luca paladini

Al Teatro Litta “Milano contro l’odio. Proposte per governare la paura”

Al Teatro Litta “Milano contro l’odio. Proposte per governare la paura”. Alle 18.30 a Milano presso il Teatro Litta in corso magenta 24 l’iniziativa “Milano contro l’odio. Proposte per governare la paura” organizzata dal candidato al Consiglio Comunale, già responsabile cultura del Partito Democratico metropolitano, Daniele Nahum. L’iniziativa intende raccogliere delle proposte e degli spunti di alcuni rappresentanti della Politica, dell’Associazionismo e della Città riguardo alla tematica dell’odio, particolare attenzione sarà dedicata all’enorme cambiamento dovuto a quest’ultimo periodo di Pandemia. Tra questi: Emanuele Fiano, Pierfrancesco Majorino, Nico Acampora, David Bidussa, Matteo Orfini, Luca Paladini, Jacopo Tondelli, Francesca Beccali, Diana De Marchi, Silvia Roggiani, Eleonora Montani, Anita Likmeta, Dijana Pavlovic, Monica Romano, Gabriele Nissim… Lavoratori e rider La crisi pandemica ha ribaltato la narrazione della città vincente allargando sempre più la forbice tra la Milano che sta bene e quella che vive in povertà. Il problema è che c’è un pezzo di ceto medio produttivo che si sta sempre più impoverendo a cui noi dobbiamo dare delle risposte. Milano è un caso unico in Europa per spazi vuoti e abbandonati. La mia idea è appunto di assegnarli gratuitamente, tramite bando, a tutte quelle professioni che in questo momento sono in difficoltà. Penso agli artigiani, ai meccanici, ai ristoratori etc. Questa proposta ci permetterà anche di creare un collegamento stretto tra l’amministrazione comunale e le scuole professionali. I Rider sfrecciano per le nostre città e ci portano il cibo a casa o un libro che desideriamo senza che per noi costi alcuna fatica. Il paradigma che sta dietro a questi lavoratori però è un modello di sfruttamento tipico delle storture del mercato globale e su cui la politica non interviene. Oltre ad auspicare una normativa nazionale che regolarizzi e tuteli questi lavoratori, a Milano potremmo attuare delle politiche per migliorare la vita di queste persone. Anche se sono ben conscio che per farlo serve una legge nazionale, potremmo fare le seguenti azioni: 1) mettere a disposizione degli spazi comunali dotati dei servizi igienico e sanitari e di riposo per loro; 2) dare la facoltà a questi cittadini milanesi di iscriversi ad un albo che gli permetta anche di accedere automaticamente ai servizi di formazione al lavoro; 3) un servizio legale gratuito per coloro tra questi che hanno dei contenziosi legali con le piattaforme; 4) cercare di facilitare, di concerto con i sindacati, l’iscrizione alle organizzazioni sindacali di questi lavoratori. Sociale Milano è la città con il più alto numero di volontari in Europa e dimostra sempre di avere il cuore in mano. La mia idea è quella di consorziare, almeno una volta al mese, le diverse realtà che si occupano di sociale e di fare delle raccolte di beni di prima necessità per i cittadini bisognosi. Inoltre, una battaglia fondamentale da fare, sarà quella di alzare sensibilmente gli stipendi da fame che hanno gli operatori del sociale. Inoltre sarà di fondamentale importanza proporre degli accordi sugli affitti calmierati in associazione con tutte le sigle di categoria. Puntare sull’housing sociale con progetti mirati per le giovani coppie e per gli