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Sap e Siulp: “La visita del sottosegretario Molteni a Taranto non sembra un caso”

Sap e Siulp: “La visita del sottosegretario Molteni a Taranto non sembra un caso”. Non ci sembra affatto casuale la scesa a Taranto del Sottosegretario agli Interni On. Molteni che ieri ha fatto visita all’Hotspot, guarda caso dopo che le Segreterie Provinciali di SIULP e SAP, attraverso una nota ufficiale inviata anche al Prefetto di Taranto, denunciavano le criticità sul piano gestionale e sanitario del centro di temporanea accoglienza, accentuate dalla fortissima pressione del flusso migratorio di cui il nostro Paese è coinvolto in prima linea. Per noi, è questo un segnale di grande attenzione e pendiamo atto che il Sottosegretario, ha espresso alla stampa parole particolarmente gratificanti per il sacrificio dei nostri colleghi, in un momento così delicato. Ha poi sottolineato – ribadendo ciò che SIULP e SAP vanno denunciando da tempo – l’assoluta inadeguatezza della struttura ad ospitare i minori non accompagnati e per di più positivi al Covid. In altre parole, un Hotspot trasformato da centro leggero di passeggera accoglienza (72 ore di permanenza massima) a “centro covid”!! Eppure, proprio il Prefetto di Taranto che ieri ha accolto l’On. Molteni, nei giorni scorsi, pare non abbia perso tempo a replica alle note sindacali a nostra firma, stigmatizzando le nostre doglianze, una cosa mai osservata in tanti anni di sindacalizzazione. Prendiamo atto che dopo le nostre denunce, ha provveduto a spostare i minori positivi al Covid-19 in altra struttura, pur tuttavia, non ha ancora dato esito alle nostre rimostranze che per senso di responsabilità abbiano rappresentato al Questore che ci ha comunque risposto con una nota e appunto all’Autorità di Governo, responsabile in capo della gestione dell’Hotspot. Il fatto stesso che i positivi al virus, e che ne erano già affetti quando sono giunti a Taranto, fatto assolutamente grave siano stati poi isolati, avvalora le nostre tesi segnalate sin dall’inizio della pandemia rispetto all’inidoneità del centro a maggior ragione nell’emergenza epidemiologica. La riteniamo non idonea a contenere centinaia di migranti che tra l’altro convivono per diverse settimane in maniera promiscua nelle fatiscenti tendopoli. E’ indispensabile tutelare anche la salute di coloro che garantiscono la sicurezza e la vigilanza all’interno ed esterno della struttura come pure degli ospiti e delle altre figure professionali, la cui preziosa opera di mediazione, a quanto pare, non sembra più essere sufficiente a scongiurare atteggiamenti di insofferenza da parte dei migranti che scappano sottraendosi alle restrizioni sanitarie e che danno vita a rivolte interne. Il Prefetto, sembra aver impegnato le sue energie per “smentire” i sindacati, piuttosto e invece, vorremo che si concentrasse nel dare risposte ai nostri quesiti soprattutto di ordine sanitario e rispetto ad una situazione grave che è passata quasi inosservata, di certo non a noi che nella doppia veste, assolviamo anche al ruolo di R.L.S. (Rappresentanti dei lavoratori per la tutela della sicurezza sui posti di lavoro) secondo il D.lvo 81/2008. Grave, se consideriamo che gli ospiti del centro, inizialmente erano oltre 300, dopo lo sbarco a Lampedusa, hanno viaggiato per tutto il Sud Italia, e se positivi al virus come è emerso nelle fasi successive, hanno quindi contaminato interi territori. Solo a Taranto, sono stati sottoposti al test molecolare ed è merso che 33 soggetti erano positivi al Covid-19, nelle ore successive saliti a 37 secondo la comunicazione ufficiale fornita alle organizzazioni sindacali da parte della Questura di Taranto. E non 22, come qualcuno ha invece riportato sulla stampa!! Uno di essi è risultato positivo alla variante Delta e altro dato preoccupante, è che due nostri colleghi del