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Chiusure e apparato di sicurezza per il G7 dei trasporti

Da oggi a sabato si svolgerà si svolgerà, nell’ambito della presidenza italiana del G7, la Ministeriale Trasporti che affronta temi riguardanti la mobilità e la connettività globale. Sede degli incontri dei rappresentanti degli stati membri è Palazzo Reale. Sono quindi previste misure di sicurezza che impongono alcune modifiche alla viabilità pedonale, veicolare e del trasporto pubblico, e la chiusura di alcune aree e luoghi interessati allo svolgimento degli incontri delle delegazioni dei sette paesi che fanno parte del G7, Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti. Il questore, Giuseppe Petronzi, ha predisposto un dispositivo di vigilanza, ordine e sicurezza pubblica, per garantire il regolare svolgimento del vertice internazionale e al tempo stesso fruibilità del centro milanese ai cittadini, turisti ed esercenti. In considerazione dei lavori che si terranno a Palazzo Reale, degli spostamenti delle delegazioni e degli eventi connessi al vertice che riguarderanno Palazzo Lombardia e il Teatro alla Scala, la Questura fa sapere che sono state individuate zone di rispetto caratterizzate da modalità operative modulabili. Le forze di polizia effettueranno opportuni controlli nelle zone che saranno delimitate da transenne in maniera intermittente e razionale. Nel corso dell’evento internazionale, sarà interdetto il traffico in piazza Beccaria e, il solo venerdì pomeriggio, in piazza della Scala. Nei tre giorni di riunioni ministeriali, inoltre, saranno chiusi i due accessi alla stazione metropolitana Duomo lato Arengario. In particolare, dal 10 al 13 aprile: Museo del ‘900, museo di Palazzo Reale, museo del Duomo e Terrazze del Duomo chiusi dalle ore 19 del 10 aprile fino al 13 aprile; area Palazzo Reale – piazza Fontana: chiusa al transito anche pedonale dalle ore 19 del 10 aprile alle ore 15 del 13 aprile; attività commerciali, garantito l’accesso previo controllo di sicurezza effettuato tramite varchi segnalati; uffici anagrafici, accesso da via Larga 12; modifiche al trasporto pubblico sul sito di ATM. Solo nella giornata di giovedì 11 aprile: area via Galvani, chiusa dalle ore 16 alle ore 21; attività commerciali, garantito l’accesso previo controllo di sicurezza effettuato tramite varchi segnalati; uffici di largo De Benedetti, garantito l’accesso. Solo nella giornata di venerdì 12 aprile: area di piazza della Scala, chiusa dalle ore 15 alle ore 24; garantito l’accesso ai taxi e agli NCC diretti agli hotel di via Manzoni; attività commerciali, garantito l’accesso previo controllo di sicurezza effettuato tramite varchi segnalati; uffici di Palazzo Marino e della Ragioneria, garantito l’accesso; dalle ore 15 chiuse al traffico veicolare via Manzoni, corso Matteotti, piazza Meda, via Santa Margherita, Via Verdi. Possibili limitazioni su corso Venezia e corso Monforte.

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Trasporti. Lucente: stanziati 650 milioni per garantire il trasporto pubblico

Uno stanziamento di quasi 650 milioni di euro da Regione Lombardia per l’anno 2024, al fine di garantire i servizi di trasporto pubblico locale. È quanto prevede una delibera approvata dalla Giunta regionale su proposta dell’assessore ai Trasporti e Mobilità sostenibile, Franco Lucente. I fondi sono stati così ripartiti: Agenzia Tpl di Milano – Monza Brianza – Lodi – Pavia 426.485.000 euro; Agenzia Tpl Bergamo: 52.114.890 euro; Agenzia Tpl Brescia: 59.699.484 euro; Agenzia Tpl Como – Lecco – Varese: 68.012.783 euro; Agenzia Tpl Cremona – Mantova: 34.621.224 euro; Agenzia Tpl Sondrio: 8.595.095 euro. “È un segnale tangibile – ha spiegato Lucente – dell’impegno di Regione Lombardia nei confronti di un settore nevralgico come il trasporto pubblico. La Giunta, infatti, ha deciso di anticipare le risorse per tutto il 2024, comprese quelle statali, in attesa della definizione della quota delle risorse dedicate al Tpl derivanti dal Fondo Nazionale Trasporti. Le Agenzie potranno così continuare a garantire un servizio essenziale per la mobilità e l’economia dell’intero territorio regionale. Inoltre, pensiamo sempre alla sostenibilità economica degli affidamenti e a garantire l’equilibrio economico delle aziende del sistema”. Nello specifico, dei 649.528.482 euro complessivi assegnati per il 2024, 218.289.451 euro derivano da risorse regionali e 431.239.031 euro da risorse statali. I fondi, tutti anticipati da Regione Lombardia, vengono erogati alle agenzie con cadenza mensile. “Nel 2024 – ha concluso l’assessore Lucente – le risorse aumentano di ben 25 milioni rispetto all’anno precedente, grazie al maggior introito derivante dal Fondo Nazionale Trasporti. Si tratta di risorse fondamentali per fornire un servizio adeguato alle esigenze dei viaggiatori”.

