19 Aprile 2022

Furti ai turisti in Centrale: quattro stranieri arrestati e sei denunciati

Gli agenti della polizia ferroviaria hanno arrestato per furto quattro persone e ne hanno denunciate sei, con l’accusa di derubare i turisti nell’area della stazione Centrale di Milano. Lo ha riferito in una nota la questura del capolugo lombardo, spiegando che tre stranieri pluripregiudicati sono stati bloccati dopo essersi impossessati di alcuni bagagli dalla stiva di un autobus diretto all’aeroporto di Orio Al Serio, appena i viaggiatori erano saliti a bordo. Un cittadino marocchino è invece finito in manette dopo essere stato sorpreso a rubare un cellulare dallo zaino di una turista orientale, ed infine sono stati indagati a piede libero per tentato furto aggravato due cittadini marocchini e quattro bosniache per lo stesso reato sorprese a tentare di rubare i bagagli a bordo di un treno in sosta.    

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Spacciatore arrestato con 23 grammi di cocaina

Gli agenti della polizia ferroviaria hanno arrestato per spaccio un 30enne pregiudicato italiano dopo averlo sorpreso con circa 23,6 grammi di cocaina in via Copernico. Secondo quanto riferito dalla questura del capoluogo lombardo, i poliziotti lo hanno notato parcheggiare l’auto e iniziare a maneggiare all’interno dell’abitacolo. Una volta intervenuti, gli agenti hanno trovato le dosi di stupefacente all’interno di un’intercapedine del tettuccio, che sono state sequestrate insieme con materiale per il confezionamento delle dosi e 2.805 euro in contanti ritenuti provento dello spaccio.    

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Cercano rapper ma vengono rapinati a San Siro. Poi rivolta contro la Polizia

Due fratelli, un loro cugino e un amico, tutti giovanissimi e in visita a Milano dalla loro cittadina in provincia di Verona, e che volevano andare in cerca di alcuni rapper loro idoli, sono invece stati rapinati prima da un gruppo di minorenni e poi, uno di loro, da un uomo a cui aveva chiesto aiuto in un bar. Alla fine è intervenuta la Polizia, che ha denunciato quattro persone, tutte di origine nordafricana, in difesa delle quali sono poi scese in strada decine di amici e connazionali. E’ accaduto nella parte multietnica del quartiere San Siro, in zona Segesta. Alla fine, grazie alla freddezza degli agenti e al numero di pattuglie giunte sul posto, tutto si è svolto senza incidenti e tre ragazzi arabi presunti responsabili della rapina, oltre a un loro parente che aveva aizzato i residenti contro le pattuglie, sono stati portati in questura per essere identificati e indagati. I quattro turisti, due fratelli di 19 e 17 anni, un cugino di 17 e un amico di 19 ad un certo punto della loro visita a Milano, intorno alle 16 di ieri, hanno deciso di recarsi in via Zamagna, strada più volte al centro di fatti di cronaca e nota per lo spaccio, oltre che per alcuni filmati di rapper poi postati sui social. Giunti in via Corno di Cavento sono stati accerchiati da una decina di minorenni nordafricani, che hanno intimato loro di consegnare quello che avevano. Uno dei quattro, scappato subito, si è rifugiato in una bar poco distante, raccontando l’accaduto. Un uomo di circa 50 anni lo ha tranquillizzato e si è offerto di accompagnarlo a vedere cosa era successo ai suoi parenti, ma lungo il tragitto, in via Gigante, lo ha spinto in un anfratto e lo ha rapinato della felpa e delle scarpe di marca. A quel punto il ragazzo, scalzo, ha incontrato un passante, un 35enne, che ha chiamato la Polizia. ANSA

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Il Medio Oriente è più sicuro di Milano

Il Medio Oriente è più sicuro di Milano. Sembra assurdo da dire? Forse, ma è vero. Perché piaccia o meno a Milano ormai si percepisce un’aria pesante in tutto quello che viene definita vita normale. Uscire la sera è percepita come un’avventura perché le storie quotidiane parlano continuamente di rapine, risse e accoltellamenti e violenze di vario genere. Non che sia Bogotà delle cronache anni Ottanta-Novanta, ma oggettivamente la sensazione è quella di una perpetua  e costante minaccia. Per altro confermata da una miriade di piccoli o grandi episodi di microcriminalità. Invece in zone come la Giordania, nel pieno del Medio oriente che pullula di organizzazioni pericolosissime, si passeggia tranquillamente in qualunque città a qualunque ora del giorno e della notte. Sarà che l’alcol è bandito dalla religione e le droghe sono altrettanto malviste, ma persino i più esagitati festaioli non mettono in ansia quanto chi partecipa alla così detta movida di Milano. Nella metropoli meneghina invece c’è un consumo tale di sostanze che forse è il vero problema della città: se davvero il tema non fosse solo di questa o quella fascia sociale, ma di tutte quelle che si trovano nella stessa condizione di sbandamento psico-fisica. Una volta è l’alcol, un’altra la droga di un qualunque genere, persino chi pulisce gli uffici scintillanti dei grattacieli ha trovato la sua droga come lo shaboo. Tutta una città completamente sotto effetto di sostanze psicotrope che stranamente contribuiscono sia all’insicurezza sulle strade che nelle menti delle persone. Sono infatti inutili tutti gli appelli al leggere i dati che parlano di reati in calo e dell’inesistenza di una crisi baby gang. Così per un paradossale effetto ottico-sociale ci si sente più al sicuro a due passi dall’Isis e dai tagliatori di teste dell’Arabia Saudita. Perché almeno nella nostra testa Il Medio Oriente è più sicuro di Milano.

