7 Novembre 2018

Granelli annuncia interventi a Rogoredo

“ATM ha posizionato i nuovi rubinetti con chiave a tutte le prese dell’acqua del sottopasso e entro dopodomani farà lo stesso per tutti quelli del mezzanino e delle banchine della metropolitana. Lo avevamo deciso insieme con i miei colleghi Scavuzzo e Maran con ATM, AMSA e Polizia Locale nel sopralluogo di fine agosto, rispondendo ad una richiesta dei cittadini e diversi consiglieri del Municipio 4. Intanto sta continuando il servizio potenziato di AMSA e su diversi orari della giornata. Ora lavoriamo per le chiusure notturne di diversi accessi al sottopasso, lasciandone aperto uno, per così concentrare le risorse di sicurezza.” Sono questi gli interventi annunciati  dall’Assessore alla Mobilità Marco Granelli con un post su Facebook .

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Alla Casa della Carità il SOUQ Film Festival 2018

Sono trenta, provenienti da 15 Paesi, i cortometraggi che si contenderanno i premi nelle diverse categorie (fiction, documentario e animazione) del SOUQ Film Festival 2018, la rassegna cinematografica nata per raccontare le città del mondo e i loro abitanti, la sofferenza urbana che li accomuna e i modi per superarla, promuovendo diritti e cittadinanza. Il Souq festival, promosso dal Centro Studi Sofferenza Urbana (SOUQ) e Fondazione Casa della carità, in collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano, in programma dal 16 al 18 novembre prossimi nel Chiostro “Nina Vinchi” del Piccolo, giunge quest’anno alla settima edizione e propone ancora una volta uno sguardo internazionale su tematiche e storie “ai margini”. Le pellicole in concorso, cortometraggi, arrivano da Cipro, Cina, Australia, Usa, Italia e altri paesi per un viaggio nelle metropoli contemporanee. Saranno invece tre i lungometraggi fuori concorso per tre serate dedicate a temi diversi: il genocidio degli Yazidi e la storia di Nadia Murad, premio Nobel per la Pace 2018 raccontata dalla pellicola “On her shoulders”, in programma il 16 novembre alle 21; gli stereotipi legati all’immigrazione in Austria (“The Migrumpies”, sabato 17 novembre ore 21.30); la forza dell’arte negli ospedali psichiatrici del Brasile (“Color Burst”, 18 novembre ore 21.30).

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A Palazzo Morando apre la mostra “Milano e il Cinema”

Apre al pubblico domani “Milano e il Cinema”, la mostra che indaga il rapporto tra il capoluogo lombardo e lo sviluppo dell’industria cinematografica durante il secolo scorso. L’esposizione è infatti inserita nel palinsesto “Novecento Italiano”, promosso e coordinato dal Comune di Milano, che propone un calendario di appuntamenti lungo tutto il 2018 per raccontare lo straordinario sviluppo del pensiero creativo che ha caratterizzato la nostra città nel ventesimo secolo. Promossa da Comune di Milano|Cultura-Direzione Musei Storici, organizzata da MilanoinMostra col patrocinio della Regione Lombardia e curata da Stefano Galli, “Milano e il Cinema” è in programma nelle sale espositive di Palazzo Morando|Costume Moda Immagine fino al 10 febbraio 2019. Prima che il regime fascista concentrasse le grandi produzioni nelle nuove strutture romane di Cinecittà, quindi negli anni Dieci e Venti, Milano ha rappresentato il centro nevralgico delle prime sperimentazioni in Italia, luogo di fiorente innovazione e capitale della nascente industria cinematografica.Negli anni Trenta, la costruzione dei teatri di posa capitolini e il conseguente trasferimento a Roma delle attività produttive provocarono una perdita di centralità del capoluogo lombardo nell’ambito del processo produttivo. Occorre aspettare gli anni Cinquanta-Sessanta perché Milano si trasformi lentamente in set di innumerevoli pellicole che cercavano di cogliere nei cambiamenti repentini della città l’essenza stessa della modernità. Da “Miracolo a Milano” a “Rocco e i suoi fratelli”, da “La Notte” a “Il posto”, si contarono a decine le produzioni che immortalarono le atmosfere cittadine e catturarono l’incanto e le contraddizioni di una metropoli che evolveva a ritmi vertiginosi. Negli stessi anni Milano seppe convertirsi nel luogo ideale dove sviluppare due nuovi filoni produttivi legati alla cinematografia: quello pubblicitario, che avrà la sua più clamorosa espressione in “Carosello”, e quello industriale – che vedrà protagoniste aziende come Pirelli, Breda, Campari, Edison – teso a valorizzare le realtà imprenditoriali attraverso l’utilizzo del linguaggio cinematografico. Dopo la stagione dei “poliziotteschi” degli anni Settanta, che proprio nel capoluogo lombardo troveranno il set ideale, gli ultimi decenni del Novecento vedranno proliferare la commedia in salsa meneghina con protagoniste figure entrate di diritto nell’immaginario di tutti. “Milano e il Cinema” è il nuovo appuntamento espositivo a Palazzo Morando | Costume Moda Immagine iniziato con “Milano tra le due guerre. Alla scoperta della città dei Navigli attraverso le fotografie di Arnaldo Chierichetti” (2013) e proseguito con “Milano, città d’acqua” (2015) e “Milano, storia di una rinascita. 1943-1953 dai bombardamenti alla ricostruzione” (2016) e “Milano e la mala” (2017). Questa serie di iniziative racconta il capoluogo lombardoa partire dalla sua storia, dalla sua specificità, dalle sue vicende sociali, capaci di trasformare in modo radicale il volto della città.

