matteo salvini

Processo Gregoretti, Di Stefano (Lega): “Noi stiamo con Salvini”

Processo Gregoretti, Di Stefano (Lega): “Noi stiamo con Salvini”. Il sindaco di Sesto San Giovanni Roberto Di Stefano, appena passato tra le fila leghiste, ha voluto essere presente a Catania per sostenere il leader della Lega: “Siamo in tantissimi, a Catania, per sostenere Matteo Salvini per il caso Gregoretti. È la prima volta nella storia che un ministro viene processato semplicemente per aver fatto il suo dovere, per aver fatto quello che gli italiani gli avevano chiesto: difendere i confini del nostro Paese e fermare il business dell’immigrazione clandestina. Come dice la Costituzione, la difesa della Patria è un sacro dovere del cittadino ed è proprio ciò che ha fatto Salvini, supportato dai voti di milioni di italiani! Mandare a processo chi si è schierato contro i trafficanti di essere umani e contro i troppi che fanno affari sulla pelle dei migranti, significa calpestare la volontà popolare. La gente lo ha ribadito chiaramente, in tutti gli appuntamenti elettorali, e chi ci governa non può più fare finta di nulla: porti chiusi e stop agli sbarchi dei clandestini! Noi stiamo con Matteo Salvini!”. Per il leader della Lega sembra prospettarsi un esito positivo in tribunale perché il pubblico ministero ha chiesto il non luogo a procedere.

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Fondi Lega: nuove analisi sui conti correnti degli imprenditori vicini al partito di Matteo Salvini

Fondi Lega: nuove analisi sui conti correnti degli imprenditori vicini al partito di Matteo Salvini. I pm che stanno dando la caccia al presunto tesoretto della Lega hanno infatti richiesto nuove analisi su alcuni conti dell’imprenditore Francesco Barachetti, indagato per peculato nell’inchiesta milanese sul caso Lombardia Film Commission e considerato una delle figure centrali nell’indagine che scava anche su presunti ‘fondi neri’ per la Lega raccolti dai tre contabili di fiducia del partito finiti ai domiciliari. Le analisi su movimentazioni finanziarie sospette, e anche su conti di altri ‘personaggi’ dell’inchiesta, tra cui altri imprenditori, sono state richieste dalla Procura di Milano agli ispettori dell’Uif di Bankitalia e accertamenti sono in corso anche da parte del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf. Intanto, per venerdì prossimo davanti all’aggiunto Eugenio Fusco e al pm Stefano Civardi è stato fissato il quinto interrogatorio di Luca Sostegni, il presunto prestanome finito in carcere a luglio e che sta collaborando. E domani mattina si terranno le udienze al Riesame per Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba, i due revisori in Parlamento per il Carroccio arrestati e che hanno chiesto la revoca della misura dei domiciliari. E’ probabile che la prossima settimana gli inquirenti milanesi incontrino a Genova i loro colleghi che stanno seguendo l’inchiesta per riciclaggio sui 49 milioni di euro della Lega di cui si son perse le tracce.  inquirenti stanno compiendo accertamenti, infatti, su possibili “retrocessioni” di denaro al partito da parte di imprese e società che hanno fatturato lavori e incassato dal Carroccio. Per ora, da segnalazioni dell’Uif di Bankitalia risulta che Barachetti, imprenditore bergamasco (negli atti si parla anche della moglie russa, socie e non indagata, Tatiana Andreeva), avrebbe ottenuto dalla Lega o da entità collegate, come la Pontida Fin, oltre 2 milioni di euro negli ultimi anni.

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Verso una Tangentopoli leghista?

