Pedemontana lombarda

Pedemontana, sindaci abbandonano il tavolo, Pizzighini (M5S): “I territori non vogliono la tratta D”

Paola Pizzighini (Consigliera regionale M5S): “Quello dei sindaci è un messaggio chiaro alla Giunta Regionale. Da oggi nessun Assessore e nessun esponente della maggioranza potrà più permettersi di mascherare il fallimentare progetto dell’autostrada più costosa d’Italia dietro lo slogan “lo chiedono i territori” o, se lo faranno, staranno raccontando una bugia. Pedemontana è un buco nero di risorse pubbliche, dal quale gli investitori privati sono scappati e che i territori non vogliono. L’unica domanda alla quale la Giunta e la sua maggioranza dovrebbero sentirsi in dovere di rispondere è il motivo per cui continuino ad accanirsi su questo colossale fallimento” così la Consigliera regionale del Movimento Cinque Stelle, Paola Pizzighini, in merito alla decisione dei dodici sindaci dei Comuni della Brianza orientale (interessati dalla tratta D breve della Pedemontana lombarda) di abbandonare subito il tavolo di confronto convocato in Regione Lombardia con l’assessore regionale alle Infrastrutture e Opere pubbliche, Claudia Terzi. Più critico l’ex Consigliere regionale, ora Rappresentante del gruppo di Monza e Brianza est, Marco Fumagalli (M5S) che aggiunge: “Pedemontana è l’emblema dell’arroganza della destra lombarda. Solo chi non conosce la materia può credere che la variante progettuale proposta dalla Regione stia in piedi da un punto di vista giuridico. È evidente che la tratta D breve è un’opera completamente diversa da quella progettata in origine e pertanto occorre fare un nuovo bando per aggiudicare una nuova opera, non proporre una variante fasulla. Adesso ci aspettiamo che i sindaci, che ancora hanno a cuore il proprio territorio e la legalità, impugnino gli atti e facciano cessare questo enorme spreco di denaro pubblico”.

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Pedemontana lombarda bocciata anche dalla corte dei conti

Pedemontana lombarda bocciata anche dalla corte dei conti. Questa volta è addirittura la magistratura contabile, la Corte dei Conti della Lombardia, a lanciare l’allarme sulla Pedemontana lombarda. Dall’analisi finanziaria dell’opera, concepita oltre 50 anni fa, approvata 15 anni fa e coi cantieri fermi da oltre 5 anni senza nemmeno essere arrivata a metà, emerge che la Regione Lombardia “proietta il costo dell’investimento attuale sulle generazioni future.” Il Pirellone, diventato lo scorso anno azionista di controllo di Pedemontana con la sottoscrizione di azioni per 350 milioni di euro e un prestito in conto soci di 900 milioni di euro (che tutti sanno non verrà mai restituito, e questo la Corte dei Conti lo fa capire chiaramente) ha salvato per la seconda volta dal fallimento e tenuto in vita un’opera i cui costi non verranno mai coperti dal traffico futuro. Si tratta di un secondo fallimento. Perchè il fallimento di Pedemontana fu dichiarato una prima volta dal Tribunale di Milano nel 1997, ed evitato in extremis solo grazie ad un prestito regionale di 900 milioni voluto dall’allora presidente Roberto Maroni. Soldi tolti alla manutenzione delle strade, ai trasporti pubblici e a chissà cos’altro. Con la censura della Corte dei Conti quindi siamo alla seconda magistratura che interviene nel silenzio colpevole della politica, che fa finta di non sapere che Pedemontana si è già ”mangiata” indebitamente 1,2 mld di euro di finanziamento statale destinato all’intera opera per realizzare solo 30 km di autostrada (al costo stratosferico di 56 milioni di euro al KM). Nell’attesa della magistratura civile che sarà chiamata a giudicare il rinnovo illegittimo degli espropri, che da 15 anni penalizzano ingiustamente oltre 25mila di lombardi privati della disponibilità reale di case e terreni. E non dimentichiamo infine che resta pendente un’altra “magistratura”, quella europea, che già vent’anni fa (chiamata in causa nientemeno che da Reinhold Messner) aveva detto che la concessione, affidata 35 anni fa senza gara (!) sta in piedi solo se l’opera si fa tutta fino a Bergamo, altrimenti va revocata. Bene, nonostante questo, la Regione ancora in queste settimane cerca di imporre una variante taglia-percorso che va a pigliare la tangenziale est esterna chiudendo Vimercate e Agrate in un nodo scorsoio di autostrade che nulla c’entra con Bergamo.  Ma sono rischi che Pedemontana non corre, assurdo carrozzone con dieci volte i dipendenti per chilometro di ogni altra autostrada italiana, comprese le cugine inutili BreBemi e TEM. Già, ma quelle sono autostrade private costruite con risorse pubbliche, mentre Pedemontana è sempre più e solo … l’autostrada della politica

