24 Febbraio 2021

Nuovo Atlante delle Arti – Tre. Progetto Artistico Internazionale ideato e diretto dal Prof. Carlo Franza

Nuovo Atlante delle Arti – Tre. Progetto Artistico Internazionale ideato e diretto dal Prof. Carlo Franza. La mostra dal titolo “L’istante e la sua luce” dell’artista ROBERTO ROSSO che rientra in un progetto artistico internazionale, “NUOVO ATLANTE DELLE ARTI”, ideato e diretto dal Prof. Carlo Franza (Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea e Critico de IL Giornale fondato da Indro Montanelli) per la FONDAZIONE ATM di MILANO, istituzione attestata internazionalmente, che focalizza l’attenzione su talune figure in progress della nuova stagione artistica europea. L’esposizione curata dal Prof. Carlo Franza, illustre Storico dell’Arte di piano internazionale, che firma anche il testo, riunisce un certo numero di opere che compongono una vera e propria installazione, capace di campionare il percorso singolare di questo illustre artista fotografo italiano. All’inaugurazione ci saranno i saluti del Presidente e una prolusione del Prof. Carlo Franza, curatore della mostra, unitamente alla partecipazione di intellettuali italiani e stranieri e di numerosi collezionisti. Scrive Carlo Franza: Il tentativo di leggere fenomenologicamente la fotografia conduce inevitabilmente all’ammissione dello scacco che essa genera, mostrando l’impossibilità di una rappresentazione sincera del reale. L’obiettivo è sempre intenzionalmente rivolto a un lato dell’evento che “prende di mira” una “parte” che non soltanto non è l’intero, ma che non può neanche rappresentarlo. Questa impotenza della fotografia, che la rende statutariamente inadeguata e imprecisa rispetto al reale, è anche alla base della sua potenza. La fotografia rimarrà sempre una traccia, un accenno, una sfida dello sguardo a colmare il vuoto dell’invisibile, a superare l’assenza dell’osservatore con un’azione di costruzione – di creazione dell’immaginario – da parte di quest’ultimo. La leggibilità dell’immagine fotografica, che permette l’azione decodificante, coinvolge totalmente il fruitore, non soltanto perché questi necessita della sua esperienza passata e del suo bagaglio concettuale come pre-dato necessario per poter disambiguare la fotografia nel presente, a cui essa è consegnata, ma anche perché lo spinge sempre, come ben sostiene Didi-Huberman, a un atto di immaginazione: “immaginare ciò che non è nella memoria dell’osservatore o immaginare il momento vissuto, oggettivato nella foto, con un movimento di distacco, di spoliazione, di estrazione dalla propria soggettività. È proprio questa immaginazione che innesca il processo conoscitivo poiché «per sapere occorre immaginare”. L’immagine può essere la rappresentazione di qualcosa o di qualcuno, anche raffigurazione realistica o astratta oppure visione rassomigliante alla realtà; non è mai fisica, poiché è sempre una percezione visiva e, potendo essere anche mentale, non necessita di un supporto materiale. Ineliminabile affinché si possa cogliere un’immagine è invece la necessità di una mente che la pensi, prima ancora che due occhi che la vedano. Quello che viviamo è infatti il tempo della visual culture in cui è preminente l’immagine tecnica, la cui potenza consiste nel calamitare l’attenzione dell’osservatore, dirigendone o condizionandone la decodifica. La seduzione dell’immagine, infatti, ha un tale effetto sull’uomo da “adescarlo” nella morsa della sua rete illusoria. Ne era consapevole anche Feuerbach. Roland Barthes suppone che, sebbene nella fotografia il messaggio sia all’apparenza senza codice, in realtà anche in essa esista un livello connotativo che non esaurisce l’informazione analogica mostrata dal suo lato denotativo in modo evidente. La connotazione nella fotografia è dunque un’ulteriore scrittura, una retorica della fotografia, un codice che limita le possibili interpretazioni dell’osservatore, che la imprigiona entro dei confini di senso, che controlla il processo di significazione. Barthes ritiene che la lettura della fotografia sia sempre “storica” ovvero condizionata dalla situazione culturale, sociale e politica dell’interpretante. Sono dunque due le direzioni della decifrazione: quella “imposta” dal cifrante attraverso le tecniche e quella seguita dal decifrante a partire dalle sue categorizzazioni. Il filosofo francese inoltre individua tre possibili livelli di connotazione: percettiva, cognitiva e ideologica o etica. La prima è determinata dal modo naturale dell’individuo di leggere un’immagine: “Non vi è percezione senza categorizzazione immediata, la fotografia viene verbalizzata nel momento stesso in cui è percepita; o meglio: non viene percepita se non verbalizzata”. La seconda dipende dalla cultura e dalla conoscenza dell’interpretante che coglie nei dettagli dell’immagine un significato aggiuntivo che altrimenti non coglierebbe. La terza, quella ideologica, è la più infida poiché “introduce ragioni o valori nella lettura dell’immagine”. È chiaro che si suppone un effetto depotenziato di qualsiasi connotazione se si dà per scontata la capacità critica del soggetto interpretante. Il punto che qui però si vuole sottolineare è che, allo stato attuale, non è più possibile un’affermazione siffatta. L’ingombro dell’immagine tecnica è tale che ha vinto il suo apparente lato denotativo che la fa apparire valorialmente indifferente e indifferenziata. L’osservatore è oggi uno spettatore e un consumatore prima ancora che un interpretante e per prima cosa “consuma” -o se si vuole, “divora” senza più riconoscerne il sapore che è rientrato nell’ovvio – messaggi ideologici ed eticamente svuotati con cui vengono cifrate le immagini mediate dallo spettacolo e potenziate dall’aspetto ludico. “Vedere non è credere ma interpretare”, infatti. Un’altra caratteristica della percezione è che guardare non è sufficiente per vedere: occorre anche sapere che cosa cercare, oltre che prestare attenzione a ciò che si guarda. Occorre dunque anche imparare a vedere. Questo dimostra l’importanza di una cultura della visione. Flusser ritiene che l’umanità sia giunta in quest’epoca a un nuovo paradigma ermeneutico a cui corrisponde una nuova forma di pensiero. Una fase in cui imperano le immagini tecniche che diventano superfici “piene di dèi”. Il fotografo non asservito si dovrà sforzare di produrre informazioni impreviste, di estrarre, cioè, qualcosa dall’apparecchio e di mettere in immagine ciò che non figura nel suo programma. Una filosofia della fotografia è necessaria affinché il fotografo recuperi la sua coscienza critica e trovi il suo spazio di libertà “lottando” contro le possibilità dell’apparecchio, per fotografare l’improbabile, l’imprevisto che sfugge alla manipolazione dell’oligarchia che controlla la decodificazione del simbolo attraverso la programmazione. In tal modo, per dirla con Flusser, si avrà una fotografia informativa e non ridondante. Si avrà una fotografia e non una semplice immagine tecnica. La fotografia infatti è l’impegno dello sguardo che cerca di cogliere il senso dello spazio e dei suoi oggetti, il loro segreto letteralmente indicibile e tuttavia osservabile, immaginabile. In tal senso

