18 Gennaio 2021

Sala, megafono di una strategia con le braccia a Roma e la testa a Bruxelles

Nonostante il Sindaco Sala sia la massima autorità in fatto di salute pubblica nella nostra città, dopo avere fatto una serie di grossolani errori durante la fase iniziale della pandemia, assumendo atteggiamenti che sfiorarono il negazionismo, è in seguito riuscito a sfangarla usando la tattica del far nulla così non si sbaglia mai. Un metodo che, agli occhi di molti milanesi smemorati e poco attenti, lo autorizza a criticare ogni giorno che scende in terra quanto avviene a Palazzo Lombardia. Iniziative come “Milano non si ferma” e ”abbraccia un cinese”, possono sicuramente essere considerate errori veniali (in cui caddero anche partiti di cdx) dovuti alla disinformazione e a una certa arrogante imprudenza, ma quanto accaduto – o meglio non accaduto in seguito – è la plastica rappresentazione dell’immobilismo di Palazzo Marino, dove hanno al massimo pensato che bastasse disseminare Milano di dehors, per risolvere i problemi dei ristoratori, o di tracciare ovunque improbabili piste ciclabili, per evitare gli assembramenti sui mezzi pubblici, con l’unico risultato di rendere più caotico il traffico di una città praticamente deserta. Senza dimenticarsi il colpevole ritardo con cui furono sospese Area B e Area C. Un disastro insomma, che non può essere certo mascherato dall’attivismo dei centri sociali o delle associazioni di volontariato, il cui impegno ed eventuali meriti non possono essere attribuiti alla Giunta Sala. A compendio di questo “bel far nulla” viene il divieto di fumare in pubblico che scatterà domani. Un provvedimento che nel “palazzo” sanno andrà a incidere su una popolazione già sufficientemente stressata, così, intuendone l’impopolarità, hanno evitato di pubblicizzarlo, nel mentre consigliavano alla Polizia Locale di applicarlo “cum grano salis”, ricevendo in risposta dalla stessa l’invito di mandarci gli assessori a multare gli ultras che fumano nelle curve di San Siro. Nonostante tutto questo, Sala continua a parlare, e lo fa quasi sempre attaccando Regione Lombardia, facendo da megafono milanese di una strategia che ha le braccia a Roma e la testa a Bruxelles.

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Quel tribunale politico senza controllo

Quel tribunale politico senza controllo. Il Tar lo abbiamo sempre avuto sotto al naso e forse per questo lo abbiamo perso di vista, ma così quel tribunale politico senza controllo ha iniziato a seminare conseguenze. Negli ultimi 300 anni i popoli europei hanno affermato il semplice principio della parità tra governo e popolo. Cioè chi comanda ha grandi poteri, ma pure grandi responsabilità. Altrimenti i palazzi del potere vengono assaliti e i sovrani decapitati. Negli anni siamo diventati più civili, istituendo tribunali, avvocati alla portata di quasi tutti e sistemi non sanguinari per gestire il complesso rapporto tra il potere e il popolo. Ma il principio è rimasto: chi è investito di grande potere su tutti, deve rendere conto del suo operato e rispondere delle conseguenze. Il caso più semplice sono i politici: oltre a non poter utilizzare come proprietà personali le istituzioni, se sbagliano non vengono più eletti. E se sbagliano molto, processati. Decidono della vita di tutti, quindi devono prima chiederne il consenso e poi mantenerlo. Perché i popoli hanno diritto a mettere in dubbio e sostituire i loro governanti. Non c’è diritto divino che regga. Il governo esiste con diritto se c’è un popolo a sostenere quelle sedie. Invece nel caso dei tribunali come il Tar c’è solo diritto a essere governati. Perché il presidente del Tar è preso tra i consiglieri di Stato e affini, cioè il top dei burocrati statali. Risponde solo alla Legge e parla in nome del Popolo Italiano senza che nessuno gli abbia conferito una carica pubblica dopo un’elezione come qualunque parlamentare. Vale davvero mantenere quel tribunale politico senza controllo? Mettiamoci uno dei tanti contrappesi. Se non vogliamo togliere al Tar, aggiungiamoci una commissione elettiva. Questo sì che sarebbe far entrare i cittadini nelle istituzioni. Una commissione con effettivi poteri di controllo. Sarebbe una scommessa sul futuro, un gesto di fiducia per avviare un riavvicinamento alla cultura europea della libertà dei popoli. Non devono esistere tribunali sacri, al massimo templi.

