto della normativa. Milano: FrancoAngeli.

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Sugli attacchi hacker nel Lazio non ci avete capito un tubo

Sugli attacchi hacker nel Lazio non ci avete capito un tubo. Perché è da anni che chi scrive organizza corsi sulla cybersecurity per giornalisti e tutt’oggi in tantissimi “posti fissi” non ne sanno un fico secco. Perché non l’hanno mai considerata un’emergenza, così come la parte politica a cui se si parla di infrastrutture pensano alle autostrade in cemento. Come se la maggior parte delle cose che si sposta fossero le persone e le automobili e non i dati. Come se a Carini in Sicilia non ci fosse uno dei più grandi passi avanti per l’economia italiana e la regione fosse importante per gli arancini e le arance. Il Novecento va archiviato in fretta, molto in fretta, prima di veder collassare il Paese sotto il peso dell’inadeguatezza chi ha la posizione e le risorse per cambiare le cose. Non possiamo semplicemente dire “massì”, o straparlare di terrorismo di fronte a uno strumento che usa pure l’Italia. Ci sono virus su virus che l’Italia, non qualche singolo proprio pezzi dello Stato, crea e testa in nazioni di secondaria importanza. Oppure li usa per indagini nazionali e non infettando i computer altrui. Per questo diciamo che sugli attacchi hacker nel Lazio non ci avete capito un tubo. Perché chi si cimenta nell’ennesima analisi da nove colonne non ha gli strumenti culturali per affrontare il tema, si tratta di persone che segna su post-it le proprie password che tra l’altro spesso sono “123” o il nome di parenti e amici. Perché tanto cosa vuoi che succeda? Succede che se la propria sicurezza informatica viene affidata “ammiocugino” così come la creazione delle piattaforme nazionali poi pure due sfigati in Bielorussia ti possono danneggiare ben più di un bombarolo alla stazione di Bologna. Perché checché ne pensino quelli che comandano, o che credono di poter non essere toccati dalle novità del mondo, la Storia è andata avanti. E non possiamo trasformarci in una nazione da terzo mondo perché “mia nonna mica lo usa il computer”. Perché la nonna in questione deve adattarsi ai tempi come tutti, altrimenti potremmo girare a cavallo in autostrada senza problemi. Invece il Novecento ha pensionato i cavalli, tornati come nel Medioevo appannaggio di ricchi e viziosi. E ora bisogna iniziare a ragionare sul pensionare il Novecento con i suoi miti delle ciminiere che in realtà hanno distrutto l’ambiente. E sul problema della pummarola in spiaggia con il suv in doppia fila. Iniziamo a pensare a investire sulle infrastrutture vere, le reti che permettono di curarsi delle persone anche a distanza, come sarà sempre più necessario. Perché le reti non servono solo per pubblicare idiozie sui social, quella è una magnifica estrinsecazione delle creatività umana. Quella vitalità visibile proprio nella produzione di sciocchezze in qualunque contesto, ma che non deve far passare in secondo piano la vera importanza del digitale. Lo abbiamo imparato con la dad, durante la quale in tanti non avevano il segnale per seguire le lezioni. Ma perché? Perché la scuola deve essere un parcheggio per figli? Perché non si possono sviluppare sistemi diversi di organizzazione sociale? Perché sugli attacchi hacker nel Lazio non ci avete capito un tubo. Ma il prezzo lo pagheremo tutti, a partire dai laziali.

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I ladri colpiscono di più le auto a noleggio

