Analizzarne il fenomeno della moda e la sua evoluzione significa guardare non solo a come sono cambiati gli abiti nel tempo, ma anche a come si sono sviluppati i concetti di stile, identità e comunicazione attraverso ciò che indossiamo. Pertanto questo continuo progredire culturale, riflette i cambiamenti della società, della tecnologia, dei costumi e delle mentalità, sia a livello culturale, sociale ed economico. Nasce nel tardo Medioevo, intorno al XIV secolo, nelle corti europee. In questo periodo, il modo di vestire comincia a essere usato per distinguere classi sociali e ruoli. Le corti di Francia e d’Italia (in particolare Firenze e Venezia) diventano centri di innovazione e tendenza. Nel Rinascimento, la moda diventa espressione del potere e del prestigio delle corti. I tessuti sono ricchi di ricami, elaborati e le forme sontuose riflettono lo status sociale. Nel Barocco (XVII secolo), la teatralità e l’eccesso sono i segni distintivi caratterizzati da pizzi, parrucche, corsetti, gonne ampie che dominano la scena. Nel Settecento c’è la rivoluzione del gusto dove la moda francese regna sovrana. Maria Antonietta è una delle prime “icone di stile” moderne. Ma con la Rivoluzione Francese 1789, si afferma un nuovo ideale di sobrietà e razionalità. I vestiti diventano meno pomposi, più pratici e accessibili. Il XIX secolo è l’epoca dell’industrializzazione e democratizzazione e con la rivoluzione industriale, nascono i primi capi prodotti in serie. Si diffondono le riviste di moda e simbolo di raffinatezza, diventa la sartoria su misura. Charles Frederick Worth è considerato il primo “stilista” della storia, fondatore dell’haute couture a Parigi. Il XX secolo si può considerare il secolo delle rivoluzioni stilistiche, il Novecento della moda come la conosciamo oggi, intesa come un fenomeno ciclico di cambiamento del gusto nel vestire. Analizzando la moda negli anni si possono fare delle distinzioni: anni ‘20 – gli elementi ben riconoscibili: la predilezione per le linee geometriche negli abiti, ma anche nel design e nella grafica, gli accostamenti di colori strong e i contrasti decisi, la nascita dello stile flapper (vestiti corti, capelli a caschetto) gli esordi di Coco Chanel introducono lo stile semplice, elegante e funzionale; anni ‘30 – la moda abbandona le linee dritte degli anni ’20 i per abbracciare silhouette più sinuose e femminili, con una vita segnata da cinture e gonne che si allungano. Elementi come spalline pronunciate, maniche a sbuffo, grandi colletti e scollature profonde nei vestiti da sera definiscono l’estetica dell’epoca, che predilige tessuti leggeri come il raso e lo chiffon e il taglio sbieco per abiti che si adattano al corpo; anni ’40 e ‘50 – subito dopo la guerra, preponderanti i tailleur divisa realizzati in tessuti poveri; gonne dritte al ginocchio; giacche dalle linee squadrate e strette in vita. La fine della guerra portò, soprattutto nella seconda metà del decennio, a un ritorno a materiali più pregiati con la rinascita della moda elegante, ritorna la femminilità, con Christian Dior e il “New Look” e in America cresce l’influenza dello stile casual; anni ‘60 – caratterizzati dalla rivoluzione giovanile, la minigonna di Mary Quant, il pop, il rock. Protagonista indiscusso fu il denim, declinato negli iconici jeans a vita alta, hot pants, smanicati, salopette e camicie. Per un look un po’ più girly, gonne skater e crop top; anni ‘70 – la moda femminile divenne un’espressione di libertà caratterizzata da pantaloni a zampa, gonne lunghe e a balze, colori vivaci, stampe psichedeliche e floreali, e abbigliamento ampio e comodo. Stili iconici includevano il look hippie, con frange e tessuti naturali, i jeans e gli stili etnici; anni ‘80 – eccessi, colori vivaci e forti, spalline imbottite, moda intesa come status symbol, dove prevalgono le grandi firme come Versace, Armani, Moschino e, peraltro, raggiungere gli anni ’90 con il minimalismo di Calvin Klein, grunge, look ribelle e anticonformista, streetwear e glam.

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