27 Maggio 2020

Arrestati con 7 Kg di hashish e 3 etti di marijuana

Continua il contrasto allo spaccio della Polizia di Stato, con gli arresti e i sequestri di stupefacenti eseguiti dai reparti della Questura e dei Commissariati distaccati sul territorio della Città Metropolitana. Le indagini dei poliziotti della Squadra Investigativa sul traffico di droga nella zona del Commissariato Scalo Romana hanno, invece, portato ieri sera gli agenti in via Gandino dove hanno ritenuto ci fosse un considerevole quantitativo di sostanza stupefacente in un appartamento della via. Verso le 17,20 i poliziotti hanno notato due ragazzi, cittadini italiani di 32 e 35 anni, avvicinarsi l’uno all’altro con fare sospetto. Controllato entrambi, gli agenti hanno proceduto alla perquisizione dell’abitazione del 32enne, dove i sospetti degli agenti hanno trovato fondamento all’interno della cantina in uso al giovane. All’interno di un borsone da palestra, infatti, sono stati rinvenuti e sequestrati 69 panetti di hashish per un totale di circa 7 kg di stupefacente, più due sacchi in cellophane contenenti 318 grammi di marijuana. Il 32enne J.W. è stato così arrestato per detenzione e spaccio di stupefacenti. Ieri pomeriggio gli agenti in motocicletta “Nibbio” dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico, mentre transitavano per via Allori, hanno notato un 18enne italiano seduto a bordo di uno scooter, che alla vista dei poliziotti, con una mossa repentina, ha nascosto qualcosa nella tasca dei propri jeans con fare sospetto. Si trattava di 3 dosi di hashish, alle quali se ne sono aggiunte altre 7 della stessa sostanza che il 18enne nascondeva in un calzino messo a terra vicino allo scooter. La perquisizione dell’abitazione del giovane ha fatto rinvenire ulteriori 110 grammi di hashish, 4 coltelli, di cui 3 a serramanico con tracce di sostanza stupefacente sulla lama, e un proiettile calibro 9×17: il 18enne è stato arrestato per detenzione e spaccio di stupefacenti.  

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Detenuto prossimo alla scarcerazione preannuncia crimini violenti

Nell’ambito dell’attività di prevenzione della violenza di genere svolta dai poliziotti della Divisione Anticrimine della Questura, è stata applicata – su proposta del Questore – la Sorveglianza Speciale di Pubblica Sicurezza nei confronti di un italiano quarantacinquenne, in carcere dal 2014 per violenza sessuale aggravata e maltrattamenti in famiglia. Per molti anni l’uomo, con un passato da assuntore di cocaina, si è reso responsabile di gravi reati in ambito domestico, abusando sessualmente della figlia adolescente primogenita. Inoltre, lo stesso è stato condannato per i violenti maltrattamenti in famiglia perpetrati per anni nei confronti della ex-moglie e degli altri cinque figli minori: in un’occasione, l’uomo ha addirittura lanciato un coltello da cucina all’indirizzo di una delle figlie, che ha colpito alla tempia la bambina più piccola, causandogli una ferita. Condannato a 7 anni e 4 mesi di reclusione nel 2014, in prossimità della scarcerazione dal carcere di Bollate avvenuta lo scorso 4 febbraio, ha manifestato sentimenti di vendetta nei confronti della ex moglie e dei figli, nonché verso l’assistente sociale che al tempo aveva fatto partire le indagini: “al massimo un paio di giorni e torno in carcere: il tempo di ubriacarmi e uccidere qualcuno”. I poliziotti della Divisione Anticrimine della Questura hanno, quindi, acquisito immediatamente informazioni dagli psicologi che avevano trattato il soggetto in carcere, i quali hanno segnalato negli ultimi tempi un certo nervosismo dell’uomo, con sentimenti di rancore verso la sua famiglia e l’assistente sociale che lo aveva denunciato. In un colloquio, lo stesso ha riferito di non voler andare a dormire in un dormitorio o su un cartone, preferendo ritornare in carcere “anche con una condanna all’ergastolo”. Tutti questi elementi hanno consentito l’applicazione della misura di prevenzione che, oltre a consentire un maggiore controllo del soggetto, gli proibisce di avvicinarsi alla ex moglie, ai figli e all’assistente sociale, e di comunicare con loro, con qualsiasi mezzo, potendo essere arrestato in caso di violazione, oltre all’invito a presentarsi presso il CIPM per sottoporsi ad un percorso di recupero (c.d. ingiunzione trattamentale), minimizzando il rischio di commissione di ulteriori e più gravi reati.  

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