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Ansia da 5G a Niguarda

Ansia da 5G a Niguarda. La costruzione di un’antenna ai limiti del Parco Nord si sta innalzando una nuova antenna e subito qualcuno è andato nel panico da 5G, segno che la propaganda di siti anti scientifici è riuscita ad attecchire anche a Milano. Un post sul gruppo Noi di Niguarda ha causato le prime reazioni, per la verità in gran parte tese a smontare l’ansia da 5G a Niguarda. Ma sono anche tanti quelli veramente convinti che l’antenna in questione sia un pericolo perché il 5G sarebbe pericoloso. Il fatto che chi crede ai profeti convinti della pericolosità delle nuove antenna siano spesso le stesse persone persuase che la Terra sia piatta non scalfisce le persone, né le spinge a studiare, anzi è partita la raccolta firme: una raccolta firme contro l’antenna che temiamo verrà sostenuta pure da qualche politico in cerca di voti: “Da domani alle ore 7.30 (oggi per chi legge ndr) appuntamento fisso all’Artis per iniziare ad unire le forze (raccolta firme, email, costituzione di un comitato etc etc) contro la realizzazione dell’antenna-traliccio Wind in via Tremiti!! Venite numerosi!”. Questo l’annuncio apparso sullo stesso gruppo ieri pomeriggio e che temiamo possa anche ottenere qualche riscontro perché le idiozie diffuse sul 5G hanno una presa inaspettata su buona parte della popolazione. A questo si aggiunge l’interesse di chi non vuole avere un’antenna di fronte alle finestre di casa, per quanto distanziata. Chi vive in via Tremiti aveva fino a ieri una vista sul verde, pur se con contorno di parcheggi e strade su cui il traffico è pressoché costante. Ma come ha commentato qualche residente meglio sintonizzato con il mondo reale: quando partono i progetti infrastrutturali come l’innalzamento di nuove antenne telefoniche, difficilmente possono essere fermati perché la sicurezza delle persone è già stata considerata. Intanto però l’ansia da 5G a Niguarda è comparsa.

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La vasca per contenere il Seveso è sotto casa del viceministro 5Stelle: Niguarda sotto scacco statale

La vasca per contenere il Seveso è sotto casa del viceministro 5Stelle: Niguarda sotto scacco statale. Stefano Buffagni è stato consigliere regionale per i grillini (uno dei pochi a non essere considerato grullino dagli avversari) prima di diventare viceministro allo Sviluppo Economico. Però pare che lui intenda lo sviluppo economico ovunque tranne che sotto casa sua: la vasca di laminazione nel Parco Nord ha la sfortuna di essere sotto casa sua. “Mi scuso perché non ero presente, ma alla manifestazione c’erano i miei familiari” ha dichiarato pochi giorni fa al IlGiorno. Peccato che non si sia mai scusato con tutti i milanesi che hanno subito i danni delle alluvioni, ma si sa non sono suoi vicini di casa. E Buffagni sembra aver preso due sindromi: la NIMBY, acronimo inglese che significa Not In My Back Yard, cioè “non nel mio giardino”. Quella tendenza cioè a essere a favore dei cambiamenti a patto che non cambino le nostre abitudini personali. Più volgarmente in Italia dicono anche “essere omosessuali con il didietro altrui”. La seconda sindrome che ha contagiato Buffagni è quella del io sono io e voi non siete nulla in stile Marchese del Grillo: solo un uomo che si pensa al di sopra degli altri può avere la faccia tosta di andare sotto casa propria come viceministro a sostenere una battaglia sulla pelle dei cittadini. Che piaccia o no al viceministro, lui è pagato con i soldi di tutti i cittadini. Non solo dai suoi parenti e amici. Quindi dovrebbe difendere anche i cittadini milanesi che da anni soffrono di problemi più seri che qualche odore non gradito. Agli odori si rimedia con quattro fiori profumati, mentre i danni delle alluvioni sono ben più seri di un naso a 5 Stelle infastidito. Ma non per Buffagni. A quanto pare per lui i milanesi possono tranquillamente restare annacquati per un po’ in attesa di ulteriori studi e documenti che possano tutelare il prezioso olfatto a 5 Stelle. Per questo abbiamo scritto La vasca per contenere il Seveso è sotto casa del viceministro 5Stelle: Niguarda sotto scacco statale. Perché ora che il viceministro si è preso la briga di farsi sentire con tutto il peso che hanno i politici in Italia, difficilmente non ci saranno reazioni. Si spera solo che i milanesi si ricordino di Buffagni e dei 5 Stelle alle prossime elezioni.

