5 Giugno 2020

Polemica sul nuovo San Siro: “Copiato da quello del Bordeaux”

Polemica sul nuovo San Siro: “Copiato da quello del Bordeaux”. L’attacco arriva da Stefo Mansi, milanese impegnato contro la maxi operazione edilizia che prevede l’abbattimento dello stadio milanese:  Un rendering è un fotomontaggio, un fotoritocco. In parole semplici, un inganno, una truffa. Una definizione che ben si adatta alle immagini fantasmagoriche che inondano stampa e Tv da mesi per convincere tifosi e cittadini milanesi della giustezza dla distruzione dello Stadio Meazza, in favore di 180.000 mq di cemento armato, catrame, grattacieli e bitume. Anche questa operazione di marketing pubblicitario, che purtroppo coinvolge molti operatori del mondo della comunicazione, nasconde un inganno. Non solo per la quantità smisurata di alberi d’alto fusto e prati copia e incollati con un programma al computer sui tetti, sopra il calcestruzzo del centro commerciale, sopra il bitume dei 5.000 parcheggi interrati. Il maldestro abuso del copia/incolla ha coinvolto anche lo stadio! I progetti presentati come avvenieristici e unici in realtà sono anch’essi dei cloni. In particolare nell’immagine sotto, descritta da alcuni giornalisti delle redazioni milanesi come ‘splendido richiamo alle linee ardite del Duomo’, è in realtà una copia. Si tratta del modesto stadio di una squadra di mezza classifica francese il Bordeaux, costruito con fondi statali per gli europei del 2016, non certo una novità. Distruggere la scala del calcio, uno dei primi 5 stadi al mondo nonchè simbolo di Milano, primo impianto pubblico d’Italia per grandezza, capienza e incassi, per sostituirlo con una copia in mezzo a grattacieli e centri commerciali è davvero troppo. Capiamo le difficoltà economiche delle società, ma davvero c’è qualcuno che crede che Milano guadagnerebbe qualcosa da un operazione immobiliare che si rivela ogni giorno più squallida?

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Dubbi sulle mendicanti musulmane in metro

Dubbi sulle mendicanti musulmane in metro. A rendere pubblica l’immagine che vedete in quest’articolo è stata Maryan Ismail, uno dei pochi volti veramente moderati dell’Islam milanese. Alcune donne sono state notate con i tradizionali vestiti imposti dalla religione di Maometto e ha segnalato via social la notizia: NUOVE POVERTÀ A MILANO. È la seconda donna con il hijab che incontro,da stamane, sulla Metro. Entrambe giovani, chiedevano l’elemosina in modo sommesso e discreto, tra lo sconcerto generale. Moltissimi, come me, hanno donato qualcosa e tutti avevamo un’espressione perplessa di fronte a questo nuovo target di persone. Chi sono, come mai non sono sostenute da circuiti formali o informali come Comune, Caritas o Moschee? Cosa fanno i loro mariti? Dove sono i loro figli? Sono sole o abbandonate con figli da crescere? I servizi sociali sanno di questo nuovo fenomeno? Chiederselo è d’obbligo, perché una cosa del genere non si è mai vista a Milano. La prossima volta cercherò di capire di più. I dubbi sulle mendicanti musulmane in metro sono però venuti subito a molti: primo, la comunità musulmana è tra le più attive a livello produttivo con migliaia di imprese nel settore delle costruzioni e della piccola ristorazione. Secondo, si è appena concluso il mese di Ramadan, come segnala l’associazione dei Bin Laden Islamic Relief, e la comunità in quelle settimane ha il dovere religioso di occuparsi dei più poveri con donazioni in denaro e cibo. Sembra dunque strano che qualcuno sia rimasto senza soldi o cibo proprio ora. Infine anche un amico di Ismail segnala come sia successo qualcosa si simile a Londra: Ho visto le stesse donne in niqab a Londra ma dopo ho scoperto che erano donne room che hanno trovato una strategia per avere soldi dai sheiki arabi turisti nelle strade di Londra. Indaga bene perché è una cosa anomala. Potrebbe essere dunque uno stratagemma? Non sarebbe così furbo perché i ricchi arabi al momento si tengono a distanza da Milano. Almeno molto più di prima.

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