Verso una Tangentopoli leghista? La domanda sembra quanto mai necessaria nel momento in cui i custodi dei conti salviniani sono finiti in manette per l’affare dell’immobile destinato a diventare la sede della Lombardia Film Commission. Secondo i magistrati il gruppo di commercialisti essenziale per la nuova Lega di Matteo Salvini avrebbe usato un milione di euro stanziati dalla Regione all’epoca guidata da Roberto Maroni per vendere alla LFC un immobile comprato per due soldi meno di un anno prima: il costo finale è stato di 800mila euro, mentre loro lo avevano comprato per 400mila. Secondo Salvini finirà tutto in nulla. La stessa linea sembrano averla Alberto Di Rubba, Andrea Manzoni e Michele Scillieri, i tre commercialisti con ruoli di primissimo piano nella gestione della cassa leghista. Ma andiamo verso una tangentopoli leghista? Perché Manzoni ad esempio è anche nel collegio sindacale di Arexpo (per altro la nomina è firmata da Giuseppe Salanomina-collegio-sindacale-arexpo-cpy-6), la società che ha il compito di gestire il futuro dei terreni su cui si è celebrato Expo 2015. Un posto in cui si stanno concentrando interessi miliardari, con piani di investimenti pubblici e privati da centinaia di milioni di euro. Se su un singolo milione gestito dal giro si sta creando un tale pandemonio legale, qualche dubbio sembra normale sollevarlo quando si parla di cifre ben più consistenti. Ma al di là della singola inchiesta, quello che sembra profilarsi all’orizzonte è un tema più complesso per Matteo Salvini: quando si parla di Lega e soldi ormai l’interesse generale è altissimo. Prima i 49 milioni, poi la Russia, adesso pure l’immobile in periferia. I colpi sulla gestione economica sono duri e le “felpe” devono ricordarsi che proprio su temi simili è caduto niente meno che Umberto Bossi. Vero è che era un Bossi ormai provato dall’età e dalla malattia, mentre Salvini è ancora sulla cresta. Avrà però le energie per tirare le fila su tutto? Perchè più aumentano i “casi economici” e più si sente tintinnio di manette stile Tangentopoli. In fondo Salvini ha seguito la strada di Matteo Renzi nello scontro diretto con il Quirinale, quindi è logico aspettarsi che la magistratura controllata dal Re (pardon, Presidente) si muova con decisione contro il nemico più pericoloso. Attenzione: non vogliamo dire che sia usata come un bastone senza appigli, ma che nel momento in cui il magistrato si trova a decidere quale indagine rendere prioritaria pare ovvio scelga quella sulla Lega. Ed è innegabile che si siano moltiplicate le inchieste sulla Lega, non solo sui suoi commercialisti. La partita a scacchi dei due Matteo infatti non è mai stata dentro il Parlamento, ma verso il Colle più alto. Da dove si controllano veramente l’Italia e le sue Forze Armate.

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La lettera di Salvini a Mattarella

La lettera di Salvini a Mattarella. La missiva è partita dopo che sono state rese pubbliche le intercettazioni in cui alcuni magistrati dicevano “Salvini ha ragione, ma dobbiamo attaccarlo”. A quel punto il senatore ha scritto al capo della magistratura italiana: Al Signor Presidente della Repubblica Illustre Signor Presidente, l’articolo pubblicato sul quotidiano La Verità in data 21 maggio 2020 dal titolo “La chat delle toghe su Salvini: Anche se ha ragione lui adesso dobbiamo attaccarlo” documenta uno scenario gravissimo: diversi magistrati nei loro colloqui privati (intercettati nell’ambito del procedimento a carico del dottor Luca Palamara) concordavano su come attaccare la mia persona per la politica sull’immigrazione che all’epoca, quale Ministro dell’Interno, stavo portando avanti. L’avversione nei miei confronti è evidente al punto che, secondo quanto risulta dalle intercettazioni riportate sul quotidiano, uno dei magistrati, il dottor Palamara, pur riconoscendo le ragioni della mia azione politica, individuava nella mia persona un obiettivo da attaccare a prescindere. Intenzione che veniva condivisa da altri magistrati. Le intercettazioni pubblicate documentano come l’astio nei miei riguardi travalichi in modo evidente una semplice antipatia. In tal senso è inequivocabile il tenore delle comunicazioni dei magistrati intercettate: “Mi dispiace dover dire che non vedo veramente dove Salvini stia sbagliando…” – “No hai ragione…Ma ora bisogna attaccarlo”. “Io credo che rafforzano Salvini così” – “Lo temo anch’io”. “C’è quella merda di Salvini, ma mi sono nascosto”. “Oggi Sangermano ha fatto un intervento in Cdc praticamente contro di me perorando una linea filogovernativa su dl Sicurezza […] In separata sede, ma davanti a tutti quelli del gruppo ho posto la questione e ho avuto l’appoggio di una buona parte di noi”. Come noto, a ottobre inizierà l’udienza preliminare innanzi al GUP presso il Tribunale di Catania ove sono chiamato a rispondere dell’ipotesi di sequestro di persona per fatti compiuti nell’esercizio delle mie funzioni di Ministro dell’Interno, in linea con l’azione di governo tesa al contrasto dell’immigrazione clandestina. Per quanto si legge nell’articolo del quotidiano è proprio tale tema politico ad aver suscitato l’avversione nei miei confronti dei magistrati, protagonisti di quelle comunicazioni pubblicate. Non so se i vari interlocutori facciano parte di correnti della Magistratura o se abbiamo rapporti con i magistrati che mi giudicheranno, tuttavia è innegabile che la fiducia nei confronti della Magistratura adesso vacilla al cospetto delle notizie sugli intendimenti di alcuni importati magistrati italiani, per quanto emerso e riportato nell’articolo de La Verità. Quelle frasi captate nell’ambito del procedimento a carico di Palamara palesano, invero, una strategia diffusa e largamente condivisa di un’offensiva nei miei riguardi da parte della Magistratura. Tutto ciò intacca il principio della separazione dei poteri e desta in me la preoccupazione concreta della mancanza di serenità di giudizio tale da influire sull’esito del procedimento a mio carico. Mi appello al Suo ruolo istituzionale, quale Presidente della Repubblica e dunque Presidente del CSM, affinché mi venga garantito, come deve essere garantito a tutti i cittadini, il diritto ad un processo giusto, davanti a un giudice terzo e imparziale, nel rispetto dell’art. 111 della Costituzione. Sen. Matteo Salvini

