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Coronavirus: zona arancione in tutta Italia

L’annuncio lo dà il primo ministro Giuseppe Conte in un’edizione straordinaria. Tutto il territorio nazionale viene messo sotto zona arancione. Quindi l’ordine è fermi tutti. La grande fuga dalla Lombardia sortisce i suoi effetti: tutti gli italiani sono invitati a non uscire di casa se non in caso di necessità. Le attività non essenziali sono rimandate a data da destinarsi perché in nessun caso si può ipotizzare con ragionevole certezza quando la crisi finirà. Non bisogna muoversi se non in caso di necessità, non stiamo per morire tutti: non muoversi serve proprio a non morire. State calmi, calmi per favore. Questo è un Paese sempre lento, per una volta che lo chiedono vediamo di non perdere la testa. Conte è stato chiaro: si sta già ipotizzando la nuova richiesta di sforamento dei parametri perché serviranno altre risorse. E’ una buona notizia, vuol dire che il governo si sta muovendo nel presente ma sta pensando anche cosa fare da domani. Per ora essendo tutta zona arancione, non è il caso di correre da nessuna parte. I movimenti irresponsabili dei giorni scorsi hanno causato una crisi totale della nazione. Per non stare in casa qualche giorno, ora bisogna attrezzarsi per starci mesi. Stiamo uniti come non mai, proprio ora che siamo divisi.

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Forza Italia si spacca, 45 amministratori contro il coordinatore regionale

“Non parteciperemo ai congressi locali del partito, convocati dal coordinatore regionale (Massimiliano Salini ndr) in modo illegittimo nei tempi e nei modi, in palese violazione delle regole più elementari di democrazia interna. Stiamo predisponendo i ricorsi ai Probiviri e agli organismi di garanzia”. Lo annunciano in una nota 5 Consiglieri metropolitani, 7 Sindaci, 6 Assessori, 33 Consiglieri comunali fra cui 9 Capigruppo, 18 Coordinatori locali di Forza Italia in rappresentanza di oltre 30 Comuni dell’area metropolitana di Milano, contestando l’indizione di alcuni congressi territoriali prevista per domenica 24 novembre. “Ci chiediamo a chi possa giovare questa forzatura – aggiungono gli amministratori locali Azzurri – che sta mettendo a dura prova l’unità del partito e rischia di provocarne una pericolosa frammentazione. Siamo stati i primi a chiedere l’attuazione di nuove forme di democrazia diretta per l’organizzazione di Forza Italia, con regole precise, capaci di premiare il merito e la rappresentatività territoriale. Paradossalmente ora viene imposta una convocazione dell’ultim’ora che viola gli accordi intercorsi, non condivisa nella forma e nella sostanza, irrispettosa nei confronti di chi come noi, da anni, si impegna nelle istituzioni con impegno ed energia promuovendo le idee, le proposte e i valori liberali del nostro partito”. “Abbiamo chiesto un incontro urgente al Presidente Berlusconi – conclude la nota degli amministratori locali di Forza Italia – per rappresentare direttamente a lui le nostre preoccupazioni. Non si può promuovere la democrazia interna attraverso atti unilaterali che sono l’esatta negazione della stessa”.

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Caro Salvini il Sud Italia è nostro. Non è della Lega e non sarà più delle mafie