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Atm Milano in sciopero: orari e fasce garantite

Lunedì nero all’orizzonte. Il prossimo 9 ottobre è il giorno scelto dai sindacati per lo sciopero nazionale dei lavoratori del trasporto pubblico locale. A Milano saranno a rischio metropolitane, autobus e tram con i dipendenti di Atm che potranno incrociare le braccia per l’intera giornata. L’agitazione, proclamata dal sindacato Usb lavoro privato, era inizialmente prevista per il 29 settembre ma è stata rinviata dopo l’intervento del ministero dei trasporti che aveva deciso di ridurre a 4 ore lo stop. Da lì la scelta del sindacato di indire un altro sciopero, in un altro giorno. “A Milano, lo sciopero potrebbe avere conseguenze sulle nostre linee dalle 8:45 alle 15 e dopo le 18, fino al termine del servizio”, ha segnalato ai viaggiatori Atm, la società che gestisce il Tpl nel capoluogo meneghino. Quindi saranno previste due fasce di garanzia: la circolazione dei mezzi è assicurata da inizio servizio alle 8.45 e tra le 15 e le 18. Fuori da questi orari, i mezzi rischiano di fermarsi. Discorso diverso per Autoguidovie, società di bus che serve l’hinterland: “Le corse delle linee 201, 220, 222, 230, 328, 423, 431, 433 saranno garantite dalle 5:30 alle 8:29 e dalle 15 alle 17:59”, ha annunciato la stessa Atm. Lo sciopero, ha ricordato l’azienda di Foro Bonaparte, è stato proclamato “per la cancellazione degli aumenti delle tariffe dei servizi ed energia, per il blocco delle spese militari e invio armi in Ucraina, per il superamento dei salari di ingresso, per la necessità di modificare il criterio che vede bruciare soldi pubblici attraverso appalti e subappalti ad aziende che offrono servizi di scarsa qualità, per la sicurezza dei lavoratori, per il salario minimo a 10 euro l’ora, per il libero esercizio del diritto di sciopero e per la legge sulla rappresentanza”. In aggiunta Al Cobas “stigmatizza il comportamento del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti che, con la riduzione a 4 ore dello sciopero di 24 ore precedentemente indetto per il 29 settembre e differito al 9 ottobre, avrebbe ecceduto nel restringimento del diritto di sciopero costituzionalmente garantito”.

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Trasporti: ancora una ripartenza a ostacoli per gli studenti lombardi

Trasporti: ancora una ripartenza a ostacoli per gli studenti lombardi. Pur senza i limiti di capienza dello scorso anno dovuti alla pandemia, anche quest’anno raggiungere la scuola è un percorso ad ostacoli soprattutto per gli studenti delle medie superiori che abitano nella provincie lombarde. E’ mancato nuovamente il coordinamento tra Istituti scolastici, le agenzie della Mobilità (l’Ente di programmazione dei servizi) e le aziende di trasporto. Se i pendolari di Trenord piangono, quelli delle autolinee non ridono. Sono già stati segnalati, la settimana scorsa autobus stracarichi, corse saltate delle numerose linee nel varesotto a Montale di Tradate, Castiglione Olana, Venegono, quindi studenti rimasti a terra. Stessa cosa nel cremonese dove il problema non riguarda solo gli autobus extraurbani, ma anche alcuni urbani, che, negli orari d’uscita da scuola, sono pieni costringendo i ragazzi ad aspettare i bus successivi, se ci sono, o dipendere dai genitori o ricorrere all’autostop. Ragazzi a terra, ritardi, disservizi anche a Como. Si tratta di bus troppo affollati che, in prossimità della città, saltano le fermate essendo già pieni. Stessi disagi a Paullo nel milanese. Ad Ostiglia (MN) i trasporti per studenti partiranno solo da ottobre per un grave ritardo organizzativo. Nel bresciano gli studenti della linea Rovato-Iseo sono costretti a fare due abbonamenti perché la tratta è gestita da due operatori diversi, Arriva al mattino e FNMA nel pomeriggio. A Polaveno (BS) per 5 mattine consecutive la corriera non è proprio passata. Le aziende, nonostante i ricchi contributi pubblici, i ristori del Covid, la cassa integrazione e i risparmi nel costo del lavoro ( i nuovi autisti hanno stipendi da fame) non producono un servizio capace di soddisfare le esigenze di mobilità degli studenti lombardi e di molti pendolari. “Dulcis in fundo” sono arrivati gli aumenti delle tariffe, ma i servizi restano inefficienti. Altro che transizione ecologica con il trasporto sostenibile. Federalismo lombardo dei trasporti bocciato anche nei servizi bus, oltre che in quelli ferroviari di Trenord.