studenti universitari. Asili Nido Il diritto all’asilo nido è fondamentale per le giovani famiglie. Milano può promuovere un progetto guida per adeguare l’offerta degli asili nido e far sì che ogni famiglia possa farvi affidamento e che ogni donna possa ricollocarsi facilmente sul lavoro dopo la gravidanza. Partiamo dall’esperienza delle tagesmutter e incentiviamo la creazione di asili nido domestici. La mia proposta prevede che il Comune da un lato finanzi e certifichi la formazione di un congruo numero di “mamme di giorno” (traduzione letterale di tagesmutter), e dall’altro contribuisca al pagamento delle rette, non a pioggia ma seguendo un criterio di proporzionalità in base al reddito. Questo sistema, grazie alla sua grande flessibilità, rende possibile un notevole risparmio rispetto alle rette degli asili a tempo pieno (giorni e orari sono concordati con la tagesmutter), ma oggi, senza l’impegno del Comune, resta un servizio che pochissime famiglie possono permettersi. A Milano mi risulta che poche famiglie usufruiscono di questo servizio. Invece possiamo allargare questo servizio, diffonderlo in centro e nelle periferie e supplire in gran parte alla cronica carenza di posti negli asili tradizionali e alla loro inevitabile mancanza di flessibilità oraria. Sostenere le madri che lavorano non è solo giusto e doveroso, è anche un modo per far girare l’economia: le tagesmutter sono a tutti gli effetti delle lavoratrici, ma soprattutto è dimostrato che nei paesi dove è più alta l’occupazione femminile le economie sono più forti. Cultura Milano è una città di cultura e negli ultimi anni ha avuto uno slancio importantissimo che l’ha portata sempre più ad essere una protagonista sulla scena mondiale. Sarebbe bello che uno scalo ferroviario diventasse la cittadella della cultura milanese, soprattutto con spazi assegnati ai giovani artisti e alle giovani realtà che operano su Milano. Inoltre sarà di fondamentale importanza mettere a disposizione gli spazi pubblici per gli eventi di street art. Inoltre, l’obiettivo che la città deve avere è quello di creare una settimana internazionale della cultura, sulla falsariga del Salone del Mobile e della Settimana della Moda, che diventi un appuntamento internazionale che si svolga ogni anno. Inoltre, da Consigliere Comunale, mi prenderò l’impegnò si organizzare ogni anno gli Stati Generali della cultura coinvolgendo anche gli attori non mainstream del mondo della cultura. Tavolo delle comunità etniche Non dobbiamo considerare le comunità etniche come se fossero solo delle portatrici di voti ma dobbiamo considerarle delle attrici per il futuro di Milano. Per questo propongo un tavolo cittadino, alla presenza di tutte le comunità etniche, che si riunisca una volta al mese con un assessore del Comune di Milano. Questo tavolo servirebbe a sponsorizzare le iniziative culturali delle Comunità, per renderli eventi partecipati da tutti i cittadini milanesi, e a sapere intervenire in situazione di disagio all’interno delle Comunità. L’istituzione di questo tavolo sarebbe opportuno estenderla anche a tutte le zone di Milano.  Commercio La mia idea sarebbe quella di creare una sorta di team di esperti che aiutino gratuitamente le piccole attività a ristrutturarsi per uscire dalla crisi. Questo team deve anche essere collegato con i bandi europei e regionali e aiutare queste realtà