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L’omelia di Pasqua di Delpini: Discepoli sbagliati, continuo ad amarvi!

L’omelia di Pasqua di Delpini: Discepoli sbagliati, continuo ad amarvi!   Non pensavamo di essere così sbagliati. Forse gli altri, ma non io! La reazione di Pietro è quella del presuntuoso che si immagina migliore degli altri. È la presunzione di chi si ostina a contare sulle proprie forze, a ritenere efficaci le sue intenzioni e realizzabili i suoi propositi, senza immaginare la prova che l’aspetta e senza aver coscienza della sua fragilità. Pietro è sbagliato: è presuntuoso. Non sarà indotto a rinnegare la sua relazione con Gesù da qualche tremenda tortura, ma dalle insinuazioni di gente che chiacchiera intorno a un fuoco. Basta così poco per far crollare l’immagine che Pietro si è costruita. Siamo sbagliati se siamo presuntuosi, convinti di essere nel giusto, cultori di una immagine edificante e inconsistente. Suscettibili di fronte alle critiche, troppo severi nei confronti degli altri, troppo inclini ad argomentare per giustificare comportamenti contraddittori. Pietro ha buone ragioni per essere deluso di se stesso. Gli rimane solo un pianto amaro? Ci sediamo spesso anche noi in compagnia della gente delle chiacchiere, mentre nel palazzo si umilia il Signore, si svolge il processo farsa, si decide l’ingiusta morte del giusto. Anche a noi è capitato, o sta capitando o capiterà di rinnegare la nostra relazione con Gesù. La presunzione è sconfitta da una paura minima, dal timore di risultare antipatici, di essere coinvolti nell’impopolarità di Gesù, d’essere riconosciuti come “uno di loro”, cioè gente di Chiesa, di questa Chiesa. Forse abbiamo buone ragioni per essere delusi di noi stessi. Ci rimane solo un pianto amaro? Non contare su di me! La reazione di Giona alla missione che Dio gli affida è quella dello scettico. È convinto che Ninive sia una città perduta e che la missione profetica nella città sia una ingenuità. È convinto che la minaccia della distruzione sia un messaggio improbabile e un argomento inconsistente per convincere un popolo numeroso a conversione. È convinto che non valga la pena di obbedire al Signore che chiama, piuttosto morire in mare che servire il Signore. Giona è sbagliato. Il suo scetticismo è infondato. Neppure l’evidenza dei fatti lo guarisce e lo recupera alla gioia, alla partecipazione ai sentimenti di misericordia di Dio. Gli rimane solo il risentimento? Siamo anche noi sulla barca in viaggio per Tarsis, a cercare un rifugio lontano dalla sollecitudine di Dio per la salvezza degli uomini. Siamo sbagliati perché siamo scettici. Giudichiamo le intenzioni di Dio e la sua misericordia meno credibili delle nostre esperienze. Le esperienze ci hanno indotto a non aver stima della gente, a ritenere irrimediabili le situazioni, a ritenere impraticabile ogni missione di evangelizzazione. Siamo scettici. Ci rimane solo il risentimento? La comunità è un disastro! La comunità che si raduna per la cena del Signore a Corinto è una contraddizione. L’aria che tira è la delusione. L’entusiasmo è diventato una confusione, la libertà è diventata capriccio, le differenze sono diventate divisioni. L’aria che tira è sbagliata, perché domina la delusione. Pensavano di essere un esempio, invece non sono migliori degli altri, addirittura sono uno scandalo per quelli di fuori. La comunità è un disastro. Rimane solo il rimprovero dell’apostolo? Abitiamo un po’ tutti nella comunità di Corinto. Abbiamo tutti molte critiche verso la nostra comunità. Il malcontento, il malumore si ritrovano spesso come il clima dominante delle nostre comunità. Abbiamo tutti da dire di tutti: dei preti, dei presenti, degli assenti, della pratica della carità, del modo di celebrare, di cantare, di leggere. Una specie di indiscutibile delusione copre tutto di un grigiore scoraggiante. La comunità è un disastro. Siamo delusi. Ci rimane solo il rimprovero? Non pensavamo di essere così sbagliati, presuntuosi, scettici, comunità scoraggianti. Ci rimangono solo le lacrime, il risentimento, la delusione? Rimane l’alleanza nel sangue di Gesù. Quello che rimane è piuttosto l’alleanza, l’alleanza nuova, l’alleanza eterna. Lo scandalo che sconcerta tutti i discepoli è la decisione irrevocabile, amorevole, ostinata di Gesù di fare alleanza con questi discepoli sbagliati, con questi profeti ribelli, con queste comunità disastrate a prezzo del suo sangue. Gesù constata che le sue parole non hanno ancora convinto e convertito i discepoli alla via che Dio ha scelto per salvare il mondo; Gesù constata che i segni compiuti non hanno ancora attratto le folle a riconoscere il regno promesso presente in mezzo al suo popolo; Gesù constata che le discussioni con i rappresentanti del potere e della religione non hanno ancora aperto una via nuova desiderabile per esercitare il potere e praticare il culto gradito a Dio. Ma invece di abbandonare la missione, Gesù celebra la alleanza nel suo sangue. Dichiara che non abbandonerà mai nessuno, che accetta il tradimento, la fuga, l’ottusa incomprensione e stringe alleanza con questa gente sbagliata. Ancora, ancora, sempre! Ecco dunque quello che ci rimane: l’eucaristia. Ci rimane, ogni giorno, ogni domenica, sempre l’eucaristia, il pane da condividere, il sangue versato per fare di noi il popolo dell’alleanza, per celebrare la morte del Signore finché egli venga. Continuiamo a celebrare l’eucaristia, sbagliati come siamo, perché ci trasformi, ci conformi a Gesù e noi, così sbagliati come siamo possiamo, per grazia, diventare memoria di lui.