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Trasporti, Onlit: “Arrivano le aperture e il nodo trasporti è ancora da sciogliere”

Trasporti, Onlit: “Arrivano le aperture e il nodo trasporti è ancora da sciogliere”. Le aziende di trasporto pubblico sono ancora impreparate. La prossima sarà un’altra settima difficile per studenti e pendolari. Il presidente di Asstra, Arrigo Giana,  chiede lo scaglionamento degli orari nelle fasce di punta perché, con i trasporti pubblici  al 50%, le aziende non riescono ad assicurare il distanziamento. Prima di chiedere altri sacrifici ai lavoratori, agli studenti, alle famiglie e alle imprese, i concessionari dei trasporti dimostrino di avere messo su strada ogni mezzo disponibile sul territorio, a partire dalle migliaia di autisti e di autobus a noleggio fermi da oltre un anno. Pochi di loro l’ha fatto e nessuno glielo ha imposto. Il tempo per organizzare c’è stato. E’ molto più complesso cambiare gli orari a milioni di persone,  centinaia di migliaia di scuole ed imprese e uffici  pubblici e privati piuttosto che riorganizzare i trasporti. Da parte delle aziende e delle loro associazioni è  emersa la difesa dei loro interessi corporativi che godono comunque di  generosi contributi pubblici, assicurati dal monopolio.

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Dopo il Covid occorre una svolta nel sistema dei trasporti