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Focolaio di covid a Niguarda

All’ospedale Niguarda di Milano è stato registrata una serie di contagi da Coronavirus prima fra specializzandi e poi anche medici e infermieri e personale, motivo per cui oggi e domani, spostati tutti i pazienti, sarà sanificato il reparto di Oncoematologia. Dall’ospedale fanno sapere che si tratta di numeri “contenuti” quindi di una “diffusione controllata“. Anche perché ad aprile erano già stati fatti test sierologici e tamponi a tutti i sanitari. Fra fine maggio e inizio giugno su 190 operatori controllati, 11 sono risultati positivi al Covid. Una volta rilevati i primi contagi, il tampone è stato fatto a tutto il personale (amministrativo incluso) del reparto, ma anche del day hospital e dell’ambulatorio, così come a tutti i pazienti e “non sono stati trovati altri casi positivi“. ANSA  

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Il video con cui Niguarda annuncia la chiusura di un reparto covid

L’ospedale di Niguarda, ha annunciato la notizia della chiusura di un reparto di Terapia Intensiva allestito durante la fase più grave dell’emergenza coronavirus,  pubblicando sulla propria pagina Facebook un video accompagnato dal messaggio: “Il calo di  nuovi pazienti positivi ci ha permesso di chiudere una delle 5 terapie intensive che in questi due mesi abbiamo dovuto aprire per l’assistenza dei malati covid 27 posti letto che fino a pochi giorni fa avevano accolto pazienti in condizioni gravissime a causa del virus, sono ormai vuoti. Adesso il reparto verrà riorganizzato e sanificato per poter ripartire!“.  

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I morti lombardi abbandonati nei depositi improvvisati

  I morti lombardi abbandonati nei depositi improvvisati. Decine e decine di corpi che restano anche per giorni in attesa che un forno crematorio possa prenderli in carico. Lo spettacolo, uguale per Niguarda, Policlinico e Girola, è agghiacciante se si pensa che i sacchi che vedete nelle foto che vi proponiamo contengono persone decedute. I morti per Covid19 devono essere bruciati per evitare ogni rischio sanitario, ma come hanno fatto notare molti operatori delle pompe funebri: “Un conto è conservare un corpo o dei resti in una cella frigorifera per uno o due giorni, ma ora ci sono tempi di attesa fino a undici giorni a Lambrate”. Giorni in cui i corpi continuano a decomporsi, avvicinandosi a diventare un problema anche a livello sanitario. Eppure pare non esserci altro modo: il ritmo è alto, mentre le strutture di smaltimento sono lente. Fino a due giorni fa per esempio a Milano non si poteva seppellire insieme le ceneri e i resti dei propri parenti. Era solo concesso di esumare il proprio nonno, cremarlo, e a quel punto era consentito di seppellirlo nuovamente  insieme alle ceneri della nonna. Una procedura impossibile in un momento di estremo stress del sistema cimiteriale come l’attuale. Dopo le insistenze degli operatori delle pompe funebri, pare che il Comune abbia finalmente sposato la linea del buon senso modificando il regolamento. Un piccolo passo avanti, ma che lascia scoperta la grave questione dei morti abbandonati nei depositi che riguarda tutti gli ospedali milanesi e che si sta sempre più trasformando in una crisi nella crisi, perché i ritmi dei contagi possono anche scendere, ma non è affatto detto che il calo dei decessi sia verticale come sperano tutti. Anche in questi giorni sono centinaia le vittime della guerra che il virus ha mosso al genere umano e il pianoro, cioè la fase successiva al picco, non si sa quanto durerà. Si parla come minimo di settimane in cui in molti cadranno falciati dal Covid19. Le istituzioni sono pronte per affrontare questo momento? Perché il governatore Attilio Fontana e il sindaco Giuseppe “l’onesto” Sala sembrano più intenzionati a litigare tra di loro o con il governo nazionale, invece che occuparsi molto attivamente della comunità. In Veneto la guida di Zaia sembra stia portando i suoi concittadini fuori da questa crisi prima del previsto. In Lombardia c’è sempre più la sensazione che non si sia capito, o peggio, non si sia interessati a vincere la sfida tutti insieme, ma che la si viva come un’altra occasione per mettersi in mostra nel cortile di casa. Intanto i morti lombardi sono abbonati nei depositi improvvisati dagli ospedali. Negli ospedali le mascherine vengono messe sotto chiave per frenare i furti, insomma non va proprio tutto bene.

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Marocchino arrestato per furti a bordo d’auto all’esterno dell’Ospedale di Niguarda

Martedì sera, in via Ettore Majorana, all’esterno dell’Ospedale Niguarda, la Polizia di Stato ha arrestato, per tentato furto aggravato, un cittadino marocchino di 25 anni, autore di nove furti a bordo di altrettante autovetture. Verso le 22:50, la centrale operativa della Questura ha ricevuto la segnalazione di un cittadino che riferiva di un uomo intento a danneggiare delle automobili parcheggiate all’esterno dell’Ospedale Niguarda, lato pronto soccorso, e pertanto ha inviato immediatamente una volante. Gli agenti, appena arrivati nella via, hanno sorpreso l’uomo infrangere, con un oggetto metallico, il cristallo della portiera di una auto Mercedes CLA per rovistarvi all’interno. I poliziotti hanno subito bloccato l’uomo che è stato trovato in possesso di un navigatore satellitare e diversi telecomandi per cancelli automatici. Gli agenti, con il supporto di altri equipaggi, hanno poi accertato che la persona arrestata, un cittadino marocchino di 25 anni, nella stessa occasione, si era reso responsabile di ulteriori otto furti a bordo di auto, parcheggiate fuori dall’Ospedale.  

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