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Parole al vento

PAROLE AL VENTO. AHUM/XXIII stagione Settimo Milanese (Mi), mercoledì 20 aprile Palazzo Granaio, ore 21, ingresso libero “Inseguendo quel suono”: la vita e l’opera di Ennio Morricone nel racconto di Alessandro De Rosa e nelle interpretazioni dei musicisti Fausto Beccalossi e Claudio Farinone Entra nel vivo la nuova edizione di “Parole al vento”, ciclo di appuntamenti organizzati da AHUM a Settimo Milanese (Mi) con l’obiettivo di promuovere la cultura musicale nel segno della interdisciplinarità tra suoni, arti visive e nuovi linguaggi grazie a lezioni-concerto, prove aperte e incontri con i musicisti: dopo l’evento inaugurale affidato all’Artchipel Orchestra diretta da Ferdinando Faraò, mercoledì 20 aprile a Palazzo Granaio (largo Papa Giovanni XXIII 1, ore 21, ingresso libero), per la seconda data della rassegna, curata dal direttore artistico Antonio Ribatti e realizzata con il contributo dell’amministrazione comunale e il supporto della Scuola civica di musica Bill Evans, saranno protagonisti il compositore e scrittore Alessandro De Rosa, il fisarmonicista di fama internazionale Fausto Beccalossi e il chitarrista-divulgatore Claudio Farinone. De Rosa, Beccalossi e Farinone daranno vita a uno spettacolo a tre voci, intitolato “Inseguendo quel suono” e dedicato alla figura del grande Ennio Morricone, scomparso due anni fa. Attraverso la visione di filmati inediti e spezzoni di pellicole immortali, De Rosa (coautore, insieme a Morricone, di “Inseguendo quel suono”, autobiografia ufficiale del Maestro pubblicata da Mondadori) racconterà i momenti più significativi della vita e dell’opera del compositore romano due volte premio Oscar, creando così un fil rouge con le interpretazioni di Fausto Beccalossi e Claudio Farinone, che rileggeranno alcuni passi, noti e meno noti, del suo percorso musicale, plasmandoli sui loro strumenti. Di Morricone molto è stato detto e scritto: l’autobiografia alla base della lezione-concerto di mercoledì 20 aprile è il risultato di anni di incontri fra il grande compositore e il giovane De Rosa. È un dialogo denso e profondo, e allo stesso tempo chiaro ed esatto, che parla di vita, di musica e dei modi meravigliosi e imprevedibili in cui vita e musica entrano in contatto e si influenzano a vicenda. Morricone racconta con ricchezza di particolari il suo percorso: gli anni di studio al Conservatorio, gli esordi professionali per la Rai e la Rca, dove scrive e arrangia numerose canzoni di successo – sua, tra le tante, la celeberrima “Se telefonando”, interpretata da Mina – le collaborazioni con i più importanti registi italiani e stranieri, da Leone a Pasolini, da Bertolucci a Tornatore, da De Palma a Almodóvar fino a Tarantino. Tra riflessioni musicologiche, aneddoti e spiegazioni tecniche, De Rosa, Farinone e Beccalossi illustreranno le idee fondamentali del pensiero musicale di Morricone, raccontando che cosa significava per lui comporre. Si cambierà totalmente registro, viaggiando alla volta del Sudamerica, per il terzo appuntamento di “Parole al vento”, in programma mercoledì 4 maggio, sempre a Palazzo Granaio di Settimo Milanese: “Batuke: storia sociale del samba”, a cura dei musicisti brasiliani Nenè Ribeiro (chitarra e voce) e Kal dos Santos (percussioni e voce), sarà una lezione-concerto che ripercorrerà la genesi e l’evoluzione del più originale e radicato ritmo brasiliano. Nella