Reparto Mobile di Taranto, coinvolti nelle fasi di contenimento della fuga dei profughi, sono risultati affetti dal coronavirus mentre una squadra intera di 10 persone è stata messa in quarantena. In queste ore sono stati effettuati ulteriori indagini epidemiologiche e secondo quanto comunicatoci ufficialmente, altri 13 di essi sono risultati positivi al virus, dopo aver convissuto per più giorni in tendopoli a stretto contato con gli altri migranti e adesso isolati in altra struttura in cui diversi di loro – i primi – non si sono ancora negativizzati, ci comunicano, mentre tutt’ora sono in corso altri accertamenti (tamponi). Il personale, sebbene abbia adottato le misure preventive anti-contagio, in buona sostanza, nei primi giorni, ha operato all’oscuro del risultato epidemiologico e del focolaio scoppiato nell’Hotspot. Eppure le direttive e i protocolli sanitari attuali, prevedono che i clandestini, appena sbarcati sulle nostre coste, vengano immediatamente sottoposti agli accertamenti medici. Il personale, ha quindi corso seri rischi e continua a correrli!! Una questione che meriterebbe un’inchiesta!!. L’Autorità locale di Governo, poi, non ci fornisce risposte sulla denunciata inadeguatezza della struttura che mette tra l’altro a nudo i limiti dell’attuale sistema di accoglienza. L’Hotspot, essendo stato istituito in seguito agli impegni del 2015 assunti dallo Stato Italiano nell’ambito dell’agenda europea sulla immigrazione, chiaramente non è stato progettato per far fronte all’emergenza attuale e ad oltre un anno dalla pandemia, questa come tutte le altre, purtroppo non è stata adeguata ad una logistica tale da scongiurare situazioni critiche sul piano sanitario. I nodi ormai vengono al pettine e si evidenzia come un po’ ovunque, vi sia un sopraffollamento e questi centri, da luoghi di accoglienza temporanea, si sono trasformati in centri di lunga permanenza in violazione persino delle direttive europee. La criticità più evidente è rappresentata da una inadatta e carente recinzione perimetrale che permette anche ad un bambino di essere scavalcata, mettendo in serio pericolo sia coloro che arbitrariamente fuggono dal centro sia gli operatori di polizia. Colleghi operativamente gravati da questa nefandezza logistica e dalla incapacità di un esecutivo che a livello centrale, non riesce a ridefinire la questione rimodulandola alle esigenze del momento e alle emergenze sanitarie collegate al coronavirus. Non siamo assolutamente in una condizione di normalità come qualcuno vorrebbe far credere. E’ questa una “emergenza nella emergenza” come più volte ribadito e non a caso il Questore di Taranto, ha rafforzato i servizi di ordine pubblico e di vigilanza con i Reparti Mobili di Padova e di Senigallia scesi in trasferta a Taranto. Ebbene, nell’atto di responsabilità che ci contraddistingue,

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La lettera delle Forze dell’Ordine a Mario Draghi

La lettera delle Forze dell’Ordine a Mario Draghi. Alcune sigle sindacali del settore hanno infatti deciso di scrivere al premier per ricordare al premier l’importanza delle donne e degli uomini in divisa in questo momento: Signor Presidente del Consiglio Prof. Mario Draghi, con la riapertura dei tavoli per il rinnovo dei contratti per il personale del Comparto Sicurezza-Difesa abbiamo apprezzato l’attenzione che ha voluto riservare alle donne e agli uomini che si occupano della sicurezza e difesa del Paese, nonché la volontà del Suo Esecutivo di giungere ad una definizione degli accordi. Un importante segnale per tutti gli operatori del Comparto che da sempre sono impegnati nel fronteggiare le varie emergenze relative alla sicurezza e alla difesa del nostro Paese, dal contrasto alle mafie, al terrorismo nazionale ed internazionale, dal sovraffollamento delle carceri, dalla crescente tensione penitenziaria, alla criminalità in