29 Gennaio 2020

Al via il corso di management scolastico di Altis

Al via il corso di management scolastico di Altis. A vent’anni dalla legge sulla parità scolastica, anche quest’anno prenderà il via il Corso di Management Scolastico e Direzione delle Scuole Paritarie, organizzato da ALTIS, scuola di alta formazione dell’Università Cattolica di Milano. La VI edizione del Corso rivolge una specifica attenzione al momento storico che le scuole paritarie (e tutto il sistema scolastico) si trovano a gestire. La presenza o meno della scuola paritaria oggi ha un impatto sociale molto più rilevante rispetto a 10 anni fa. Il corso si terrà a Milano, in Università Cattolica, dal 3 aprile al 23 maggio 2020, per un totale di 7 lezioni in 4 weekend (venerdì e sabato). Come racconta Suor Anna Monia Alfieri, docente e promotrice del corso, “Siamo sempre più consapevoli che per garantire il pluralismo educativo in Italia bisogna lavorare insieme: da un lato, lo Stato deve porre le condizioni per il raggiungimento di una piena parità, in modo da superare le disparità economiche tra istituti statali e paritari e favorire una «proficua, leale e necessaria concorrenza» (come suggerito recentemente dal Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati); dall’altro, le scuole devono continuare a migliorare la qualità della propria offerta formativa e dotarsi di strumenti e competenze per una gestione più efficace ed efficiente. Le scuole paritarie proteggono la libertà di scelta educativa e i diritti degli studenti, delle loro famiglie e dei docenti. Garantire la continuità di questo fondamentale servizio è un tema di grande urgenza. Per questo motivo, occorre continuare a migliorare la qualità dell’offerta formativa e investire adeguatamente nella formazione delle proprie risorse”. Il corso si rivolge a dirigenti scolastici di istituti paritari di ogni ordine e grado, a responsabili amministrativi e docenti avviati a un percorso di sviluppo professionale verso ruoli di responsabilità. Obiettivo del percorso è fornire consapevolezza del ruolo delle scuole paritarie nello scenario formativo italiano, competenze manageriali per la gestione efficiente ed efficacie degli istituti amministrati (pianificazione; gestione strategica, amministrativa e finanziaria; gestione delle risorse umane; stesura di un piano marketing e comunicazione) e strumenti operativi per l’applicazione delle competenze acquisite (anche attraverso un progetto da svolgere durante il corso). Per iscrizioni: https://altis.unicatt.it/altis-corsi-di-alta-formazione-direzione-e-gestione-delle-scuole-paritarie-degli-istituti-religiosi di Alessandro Pavanati

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Fortino dello spaccio vigilato da cani e videocamere

Lunedì scorso la Polizia di Stato ha arrestato un italiano di 45 anni, per detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio. L’uomo aveva trasformato la sua casa in un fortino fortino  sotto la guardia di 9 cani e microcamere nascoste con il proposito di spacciare indisturbato. I poliziotti del Commissariato Lorenteggio, presso l’abitazione dell’uomo in via Recoaro, strada interna del “Quadrilatero” ALER del Giambellino, hanno rinvenuto e sequestrato 700 grammi di hashish, 800 euro e materiale per il confezionamento della droga nonché un libricino con la contabilità delle vendite dello stupefacente e la messaggistica degli appuntamenti con la “clientela”. Partecipa al sondaggio Per quale partito voterai alle elezioni amministrative di Milano  VOTA

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La psicopedagogia e difesa personale israeliana