loro performance, Nenè Ribeiro e Kal dos Santos partiranno dall’origine del samba per mettere in risalto la sua valenza sociale e artistica e la sua peculiare espressione corporea. Racconteranno, quindi, la diffusione del samba nella città di Rio de Janeiro, nel resto del Brasile e successivamente nel mondo intero per poi dare spazio (e voce) ai principali interpreti e ai maggiori compositori di questo irresistibile genere musicale, come Sinhô, Ismael Silva, Cartola, Clementina de Jesus, Noel Rosa, Ary Barroso, Dorival Caymmi, Wilson Batista, Zé Kéti, Baden Powell, Paulinho da Viola e Chico Buarque, solo per citarne alcuni. Anche in occasione di questo incontro, al quale prenderà parte il laboratorio di percussioni Toc Toc, testi, spartiti, foto e illustrazioni guideranno il pubblico attraverso la musica e il racconto. La nuova stagione di “Parole al vento” si concluderà mercoledì 18 maggio con “Mingussiana: Seven for Mingus”, progetto ideato in occasione del centenario della nascita di Charles Mingus, uno dei più importanti jazzisti di tutti i tempi. Gli renderanno un doveroso omaggio il sassofonista Tino Tracanna, nome di spicco della scena italiana, e il suo gruppo, formato da alcuni dei più brillanti studenti del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano e ribattezzato, per l’appunto, Seven for Mingus. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta Mingus elaborò una formidabile sintesi musicale tra la grande tradizione del jazz e i nuovi linguaggi che in quel momento stavano esplodendo, recuperando l’improvvisazione collettiva e riproponendola nell’ambito formale delle sue meravigliose composizioni, fertile terreno per i suoi collaboratori, formidabili solisti che come lui si muovevano con disinvoltura tra tradizione e avanguardia. Il settetto diretto da Tino Tracanna al sax tenore (con Cecilia Barra, voce; Daniele Nocella, tromba; Giacomo Cazzaro, sax alto; Claudio Guarcello, pianoforte; Cristiano Nuovo, contrabbasso; Elia Ambrosioni, batteria) interpreterà alcune delle più belle composizioni del contrabbassista afroamericano, rispettandone l’impianto formale ma riproponendole secondo la propria personalità musicale e il proprio linguaggio improvvisativo, nel rispetto della vocazione fondante della musica di Mingus. “PAROLE AL VENTO” – Dal 6 aprile al 18 maggio a Settimo Milanese (Mi) Il programma (ingresso libero a tutti gli eventi fino a esaurimento posti) Direzione artistica: Antonio Ribatti Mercoledì 6 aprile, ore 21 Auditorium Anna Marchesini, via Grandi 12, Settimo Milanese (Mi). “Il suono disorganizzato” Prova aperta a cura di Ferdinando Faraò & Artchipel Orchestra Mercoledì 20 aprile, ore 21 Palazzo Granaio, largo Papa Giovanni XXIII 1, Settimo Milanese (Mi). “Inseguendo quel suono – Una storia di Ennio Morricone” A cura di Alessandro De Rosa (voce narrante), Fausto Beccalossi (fisarmonica) e Claudio Farinone (chitarre). Mercoledì 4 maggio, ore 21 Palazzo Granaio, largo Papa Giovanni XXIII 1, Settimo Milanese (Mi). “Batuke – Storia sociale del samba” A cura di Nenè Ribeiro (chitarra e voce) e Kal dos Santos (percussioni e voce), con la partecipazione del laboratorio di percussioni Toc Toc. Mercoledì 18 maggio, ore 21 Palazzo Granaio, largo Papa Giovanni XXIII 1, Settimo Milanese (Mi). “Mingussiana: Seven for Mingus” In occasione del centenario della nascita di Charles Mingus. Con Tino

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