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Già finita la pace di Draghi

Già finita la pace di Draghi. In questi giorni abbiamo dubitato, ergo siamo stati forse più saggi di chi si entusiasmava per il governo Draghi. L’unico modo in cui tutto può funzionare bene è se si smette di discutere, ma non sarebbe più democrazia. Invece il salvatore della patria, l’ennesimo, rischia di non salvare un tubo perché a Roma si discute di sottosegretari. Renzi essendo furbo lo avrà immaginato e infatti dopo aver ribaltato il tavolo si è tolto dal mazzo. Intanto gli altri si scannano per avere presidenti di commissioni e sottosegretari nel nuovo governissimo della ripresa e resilienza nazionale. Ma è già finita la pace di Draghi: da giorni si discute di caselle e per giorni si continuerà a parlarne. Nel frattempo c’è un mondo fuori da considerare: al vaccino, ma pure ai cittadini, non importa un fico secco se c’è tizio o caio in questa o quella casella perché in teoria chi partecipa al governo è d’accordo sull’essere d’accordo. Dunque perché dovrebbe essere diverso se come sottosegretario c’è uno della Lega o di LeU? In teoria è tutto uguale, dunque perché si perde ancora tempo? Uno dei problemi del governo Conte era la lentezza: continuavano a fare bei discorsi senza concludere le cose. Tanto che aveva buttato sei mesi in chiacchiere invece che prepararsi alla seconda ondata. Ma con Draghi la situazione è esattamente la stessa di prima: si parla. Invece di avere un reale e realistico piano di vaccinazione che corre, abbiamo servi e servetti che corrono tra i palazzi per mettere d’accordo i potenti e potentini. Uno spettacolo disarmante. Ecco allo che il “governo della truffa” si presenta male. Anzi, malissimo.