La psicopedagogia e difesa personale israeliana. E’ il titolo di un interessante libro di Massimo Blandini, con una lunga carriera nel settore della Sicurezza, a proposito dei metodi di difesa personale, con un focus particolare sul Krav Maga. Per spiegare in quanti ambiti può essere utilizzato questo metodo ecco un estratto della presentazione del libro scritta da Blandini stesso: La condizione determinante, per l’esito di un buon addestramento, nella difesa personale israeliana contro le aggressioni, è legata non tanto alle circostanze, ma alla consapevolezza psicologica, alla coscienza di sé stessi e al riconoscimento dei potenziali aggressori: condizioni importanti a contrastare e risolvere i reali pericoli della strada. Il Krav Maga fornisce strumenti per sopravvivere concretamente alle aggressioni reali. Senza forme e formalismi, di una quasi rapido apprendimento, verificato e continuamente aggiornato, il Krav Maga comprende colpi (con le braccia, le gambe ed oggetti più comuni) mirati ai punti deboli e vitali; lotta (prese, leve, proiezioni e strangolamenti); combattimento contro più aggressori; lotta a terra; difesa da coltello, bastone, pistola; uso del bastone, del bastone telescopico, della tonfa e molto altro. Il krav Maga è molto utile alla formazione psicopedagogica in quanto rafforza la lettura mentale nell’individuare possibili aggressioni, la gestione e l’orientamento dei rapporti interpersonali. Le parole chiave dell’insegnamento nell’autodifesa israeliana sono il carattere, la sincerità, la costanza di spirito, il rispetto, l’autostima e l’autocontrollo. Per il bambino vi è il gioco, elemento essenziale, che aiuta a creare un rapporto di confidenza e affetto. Per altro allontana la sensazione di dipendenza del più piccolo con il più grande (…) Conoscendo la carriera dell’autore, noi dell’Osservatore non possiamo che consigliarne l’acquisto. Buona lettura! Partecipa al sondaggio Per quale partito voterai alle elezioni amministrative di Milano  VOTA

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Sette anni di feriti libici negli ospedali italiani

Sette anni di feriti libici negli ospedali italiani. Oggi se ne torna a parlare per l’accoltellamento tra alcuni di loro, ma è almeno dal 2013 che l’Italia accoglie nei propri ospedali i feriti della guerra libica. Un business basato sul gran numero di feriti e su un ricco fondo stanziato allora da ciò che rimaneva dello Stato libico proprio a questo scopo: la Libia pagava e gli ospedali italiani curavano raccogliendo risorse fresche sempre utili visti i tempi di crisi economica. E si parlava i soldi veri: la media nei primi anni dell’accordo variava dai dieci ai ventimila euro a seconda della gravità delle ferite. Non sappiamo di preciso quanti siano stati accolti nelle strutture italiane, ma di certo è che la Grecia (i greci erano l’altro Stato che si era buttato a pesce sull’affare)  nel 2013 ne aveva già accolti 1500. Essendo l’Italia più grande è facile che si parli di cifre più consistenti. Però, in modo tipicamente italiano, sulla questione vige il massimo riserbo e dunque si moltiplicano gli interrogativi sul tema. Anche un consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Marco Fumagalli, ha provato a chiedere le cifre esatte attuali, ma gli è stato risposto che c’è un tema di privacy. Eppure i dubbi di Fumagalli restano: quanti sono i feriti libici? Chi ha controllato, se controllo c’è stato su chi fossero? Non è che l’Italia ha ospitato qualche criminale di guerra senza dire niente a nessuno? O qualche macellaio che però al momento è alleato nel braccio di ferro col burattino Haftar? I dubbi si moltiplicano in epoca di “prima gli italiani”: non risulta da nessuna statistica che gli ospedali italiani abbiano una sovrabbondanza di letti o spazi per i pazienti, eppure si trova spazio per i militari di altre nazioni? Salvini, Meloni, ma anche tutti gli altri si sono interessati della questione? Perché ancora prima dei porti chiusi o aperti per gli italiani è prioritario potersi curare. Sé e i propri cari. Quindi se i posti mancano per un buon motivo possono stringere i denti, ma se c’è carenza perché si fanno affari con Stati in guerra forse è il caso di informarne i cittadini. Questo business potrebbe anche essere uno dei motivi per i quali lo Stato italiano mantiene alcuni rapporti privilegiati in Libia, ma anche in questo caso non è più il caso di nasconderlo. Sembra dunque arrivato il momento in cui un faro si deve accendere su tutta la faccenda, affinché non resti nessuna ombra su questi sette anni di feriti libici negli ospedali italiani. Partecipa al sondaggio Per quale partito voterai alle elezioni amministrative di Milano  VOTA

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Cattaneo (Noi con l’Italia): Sala fa solo demagogia ambientalista