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Pedemontana lombarda, onlit: espropri prorogati senza diritto e finanziamenti appesi a una proroga, l’ennesimo fallimento lombardo

Pedemontana lombarda, Onlit: espropri prorogati senza diritto e finanziamenti appesi a una proroga, l’ennesimo fallimento lombardo. Tempi grami per la lombardia. Questa volta non è la lotta al virus ma l’eterna questione della autostrada Pedemontana. Ferma da 10 anni al 30% del tracciato, e priva di traffico, in queste settimane l’autostrada è sotto due spade di Damocle: la scadenza del termine entro il quale avrebbe dovuto ottenere dal mercato il mostruoso finanziamento bancario che serve a finirla (oltre 2 miliardi di euro), e la scadenza del diritto di espropriare le aree dove dovrebbe passare. Se anche una sola delle due proroghe saltasse, verrebbe meno l’intero progetto, e otterrebbe finalmente ragione la Procura di Milano che già 5 anni fa ne aveva chiesto il fallimento. Il 7 gennaio alcune fonti di stampa avevano affermato che era stata concessa una proroga di tre mesi per la ricerca del finanziamento. Oggi altre fonti dicono il contrario, che sarebbe stata concessa la proroga degli espropri ma non quella del finanziamento. Da Pedemontana nessuna nota ufficiale, e a Roma tutto è fermo dopo che due settimane fa è stato rinviato un comitato interministeriale (CIPE) perché non c’era accordo nella maggioranza. In sostanza, nessuno sa se sono state concesse entrambe le proroghe, non ne è stata concessa nessuna, oppure una si e l’altra no (e quale). Il terreno resta però minato. Se entrambe le proroghe saranno concesse si andrà avanti per altri 3 inutili mesi, perché in 3 mesi è difficile ottenere un mutuo per un bilocale, figuriamoci un prestito da 2 miliardi per un’opera che non ha i numeri per ripagarlo. Se non ne è stata concessa nessuna il progetto è morto, e forse finalmente qualcuno riporterà la concessione nelle mani pubbliche che già hanno pagato oltre l’80% dell’investimento fin qui eseguito, e che ogni giorno tramite i singoli utenti lo pagano una seconda volta versando le (esose) tariffe. Se non è stata concessa la proroga degli espropri, occorrerà riapprovare l’intero progetto e farli partire di nuovo. Ma se fosse “lo stesso” progetto sarebbe una evidente forzatura – per non dire una spudorata presa in giro della legge – a grave rischio di ricorso. In ogni caso: niente espropri, niente finanziamento, e si torna alla prima casella di questo gioco dell’oca zoppa. Se non è stata concessa la proroga del finanziamento, decade il diritto alla defiscalizzazione dei guadagni futuri (mezzo miliardo in meno di tasse da pagare, mentre le imprese e i lavoratori italiani soffrono per la crisi-Covid) e di nuovo niente finanziamento e prima casella. Nel frattempo Regione Lombardia avrà buttato altri 350 milioni di preziosissimi euro tolti ai trasporti pubblici, alla sanità e a chissà cos’altro. Se è vero quello che dice oggi un quotidiano, e la proroga degli espropri non l’ha concessa il Governo (a cui era stata richiesta) ma la concedente regionale CAL (50% Regione e 50% ANAS) ricorrendo a uno dei decreti Covid 2020, la legge sarebbe completamente ignorata, perché il decreto semplificazione richiama la legge sugli espropri e dice che essi possono essere prorogati localmente, ma solo quelli che ancora non lo siano stati, mentre quello di Pedemontana è già stato prorogato da Roma per ben due volte, per un totale di oltre 10 anni! Va bene l’interesse pubblico, ma il privato non può essere vincolato in eterno se l’opera non si fa. Basta che uno delle migliaia di proprietari interessati – i cui terreni, le cui case e le cui imprese sono vincolati dal 2009 – faccia ricorso e tutto il castello di carte crolla, e questa volta forse finalmente il gioco fatto sulla pelle dei cittadini si chiuderà. Dario Balotta presidente ONLIT (Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Trasporti e Infrastrutture)

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