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Alla Feltrinelli il romanzo di Pierfrancesco Majorino

Alla Feltrinelli il romanzo di Pierfrancesco Majorino. Il romanzo che l’europarlamentare ed ex assessore milanese delle giunte Pisapia e Sala presenterà in piazza Piemonte alle 18:30 di venerdì 13 si chiama “Sorella rivoluzione”. Parterre con nomi importanti della sinistra milanese e giornalistica come Paolo Berizzi, Marina Petrillo e Cecilia Strada.  

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Dopo la Sanità , Majorino sogna di commissariare Aler

A Majorino va riconosciuto che, se di politica magari non capisce moltissimo, di certo porta fortuna. Basta che chieda il commissariamento di qualcosa e tac, quel qualcosa rinasce. Ve la ricordate la campagna contro la sanità lombarda? È finita con la Lombardia in testa nella campagna vaccinale e 5 ospedali nella lista dei 250 migliori al mondo. Non pago delle sue doti di oracolo, le ha volute rimettere in gioco: “Ma credo che si debba fare proprio in questi campi -sociale, casa, diritti delle persone più fragili, sostegno al terzo settore – molto ma molto di più. Prendete il tema delle case popolari di proprietà ALER: la Regione le gestisce in modo vergognoso. Se fossi il Sindaco di Milano proverei a prenderle in mano, per ribaltarle, e i soldi ci possono essere: sono perfino quelli del Recovery”. Il nostro paladino della lotta al ridicolo non ci va piano, ma gli risponde il Consigliere di Municipio Franco Vassallo, dalla sua posizione unica di Consigliere delegato alla Casa, che quel mondo lo conosce bene: “Majorino da Sindaco proverebbe a togliere le case ad Aler. Aldilà delle nostalgie degli espropri proletari è evidente che il compagno non ha ben presente la situazione attuale. E nelle case popolari ci passa solo in campagna elettorale. Se ci fosse più spesso saprebbe che il disastro Aler lo ha visto solo lui. Quello che non ha visto è il disastro, certamente peggiore, di MM. Dico certamente peggiore perché, pure con più fondi e maggiore facilità di sfratto, la situazione è quella che tante volte ho descritto: edifici fatiscenti, società assente, inquilini ignorati e degrado onnipresente. La differenza principale è che Aler ci mette la faccia, MM ci mette un centralino. Impersonale, lontano e fondamentalmente inutile. C’è, inoltre, il tema costi: gli inquilini MM pagano ogni anno di più, per servizi sempre più scarsi. E, lo ripeto, non è questione di soldi. È che la giunta non sa spendere nemmeno quelli che ha. Figuratevi quelli che deve andare a prendere. Tant’è vero che, di casa in casa, gli inquilini MM chiedono di tornare a casa, di tornare ad Aler. I problemi sarebbero gli stessi, ma almeno avrebbero a che fare con dei tecnici e non con delle gentili, ma inefficaci, voci telefoniche. Quindi, caro Pierfrancesco, no, il Comune non deve fregare le case ad Aler. Deve smetterla di fregare i cittadini dicendo loro che sa fare l’amministratore di condominio e ridare le proprie alla Regione. Dieci anni di fallimenti sono sufficienti. Si abbia la decenza di cessare questo esperimento sociale sulla pelle dei più deboli e si restituisca dignità alle periferie. In definitiva, più che togliere le case ad Aler andrebbe tolto il fiasco a Majorino”.

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San Siro: botta e risposta Majorino – De Chirico