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Piazzale Selinunte, marocchino arrestato per spaccio

Dopo avergli trovato nascosto nella felpa dell’hashish in Piazzale Selinunte, i poliziotti gli hanno perquisito la casa dove hanno scoperto un mini laboratorio per il confezionamento della droga. Un marocchino di 31 anni è stato arrestato la scorsa domenica per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Gli agenti del commissariato Bonola, nel corso di un controllo del territorio hanno notato l’uomo, già noto per spaccio di droga, che cercava di allontanarsi in piazzale Selinunte. Dopo averlo fermato, i poliziotti l’hanno trovato in possesso di 5 involucri di hashish nascosti all’interno del cappuccio della felpa. Successivamente, all’interno del suo appartamento, gli agenti hanno scoperto numerosi involucri contenenti sostanze stupefacenti pronte per essere confezionate e messe in vendita, oltre a bilancini di precisione e altro materiale per il confezionamento. In totale, sono stati sequestrati 500 grammi di hashish e circa 52 grammi di cocaina.

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Il Palasharp trasformato in dormitorio per immigrati

A denunciarlo è Silvia Sardone, consigliere comunale e regionale del Gruppo Misto, che questa mattina vi ha svolto un sopralluogo: “ all’interno dell’area del Palasharp ho potuto constatare la massiccia presenza di immigrati che hanno trasformato l’ex tempio di concerti ed eventi in un vero e proprio dormitorio. Altri extracomunitari hanno preso possesso anche del tendone usato dalla comunità musulmana per la preghiera del venerdì: al suo interno è pieno di materassi e addirittura tende dove vivono decine di persone. E’ incredibile che un luogo simbolo di Milano sia abbandonato e ridotto in queste condizioni”. “E’ scandaloso che il Comune lasci a marcire il Palasharp” accusa la Sardone, ricordando “gli anni d’oro con le esibizioni di Frank Sinatra, Elton John, Nirvana e molti altri“. “Ora all’interno della struttura – continua l’ex azzurra – troviamo dei mini appartamenti che contano anche la presenza di alcuni bambini in condizioni igienico-sanitarie davvero pessime. Anche in cima ai gradoni delle tribune si possono trovare altri rifugi di immigrati. A preoccupare c’è anche la situazione del tendone adiacente che tutti i giorni tranne il venerdì di preghiera si trasforma in un dormitorio abusivo di nordafricani“. Sardone si domanda “perché il Comune non metta in sicurezza l’accesso di via Padre Carlo Salerio dove gli immigrati entrano ed escono in tutta tranquillità perché il cancello è stato divelto” concludendo “Il Palasharp è uno dei tanti buchi neri sparsi per la città dove può succedere di tutto senza che il Comune ne sia a conoscenza: il fatto che così tanti immigrati trovino riparo in una struttura come questa testimonia una volta di più l’incapacità della sinistra di gestire l’accoglienza a Milano“.