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Covid: basso il tasso di positività, somministrati più di 180.000 vaccini

Diminuiscono i ricoverati nelle terapie intensive (-2) e nei reparti (-54) nella Regione Lombardia. A fronte di 25.051 tamponi effettuati, sono 1.603 i nuovi positivi (6,3%). I guariti/dimessi sono 3.394. Fino a ieri in Lombardia erano state somministrate il 75,6% delle dosi di vaccino ricevute (184.349 su 234.645). I dati di ieri:  i tamponi effettuati: 25.051 (di cui 21.077 molecolari e 3.974 antigenici) totale complessivo: 5.232.178  i nuovi casi positivi: 1.603 (di cui 115 ‘debolmente positivi’)  i guariti/dimessi totale complessivo: 431.787 (+3.394), di cui 3.726 dimessi e 428.061 guariti  in terapia intensiva: 452 (-2)  i ricoverati non in terapia intensiva: 3.610 (-54)  i decessi, totale complessivo: 26.237 (+65) I nuovi casi per provincia: Milano: 440 di cui 167 a Milano città; Bergamo: 77; Brescia: 335; Como: 147; Cremona: 55; Lecco: 54; Lodi: 22; Mantova: 124; Monza e Brianza: 117; Pavia: 101; Sondrio: 56; Varese: 40.

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Negozi chiusi e centro deserto

Milano come tutta la Lombardia è tornata ad essere zona rossa e da questa mattina la maggior parte dei negozi hanno riabbassato le serrande. Il centro della città questa mattina appariva pressoché deserto, pochissime le persone a passeggio in corso Vittorio Emanuele, la via dello shopping che costeggia il Duomo. Solo ieri le persone si erano messe in coda fuori dai negozi per le ultime compere prima della chiusura e oggi la via pedonale è frequentata quasi solo da runner e qualche persona a passeggio che non rinuncia al caffè da asporto, complice anche la bella giornata. Deserta anche la Galleria Vittorio Emanuele II, il salotto della città, dove sono rimaste aperte solo le librerie. Renza e Federico, una coppia milanese, non ha rinunciato anche nel primo giorno di zona rossa a fare una passeggiata in centro. “Siamo andati in libreria perché è aperta e ci siamo bevuti un caffè – hanno spiegato -. Questa nuova zona rossa la viviamo malissimo, è chiaramente una questione politica perché gli indici della Lombardia sono migliorati”. ANSA

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Ubriaca investe un Carabiniere

Ubriaca ha investito con l’auto un carabiniere impegnato in un posto di controllo a Milano: il militare è finito in ospedale fortunatamente senza riportare serie ferite, mentre la donna, di 47 anni, è stata denunciata. La guidatrice, residente in città e incensurata, ha travolto il carabiniere, ieri sera, in via Ravenna, al volante di una Nissan Micra. L’uomo, centrato di spalle, è stato scaraventato a terra riportando una ferita lacero-contusa all’arcata sopracciliare destra e policontusioni al viso, al bacino ed al braccio destro: è stato trasportato al Policlinico dove è trattenuto per precauzione in osservazione. Non ha riportato traumi o fratture. La conducente ha rifiutato le cure mediche.La Polizia Locale ha accertato che i documenti di guida, circolazione e assicurativi erano in regola, ma ha denunciato la donna per il reato di guida sotto l’influenza dell’alcol poiché risultata positiva all’alcoltest con tasso pari a 0,94 g/l, sospendendole la patente di guida e sottoponendo a fermo amministrativo l’autovettura. Il carabiniere era al lavoro insieme a un collega: i due erano – spiega il Comando provinciale dell’Arma – entrambi dotati dei dispositivi ad alta visibilità e avevano attuato il controllo in un luogo adeguatamente illuminato, mantenendo in funzione il lampeggiante del mezzo di servizio al fine di segnalare la loro presenza. ANSA

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Sala riceve una delegazione di studenti

“Oggi ho incontrato una delegazione di studenti del Liceo Scientifico Vittorio Veneto di Milano“, lo ha scritto sulla sua pagina Facebook il sindaco Giuseppe Sala, spiegando, “Sono sempre più convinto che sia il momento di andare verso una soluzione mista lezioni in presenza/DAD. È da troppi mesi che gran parte delle aule delle scuole sono vuote. Ciò crea differenze sociali inaccettabili, penalizzando, per esempio, chi vive in case piccole o chi non ha pieno accesso alle tecnologie”. “Perché dopo quasi un anno di gestione della pandemia dobbiamo ancora accettare che si possa frequentare un centro commerciale e non un’aula scolastica? – si è quindi chiesto Sala, concludendo – Spero che la politica non faccia anche del tema scuola una triste contesa alla ricerca di voti”.

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