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Legge Zang Tumb Tumb

Legge Zang Tumb Tumb. Perché per noi la legge Zan suona proprio come la definizione di “parole in libertà”: tecnica di scrittura futurista che prevede l’abolizione dei nessi sintattici tradizionali, il rifiuto di articoli, avverbi e aggettivi e l’uso di termini onomatopeici per riprodurre i suoni della guerra. Infatti la legge di per sé l’hanno letta in pochissimi, specialmente tra chi ha manifestato il suo appoggio o contrarietà alla proposta del parlamentare Pd a cui deve il nome, ma proprio come il celebre libretto di Marinetti descrive più una guerra che una proposta di legge. All’aggressività dimostrata ancora oggi nei confronti degli omosessuali, si è risposto con una legge che rischia come sempre di essere usata anche in modo illiberale. Ma ormai questa parte è superata, perché si tratterebbe di ragionare. E sulla legge Zang Tumb Tumb non si può discutere: o sei contro o sei a favore. Devi sperticarti per l’urgenza di questa legge, perché bisogna difendere quella minoranza del 7 per cento del Paese ma che è rumorosa come se fosse il 70. Oppure perché bisogna difendere la libertà di parola e, sì, anche la libertà d’insulto ne è parte. In questo momento di cancel culture chiunque sta attento a cosa dice perché potrebbe essere investito da uno shitstorm pesantissimo. Magari rischia pure di perdere il lavoro. E la Legge Zang Tumb Tumb è la perfetta sintesi di questo problema perché non è più importante il tema, ma il caos che si sviluppa nel dividere chi è a favore e chi contro. Con un insieme di manifestazioni scomposte nelle azioni e nei pensieri. Si procede ignorando le conseguenze di ciò che accade dopo perché l’importante per certi politici è portare a casa un risultato da vendersi alle elezioni. Procedura legittima, per carità, ma a cui solo il popolo potrebbe ribellarsi con alcuni gesti rivoluzionari come leggere il testo di cui si parla. Magari applicare la tolleranza a chi e cosa non ci piace, perché con ciò che ci è gradito è facile. E recuperare così il senso della complessità di parole come libertà: perché essere liberi non vuol dire fare sempre ciò che ci pare, ma lasciare agli altri i propri diritti. Anche quello di insultare, perché alle offese si può reagire in tanti modi, invece quando una legge toglie un pezzettino di libertà, è molto difficile recuperarla. Pure se supportati da ottime ragioni. Allora forse Luca Paladini e gli altri prima di pretendere leggi che restringano ancora la libertà di tutti, potrebbe compiere un passo indietro e riflettere se non ci sono altri mezzi per combattere buone battaglie.

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Lockdown, insulti al portavoce dei Sentinelli: “Fr…di merda”

Lockdown, insulti al portavoce dei Sentinelli: “Fr…di merda”. A darne notizia è stato lui stesso: “Fr… di merda, se fallisco mi ospiti tu a casa tua?”: Luca Paladini, portavoce del movimento I Sentinelli, era appena uscito di casa, questa mattina intorno alle 7, a Milano, quando una sconosciuta gli ha gridato questi insulti. Lo racconta lui stesso, all’ANSA, dopo aver fatto denuncia contro ignoti. “Ovvio che mi aspettasse e che sapesse come la penso sul lockdown” spiega Paladini, che di Covid la scorsa primavera si è ammalato e che ora sui social si dice spesso a favore di misure più radicali per contenere il virus. “Ma questo – sottolinea – non significa certo che io sia contro i commercianti, penso solo che le misure prese non siano sufficienti. Anche questo episodio, seppur minimo, denota un clima di tensione”. La sconosciuta ha rivolto a Paladini “insulti (ovviamente in larga parte omofobi) qualche minaccia velata e l’invito a smettere di fare ‘terrorismo’ perché è anche per colpa mia se il suo negozio è chiuso e rischia di fallire. A parte avermi scambiato per Giuseppe Conte per il peso politico o Chiara Ferragni per la capacità di influire, mi ha molto colpito (anche perché in vita mia una cosa del genere non mi era mai capitata) le modalità con le quali è avvenuta questa contestazione”. “Non sono certo la Ferragni, che influenza l’opinione pubblica, sono – conclude Paladini, già oggetto di minacce per il suo attivismo Lgbt – un capro espiatorio piccolo”. Capro piccolo o montone, l’episodio dimostra ancora una volta il clima di tensione avvertito da chi vive a Milano in questo periodo. Una città stretta tra la voglia di vivere e la necessità di sopravvivere. Tra una classe politica negazionista e una realtà di persone che lasciano razzi militari nelle sale d’aspetto degli ospedali come atto intimidatorio. E titoli come Lockdown, insulti al portavoce dei Sentinelli: “Fr…di merda”.

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