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Roma, Municipio X e il nodo del commissariamento: gestione straordinaria o forzatura istituzionale?

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La mancata attuazione del decentramento e il caso del Municipio X pongono interrogativi sulla trasparenza amministrativa a Roma. Il Sindaco dovrà spiegare perché un solo territorio su quindici viene gestito con strumenti straordinari e non elettivi. La domanda sorge spontanea: cosa sta accadendo realmente nel Municipio X di Roma? E, soprattutto, in base a quale fondamento normativo? Lo Statuto di Roma Capitale, lo ricordiamo, non prevede il commissariamento automatico di un Municipio, se non in circostanze eccezionali previste dalla Legge. Parliamo di situazioni gravi come infiltrazioni mafiose o crisi politico-istituzionali conclamate, casi nei quali l’unico soggetto legittimato a intervenire è il Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell’Interno e previa delibera del Consiglio dei Ministri. In questi frangenti, la gestione del territorio viene affidata a una commissione straordinaria, solitamente composta da due prefetti e un dirigente dell’amministrazione civile dello Stato, incaricati di guidare l’ente per un periodo compreso tra 12 e 18 mesi, prorogabile fino a un massimo di 24 mesi o fino al primo turno elettorale utile. Nel caso del Municipio X, non risultano esserci motivazioni ufficiali tali da giustificare una simile misura straordinaria. Nessun grave scandalo politico, nessuna relazione ufficiale che parli di pericoli per l’ordine democratico, né atti ufficiali del Viminale. Eppure, proprio su questo Municipio, e su nessun altro tra i quindici della Capitale, si assiste a una gestione che ricorda da vicino un commissariamento di fatto, se non di diritto. A creare ulteriore perplessità è la creazione dell’”ufficio di scopo”, una struttura parallela all’amministrazione municipale che dovrebbe teoricamente facilitare il coordinamento con i dipartimenti capitolini, in particolare su settori come strade, verde pubblico e illuminazione. Peraltro, qui sorge l’anomalia: perché solo al Municipio X è stato assegnato questo meccanismo di gestione straordinaria? Se davvero si trattasse di uno strumento utile per snellire la burocrazia e migliorare l’efficienza amministrativa, perché non è stato esteso a tutti i Municipi? Oppure, al contrario, se fosse una misura eccezionale, perché non è stata accompagnata da un’adeguata motivazione pubblica? Oggi, manca la dovuta chiarezza né trasparenza sulle ragioni politiche e tecniche di questa decisione. E il rischio concreto è che si stia consolidando una gestione opaca, che esautora di fatto le istituzioni municipali e toglie potere a un territorio già provato da numerose criticità. Il punto più delicato resta quello del decentramento amministrativo, ancora oggi più evocato che realmente attuato. La recente legge su Roma Capitale, approvata a livello nazionale, ma non ancora pienamente attuata, dovrebbe rappresentare una svolta: garantire maggiori competenze e autonomia gestionale ai Municipi, permettendo loro di agire in modo più diretto, efficace e meno dipendente dai vincoli centrali del Campidoglio. E, allo stato attuale, i Municipi restano Enti dimezzati, con risorse limitate, funzioni decentrate solo sulla carta e competenze troppo spesso bloccate in un ginepraio burocratico che scoraggia ogni forma di pianificazione autonoma. Il caso del Municipio X non è soltanto un episodio locale. È il sintomo di un problema più ampio: la difficoltà cronica del sistema amministrativo romano nel garantire trasparenza, equità istituzionale e rispetto delle regole democratiche. Se esistessero le condizioni particolari per quel territorio, andrebbero rese pubbliche, chiarite e discusse. Altrimenti, qualsiasi deviazione dalla normale vita democratica di un Ente territoriale, come un commissariamento mascherato, deve destare preoccupazione e vigilanza. Peraltro, si è in attesa di una risposta chiara da parte del Sindaco Gualtieri. Occorre capire perché e in base a cosa il Municipio X viene gestito con strumenti straordinari, mentre gli altri no. Serve, soprattutto, un’accelerazione sull’attuazione della legge Roma Capitale, che consenta ai Municipi di diventare, finalmente, Enti con una propria autonomia e dignità istituzionale. Solo così si potrà restituire senso pieno al principio di prossimità e governare Roma con l’intelligenza territoriale che merita, uscendo dalla logica emergenziale e tornando a quella, più virtuosa, della responsabilità politica, della partecipazione democratica e della trasparenza.

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