“Dopo le scene del quartiere San Siro, scene che mi è gia capitato di dire non vanno in alcun modo sottovalutate, vedo che la destra milanese invoca strani interventi nel quartiere delle case popolari. Tutto bene non fosse che il quartiere delle case popolari è di ALER, cioè della Regione. Ed è gestito in modo vergognoso con tante case vuote senza persone e tante persone che le case le occupano abusivamente”. Lo ha scritto sul suo profilo Facebook Pierfrancesco Majorino, ex assessore al Welfare oggi Eurodeputato Pd in merito all’apisodio di sabato, quando sono scoppiati disordini fra 300 giovani radunatisi per un video di un rapper e le le forze dell’ordine. “Fossi nel Sindaco direi a tutti loro – ha aggiunto Majorino – a quelli della destra, di tacere. Ma soprattutto costruirei una proposta perchè il Comune tolga totalmente la gestione delle case popolari alla Regione. Le sa gestire meglio (il Comune) quando è chiamato a farlo direttamente. Ci sono pure le risorse europee del Recovery che arriveranno e che potrebbero essere ben impiegate per risanare e riqualificare” ha concluso l’esponente del PD. Immediata la replica del Consigliere Comunale di Forza Italia, Alessandro De Chirico “Leggo le dure parole di condanna di Majorino, già assessore alle Politiche Sociali del Comune di Milano, contro Regione e ALER. Non una sola riga di dura condanna verso il gravissimo episodio avvenuto sabato nel quadrilatero di San Siro – scritto in una nota l’azzurro -. È stato accertato che centinaia di ragazzi venissero da fuori quartiere rispondendo all’appello del rapper Neima Ezza eppure per l’esponente del PD è più importante accusare altri per colpe piuttosto che ammettere il fallimento delle politiche di accoglienza da lui stesso portate avanti quand’era assessore. La rabbia giovanile che abbiamo visto in quei video è molto preoccupante, come l’eurodeputato ammette, ma da lui nessuna soluzione” ha concluso De Chirico.

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Sala “risponde” a Majorino su Milano 2021