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Fontana ha perso la sfida con Salvini

Fontana ha perso la sfida con Salvini. Inutile negarlo. In queste settimane il governatore lombardo ha perso anche ogni occasione di avere un futuro politico di alto livello, a meno che la Lega non gli riservi un posticino da peone in Parlamento. La storia recente ha visto infatti un tracollo pesantissimo della politica di centro destra lombarda: nelle prime settimane Giulio Gallera e pure Attilio Fontana erano riusciti a dare l’immagine di una Regione che sapeva cosa fare e dove mettere le mani. Progressivamente sono iniziate le giravolte all’apparenza inspiegabili, che in realtà sono spiegabilissime: Salvini, dicono nei corridoi, si è fatto vivo. Ha iniziato a impartire direttive a cui il governatore lombardo si è piegato come un fuscello. Fontana ha perso la sfida con Salvini, a differenza di Luca Zaia che è emerso come un gigante da questa crisi. Il Veneto ha sempre dato l’idea di avere il polso della situazione e i risultati si sono visti. La Lombardia invece si è fatta usare come una clava contro il governo nazionale. Forse aver perso circa dieci punti nei sondaggi ha convinto Salvini che fosse necessario attivarsi in qualche modo. Mentre lui scendeva, salivano Fratelli d’Italia, Movimento 5 Stelle e persino Forza Italia. Quindi la non brillante idea è stata usare la regione più ricca e popolosa per arrestare la discesa in questi sondaggi (vero male del presente) e colpire il governo nazionale. L’unico risultato vero è che ha distrutto alcune carriere politiche, per Fontana e Gallera sarà dura uscire puliti (e liberi), nonché scommesso pesantemente visto il numero di vite umane in gioco. Quando apparirà chiaramente cosa ha fatto anche sul resto della stampa e del web, come reagiranno quelli che hanno seppellito amici e parenti? O chi vive la costante ansia per una persona cara in “prima linea”? Salvini ha la famiglia a Milano, ma non pare aver avuto scrupoli nonostante i segni di insofferenza verso di lui non manchino. Grazie a lui Fontana non sarà mai più governatore e probabilmente la sinistra tornerà al governo in Lombardia dopo decenni. Un capolavoro.

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Ambulanti delusi da Fontana

Ambulanti delusi da Fontana. La categoria nei giorni scorsi aveva scritto una lettera aperta proprio al governatore lombardo per chiedergli di ragionare su un modello di mercato a prova di Covid19. Invece gli ambulanti sono delusi da Fontana perché ha confermato misure più restrittive di quelle del governo nazionale. Per altro la linea di Fontana pare in contrasto con quella del leader leghista: come potete sentire anche dalle sue stesse parole, Salvini non è felice nemmeno delle misure prese dall’esecutivo Conte che sono più leggere di quelle lombarde. Eppure Fontana conferma la linea durissima in contrapposizione a quella dura del governo. Ecco la lettera infuriata dalla categoria: REGIONE LOMBARDIA DICE NO AGLI AMBULANTI CHE CHIEDONO DI LAVORARE PAZZESCO!!! “Anche dopo la presentazione di protocolli di sicurezza, peraltro già in uso per i mercati coperti Regione Lombardia nega agli alimentaristi di piazza di vendere i propri prodotti, anche se il decreto del Governo lo permette” dichiara Zarrella Presidente Euroimprese commercio. “Infatti solo Regione Lombardia chiude i mercati scoperti, e vieta la vendita dei generi alimentari, funzione che potrebbe alleggerire lo stress e le code ai supermercati, i pericolosi assembramenti e i tantissimi contatti all’interno dei locali commerciali. Eppure Regione Lombardia non ha neppure delegato ai Sindaci la decisione, visto che in molti comuni erano già in atto protocolli di sicurezza. Francamente é sorprendente che chi governa Regione Lombardia, che da sempre dichiara di essere vicino ai piccoli commercianti, non abbiano già da subito attivato politiche di risoluzione del problema, ci chiediamo perché nelle Regioni governate dal centro destra come Piemonte e Veneto gli operatori commerciali di piazza di soli generi alimentari possano vendere senza problemi”, continua Zarrella. “Sappiamo solo che questa specifica categoria é stato pesantemente discriminata e che a distanza di un mese NESSUNO si é preoccupato di trovare un piano B. É brutto dirlo ma la Regione Lombardia non ha voluto trovare una soluzione propositiva, ha scelto la strada piu corta la chiusura. Ci aspettiamo che la Pasqua porti consiglio e martedi riparta un confronto che veda come soluzione finale la riapertura dei mercati applicando il nostro protocollo, unico accesso, entrate contingentate, guanti e mascherine per tutti”, conclude Zarrella Presidente Nazionale Euroimprese Commercio Nicola Zarrella

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