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Covid: 2.480 casi e 43 decessi

A fronte di 35.149 tamponi effettuati, sono 2.480 i nuovi positivi (di cui 89 ‘debolmente positivi’) in Regione Lombardia pari al 7%. Sale ancora il numero dei ricoverati: quelli in terapia intensiva sono attualmente 408 (+17), quelli non in terapia intensiva hanno toccato i 3.917 (+91). I decessi nelle ultime 24 ore sono stati 43 per un totale da inizio pandemia di 28.146. I dati di ieri:  i tamponi effettuati: 35.149 (di cui 22.540 molecolari e 12.609 antigenici) totale complessivo: 6.418.047  i nuovi casi positivi: 2.480 (di cui 89 ‘debolmente positivi’)  i guariti/dimessi totale complessivo: 500.390 (+1.091), di cui 3.548 dimessi e 496.842 guariti  in terapia intensiva: 408 (+17)  i ricoverati non in terapia intensiva: 3.917 (+91)  i decessi, totale complessivo: 28.146 (+43) I nuovi casi per provincia: Milano: 532 di cui 223 a Milano città; Bergamo: 126; Brescia: 506; Como: 313; Cremona: 51; Lecco: 48; Lodi: 45; Mantova: 95; Monza e Brianza: 143; Pavia: 104; Sondrio: 39; Varese: 425.

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Aggredisce passanti e agenti con un coltello: ucciso

Un uomo che la scorsa notte ha aggredito dei passanti per strada, armato di un grosso coltello, è stato ucciso dagli agenti intervenuti. L’uomo, Jerry Dimapulangan, un filippino con precedenti fra l’altro per spaccio., forse in stato alterato durante le aggressioni, si è scagliato più volte contro gli agenti uno dei quali, dopo aver cercato di contenerlo, ha sparato uccidendolo. Secondo quanto riferito stamani dalla Polizia di Stato le Volanti di Milano sono intervenute alle 00.20 in via Sulmona, dove diversi cittadini avevano segnalato l’uomo in strada. Il soggetto,  45 enne, brandiva un coltello e secondo le testimonianze avrebbe tentato di aggredire prima un rider e poi un uomo che usciva dal portone di un palazzo. Entrambi sono riusciti a fuggire. All’arrivo di una prima pattuglia l’uomo si è scagliato contro gli agenti, che hanno cercato di contenere la sua furia con i manganelli. Uno dei due indietreggiando è caduto sbattendo la testa ed è svenuto. In quel momento è sopraggiunta una seconda pattuglia del 113 e l’uomo si è scagliato anche contro gli altri due agenti. Uno dei due, dopo aver cercato di evitarlo, ha sparato alcuni colpi, forse due o tre, nella parte bassa della figura. In pochi minuti l’uomo è deceduto. Durante la notte il sostituto procuratore Paolo Storari è andato sul posto per un sopralluogo e in questo momento sta passando al vaglio gli elementi raccolti dagli uomini della Mobile, comprese le telecamere della zona e le testimonianze dei vicini. L’esatta dinamica non è stata ancora ricostruita, o almeno non è stata riferita, ma la sensazione è che anche la procura stia valutando il comportamento dell’agente come una reazione commisurata al pericolo imminente dell’uomo che si era scagliato contro di loro col coltello. ANSA