Sala “risponde” a Majorino su Milano 2021. Con un post pubblico sul proprio profilo Facebook, il sindaco Giuseppe Sala risponde al lungo post con cui Pierfrancesco Majorino aveva fissato il programma elettorale della sinistra per le prossime elezioni. Una mossa decisa come nello stile dell’ex assessore, l’unico a opporre una vera candidatura a Sala alle ultime primarie civiche. Ma che non è sfuggita a una vecchia volpe come il primo cittadino che infatti risponde sullo stesso canale con un post altrettanto lungo. E altrettanto “fino”: se Majorino ha dimostrato più lucidità di altri stilando un programma, mentre gli altri erano imbambolati dalla questione SalaSì/SalaNo, il sindaco rilancia prospettando l’organizzazione del lavoro per i prossimi anni. Ci tiene a precisare infatti che non si tratta di Stati Generali o un branstorming, ma una maxi riunione operativa per stabilire i passi pratici da compiere nei prossimi anni. Una contromossa molto intelligente, perché non direttamente conflittuale, una sorta di gara di idee su chi è migliore e più accorto nell’amministrare la situazione. Si può pensare ciò che si vuole dei due politici, ma bisogna notare che a volte sanno portare la dialettica politica milanese ben più in alto della media quotidiana: dopo vent’anni di gara a chi rutta più forte, le gare in positivo sulla politica di qualità sono un buon segnale per la città, perché dove si riesce ancora a pensare c’è vita. Mentre Sala “risponde” a Majorino su Milano 2021, nel centrodestra non ci sono grandi sussulti in questo senso, anche se qualcosa si muove. Ecco dunque l’intervento di Sala: Stiamo vivendo un tempo complesso. Il virus genera ancora domande e preoccupazioni per ognuno di noi. La partenza della scuola è un primo appuntamento cruciale per verificare quanto abbiamo imparato a convivere con questa situazione. Ma proprio in questi momenti di incertezza io credo non si debba smettere di guardare al futuro. Partendo da alcuni punti fermi. Innanzitutto Milano ha certamente pagato un prezzo alto a questa pandemia in termini di lutti, di dolore e di sacrificio. Ma possiamo dire che la città ha resistito, che sarebbe certamente potuto andare peggio, con implicazioni molto pesanti per la Lombardia e il resto del Paese. Molte possono essere le spiegazioni, una di sicuro è la grande dedizione agli altri che anche in questa situazione le milanesi e i milanesi hanno saputo dimostrare, giorno dopo giorno, proteggendo al meglio le vite degli anziani, dei più deboli, dei meno avvantaggiati. Con una regia dell’amministrazione comunale che si è sempre fatta sentire. Rimane però il fatto che anche Milano dimostra di aver bisogno della definizione di strategie urbane e di gestione della vita cittadina che possano rimettere la salute delle persone e la qualità della vita al centro delle nostre decisioni e dei nostri investimenti. In questa prospettiva invito quanti mettono in dubbio la validità del metodo Milano a non confondere il fatto che le stagioni cambiano – a volte forzatamente, come nella situazione che stiamo vivendo – ma i valori e le qualità di base rimangono. Milano può contare sul connubio tra le sue istituzioni e un tessuto di università e centri ricerca, di imprenditoria e creatività, di cultura, di impegno civico e solidarietà che ne fanno una città basata sulla più ampia e fruttuosa collaborazione tra pubblico e privato. Questa Milano vive nella convinzione che solo l’apertura internazionale e la ricerca di nuove forma di socialità le consentano di essere protagonista di un momento storico complesso ma stimolante. Tutto ciò è vivo, è reale e corrisponde a un’idea di futuro per Milano chiara e precisa. E nella realtà noi arriviamo a questo appuntamento con idee ben chiare e programmi definiti: – la fase operativa del piano degli ex scali ferroviari – le Olimpiadi del 2026 e i nuovi impianti sportivi – i 3 milioni di alberi di ForestaMi – il Piano Quartieri – la rinascita dell’ex area Expo – le nuove metropolitane e un diverso modello di mobilità – la riqualificazione del nostro patrimonio di Edilizia Residenziale Pubblica – il rilancio dell’offerta culturale – la poderosa digitalizzazione della città, sia dal punto di vista dell’infrastruttura (copertura integrale in 5G) che dei servizi. Questi programmi configurano un’articolata e preveggente strategia di intervento che trova nel PGT 2030 un efficace inquadramento e che possono consentirci uno scatto in avanti. Certo, ci sono una serie di questioni ancora tutte da affrontare. Ne cito una, a titolo di esempio. Gli affitti a Milano sono troppo alti e rischiano di portare parte della popolazione più giovane a dover lasciare la città. Una soluzione non è facile da individuare, essendo tecnicamente non semplice inserirsi in accordi tra privati. Ma ci lavoreremo, su questo e su altro. Capisco che la prospettiva delle elezioni faccia sorgere domande sulla mia candidatura, ma sono convinto che oggi il mio dovere è dare un indirizzo a un percorso di crescita sostenibile in termini di opportunità di lavoro, di formazione, di servizi, di rispetto per l’ambiente, di accoglienza e di equità sociale. Il mio mandato non è finito, ho davanti 9 mesi di impegno per la mia città. Nel frattempo rimango assolutamente concentrato, come ritengo la gestione della candidatura di Milano come sede del Tribunale Unificato dei Brevetti possa dimostrare. Per questo nel mese di Ottobre chiamerò i milanesi a una riflessione collettiva sul nostro futuro. Non si tratterrà di una discussione vana, di un’ennesima edizione di Stati Generali. Anzi, ribalteremo la prospettiva. Non un brainstorming in un cui si discute di tutto come se si partisse da zero. Piuttosto la presentazione del nostro progetto, partendo da quanto fatto e pronti ad accogliere censure, emendamenti, idee migliorative sul futuro. Con un processo serio, strutturato e molto esteso che metterà tutte le rappresentanze, le competenze e le volontà pubbliche e private a confronto. Noi abbiamo a lungo riflettuto su quale città vogliamo essere. Studieremo insieme come percorrere le strade della nuova normalità. Tutti sono invitati, a patto che siano animati dalla volontà di mettere a disposizione le proprie competenze e da un sincero amore per questa

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Majorino pubblica il programma, a destra si attende il Salvini dimezzato

