10 Febbraio 2020

Inaugurato il parco Norma Cossetto

Inaugurato il parco Norma Cossetto. A darne l’annuncio gli stessi organizzatori della manifestazione di inaugurazione a cui erano presenti diversi esponenti di Fratelli d’Italia: l’onorevole Ignazio La Russa, Riccardo De Corato, Paola Frassinetti, Marco Osnato, Andrea Mascaretti e Riccardo Truppo. “Oggi in via Einstein 6, di fianco allo studentato del Politecnico e davanti al liceo scientifico Einstein, è stato inaugurato il giardino dedicato a Norma Cossetto, giovane studentessa istriana torturata e infoibata dai comunisti titini nel 1943. #Milano ricorda una Martire delle Foibe questo grazie al #Municipio4. Chiediamo al Sindaco Beppe Sala un concreto contributo per la realizzazione del Monumento dedicato agli italiani infoibati e all’Esodo dei nostri Fratelli di Istria, Fiume e Dalmazia”. La notizia giunge dopo che per la realizzazione dell’intitolazione erano state suscitate diverse polemiche politiche per le offese al nome dell’italiana vittima della furia comunista. Polemiche che ora sembrano passate, insieme a un altro pezzo si Storia patria che prima o poi si potrà consegnare a una memoria comune italiana. Per la sua storia ecco la biografia da Wikipedia: La famiglia Cossetto viveva nella frazione di Santa Domenica di Visinada (oggi comune della Croazia). Il padre, Giuseppe Cossetto, era un dirigente locale del Partito Nazionale Fascista: ricoprì a lungo l’incarico di segretario politico del Fascio locale e di commissario governativo delle Casse Rurali. Inoltre fu anche podestà di Visinada. Nel 1943 era ufficiale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e in seguito ai fatti dell’8 settembre fu trasferito presso il Comando della Milizia di Trieste[1]. La figlia Norma si diplomò presso il Regio Liceo Vittorio Emanuele III di Gorizia, per poi iscriversi al corso di lettere e filosofia dell’Università di Padova, aderendo, nel frattempo, ai Gruppi Universitari Fascisti della più vicina Pola. A partire dal 1941 alternò lo studio a supplenze scolastiche a Pisino e a Parenzo[2]. Nell’estate 1943 stava preparando la tesi di laurea intitolata Istria Rossa (il rosso del titolo è relativo alla terra ricca di bauxite dell’Istria): il relatore era il geografo Arrigo Lorenzi[3]. In ragione dei propri studi, la Cossetto girava in bicicletta per i paesi dell’Istria, visitando municipi e canoniche alla ricerca di archivi che le consentissero di sviluppare la sua tesi di laurea. L’arresto e l’infoibamento Licia Cossetto, sorella di Norma, testimoniò che dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, la famiglia iniziò a ricevere minacce di vario genere finché il 25 settembre successivo un gruppo di partigiani jugoslavi e italiani razziò l’abitazione dei Cossetto[4] e, il giorno successivo, Norma fu convocata presso il comando partigiano — composto da combattenti sia italiani che jugoslavi[5] — che aveva sede nell’ex-caserma dei carabinieri di Visignano; lì la studentessa fu invitata a entrare nel movimento partigiano, ma ella oppose un netto rifiuto[6]. Secondo Giacomo Scotti (che non cita alcuna fonte in merito), rifiutò di rinnegare la sua adesione al fascismo[7], dopodiché uno dei guardiani cui venne consegnata decise di rilasciarla[6]. L’indomani Norma Cossetto fu arrestata e condotta all’ex-caserma della Guardia di Finanza di Parenzo insieme ad altri parenti, conoscenti e amici. Qui fu raggiunta dalla sorella Licia che tentò inutilmente di ottenerne il rilascio. Qualche giorno più tardi Visinada fu occupata dai tedeschi, cosa che spinse i partigiani a effettuare un trasporto notturno dei detenuti presso la scuola di Antignana, adattata a carcere. In tale luogo Norma Cossetto fu tenuta separata dagli altri prigionieri e sottoposta a sevizie e stupri dai suoi carcerieri, che abusarono di lei mentre veniva tenuta legata su di un tavolo[5][8]. L’episodio della violenza carnale fu poi riferito da una donna abitante davanti alla scuola, che, attirata da gemiti e lamenti, appena buio osò avvicinarsi alle imposte socchiuse vedendo Norma legata al tavolo. «Ancora adesso la notte ho gli incubi, al ricordo di come l’abbiamo trovata: mani legate dietro alla schiena, tutto aperto sul seno il golfino di lana tirolese comperatoci da papà la volta che ci aveva portate sulle Dolomiti, tutti i vestiti tirati sopra all’addome […] Solo il viso mi sembrava abbastanza sereno. Ho cercato di guardare se aveva dei colpi di arma da fuoco, ma non aveva niente; sono convinta che l’abbiano gettata giù ancora viva. Mentre stavo lì, cercando di ricomporla, una signora si è avvicinata e mi ha detto: “Signorina non le dico il mio nome, ma io quel pomeriggio, dalla mia casa che era vicina alla scuola, dalle imposte socchiuse, ho visto sua sorella legata ad un tavolo e delle belve abusare di lei; alla sera poi ho sentito anche i suoi lamenti: invocava la mamma e chiedeva acqua, ma non ho potuto fare niente, perché avevo paura anch’io”» (Dal racconto di Licia Cossetto, sorella di Norma[9][10]) La bocca della foiba di villa Surani La notte tra il 4 e 5 ottobre tutti i prigionieri legati con fili di ferro furono condotti a forza a piedi fino a Villa Surani. Ancora vivi[11], furono gettati in una foiba nelle vicinanze. Le tre donne presenti nel gruppo subirono nuovamente violenze sessuali sul posto[5] prima di essere gettate a loro volta nella foiba[5]. A pochi giorni dal fatto anche Licia Cossetto fu arrestata dai partigiani, i quali le rivolsero lo stesso invito fatto in precedenza a sua sorella di unirsi al movimento partigiano, cosa alla quale anch’essa si oppose; dopo avere richiesto invano informazioni sulla sua famiglia, uno dei partigiani, che conosceva la giovane, ne ottenne il rilascio[12], anche se non era escluso un nuovo eventuale arresto[13], che tuttavia non avvenne; era invece il padre di Licia e Norma Cossetto, Giuseppe, il bersaglio dei partigiani. Quando il padre Giuseppe Cossetto venne a conoscenza dell’arresto della figlia si aggregò a un reparto della Milizia di Trieste e rientrò a Visinada per cercare informazioni sulla figlia e il 7 ottobre fu accoltellato da un partigiano insieme a un suo parente, Mario Bellini, che lo aveva accompagnato a Castellier-Santa Domenica (secondo la ricostruzione di Giacomo Scotti, invece, i due furono uccisi in un’imboscata partigiana mentre erano alla testa di una spedizione punitiva[7]); i due corpi furono gettati pochi giorni più tardi in una foiba. Il 10 dicembre 1943, nel

