municipio 9

Una surreale sera in Municipio 9

Una surreale serata in Municipio 9. Non sapremmo come altro definirla. Quella dell’ultima riunione del Consiglio di Municipio è stata quanto mai singolare, effetto di una guerra interna alla maggioranza intrapresa dal capogruppo di Forza Italia Femminino. Invocava un cambio di passo, cioè una sua nomina assessorile, ma non è arrivato ed è cominciata una guerriglia che ha bloccato i lavori e lasciato il Municipio senza una maggioranza. Mesi. Nessuno però sembra in grado di risolverla. Il presidente Lardieri, che nella serata è sopravvissuto all’ennesima mozione di sfiducia resiste imbullonato alla poltrona, nonostante come ribadito dalla mozione sia ormai in minoranza. I suoi insistono che non è colpa sua, ma di Femminino l’attuale crisi politica. Però al di là delle colpe, gioco che piace tanto in un Paese cattolico, ci sono i fatti. Ma nella surreale serata in Municipio 9 tutto può essere travolto da logiche incomprensibili: come i tre consiglieri del Movimento 5 Stelle che presentano una mozione di censura contro il capogruppo di Forza Italia Femminino. Una mozione che passa pure e dà l’impressione che i 5 Stelle siano diventati una pedina nello scontro interno agli azzurri. Chissà cosa ne pensa Luigi Di Maio, Casaleggio e gli altri capi del Movimento. Perché, stando ai fatti, è vero che l’enzima scatenante della crisi sarà pure stata l’aspirazione di Femminino di avere un posto e uno stipendio più prestigioso, ma oggettivamente il Municipio è fermo al palo. Vive di serate surreali, dichiarazioni a volte ancora più surreali del suo presidente e talvolta di qualche attività. E ora pure i 5 Stelle che aiutano una parte di Forza Italia contro l’altra. Una serata davvero surreale in Municipio 9.  

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La triste estate dello Scarioni

Una triste estate per il centro balneare Scarioni. La notizia in fondo era chiara per tutti, ma aspettavamo che qualcuno avesse il coraggio di dirlo ad alta voce. Ora è successo: “Ieri ho, abbiamo, ricevuto una brutta notizia. Molto probabilmente il Centro Balneare Scarioni non aprirà. Una doccia fredda, che forse non arriva inaspettata, ma che fa comunque molto male a chi, come me, è molto affezionato a quella piscina – ha scritto Stefano Indovino, capogruppo Pd in Consiglio municipale – È anni che cerco una soluzione per quel luogo, chiedendo chiarezza. O un investimento cospicuo del Comune e Milanosport o la ricerca di un privato interessato a rilanciare l’impianto”. Una ricerca che non ha dato frutti a quanto pare e che peserà su molti: sta arrivando un’ondata di caldo pesantissima e un centro in grado di accogliere centinaia di persone al giorno, persone che vivono nelle periferie, avrebbe rappresentato una boccata d’aria per i più sfortunati. Invece niente, si prospetta una triste estate per lo Scarioni. Difficile che il sindaco Sala se ne occupi o tiri fuori uno dei suoi conigli dal cappello. Serve un progetto serio e lungo e lui non ha tempo, nè tanto meno saprebbe dove trovare i soldi. Insomma crediamo onestamente che sia un problema al di sopra delle sue possibilità. Ci vorrebbe una predisposizione al lavoro anche per chi vive oltre i limiti del 20121 che Beppe non ha. A lui e al Pd in questi anni è interessato più chi era chic e possibilmente non povero. Quindi, temiamo, la triste estate dello Scarioni finirà solo quando la situazione sarà così compromessa da rendere necessario l’abbattimento della struttura, magari per gli ennesimi palazzoni.

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Municipio 9 verso le elezioni?