Majorino pubblica il programma, a destra si attende il Salvini dimezzato. L’europarlamentare del Partito democratico si conferma come uno dei politici più accorti della scena milanese, terreno su cui mantiene una solida presa: mentre nel centrosinistra si discute del futuro di Giuseppe Sala, lui pubblica il programma della prossima giunta. Un testo condiviso sul suo profilo Facebook dove elenca temi e priorità che difficilmente potranno essere ignorati dal prossimo candidato sindaco. L’uomo bandiera è secondario se si sa già cosa bisogna fare e dire. Con Sala non ci sarebbero problemi: da sempre è un uomo senza temi. L’uomo simbolo della città del cazzeggio che per definizione è il nulla. Se invece la coalizione sosterrà qualcun altro, lei o lui dovranno confrontarsi con il programma di Majorino. Ma mentre Majorino pubblica il programma, a destra si attende il Salvini dimezzato. Il Capitano è sotto scacco, ma non tanto per i processi. La Lombardia è in crisi d’immagine ed economica e al Sud la Lega sembra tornata al percentuali minime. Ma la forza del salvinismo sono sempre stati i clamorosi risultati elettorali. Senza quelli, in tanti rialzerebbero la testa chiedendo una gestione diversa internamente e patti più equi con gli alleati. Dunque a destra si aspetta che vadano male le elezioni, ma è un piano fallimentare: si basa tutto sui continui sondaggi. Se ogni volta che c’è un’elezione significa un test per il governo, non ci sarà mai un governo stabile. Servono accordi chiari per arrivare in Parlamento con i numeri per governare, ma se ogni volta che si rinnova una Regione o una serie di Comuni cambiano i rapporti di forza, vuol dire che i patti stretti non valgono la carta su cui sono scritti. Ma la politica ha le sue regole, quindi sono tutti in attesa. Ecco il testo pubblicato da Majorino: MILANO TRA FAME DI FUTURO E FUTURO DA FAME. (Post lungo su elezioni e dintorni, con alla fine un appuntamento) Da giorni si alternano pareri su quando Sala scioglierà la riserva oppure su quando debba farlo. Non mi pare, quella dei tempi, una questione tanto dirimente, di certo non la più importante. L’importante (ovviamente!) è che è alla fine si candidi…. L’urgenza non credo sia quella della “data”. Oggettivamente c’è ancora un poco di tempo e ci sono enormi questioni quotidiane da gestire, in queste settimane (settimane molto ben “presidiate” localmente: la Giunta comunale sta facendo tanto). Quindi come ha scritto Silvia Roggiani, la Segretaria del PD milanese, il Sindaco potrà prendersi il tempo che desidera. La necessità semmai, uscendo dalle ritualità, è quella di discutere di quale MILANO SARÀ. Le ricette immaginate nel pre-Covid, anche alcune grandi partite strategiche, non bastano più. Lo tsunami c’è, ed è in corso. Se questo è vero non basterà tirare avanti dicendo quel che si è fatto (tante cose di cui siamo stati in molti giustamente orgogliosissimi, intendiamoci). Alcune chiavi di lettura, per la verità, proprio Beppe Sala le ha già offerte in alcune uscite pubbliche. E le ha pure scritte nel (bel) libro che, sinceramente, non riporrei nel cassetto. Penso, ad esempio, a come NON ritenere magicamente definita nel tempo la curva del LAVORO. Anche Milano, per non girarci attorno, può ricevere sberle potenti sul piano degli occupati. E certamente su quello degli impoveriti. Il dibattito sullo smart working, se posso, non va assolutamente relegato al passato. Serve una città-laboratorio, capace di fare rete con le altre, che tenga insieme la trasformazione e quel che è offerto dal digitale e i diritti e la lotta alla precarietà (se non nella nostra città dove?). O penso alla scommessa sulla lotta alle povertà. A quella partita da giocare NON ritenendo che la logica compassionevole possa essere la chiave giusta. Laddove invece servono più risorse pubbliche e grande innovazione perché le persone più fragili siano rese autonome (a tale proposito: l’obiettivo deve essere quello di non avere senzatetto nelle strade. E di avere posti letto e appartamenti dignitosi. Dopo gli sforzi di questi anni è evidente che servono passi ancora più coraggiosi, un piccolo ma rilevante esempio potrebbe essere costituto da ciò che è stato fatto dal Comune con l’Hotel Michelangelo, durante la chiusura). O alla questione ENORME della Casa, assolutamente per me il problema principale sia sul piano del costo irrisolto degli affitti che su quello della qualità dell’offerta pubblica, in una città dalla quale gli amministratori di ALER andrebbero cacciati a pedate (politiche, ci mancherebbe). O ancora: salute e medicina territoriale per TUTTE (a proposito, ne parlavamo in questi giorni qua su fb, ma è mai possibile che i consultori sulla salute della donna siano stati tanto massacrati!?) e per tutti, e non solo per chi può pagare per superare le liste d’attesa (mi direte: la competenza su questi punti è della Regione. Vero, ma come nel caso dell’ALER se la Regione è un disastro la città DEVE intervenire). Sostegno alle famiglie e riorganizzazione dei servizi per l’infanzia (Milano ha una grande tradizione su questo terreno. Tuttavia sono troppe le famiglie smarrite in un periodo come quello che viviamo). Scali ferroviari come enorme partita ancora in gran parte da re-inventare. Città senz’auto (e per farlo serve un rilancio ancora più poderoso del trasporto pubblico di superficie). Nuova offerta di politica culturale (come ha giustamente ricordato Filippo Del Corno, di recente). E potrei proseguire citando alcuni aspetti trasversali a tante delle “cose da fare”. Penso alla centralità dell’area metropolitana, dopo i fallimenti delle riforme fatte; alla rivoluzione ambientale come chiave per interpretare lo sviluppo (e non come spunto per aggiungere qualche metro di verde). E, inevitabilmente, all’utilizzo da parte di Milano delle risorse EUROPEE, innanzitutto quelle legate alla generazione di LAVORO. -Partita tutt’altro che chiusa, ne scrive spesso Carmine Pacente dal punto d’osservazione dei Comuni – Insomma lo sforzo che viene richiesto (a tutte e tutti: non solo al Sindaco o al Comune) è quello di definire una fase NUOVA ed è lo sforzo che le città sono chiamate a svolgere in questo tempo. E non credo sia un caso, peraltro,