C’è bisogno di una svolta nel modo di muoversi nel nostro Paese. Tra le cose che ci lascerà in eredità la pandemia, ci sarà una maggiore consapevolezza degli effetti che provochiamo ogni volta che ci muoviamo. Ma se la scelta del mezzo sarà più consapevole, l’Italia dovrà farsi trovare pronta con un sistema integrato dei trasporti. La mobilità di persone e merci (pensiamo al periodo del lockdown) è diventata un tratto caratterizzante della nostra vita, ma può e deve diventare al più presto maggiormente sostenibile, razionale e integrata. Quella del nostro Paese invece è squilibrata a favore dell’auto e dei Tir. Siamo il fanalino di coda europeo per il trasporto pubblico, con una quota di trasporto ferroviario merci del 12%. All’autotrasporto tocca l’85% e le briciole rimanenti vanno agli oleodotti e alla navigazione fluviale.  Ad aggravare questo dato, oltre agli effetti ambientali ci sono quelli economici, dato che siamo anche il Paese con i costi del trasporto pesante su gomma, per chilometro percorso, tra i più elevati in Europa. Per quanto riguarda invece il trasporto passeggeri, a dominare è l’auto con una quota dell’81,4% ,contro il 18,6% di autobus, tram, treni e metropolitane. Nonostante ciò, ancora una volta ci viene proposta, come principale soluzione per razionalizzare il sistema e ridurre l’inquinamento, una nuova serie di opere (grandi e piccole) il cui elenco è ricalcato pari pari su quello della legge Obiettivo del 1991, a cui sono state aggiunte le opere contenute nel decreto “sblocca cantieri” e nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Per accelerare la realizzazione delle 59 opere pubbliche ritenute strategiche (deinite tutte così senza essere mai accompagnate da una valutazione costi-benefici) sono stati nominati 30 commissari. Si parte quindi già con il metodo sbagliato, facendo diventare una scelta straordinaria – quella di un’eventuale commissario per gestire la realizzazione di un’opera complessa – un’opzione ordinaria. Perché si deve rinunciare a larga parte delle procedure previste per gli appalti pubblici, sospendendo il naturale sistema di programmazione e realizzazione delle opere? E poi: perché trasformare in commissari i dirigenti di Anas, RFI e del ministero dei Trasporti, che sono già pagati per fare questo lavoro? È ora di smetterla con la logica dell’aggirare le regole: le gare, la trasparenza, la correttezza delle procedure vanno rispettate, e per questo i committenti pubblici – cioè le stazioni appaltanti – devono fortemente rinnovarsi. Per far ciò occorre recuperare una cultura di Project Construction Management diffusa in Europa, Giappone e Stati Uniti, che consentirebbe di evitare gli incrementi di costi e tempi tipici delle opere italiane. Le migliori energie universitarie dell’economia, dell’urbanistica e dell’ambiente vanno impegnate per ricalibrare le condizioni operative del committente pubblico. Le opere previste nel Piano di Ripresa e Resilienza non devono essere percepite come un piano ‘svuota-cassetti’, ma come strumenti non più rinviabili per dotarci di un sistema infrastrutturale moderno, digitalizzato, sostenibile, utile per recuperare quote di traffico ai mezzi di trasporto meno inquinanti. Occorre un cambio di passo che faccia prefigurare fin da subito quanto serviranno le opere previste, e come e da chi verranno gestite. È utile ad esempio ricordare che su una quarantina di aeroporti, quasi trenta sviluppano un traffico risibile, per cui è lecito chiedersi a cosa serviranno gli ammodernamenti previsti. Per non parlare dei porti: anche qui ce n’è uno per ogni campanile, al punto tale che tutti i 26 scali italiani messi assieme movimentano meno merci del solo porto di Rotterdam. La vera riforma sarebbe quella di razionalizzare le reti portuali e aeroportuali, più che spendere in ampliamenti inutili. Per capirlo basta un aneddoto. Tra le opere previste nel PNRR c’è una diga da costruire davanti al porto di Genova, per consentire alle grandi navi portacontainer (quelle con capacità di 24.000 TEU altezza di 60 m) di raggiungere anche i terminali di ponente con nuove strutture, manufatti e gru. Il traffico di queste navi e il ricorso a un sistema energetico basato su pale eoliche andrebbero però ad impattare significativamente sulle caratteristiche fisiche, operative e di sicurezza del vicino aeroporto. Cosa fare , quindi? Chiudere l’aeroporto di Genova o rinunciare allo sviluppo del porto? Passando al trasporto pubblico locale dei passeggeri, il PNRR giustamente tratta l’argomento in un capitolo intitolato “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”. Contrariamente a quanto si pensa, nel settore del TPL il problema non è il gap di finanziamenti, quanto invece la pessima qualità dei servizi offerti delle aziende di trasporto, e gli alti costi operativi. Sono dunque innanzitutto i meccanismi di gestione delle aziende che vanno cambiati, visto che quelle italiane hanno una produttività inferiore anche del 30% rispetto a quelle europee. A differenza di quanto si usa fare in Europa, infatti, i servizi vengono affidati senza gara, e Regioni e Comuni spesso usano le aziende (prevalentemente pubbliche) per politiche consociative e di consenso. Il management viene scelto in base all’appartenenza, e non vige il metodo di darsi degli obiettivi: ad esempio, l’uso di tecnologie pulite, lo sviluppo delle rinnovabili, l’integrazione dei servizi e delle tariffe, l’accessibilità e la crescita delle quote di passeggeri trasportati. Mancano poi dei soggetti regolatori pubblici (Stato, Regioni e Comuni), che dovrebbero pianificare i servizi. Se questi enti rimarranno incapaci di imporre criteri di efficienza nella gestione dei servizi, i piani di decarbonizzazione dei trasporti e di miglioramento dell’aria nelle città rimarranno lettera morta. Sul fronte ferroviario, infine, ci sarà da lavorare, più che per lo sviluppo di nuove linee ad alta velocità, per ammodernare quelle esistenti. Si pensi che in 13 linee piemontesi la velocità massima è di 55 km/h, e addirittura sulla Trofarello-Chieri di 25 km/h.  In Lombardia 8 linee raggiungono i 70 km/h, e 7 i 55 km/h. Con queste reti, a cui si aggiungono obsoleti sistemi di controllo del traffico e treni con un’età media di 16 anni, sarà difficile conseguire risultati in linea con gli obiettivi europei.

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