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Occupato l’ex cinema Arti

Un gruppo di studenti appartenenti a diverse scuole insieme ad un gruppo di lavoratori dello spettacolo hanno occupato gli spazi dell’ex cinema Arti in via Mascagni. “Dopo le occupazioni delle scuole di gennaio, il mondo della scuola si unisce a quello dello spettacolo per chiedere non solo una riapertura di luoghi della formazione e della cultura in sicurezza, ma per una riforma radicale di entrambi i settori”, si legge in un comunicato. Fuori dalla struttura abbandonata è stato appeso lo striscione con la scritta ‘Create il vuoto culturale noi lo occupiamo’ e sono stati accesi dei fumogeni. L’ingresso nello spazio, come spiegano gli occupanti in un comunicato, “chiaramente, è avvenuto in sicurezza dal punto di vista sanitario, attraverso tamponi antigienici svolti in loco, termoscanner, DPI, igienizzazione e riqualificazione dello spazio”. I lavoratori dello spettacolo chiedono misure di sostegno al reddito adeguate al periodo di emergenza fino a fine 2021, una ripartenza totale del settore con aiuti concreti per tutti gli spazi culturali e l’apertura di un tavolo interministeriale. ANSA

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Smantellate due organizzazioni criminali: 37 arresti

La Polizia di Stato, sin dalle prime ore della giornata di ieri, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Milano, su richiesta del Procuratore Aggiunto dr.ssa Alessandra Dolci e Sostituto Procuratore dr.ssa Bruna Albertini della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano – D.D.A., a carico di 37 persone (36 in carcere e 1 agli arresti domiciliari), di nazionalità prevalente italiana e albanese, ritenuti a vario titolo partecipi o comunque collegati a due associazioni per delinquere finalizzate al traffico internazionale e nazionale di stupefacenti. L’operazione di polizia giudiziaria, condotta dal personale della Sezione Antidroga della Squadra Mobile e coordinata dalla DDA di Milano, trae origine dell’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del “killer delle carceri”, eseguita dalla Squadra Mobile il 2 ottobre 2018, nell’ambito dell’operazione “Miracolo”. In quella circostanza, l’uomo fu arrestato anche perché trovato in possesso di circa 28 Kg. di hashish, circa 1,7 Kg. di cocaina, due pistole clandestine, un silenziatore per arma corta, 18 cartucce.   Lo sviluppo di alcuni elementi indiziari emersi durante la sua perquisizione ha consentito agli agenti della Sezione Antidroga di sviluppare un nuovo filone investigativo nei confronti di alcuni italiani, dimoranti a Milano, dediti al traffico di sostanze stupefacente sia nella provincia meneghina, con prevalenza nella zona sud-ovest della città e nei comuni di Corsico, Buccinasco e Trezzano sul Naviglio, sia in alcune regioni del centro-sud Italia, come Emilia Romagna, Lazio e Puglia. Entrambe le organizzazioni criminali hanno dimostrato di avere una struttura solida, di tipo piramidale, con ruoli ben definiti dei sodali, luoghi di stoccaggio dello stupefacente e veicoli dotati di vani artigianali nascosti, cosiddetti “imboschi”, idonei all’occultamento di droga e denaro. L’attività di indagine ha comportato, nel suo corso, 12 arresti in flagranza di reato, il sequestro di 4 kg. circa di cocaina, 35 kg. circa di hashish e 52 kg. circa di marijuana, 260 mila euro circa di denaro contante, nonché di due pistole, di cui una munita di silenziatore, e munizioni di vario genere. Nei confronti di due degli indagati albanesi destinatari della misura cautelare, in quanto dimoranti in Albania, l’Autorità Giudiziaria procedente ha emesso un provvedimento di autorizzazione alla diffusione internazionale delle ricerche. In ragione di ciò, grazie alla collaborazione del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia e dell’Ufficio dell’Esperto per la Sicurezza a Tirana della Direzione Centrale della Polizia Criminale, il collaterale organo di Polizia Albanese, contestualmente all’esecuzione della misura cautelare in Italia, ha rintracciato i due indagati nelle città di dimora ed ha provveduto a dare esecuzione all’arresto provvisorio in esecuzione della misura, in attesa dell’estradizione in Italia.

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