Questa volta la questione non è solo di pesi interni alla maggioranza, ma si tratta solo di numeri. Femminino, a capo del gruppo di Forza Italia in Consiglio municipale, ha annunciato ieri sera che lui e i suoi non saranno più nella maggioranza. Valuteranno provvedimento per provvedimento. Tecnicamente non esiste più la maggioranza, politicamente invece la corrente di Altitonante e Tatarella (seppure arrestati entrambi) sembra ancora in grado di mettere sotto scacco le parti sopravvissute alla mannaia della Dda di questi giorni. L’unico pezzo da novanta, a questo punto per ora dobbiamo prudentemente scrivere, di Forza Italia senza alcun coinvolgimento nell’inchiesta sembra essere Giulio Gallera. Però l’uomo della Sanità in Lombardia ha una bella gatta da pelare. Lardieri non è riuscito a tenere insieme la maggioranza e ora in piena campagna per le europee si trova con il rischio di dover di nuovo tentare il miracolo di vincere il Municipio 9. Dopo che il centrodestra ha ottenuto oggettivamente pochi risultati e litigato tanto, sarebbe difficile riproporsi. Sicuramente ancora di più con lo stesso volto. Ma, come si dice, chi vivrà vedrà, le ragioni della politica sono come il meteo: si è certi del risultato solo quando è troppo tardi per rimediare. Forse il centrodestra negherà l’evidenza e resterà in carica con qualche alchimia, forse Femminino diventerà improvvisamente assessore municipale, forse ha appena terminato la sua esperienza politica perché sarà valutato come traditore. Sicuramente non era una sfida facile raccogliere un ente pubblico dopo anni di gestione di sinistra e con ampi quartieri ancora in mano ad essa. Per non parlare della nuova malavita che in certi quartieri non si fa problemi a sfidare apertamente anche la polizia. Forse semplicemente non era la squadra giusta, o il capitano giusto: però la carenza di grandi risultati pare sotto gli occhi di tutti. Adesso rimane da vedere cosa succederà ai piani alti, per constatarne i riverberi ai piani bassi. Però il tema resta quello: si tratta di numeri, non di pesi interni alla maggioranza.  

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Lardieri non c’entra

Lardieri non c’entra, dicono nei corridoi. La crisi politica in cui si dibatte il Municipio 9 non sarebbe colpa di chi governa, no: sarebbe colpa di Vincenzo Femminino, capogruppo di Forza Italia. Femminino (che abbiamo provato a contattare, ma senza esito) avrebbe iniziato una guerra senza esclusione di colpi con la sua maggioranza per ottenere il posto di assessore. Questa almeno la vulgata che passa nei corridoi. Anzi, Forza Italia si sarebbe divisa in due, scardinando di fatto la maggioranza, proprio perché i quattro confluiti nel gruppo misto sarebbero proprio quelli fedeli al partito. Femminino invece guiderebbe una pattuglia di ribelli. Quindi, per quanto sembri surreale, la Forza Italia fuori dalla maggioranza è quella “vera”, quella dentro è “falsa”. Uno scenario isterico, ma, dicono i suoi, Lardieri non c’entra. Quindi il “cambio di passo” dopo il “tagliando” chiesto dal ribelle Femminino non sarebbe contro Lardieri. Lardieri non c’entra. In fondo lui è solo Presidente e di Forza Italia, ma non c’entra. Saper governare i gruppi, magari anche il proprio, sembra una pretesa eccessiva. Lardieri non c’entra anche se i quattro fuoriusciti di Forza Italia pare siano fuoriusciti proprio per sostenere Lardieri. Però Lardieri non c’entra. Noi dell’Osservatore però siamo gente vecchio stile: da un presidente ci aspettiamo che sappia governare, anche i gruppi della sua maggioranza. Una pretesa, appunto. Quindi capiamo che per l’ex ferroviere forse sia troppo. Davvero dunque Lardieri non c’entra: non c’entra come presidente, nel senso che il posto per lui sembra troppo impegnativo. Probabilmente la sua dimensione sarebbe qualche incarico meno impegnativo, magari la presidenza di qualche biblioteca (anzi, meglio una piccola libreria). Non c’è niente di male a riscoprire la propria dimensione. I cittadini del Municipio 9 sperano che lo capisca anche il partito e sollevi le spalle di quel poveruomo dell’ex ferroviere: Lardieri, lì, non c’entra.  