I ladri colpiscono di più le auto a noleggio. A rilevarlo l’associazione Aniasa: “Non conosce crisi l’industria criminale dei furti di auto in noleggio a breve termine. Nell’ultimo anno sono state 1.800 le vetture e i furgoni sottratti, quasi 5 ogni giorno, in crescita dell’11% rispetto all’anno precedente. Un trend preoccupante, in decisa controtendenza rispetto al graduale calo del fenomeno dei furti d’auto nel nostro Paese e che produce un danno per gli operatori pari a 12,5 milioni di euro. Il 90% degli episodi si concentra in 5 Regioni: Campania, Puglia, Sicilia, Lazio e Lombardia. Continua a produrre risultati positivi la controffensiva messa in campo dalle società di noleggio che, grazie alla dotazione di dispositivi hi-tech, riescono oggi a recuperare quasi la metà dei veicoli rubati”. Sono questi i principali dati e trend che emergono dall’analisi annuale elaborata da ANIASA, l’Associazione che all’interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilità, sul trend dei furti; una piaga che continua a colpire pesantemente le società di rent-a-car, generando gravi danni ai bilanci e all’operatività delle società di autonoleggio.     2019 2018   Var, % Veicoli rubati 1.800 1.600 +11% Veicoli recuperati da furti 890 790 +12,5% Danni da furti (mln di €) 12,5 10,2 +22%   I dati evidenziano un trend in decisa controtendenza rispetto a quanto si registra a livello nazionale, con le organizzazioni criminali che negli anni hanno ridotto i volumi delle auto sottratte per focalizzarsi su quelle più redditizie e appetibili per il mercato nero dei ricambi e per l’esportazione nei Paesi dell’Est Europa. Tra le vetture monitorate con particolare attenzione un ruolo di primo piano viene riservato a quelle a noleggio, sempre nuove e non sempre custodite dalla clientela in modo adeguato. Le buone notizie vengono oggi dai tassi di recupero che, anche qui contrariamente a quanto avviene sul mercato nazionale (dove solo il 36% delle vetture viene ritrovato), continuano a crescere e lo scorso anno hanno raggiunto la soglia record del 50%. Merito degli investimenti delle società di noleggio a breve termine che negli ultimi anni hanno dotato la propria flotta di efficaci dispositivi telematici in grado di supportare le Forze dell’Ordine nel rilevamento della posizione del veicolo e di guidarle al recupero. “I nostri ultimi dati confermano e se possibile consolidano”, evidenzia Giuseppe Benincasa – Direttore Generale di ANIASA, “il negativo primato europeo e mondiale del nostro Paese nella graduatoria delle nazioni più colpite dalla piaga dei furti d’auto. La crisi economica degli ultimi anni ha spinto le organizzazioni criminali a puntare con crescente interesse verso questo redditizio business e, in particolare, verso la crescente flotta delle auto a noleggio a breve termine. Numeri significativi, cui si aggiungono quelli del noleggio a lungo termine e del car sharing e che portano a un totale di oltre 6.000 unità le vetture rubate ogni anno alle società di mobilità pay-per-use (lungo termine, breve termine e car sharing). Un fenomeno che in una fase di crisi acuta dell’industria turistica e di recessione economica mette a rischio la sopravvivenza di alcuni operatori meno strutturati”.    

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SMA: da settembre, screening neonatale attivo nei punti nascita del Lazio

