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Lucente(FdI): “Dalla Chiesa e il Fatto condannati a pagarmi per diffamazione”

Lucente(FdI): “Dalla Chiesa e il Fatto condannati a pagarmi per diffamazione“. Ad affermarlo Franco Lucente, consigliere regionale di Fratelli d’Italia: “Il tribunale di Milano ha condannato Nando Dalla Chiesa, Marco Travaglio e l’Editoriale Il Fatto per diffamazione nei miei confronti: dovranno pagarmi i danni per 15mila euro, pubblicare la sentenza sul giornale e rifondermi le spese legali. Il tribunale ha infatti ritenuto illecito e lesivo della mia reputazione l’articolo “La società civile contro i mafiosi. La Lombardia sente, vede e parla” pubblicato sul Fatto Quotidiano il 28 gennaio 2017. Nell’articolo Nando Dalla Chiesa ha sostenuto: «Tribiano, sud est milanese, è finita con i suoi rapporti tra politica e gruppi calabresi all’attenzione della Commissione parlamentare antimafia, grazie a giovani senza potere che hanno messo in fila i dati: dalle residenze assunte da compaesani del sindaco Franco Lucente (Petilia Policastro) nei mesi pre-elettorali fino alle auto bruciate in una notte a capogruppo dell’opposizione, a sua moglie e a un altro consigliere dopo una richiesta di accesso ad atti pubblici scottanti». “Questo – continua Lucente – nonostante il Comune di Tribiano non figurasse nemmeno nell’elenco pubblicato dalla Commissione antimafia il 19 gennaio e in nessun verbale. Nando Dalla Chiesa scrisse che, in occasione delle elezioni, molti miei compaesani originari di Petilia Policastro in Calabria avrebbero preso residenza a Tribiano al fine di aiutarmi nelle votazioni. Ma nessun cittadino del mio paese di origine, o dell’intera provincia di Crotone, ha spostato la residenza nei due anni precedenti alle elezioni amministrative (tenutesi nel maggio 2014). Per quanto riguarda le auto date alle fiamme di proprietà della moglie e del capogruppo dell’opposizione, lo stesso consigliere Landenna ha dichiarato di non essere a conoscenza del suddetto atto vandalico, e che sì l’auto ha subito un furto e danneggiamento (senza incendio), ma si tratta di un fatto estraneo all’evento riportato da Il Fatto Quotidiano (Dalla Chiesa ne parla anche nel suo blog, ndr). La sentenza del tribunale è una vittoria non solo per me, ma anche per i cittadini di Tribiano e per tutti i calabresi. Non si può lasciar passare il concetto che se uno è nato in Calabria allora è un mafioso. La sentenza ridà dignità a tutti i calabresi troppo spesso infamati e attaccati ingiustamente. Ringrazio l’avvocato Giovanna Caruso che ha seguito tutto l’iter processuale. Adesso aspettiamo anche la sentenza penale”.    

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Osnato e Lucente (FdI): “Per riaprire le scuole il Comune controlli i mezzi pubblici”

Osnato e Lucente (FdI): “Per riaprire le scuole il Comune controlli i mezzi pubblici”. “Abbiamo accolto l’invito che gli studenti in protesta davanti a Palazzo Lombardia hanno fatto alle forze politiche e oggi siamo andati a spiegare ai ragazzi il nostro punto di vista. Fratelli d’Italia ha fin da subito esposto le sue grosse perplessità sulla chiusura delle scuole, che secondo noi dovrebbero restare in presenza come succede anche in molti Paesi europei. Visto che la gran parte del problema sono i trasporti pubblici e il sovraffollamento dei mezzi durante gli orari di entrata e uscita, è lì che si dovrebbe andare a lavorare. In particolare ci rivolgiamo al Comune di Milano, che non ha saputo gestire questo aspetto che invece è fondamentale per la riapertura delle scuole in una grande città. Di certo la scuola in presenza deve essere uno tra i primi obiettivi che ci dobbiamo porre”, hanno dichiarato per Fratelli d’Italia l’onorevole Marco Osnato e il capogruppo in Regione Franco Lucente. Il partito della Meloni è infatti l’unico che dall’inizio della riapertura batte sul punto dei trasporti: se le persone possono uscire, si devono spostare anche con i mezzi pubblici. Per farlo in sicurezza però servono nuovi modalità di accesso ai servizi, coordinamento e gestione che Atm e il suo controllante Palazzo Marino non hanno saputo fornire, al massimo hanno scaricato la colpa su altri. Ma se chi controlla i trasporti non controlla i trasporti, allora cosa serve? Perché bloccare tutto a colpi di decreti e ordinanze non può essere la soluzione per istituzioni democratiche.

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