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Regione, maggioranza risicata per la mozione che prolunga la “pacchia” agli immigrati

E’ stata approvata ieri in Regione Lombardia, con una risicata maggioranza (34 voti favorevoli, 32 contrari e 1 astenuto) una mozione della Lega che concede una maggiore premialità nei bandi ai comuni che non fanno ricorso a profughi ma a professionisti. Il provvedimento, che ha rischiato di spaccare la maggioranza,  come dimostra l’esito del voto, è stato contestato, o comunque male digerito anche da molti di quelli che ne fanno parte, come nel caso della Consigliera del gruppo Misto Viviana Beccalossi: “Trovo incoerente questa mozione che dice il contrario di quello che avete sempre detto” ha infatti detto in aula rivolgendosi ai colleghi della Lega, proseguendo, “Mi trovo in difficoltà perché molte volte ho condiviso i pareri di chi criticava il ciondolare di chi é in attesa dell’approvazione della richiesta d’asilo e ho invece condiviso il fatto che queste persone vengano usate per fare del bene“. Secondo Dario Violi, Consigliere Regionale del M5S, si tratta di una “mozione assolutamente inutile” che “non tutela le imprese e rischia di fare uno sgambetto al volontariato“. Secondo il grillino sarebbero gli stessi florovivaisti a confermare che “che non subiscono la concorrenza di lavoretti volontari” concludendo “Non ci si può lamentare che i profughi stiano tutto il giorno con le mani in mano e poi vietare loro di mettersi a disposizione della collettività“. Per il Consigliere Regionale del Pd Pietro Bussolati l’approvazione della mozione “rimarrà una pagina nera del Consiglio regionale“, che “colpisce i sindaci e rende più difficile il lavoro del volontariato e della cittadinanza attiva“, sentenziando infine “i leghisti hanno un problema con il buon senso”. Favorevoli invece Fabio Rolfi, assessore all’Agricoltura e ai Sistemi verdi della Regione Lombardia “Piantare e potare piante richiede professionalità e formazione ed è un lavoro che va pagato” e Gianluca Comazzi, Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale  “per attività come la cura del verde pubblico, riteniamo fermamente che sia necessario premiare le competenze e la professionalità dei lavoratori“, che però precisa di ritenere auspicabile che “i richiedenti asilo siano impiegati in attività di volontariato, preziose per la collettività“. Contraria anche Cgil Lombardia, che ha commentato il voto con una nota in cui si legge: “La maggioranza del consiglio regionale ancora una volta si impone sulle scelte degli enti locali e lo fa strumentalmente con la scelta di non favorire i processi di inserimento e integrazione” precisando che quelle svolte dai profughi sono “attività di affiancamento ai lavoratori impegnati in tali attività, tese all’apprendimento di esperienze e professionalità spendibili in futuro“. Secondo CGL, la scelta della Regione discende dal “Decreto Salvini” che  “ha modificato sostanzialmente le norme precedentemente in vigore che consentivano ai richiedenti la protezione internazionali di frequentare i corsi di formazione professionale” concludendo “Da una parte si rivendica autonomia, dall’altra questa maggioranza regionale continua nella sua opera di centralizzazione delle scelte, soprattutto quando si tratta di imporre scelte politiche discriminatorie”. Sulla questione si è espresso anche l’Assessore Comunale alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino, secondo cui “i leghisti vogliono che i profughi non si integrino in alcun modo, nemmeno attraverso azioni volontarie, li vogliono lì col cappellino a fare l’elemosina. Per poi gridare all’invasione“. “Le iniziative per l’integrazione vanno sempre sostenute. E ci vuole un piano nazionale, non un divieto regionale” prosegue quindi Majorino, definendo “giusto” il modello applicato a Milano, che impiega “insieme disoccupati e richiedenti asilo” coinvolgendo i primi “con borse lavoro di 400 euro mensili” e i secondi “a titolo volontario“. L’esponente del PD precisa che  “Questo tipo di iniziative non deve mai portare a forme di lavoro precario o alla sottrazione di lavoro per chi lo deve innanzitutto realizzare” concludendo “Il leghista vuole il migrante per strada. Poverissimo. In grado di alimentare l’allarme sociale permanente, per poi lucrarci sopra“.

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