22 Marzo 2021

Humint, cos’è e a cosa serve

Humint, cos’è e a cosa serve. Oggi ne parliamo con un esperto del tema come Mauro Obinu, generale dei carabinieri in congedo, già dirigente generale della presidenza del Consiglio dei Ministri in servizio presso l’Aisi (Agenzia informazioni sicurezza interna). Oggi è partner della Humint Consulting, società che si pone come punto di riferimento per agenzie, aziende e in generale chiunque pensi di possedere informazioni sensibili da tutelare. Generale partiamo dall’inizio: cos’è lo Humint? Lo humint è una delle forme di intelligence, significa Human intelligence, cioè la ricerca di informazioni utili attraverso attività umana. E’ la più antica tra le forme di intelligence, poi nel tempo con lo sviluppo della tecnologia si sono individuate altre forme per raccogliere  informazioni, però le tecniche humint rimangono ancora le più puntuali per ottenere chirurgicamente dall’interno del contesto di interesse elementi informativi utili al committente A chi potrebbe servire a parte ai membri delle forze dell’ordine? Guardi la conoscenza di queste tecniche serve genericamente a tutti coloro che hanno la possibilità e la necessità di ottenere informazioni per scopi diversificati: per sviluppare e coordinare meglio le attività della propria agenzia per esempio, la propria società, oltre a che le forze istituzionali di sicurezza lo Humint è utile anche per coloro che sviluppano attività produttive e di ricerca. Quello che è importante è che conoscendo le tecniche di humint adottate da estranei, si può avere anche la capacità e la consapevolezza di tutelarsi dalla ricerca humint altrui, quindi sorge il concetto della contro intelligence, cioè quella di scudarsi e di reagire e proteggersi da attività humint altrui Quanto sono diffuse queste tecniche? Sono assolutamente utilizzate e vengono abbinate soprattutto dai servizi di tutti gli Stati per ottenere informazioni non altrimenti ottenibili attraverso l’attività cyber di penetrazione tecnica a distanza. Però dobbiamo tenere presente che dietro c’è sempre l’uomo: le faccio un esempio, recentemente ed è giornalisticamente noto sono stati arrestati due ex dipendenti della sicurezza di Leonardo perché attraverso la loro attività erano riusciti a esfiltrare, cioè carpire, dati riservati della loro ex azienda. Come vede è l’uomo che agisce a prescindere dalla tecnologia di supporto. Un altro esempio è l’attività investigativa svolta dai servizi segreti inglesi nei confronti di molti ricercatori che a loro volta erano stati reclutati da entità straniere per ottenere i dati di ricerca. Anche in questo caso il reclutamento di una fonte umana si è rivelato strategicamente importante. Un esempio pratico di un’informazione che si può ottenere con tecniche humint? Qualsiasi informazione che sia in possesso di una persona che viene manipolata da un’attività esterna, ovvero qualunque informazione da lui ottenibile nel tempo, in questo caso abbiamo proprio una manipolazione di lungo periodo di una persona che viene addestrata, abituata a determinate tecniche di raccolta informativa e sfruttata a proprio favore e a danno del contesto in cui è inserito. E’ il gioco delle spie semplicemente. E’ chiaro che per fare questo gioco ci sono dei concetti, delle modalità, delle tecniche che utilizzano il lavoro del humint intelligence La vostra azienda sta riscontrando interessa sul mercato italiano? L’azienda è operativa da poco più di un anno, ci interessiamo di contro intelligence preventiva, di risk assessment di attività formativa in direzione di coloro che vogliono avere maggiore consapevolezza delle minacce tanto cyber quanto humint: c’è un grande interesse per l’attività di protezione da attacchi informatici, vi è sicuramente la conoscenza che esiste l’altra faccia della luna e cioè la minaccia humint però debbo dire che da questo punto di vista le idee non sono molto chiare. Vi è la tendenza a sottovalutare tutte e due i tipi di minaccia, ma soprattutto quella humint che viene talvolta relegata ai film di James Bond.