“Siamo all’esempio di demagogia in salsa green. Il sindaco di Milano Beppe Sala sa bene che dopo il blocco di domenica, lunedì le polveri non miglioreranno. Sa altrettanto bene che se arriva un po’ di pioggia o un po’ di vento certamente i risultati saranno molto più importanti del blocco del traffico. Con questa operazione vuole rincorrere un po’ il facile consenso di chi vuole che si faccia qualcosa a tutti i costi anche se i risultati non sono significativi”. Così l’assessore regionale all’Ambiente e Clima, Raffaele Cattaneo, commenta il blocco del traffico deciso dal Comune di Milano per la giornata di domenica 2 febbraio. “Questa non è la linea della Regione – ha ribadito Cattaneo – e noi abbiamo scelto di intervenire con interventi strutturali come quelli che abbiamo concordato con le regioni del Bacino Padano e che stiamo attuando e non con iniziative estemporanee che facevamo vent’anni fa”. “Il blocco del traffico – ha proseguito l’assessore – Formigoni lo faceva con le domeniche a piedi vent’anni fa quando non sapevamo ancora bene quali erano gli effetti di questi blocchi e quali le vere fonti emissive. E allora avevano anche un senso di sensibilizzazione e di educazione delle persone alla gravità del problema. Vent’anni dopo i cittadini conoscono bene la serietà del tema e noi sappiamo che il traffico incide per una percentuale che è circa 1/4 del totale del PM10 e che, di quel quarto, 1/2 non deriva dagli scarichi, ma dal consumo dei freni, degli pneumatici  e dal risollevamento delle polveri depositate a terra. Quindi, con tutte le conoscenze che abbiamo maturato, questo blocco è ancora più insignificante“. Da qui l’invito dell’assessore Cattaneo al sindaco Sala a prendere esempio dal suo collega Dario Nardella sindaco di Firenze “che ha avviato un’iniziativa per sostituire tutte le caldaie più vecchie di 15 anni con un contributo dell’amministrazione comunale”. “Questi sono gli interventi di cui c’è bisogno. Certo, il blocco del traffico costa meno e consente di guadagnare un titolo di giornale. Il prezzo di questa iniziativa demagogica però – ha concluso Cattaneo – lo pagano gli automobilisti e i cittadini. Questa non è la linea politica che noi vogliamo perseguire”. Partecipa al sondaggio Per quale partito voterai alle elezioni amministrative di Milano  VOTA

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Gallera: pronta la task force per affrontare il Coronavirus