di Biagio Maimone  – Da alcuni giornali è riportata la notizia dell’accoglienza trionfale riservata a Matteo Salvini dal popolo meridionale, nel corso del suo tour nel Sud Italia, che lo ha osannato come un profeta, come il salvatore della nostra nazione.  A quanto pare non è esattamente vero. Difatti, alcuni quotidiani online hanno scritto che molti meridionali hanno  insultato e fischiato il leader leghista,  memori delle offese subite, da oltre 25 anni, da Bossi, dalla Lega Nord e da qualche direttore di giornale, che hanno  umiliato la dignità del popolo meridionale senza alcun ritegno. Mi chiedo come mai i quotidiani italiani più “accreditati” non  dicano la verità e, pertanto , non mettano in evidenza come molti meridionali, ricordandosi del disprezzo subito, ritengono Matteo Salvini soltanto un demagogista. Cosa si nasconde dietro l’omertà dei grandi media?  E’ indiscutibile che la realtà venga tragicamente falsata quando impera la dittatura e c’è da chiedersi se in Italia stia affermandosi la dittatura.  Fa riflettere, infatti, la mancanza di  reazione all’avanzare di un bieco oscurantismo politico, che potrebbe  preludere all’affermarsi del più assurdo populismo. Si stagliano sulla scena politica segnali evidenti di prepotenza indiscussa che fa pensare a quanto accadeva negli anni trenta del secolo scorso.  Stupisce il percorso uniforme dei mezzi di informazione, quasi non vi fosse libertà di pensiero e di stampa. Forse abbiamo dimenticato il valore della libertà, della democrazia? I libri di storia hanno lasciato una testimonianza viva delle sofferenze subite dai popoli dominati dalle dittature, che dovrebbe tenacemente richiamarci al dovere di difendere la nostra democrazia dalla minacce di chi vuole concretizzare un disegno autoritaristico e dominare la popolazione.  Ciò che meraviglia di più è che anche molti meridionali siano d’ accordo con il leader della Lega e sembra che accettino passivamente la sottomissione. Si può supporre che essi siano convinti  che la Lega riporti ordine dove attualmente domina il disordine   e che dall’ordine si possa prendere le mosse per migliorare le loro condizioni sociali.  Hanno certamente dimenticato di essere stati sempre considerati poveri “terroni”. Si può supporre che si tratti di uno “scambio di voti”, ossia voti donati in cambio di favori. Non vi sono dubbi che le mafie garantiscano un serbatoio di voti straordinario a chi aspira a governare l’Italia, come avviene da  sempre. Tale serbatoio viene messo a disposizione dalle varie mafie solo in cambio di privilegi e di elargizione di potere per accedere ai luoghi di comando. Caro Salvini, noi meridionali non sottomessi dalle mafie, non corruttibili, ti ricordiamo che il Sud Italia ci appartiene e non vogliamo che continui ad essere più terra di conquista da parte di nessuno. D’ora in avanti ci impegneremo per evitare di  subire la violenza di chi vuole dominarci. Presto ci ribelleremo e risponderemo alle offese di chi vuole sottometterci. Ti ricordiamo, inoltre, che siamo consapevoli del fatto che le mafie, che qualcuno stupidamente definisce come un fenomeno soltanto del Sud, in realtà  uccidono il Sud stesso, non solo con il mitra, ma anche economicamente. E’ vero che le mafie siano nate nel Sud Italia, ma esse alimentano il benessere del Nord Italia e dei grandi poteri economici e non amano le proprie terre, anzi le considerano una latrina in cui sotterrare immondizie e rifiuti tossici provenienti dal resto dell’Europa, uccidendo chi vi abita. Mafie e politica hanno ucciso e continuano ad uccidere le nostre terre, la nostra storia, la nostra dignità. Allora cosa dici di nuovo agli italiani, caro Salvini? Nulla, anzi fai esattamente le stesse cose che hanno fatto i politici che ti hanno preceduto. Taciteremo ben presto anche l’arroganza di qualche direttore di giornale, il quale ci offende utilizzando vecchi slogan e ridicole etichette, che denotano il suo vivere nel passato, convinto che il tempo si sia  fermato. Dalle terre del Meridione, da parte dei meridionali onesti, si eleva un grido di ribellione: “Ora basta!”

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Se l’Italia barcolla, Milano vola

Se l’Italia barcolla, milano vola. A dirlo Giuseppe Sala, sindaco martire di Milano, analizzando la  situazione politico economica attuale. Per quanto possa sembrare paradossale più l’immagine dell’Italia è quella di un Paese fermo e deciso solo a odiare o amare gli immigrati, più il sogno milanese se ne giova: il mondo infatti percepisce Milano come un “place to be”, un posto dove il lavoro si unisce alla cultura e allo sviluppo in più modi. Un sistema virtuoso del fare che non lascia spazio all’inutile e al dannoso senza cercare una soluzione pratica ispirata alla virtus che sta nel mezzo. Ma può davvero essere un bene? Può Milano vivere di luce propria nel mezzo di un Paese che affonda per lo scontro tra i nuovi poteri emersi grazie al sostegno del popolo e quelli sistemici e ormai storici? Il corpaccione dello Stato è grande e l’Italia resta una grande potenza mondiale, pur se fortemente ridimensionata negli ultimi decenni. Ma lo scontro in corso tra vecchi e nuovi potenti sta mettendo a dura prova la resistenza delle istituzioni, Sergio Mattarella (che ci scuserà ma essendo stato eletto nelle condizioni che sappiamo non riusciamo a considerare pienamente legittimo) non pare aver più alcun controllo delle situazione nonostante un assetto istituzionale che gli mette in mano il pallino della situazione. Persino i giudici si sono suicidati a livello mediatico con una indagine che ha avuto il merito di lasciarci alle spalle la magistraturocrazia degli ultimi anni. Un periodo buio e vuoto di contenuti come solo i capitoli di un codice sanno essere: i testi sacri però erano gli unici rimasti dopo che la sfida tra poteri dello Stato era stata vinta dalla magistratura. La Chiesa, da sempre incline a capire ed adeguarsi ai tempi, ha capito e si è dotata di un antipapa, o Papa bis. Ora che è crollato l’ultimo baluardo di fronte a Mattarella l’impotente, non resta più nulla. Solo la forma, ma di sostanza non c’è niente. basta poco perché il crollo sia totale come una serie di piccole ma inarrestabili tessere. Di fronte a questo scenario possiamo davvero pensare che Milano resti come una rocca isolata e intoccabile dalla marea che avanza? Può rimanere indifferente? Uno dei suoi valori è proprio aver trasformato qualunque italiano in un milanese, ora forse è la fase in cui è necessario trasformare ogni milanese in un italiano.

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