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Il Covid19 attacca i centri nervosi che controllano la respirazione

Il Covid19 attacca i centri nervosi che controllano la respirazione. Nel Covid19 l’infezione determina l’alterazione dei polmoni che non riescono più a far passare l’ossigeno dall’aria ambiente al sangue alterando quindi i così detti “scambi” respiratori. La ventilazione è quell’insieme di movimenti che porta l’aria nei polmoni dove poi avvengono gli scambi respiratori dei gas tra atmosfera e sangue. La funzione ventilatoria fondamentale per la respirazione è controllata da centri nervosi situati in una parte molto profonda del sistema nervoso centrale, nota come tronco encefalico. Fino ad oggi i sintomi respiratori dovuti al Covid19 erano riferiti all’alterazione degli scambi respiratori per effetto dell’infezione a livello polmonare. Uno studio del Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università degli Studi di Milano al Polo Universitario Ospedale San Paolo appena pubblicato su Journal of Neurology richiama l’attenzione sull’impatto del Covid sui centri nervosi che controllano la respirazione. Lo studio dimostra che nei pazienti affetti da Covid19 gravi, ricoverati in rianimazione e sottoposti a ventilazione meccanica, sono alterati i circuiti nervosi proprio nel tronco cerebrale dove si trovano anche i centri di controllo della respirazione. Il dottor Tommaso Bocci, che ha coordinato lo studio originato dalla collaborazione di neurologi, rianimatori e patologi del Centro di Ricerca “Aldo Ravelli” dell’Università Statale di Milano, spiega che “sono stati studiati 11 pazienti intubati e confrontati con un gruppo di controllo di pazienti intubati senza Covid19 ed un gruppo di controllo di soggetti completamente normali. In tutti è stato valutato con una metodica elettromiografica il riflesso glabellare o di ammiccamento (anche detto “blink”). Il riflesso glabellare fa in modo che in condizioni normali uno stimolo cutaneo sul sopracciglio induca in pochissimi milllisecondi una chiusura dell’occhio proteggendolo da possibili agenti lesivi. Il circuito di questo riflesso è a livello del tronco cerebrale. L’osservazione principale riportata dal nostro studio è che avvalendosi di questa metodica nei pazienti Covid19 il riflesso glabellare era gravemente alterato o assente indicando quindi una grave disfunzione dei circuiti del tronco cerebrale.” Il Professor Davide Chiumello, uno degli autori dello studio, direttore della Rianimazione dell’Ospedale San Paolo (ASST Santi Paolo e Carlo), aggiunge che “nei primi pazienti Covid19 ricoverati in rianimazione avevamo osservato clinicamente alterazioni respiratorie che non erano spiegate solo dalla compromissione degli scambi ma che potevano originare da alterazioni neurologiche del tronco encefalico. L’osservazione con metodiche neurofisiologiche documenta e conferma l’ipotesi che l’alterazione respiratoria pur essendo in gran parte determinata dalla polmonite è amplificata da effetti della malattia sul tronco encefalico. I risultati delle registrazioni neurofisiologiche riportate nell’articolo aggiungono un pezzo importante per la comprensione dei meccanismi della malattia indotta dal virus Sars-Cov-2”. Il Professor Alberto Priori, direttore della Clinica Neurologica dell’Università Statale presso l’Ospedale San Paolo di Milano conclude che “stiamo progressivamente convincendoci che la punta dell’iceberg del Covid19 è a livello polmonare ma si possono anche verificare danni neurologici correlati a questa malattia che in fase acuta sono mascherati dal quadro polmonare ed infettivo. Gli effetti neurologici dell’infezione hanno un decorso diverso nel tempo, forse più prolungato, che stiamo iniziando a studiare solo adesso.