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Municipio 9, Forza Italia mette all’angolo Forza Italia

Non può piovere per sempre, diceva Eric Draven. Ma sul Municipio 9 pare di sì. L’intervento di ieri sera di Vincenzo Femminino, consigliere municipale di Forza Italia, potrebbe sembrare una cosa da poco, ma solleva per l’ennesima volta il problema della gestione amministrativa del Municipio 9: il consigliere ha parlato della necessità di fare un tagliando all’Amministrazione in carica, perchè “serve un cambio di passo”. Quindi: un presidente di Forza Italia, il sempre più traballante Giuseppe Lardieri, viene messo all’angolo dal suo stesso partito. Forse anche Femminino e i suoi si sono resi conto che oltre al refrain della “terza città della Lombardia” c’è poco altro del governo Lardieri, o forse c’è una manovra politica per ottenere l’incarico di assessore visto che ancora manca un assessore alla Sicurezza? La stampa del suo paese d’origine ci spera da quando il centrodestra ha vinto le elezioni nel municipio 9, ma gli altri non tanto. Ma l’ex ferroviere Lardieri cosa farà? Sembra una piccola cosa, un dettaglio, ma se il tuo stesso partito sottolinea così la tua (carente) gestione, forse Lardieri deve capire di avere un problema serio. Magari quello di non essere all’altezza della terza città di Lombardia, può capitare di affrontare sfide più grandi di noi, ma ora i cittadini hanno un municipio bloccato. Sarà comunque difficile che si dimetta: lo ha minacciato spesso, ma mai fatto, quindi sembra che punti più sulla paura di nuove elezioni dei suoi che su altro.  Ma i suoi problemi non finiscono mai e provengono spesso dal suo stesso partito: proprio un altro pezzo di Forza Italia è uno dei bastoni che stanno bloccando la ruota della macchina amministrativa. Al momento infatti ci sono quattro fuoriusciti dal gruppo di Forza Italia e confluiti nel gruppo misto. Senza una guida non si capisce più quale dei due gruppi parli davvero a nome del partito: Femminino parla a nome di chi? Ha potuto umiliare Lardieri pubblicamente perché lo chiede Forza Italia o è una sua iniziativa? Per il momento non ha risposto alle domande dell’Osservatore. Ma sicuramente la situazione del Municipio 9 è al limite: si litiga, ma non si governa. L’opposizione ha i pop corn in mano da settimane, in attesa che sia la stessa maggioranza a sfiduciare Lardieri. L’ex ferroviere ieri sera aveva la faccia di un pugile suonato, ormai umiliato dalla sua squadra. Chissà perché non smette di farsi prendere a ceffoni dalla sua stessa maggioranza ritirandosi nella dignitosa vita da pensionato che gli spetta. I cittadini della “terza città di Lombardia” ne avrebbero in cambio un Municipio che funziona meglio, lui la pace che merita. In fondo, non può piovere per sempre.  

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La delusione del Municipio 9

Come amano ripetere alcuni della giunta municipale, il Municipio 9 per dimensioni è “la terza città della Lombardia”. Un ente numericamente molto rilevante, ma che sembra allo sbando. L’assessore alla Sicurezza, ruolo di assoluta rilevanza visto che proprio sul tema è stato sconfitto il centrosinistra dopo una vita, è stato prima silurato e poi non sostituito. Ma è solo un esempio. Il presidente Giuseppe Lardieri, con sorpresa di moltissimi, era riuscito a condurre una campagna che ha strappato alle sinistre una delle loro roccaforti, ma poi sembra non essere all’altezza del compito di governare: da mesi ormai la sua maggioranza si dibatte in una crisi che fa saltare commissioni, partire eventi in ritardo o che fa andare deserti i bandi. Un primo colpevole era stato individuato in Andrea Pellegrini, tornato a essere semplice consigliere dopo un’esperienza come assessore alla Sicurezza, ma anche la sua (mancata) sostituzione non ha risolto i problemi. Tra i pochi che cercano di mandare avanti la baracca, ovvero governare, c’è l’assessora Debora Giovanati, record woman di preferenze e a quanto pare l’unica davvero attrezzata dell’attuale giunta per governare: crea e fa partire bandi, gestisce le sue deleghe, insomma fa quello per cui viene pagata. Ma sopra di lei c’è un uomo che sembra ottimo come candidato, ma pessimo come presidente. Secondo molte voci, persino interne alla sua stessa maggioranza, Lardieri ha parlato tanto e concluso molto poco. Sarebbe una vera delusione per i sostenitori del centrodestra che erano entusiasti di una vittoria inaspettata. Ma se in campagna elettorale spegnere, allungare tempi e modi del dibattito, può funzionare, non altrettanto si può dire del post elezioni. Governare non è semplice, soprattutto macchine complesse come quelle pubbliche. Lardieri però non sembra attrezzato, rischia seriamente di passare alla storia come una triste delusione per gli elettori e per i suoi padrini politici.  

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