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Presidio dei lavoratori di Air Italy a Palazzo Lombardia

Oltre 200 lavoratori di Air Italy hanno partecipato al presidio a Palazzo Lombardia indetto dai sindacati in occasione dell’incontro con il presidente della Regione Attilio Fontana e l’assessore ai Trasporti Claudia Terzi. Molti partecipanti indossano le prime magliette bianche con la scritta ‘#salviamoairitaly’, per la quale ognuno ha versato un contributo di 5 euro, da utilizzare in vista del presidio davanti al Mit il prossimo 20 febbraio e al corteo per lo sciopero nazionale di 5 giorni dopo. “Il presidente Fontana – ha detto Rosario Caciuoccolo, coordinatore della Uilt-Uil per il Gruppo – ha manifestato grande attenzione per noi e per i lavoratori dell’indotto”. “Ci ha detto di aver preso contatti con il presidente della Regione Sardegna – ha proseguito il sindacalista – e noi gli abbiamo chiesto un coordinamento tra i due governatori perché, come per noi sindacalisti, Olbia e Malpensa sono una sola azienda”. “Rivedremo Fontana il prossimo 20 febbraio a Roma al tavolo presso il Mit“, ha aggiunto. ANSA  

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Fastweb: niente come prima, per favore

Fastweb: niente come prima, per favore. Lo chiedono i 72 lavoratori licenziati, reintegrati e poi trasferiti a Bari da tutta Italia. Molti anche da Milano. Abbiamo deciso di raccogliere i loro appelli sul nostro portale per cercare di portare la loro voce più vicina alle orecchie del Ministro del Lavoro Luigi Di Maio. Nonché a quelle di Fastweb: se anche fosse necessaria una revisione del modello aziendale, non sembra una di quelle società con pochi margini di guadagno. Tutti insieme questi lavoratori sono una piccola parte dello stipendio dei manager e forse in questo caso potremmo davvero dire: “Fastweb, niente più come prima, per favore”. Anzi niente più come prima, meno male. Questi posti si possono salvare. I trasferimenti spesso corrispondono a licenziamenti di fatto perché non è semplice lasciare tutto il proprio mondo. Tanto più che per Fastweb il sacrificio sarebbe minimo. Per questo speriamo che l’azienda e Di Maio prestino orecchio all’appello:

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