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Rivoluzionar* da strapazzo

Rivoluzionar* da strapazzo. Macao, quel “collettivo” che si è impossessato senza titolo delle prestigiose Palazzine Liberty di Viale Molise, una volta sede dell’ex macello, dismesse da (troppo) tempo; che ne ha fatto un’industria di nero (mi daranno del razzista?) con locale bar/ ristorante/ discoteca/ affitta camere e locali per girare film, documentari (alta cultura!); quel collettivo che profetizza la lotta di classe, la lotta alle diseguaglianze, la lotta “ai padroni”, contro “multinazionali ed evasori”. Sono pacifisti, antirazzisti, terzomondisti, ambientalisti, femministi, controlosterminiodelleformiche-isti, con le tasche chiaramente piene e , guarda un po’, evadono come “i padroni evasori”, fanno concorrenza sleale ai locali, quelli che pagano le tasse che finiscono ad alimentare un sistema fiscale per la redistribuzione della ricchezza, così da avere risorse per lo stato sociale. Evadono ma “si depurano” con il bene assoluto: la distribuzione dei pasti solidali, quelli donati il più delle volte dai “padroni”, dai To Big To Fail come Esselunga, Carrefour e chi più ne ha più ne metta. Il bene assoluto è roba loro, fanno solo loro “il proprio dovere morale”, perché gli altri fanno tutti schifo. Se a distribuire i pacchi alimentari sono partiti di destra è solo propaganda fascista. “Loro sono gli eredi di chi lo combatteva il fascismo”, dicono. Quelli lì non conoscono i sacrifici, tra un po’ di vodka e qualche cannetta quei 50 euro al giorno in tasca li hanno sempre. Parlano della guerra di liberazione e mi ricordano tanto quelle brigate comuniste che, nel nome del “bene superiore”, hanno sterminato partigiani cattolici, preti, laici, socialisti e liberali perché “nemici della rivoluzione”. Questi non sanno nulla della rivoluzione, ma sono ugualmente pericolosi. Quel collettivo, Macao, che dopo una violenta rissa, un’aggressione all’interno delle Palazzine occupate al loro fianco “lamentano” i movimenti che chiedono “legalità e sicurezza” (che concetto fascista la sicurezza! O meglio – la sicurezz*, per stare alla moda). Sono il prototipo de “Il conformista” di Gaber, quelli che “di solito stanno sempre dalla parte giusta – il conformista – ha tutte le risposte belle chiare dentro la sua testa; è un concentrato di opinioni, che tiene sotto il braccio due o tre quotidiani e quando ha voglia di pensare pensa per sentito dire. Forse – cantava Gaber e secondo me con non poca ragione – da buon opportunista, si adegua senza farci caso e vive nel suo paradiso”. Il conformista. O meglio, perché la moda è moda, il conformist* Macao

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Perché Sala odia il futuro di San Siro?

Sarà anche una domanda dura, ma qualcuno se la deve pur fare. La polemica di Sala con l’Inter, infatti, più che lo Stadio riguarda la riqualificazione di un intero quartiere e il rilancio economico del quadrante nord ovest della città. Messo a rischio non dalle normale vicende societarie di una grande squadra di calcio, ma dall’incapacità manageriale di un sindaco che, quello stadio, non l’ha mai voluto. Ce ne parla il sempre attento consigliere di Municipio 7 Franco Vassallo. “Se qualcuno credeva che l’iscrizione di Sala ai Verdi Europei fosse una cosa indolore temo se ne dovrà ricredere. Beppe sta già passando a pagare dazio. E lo fa cercando di sabotare un progetto che non ha mai amato. Troppo proiettato nel futuro, troppo grande, troppo privato. Qualcosa su cui non ha mai potuto ingerire, che non porterà il suo distinto marchio di fabbrica: inefficienza e costi che lievitano, senza che nessuno chieda mai a fondo conto delle cifre. Così sta approfittando delle normali vicende societarie di tutti i grandi club in questi momenti tribolati, per cercare di sabotare l’intero piano. Che riguarda lo Stadio, certo. Ma che riguarda anche e soprattutto la riqualificazione dell’intera area. Gli oneri urbanistici sono il 50% del progetto. Vuol dire che Milan e Inter lo stadio lo pagheranno il doppio. Ecco, un sindaco pragmatico e avveduto non farebbe polemica sulle quote societarie. Si assicurerebbe invece che i lavori e gli oneri andassero di pari passo, che non si facesse economia su questi ultimi per favorire lo Stadio. Insomma, farebbe, in silenzio il proprio lavoro. Ma Sala è un bravo manager pubblico solo quando nessuno fa le pulci alla contabilità e tutti obbediscono senza fare domande. Non a caso l’unico grande cantiere di questi cinque anni è stato progettato, pagato e verrà realizzato da privati. Lui è stato ad osservare, come gli umarell attorno ai cantieri, criticando e cercando di rallentare ogni volta che è stato possibile. Questo atteggiamento, purtroppo, rischia di costare caro alla gente di San Siro, che potrebbe perdere centinaia di milioni di euro per vivere meglio. E tutto per evitare che si guardi al futuro. L’unica, piccola e amara consolazione è che ai Milanesi verrà mostrato in tutto il suo splendore cosa succederà se lo rieleggeranno: cinque anni di immobilismo e perdita di valore per la città. Dove l’unica cosa a crescere saranno le code davanti al Pane Quotidiano.”