“La task force per riconoscere e affrontare eventuali casi di Coronavirus in Lombardia è al completo, con tre laboratori dove trasmettere i campioni da analizzare e 17 reparti di malattie infettive di riferimento. Abbiamo nelle scorse ore emanato alcune indicazioni procedurali importanti per i medici di base e per gli specialisti ospedalieri, in costante raccordo con il Ministero della Salute”. Lo ha fatto sapere l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera. “È fondamentale porre attenzione ai tempi di riferimento dei viaggi e alle frequentazioni a rischio di contagio – ha spiegato Gallera – prendendo in considerazione gli ultimi 14 giorni dall’esordio dei sintomi”. “I medici (di Asst, Irccs, case di cura accreditate, ospedali classificati, medici di famiglia, etc) per i pazienti che rientrano nella definizione di caso sospetto – aggiunge l’assessore – devono segnalare il caso all’Ats di competenza e attraverso procedure informatiche specifiche, gestendo il paziente in stretto raccordo con i referenti delle ‘malattie infettive“. A sua volta, Regione Lombardia inserisce i flussi di dati nel sistema nazionale con particolare attenzione su: – data di partenza del caso sospetto dalla Cina secondo gli aggiornamenti epidemiologici più recenti; – volo di ritorno in Italia (o compagnia aerea e itinerario) e aeroporto arrivo; – contatto telefonico del paziente o del medico curante; – laboratorio di riferimento a cui è stato inviato il campione biologico. I Laboratori di Riferimento regionali indicati per la ricezione dei campioni biologici provvedono a raccordarsi con il laboratorio dell’Istituto superiore di sanità e a informare contestualmente la UO Prevenzione di Regione Lombardia e la struttura di ricovero del paziente. Ecco i laboratori: – Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute, Università di Milano; ‐ S.S. Virologia Molecolare, S.C. Microbiologia e Virologia Fondazione Irccs Policlinico San Matteo; – U.O.C Microbiologia Clinica, Virologia e diagnostica delle Bioemergenze, Asst FBF-Sacco; La rete delle malattie infettive ospedaliere della Regione Lombardia che fa da riferimento per la gestione ed il ricovero dei casi è composta da: Irccs San Matteo Pavia Raffaele Bruno (Pavia) Asst Milano Ovest Paolo Vigano (Legnano) Asst Sette Laghi Paolo Grossi (Varese) Asst FBF Sacco Giuliano Rizzardini – Massimo Galli (Sacco – Milano) Asst Valle Olona Fabio Franzetti (Busto) Asst Lecco Paolo Bonfanti (Lecco) Asst Cremona Angelo Pan (Cremona) Asst Lariana Luigi Pusterla (Como) Asst Mantova Salvatore Casari (Mantova) Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo Marco Rizzi (Bergamo) Asst Spedali Civili di Brescia Francesco Castelli (Brescia) Asst Niguarda Massimo Puoti (Milano) Irccs San Raffaele Adriano Lazzarin (Milano) Asst Santi Paolo e Carlo Antonella d’Arminio (San Paolo – Milano) Asst Monza Marco Migliorino (Monza) Asst Lodi Angelo Regazzetti (Lodi) Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico Andrea Gori (Milano) Si segnala che per i passeggeri provenienti dalla Cina: – nell’aeroporto intercontinentale di Malpensa (VA), è attivo il protocollo di monitoraggio con misurazione a bordo della temperatura corporea di passeggeri ed equipaggio; – in caso di assenza di sintomi e in assenza di iperpiressia sono fornite indicazioni generiche comportamentali come da allegato comprensivo anche di indicazione sul numero unico 1500 del Ministero della Salute. Se un utente telefona al numero verde 1500 riceverà l’indicazione di contattare il proprio medico curante oppure se impossibilitato il numero unico emergenza 112, evitando di andare autonomamente in Pronto Soccorso. Nel caso in cui il MMG / PLS / Medico di Continuità Assistenziale venga contattato da un paziente che riferisce sintomi respiratori (febbre, tosse secca, mal di gola, difficoltà respiratorie) è importante indagare la presenza di viaggi in Cina negli ultimi 14 giorni (periodo di incubazione del virus) o contatto con caso accertato come da definizione di caso sospetto allegato. In caso di riscontro positivo è necessario: – sincerarsi, anche assistendo alla chiamata, che il paziente contatti il numero unico 112 che organizzerà il trasporto presso una delle strutture ospedaliere con un reparto di malattie infettive; – avvisare il Dipartimento di Igiene e Prevenzione Sanitaria di Ats per segnalare il caso. Per i casi che non rispondono al criterio di caso sospetto ma ancora da indagare, qualora il MMG / PLS / Medico di Continuità Assistenziale venga contattato telefonicamente e non ritenga di effettuare visita domiciliare, ma di invitare il paziente a recarsi presso lo studio, è opportuno un accesso separato, anche semplicemente con un appuntamento a fine giornata, per ridurre eventuali contatti in sala di attesa. Ci si riserva di integrare la presente per eventuali aggiornamenti. La richiesta di soccorso proveniente da un cittadino o dal medico curante, attraverso il Numero Unico Regionale 112, verrà processata dalla Sala operativa regionale di Emergenza e Urgenza (SOREU) di Areu, che organizzerà il trasporto presso l’ospedale dotato di U.O. di Malattie infettive (vedi elenco) ritenuto più idoneo, avendo cura di: – far indossare al paziente la mascherina chirurgica, salvo la necessità di somministrare ossigeno; – informare il Pronto Soccorso dell’ospedale individuato dell’invio di un caso sospetto di ‘nuovo coronavirus’, per consentire di far predisporre il percorso clinico e logistico ritenuto più opportuno anche al fine di ridurre il rischio di esposizione potenziale per gli operatori sanitari e gli utenti. Nel caso, invece, di trasporti che si rendessero necessari all’interno dello stesso ospedale o tra ospedali differenti, l’Asst di riferimento avrà cura gestire attraverso i propri mezzi il medesimo, avendo cura di informare il Pronto soccorso e/o le Unità specialistiche di destinazione dell’invio di un caso sospetto di ‘nuovo coronavirus’, attenendosi alle indicazioni suggerite dal reparto di malattie infettive ricevente.

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