Continua con successo il più importante programma di medicina preventiva per l’atrofia muscolare spinale (SMA), un progetto pilota per facilitarne ed accelerarne la diagnosi genetica precoce. Il progetto coordinato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e realizzato in collaborazione con diversi centri ospedalieri, istituzioni regionali e con il supporto non condizionato dell’azienda farmaceutica Biogen coinvolge i punti nascita nel Lazio. Campioni di DNA di circa 140 mila bambini in due anni (stimati, compresi i centri nascita della Toscana che cominceranno a breve) verranno analizzati per permettere di fare con certezza la diagnosi di SMA quando ancora non ha fatto il suo esordio e quindi prima che produca danni gravi ed irreversibili. É tutto pronto anche per dare il via alla campagna social di sensibilizzazione per raggiungere le famiglie attraverso i social media, ideata e realizzata grazie alla sinergia di Famiglie SMA e Osservatorio Malattie Rare. L’adesione allo screening è su base volontaria, previo consenso dei genitori dei bambini, che saranno adeguatamente informati durante il percorso nascita. Si tratta semplicemente di dare il consenso per includere anche la diagnosi genetica di SMA, sfruttando al meglio il campione di sangue che viene già prelevato ai neonati per lo screening neonatale esteso obbligatorio, approvato dalla L. 167/2016. L’atrofia muscolare spinale (SMA) è una malattia neuromuscolare rara caratterizzata dalla perdita dei motoneuroni, ovvero quelle cellule che trasportano gli impulsi dal cervello ai muscoli, consentendo il movimento volontario. Di conseguenza, la patologia provoca paralisi e atrofia muscolare progressiva, che interessa, in particolar modo, gli arti inferiori e i muscoli respiratori. Perché è importante lo screening neonatale? Perché permette di intervenire in maniera precoce sul paziente, evitando conseguenze e danni gravi e irreversibili, e garantendo una migliore qualità di vita al bambino. L’infografica disponibile sul sito Famiglie SMA e di seguito riportata è utile a carpire le informazioni essenziali e i passaggi più importanti da compiere per aderire allo screening per la SMA.  Stando alle attuali stime di incidenza, si calcola di poter così individuare precocemente circa 20 bimbi di cui l’80% affetto da SMA I o II, le forme più gravi (l’incidenza stimata è tra 1/6000 e 1/10000 nati vivi). I bimbi individuati potranno essere presi in carico in un vero e proprio percorso di assistenza: sebbene una ‘cura’ definitiva non esista ancora, oggi una terapia efficace è disponibile ed ha dimostrato di poter cambiare radicalmente l’evoluzione della malattia. “Questo progetto – ha spiegato il responsabile Francesco Danilo Tiziano, professore associato presso l’Istituto di Medicina Genomica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma – consentirà l’identificazione precoce dei pazienti e l’inizio del trattamento in fase pre-sintomatica, massimizzando i risultati della terapia.  Inoltre i dati di questo studio consentiranno di definire accuratamente l’incidenza della SMA, di valutare la fattibilità dell’inclusione di questa patologia nell’elenco degli screening neonatali obbligatori a livello nazionale, e inoltre ai parenti dei piccoli pazienti di effettuare scelte riproduttive informate. È quindi di assoluta importanza che i nuovi genitori di oggi aderiscano al progetto, traducendo la loro scelta volontaria in una grande opportunità non solo per i loro figli, ma anche per la ricerca e per tutti i pazienti”. Lo studio è coordinato dall’Istituto di Medicina Genomica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e realizzato grazie alla collaborazione con la Fondazione Policlinico Universitario IRCCS “A. Gemelli” di Roma, l’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù”di Roma, l’Università Sapienza di Roma, l’Azienda Ospedaliera Universitaria “Anna Meyer” di Firenze, i Governi Regionali di Lazio e Toscana, i Centri nascita di Lazio e Toscana, l’associazione di pazienti Famiglie SMA ed è reso possibile grazie al contributo non condizionato di Biogen Italia.

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Indagati ultrà della Lazio, il Milan li denuncia per i cori razzisti

Sono otto gli ultrà laziali identificati per aver preso parte al blitz neofascista di ieri vicino a piazzale Loreto, denunciati dalla Digos per manifestazione fascista e che a breve saranno iscritti nell’ inchiesta del capo del pool antiterrorismo Alberto Nobili. Un numero destinato ovviamente a crescere, anche perché già ieri i sospettati erano 22. Si è saputo che alcuni passanti hanno preso il numero di targa di alcune macchine degli ultrà. Un ultrà interista è stato denunciato perché aveva un manganello. L’indagine sullo striscione fascista esposto a Piazzale Loreto terrà conto anche di altri episodi di violenza ultrà, anche fisica, come la rissa con un morto prima di Inter-Napoli del 26 dicembre. Gli inquirenti, infatti, stanno valutando anche l’ipotesi di associazione per delinquere per indagare sulle ‘bande’ di ultrà. Intanto, il pm Nobili, d’intesa col procuratore Francesco Greco, ha aperto un’inchiesta per manifestazione fascista. Contestualmente all’avvio delle indagini, il Milan ha emesso una nota con cui ha comunicato che, “AC Milan sente il dovere di denunciare ai massimi Organi sportivi i gravi episodi di ieri avvenuti sia all’esterno che all’interno dell’impianto sportivo, per i quali la Procura Federale non ha ritenuto opportuno avviare le procedure per porvi fine, con l’auspicio che, con l’impegno di tutti, vengano presi dei provvedimenti affinché il razzismo possa essere debellato da tutti gli stadi italiani“.  

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