genere, alle missioni di pace nei vari scenari di guerra e ora anche al contenimento dell’emergenza epidemiologica. Nella fase di riavvio dei lavori non è stata presa in alcun modo in considerazione la parte relativa alla “specificità della funzione” così come previsto dall’art 19 L. 183/2010, che richiede anche il riconoscimento economico in dipendenza della peculiarità dei compiti, degli obblighi e delle limitazioni personali, previste da leggi e regolamenti, per le funzioni di tutela delle istituzioni democratiche e di difesa dell’ordine e della sicurezza interna ed esterna. Il finanziamento della “specificità” è indispensabile per remunerare in via principale l’operatività e le attività di servizio più disagiate e/o di maggiore rischio peculiari al personale delle forze dell’ordine e delle Forze armate a cui il restante personale del pubblico impiego non è esposto. Da parte nostra auspichiamo che possa trovare positivo riscontro l’apprezzabile intenzione del Ministro per la Pubblica Amministrazione prof. Renato Brunetta di avviare una interlocuzione con i Ministri competenti e con il MEF per verificare la possibilità di reperire le ulteriori indispensabili risorse per incrementare le attuali disponibilità economiche. Sig. Presidente, è essenziale, sotto un profilo sociale e finanziario, anche in considerazione del blocco pluriennale della contrattazione economica, non svilire la dignità delle donne e degli uomini in uniforme impegnati in prima persona per la difesa, la sicurezza e la tutela della collettività, soprattutto in un momento drammatico come quello attuale, dove il quadro pandemico comporta profonde lacerazioni non solo per la salute pubblica, ma anche della coesione sociale e per le stesse libertà economiche. Per il rilancio del nostro Paese, risulta allora quanto mai fondamentale investire sulla sicurezza, quale precondizione per la crescita indefettibile per ogni stato sociale, affinché sia possibile una effettiva ripresa anche economica in ogni settore. Infatti, la sicurezza interna ed esterna è chiaramente l’asse portante della piramide del benessere economico, atteso che senza la garanzia di stabilità internazionale, di civile convivenza e di legalità interna non c’è settore dell’economia che possa ripartire. Giacché ogni crisi è terreno fertile per la criminalità, sia predatoria che organizzata, che, approfittando della debolezza in cui versano sia il settore imprenditoriale che quello dei piccoli risparmiatori, approfitta per aumentare i propri profitti e il controllo del territorio. Tutto ciò implica la necessità di garantire l’indipendenza della funzione del comparto sicurezza e difesa, garantendolo anche sotto il profilo retributivo, poiché attraverso l’indipendenza economica si può garantire anche una effettiva dignità funzionale. È quindi chiaro che il Comparto Sicurezza-Difesa non può essere escluso dalle valutazioni afferenti il recovery fund. Per tali ragioni, Signor Presidente, conoscendo la Sua sensibilità e l’attenzione che riserva al nostro Comparto, la invitiamo a voler valutare quanto rappresentato, affinché si possa addivenire all’individuazione di adeguate risorse per un rinnovo contrattuale dignitoso e che tenga in considerazione la terzietà della funzione e la specificità di tutti gli appartenenti al comparto sicurezza e difesa, spesso sacrificati per tutta la carriera professionale nella tutela dell’altrui incolumità anche a costo della stessa vita. Nel ringraziarLa per l’attenzione che ci dedicherà, Le porgiamo i nostri migliori saluti con sensi di rinnovata stima e gli auguri di buon lavoro. Cordialmente. Roma, 12 maggio 2021 SIULP – SAP – SIAP/USIP – (Polizia di Stato) SAPPE – UILPA PP – FNS CISL – (Polizia Penitenziaria) COCER CARABINIERI COCER GUARDIA DI FINANZA COCER ESERCITO – COCER MARINA – COCER AERONAUTICA  

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