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Majorino insiste: “Fontana deve dimettersi”

Majorino insiste: “Fontana deve dimettersi”. L’europarlamentare ha infatti rilanciato la battaglia contro l’attuale presidente di Regione Lombardia perché a suo parere è proprio l’Amministrazione lombarda ad aver fallito clamorosamente la missione di tutelare le salute dei cittadini; “LA LOTTA CONTRO FONTANA DEVE CONTINUARE – ha scritto Majorino – Più passano i giorni e più risalgono i contagi più mi convinco che debba riprendere con molta durezza la lotta politica contro Fontana e soci. Dico proprio CONTRO perché qua c’è da aver paura. Zero nuovi servizi di assistenza domiciliare. Zero progetti veramente innovativi per la verifica della salute delle persone. Il Commissariamento o le dimissioni per me pari sono, sul piano delle politiche per la salute. L’autunno sta arrivando e saprà molto di inverno”. Anche Pierfrancesco Majorino dunque si unisce al coro di chi prevede un autunno inverno disastroso da più punti di vista. E in effetti la platea di chi ha la stessa linea è piuttosto ampia: in questi giorni televisioni e giornali stanno rilanciando ossessivamente qualunque dato relativo al Covid. Un panico informativo a cui ha provato a mettere un freno anche Galli, infettivologo diventato simbolo di equilibrio nei giorni della pandemia. I contagi ci sono, ma la situazione è ancora sotto controllo, questa la sintesi del suo intervento sul Corriere della Sera. Però resta la battaglia politica: la sinistra non è la sola ad aver convissuto a sufficienza con Fontana, persino diversi esponenti della Lega non piangerebbero se lui dovesse decidere di compiere un passo indietro. Doveva essere una legislatura normale, non lo è stata. Dunque nessuno lo giudicherebbe un debole se si decidesse a lasciar spazio ad altri. Però per adesso Attilio Fontana non sembra intenzionato a mollare la poltrona, eppure lui stesso aveva messo le mani avanti parlando di un “avviso” che gli aveva lanciato il suo corpo. Secondo alcuni era solo un modo per uscire di scena a passo leggero, perché la presunta malattia è durata molto poco.

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