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Covid: 4003 positivi e 90 decessi

Covid: 4003 positivi e 90 decessi. Con 46.150 tamponi effettuati, sono 4.003 i nuovi positivi in Lombardia con il tasso di positività stabile all’8,6% (ieri 8,5%). Aumentano i ricoverati in terapia intensiva (+15, 806) e negli altri reparti (+35, 6.926). I decessi sono stati 90 per un totale complessivo di 29.799 morti in regione dall’inizio della pandemia. Per quanto riguarda le province, è sempre la Città metropolitana di Milano la più colpita con 1.094, seguita da Brescia (902), Monza e Brianza (470), Bergamo (314), Pavia (222), Como (197), Mantova (182), Lecco (144), Varese (137), Cremona (117), Sondrio (78) e Lodi (58).

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De Chirico (FI): proponiamo superiori in aula dalle 11 alle 18

“La didattica in presenza deve essere una priorità per tutte le Istituzioni” lo sostene in una nota il Consigliere Comunale di Forza Italia Alessandro De Chirico.  “Bene che la regione stia vaccinando il personale scolastico – continua l’azzurro – Il ritorno a scuola dovrà avvenire in totale sicurezza anche per gli studenti riducendo al minimo i rischi. Purtroppo, nell’ultimo anno, l’azione del Comune di Milano per contenere i contagi è stata pressoché nulla. Mezzi strapieni e scuole focolaio a causa di classi pollaio sono problemi da risolvere. Per il trasporto pubblico basterebbe semplicemente intensificare i controlli sia sui mezzi di superficie che nelle metropolitane”. “Dobbiamo invece lavorare ancora molto sulla scuola – aggiunge – In una situazione di grande emergenza sono da tener in considerazione soluzioni eccezionali. Domani arriverà nell’aula virtuale di Palazzo Marino un documento di cui sono primo firmatario, “Ritorno alla normalità”, che propone di rivedere l’orario delle lezioni delle scuole secondarie di secondo grado. La mia proposta è dalle 11 alle 18, con un’ora di pausa pranzo. Il presupposto è che si torni al normale orario di apertura dei negozi e d’ingresso negli uffici, diluendo l’affluenza sui mezzi pubblici. Inoltre, vanno trovati accordi con i proprietari di cinema, teatri, etc non operativi dove poter far svolgere le lezioni in presenza. Il Governo, nel prossimo decreto, dovrà prevedere maggiori indennizzi a chi mette a disposizione i propri spazi per la collettività”. “La campanella delle lezioni in parrocchia proposte dall’assessore Galimberti non è mai suonata e dei container promessi da Limonta se ne sono visti pochissimi. È ora – conclude De Chirico – che la giunta guidata da Sala inizi ad ascoltare le proposte che arrivano dalla minoranza oppure a settembre saremo ancora qui a cercare una soluzione”.

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