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Continuano i controlli in via Gola e via Pichi, sequestrata una pistola

Anche questo fine settimana, sono proseguiti i servizi di prevenzione e controllo del territorio in zona Ticinese, a cura del Commissariato Porta Ticinese, in particolare nell’area delimitata dalle vie Pichi e Gola, dove la notte di capodanno vi furono dei disordini nel corso dei quali alcuni facinorosi ostacolarono i Vigili del Fuoco intervenuti per spegnere un incendio appiccato da un gruppo di occupanti abusivi. In particolare, sabato scorso, nella prima mattinata gli agenti della volante di zona hanno controllato le cantine dello stabile di via Pichi 3, già oggetto di perquisizione della Squadra  Mobile il 4 febbraio scorso. In una cantina è stata rinvenuta una pistola con caricatore, successivamente accertatosi essere una pistola a salve, priva di tappo rosso. La stessa è stata sequestrata a carico di ignoti ed inoltre sarà oggetto di approfonditi accertamenti per verificare se sia stata utilizzata la notte dei disordini di capodanno. Questa notte, lo stesso equipaggio, nel corso dell’ordinario pattugliamento, transitando nuovamente in via Pichi, sempre all’altezza del civico 3 ha notato 3 persone che confabulavano e le ha sottoposte ad un controllo. In particolare vi erano un italiano 49enne incensurato, un cittadino marocchino 45enne regolare ed un cittadino egiziano 21enne. Quest’ultimo è stato trovato in possesso di più dosi di hashish, per un totale di 21,70 grammi nonché 50 euro in banconote da 20 e 10 euro e pertanto è stato tratto in arresto per detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio.  

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Auto impatta tram e lo fa deragliare

Circolazione in tilt, mezzi pubblici bloccati e due feriti lievi sono il bilancio di un incidente, per fortuna dalle conseguenze non gravi, avvenuto questa mattina in via Torino a Milano, a due passi da piazza Duomo. E’ accaduto pochi minuti prima delle 8 all’altezza di piazza S.Giorgio: in una collisione tra un tram che è deragliato e un’autovettura sono rimasti feriti lievemente una mamma e il suo bambino, rispettivamente di 43 e 10 anni. Nessuno è invece rimasto contuso a bordo del mezzo pubblico. Soccorritori del 118 e Polizia locale sono al lavoro, ma inevitabilmente il traffico nella centralissima strada, e per le linee tranviarie coinvolte, è bloccato. Atm ha comunicato deviazioni per le linee tranviarie 2, 3 e 14. Quest’ultimo in particolare, ha accumulato ritardi che hanno suscitato proteste tra i viaggiatori. ANSA  

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Fumagalli, M5S: “Singolare: respingiamo le Ong, ma negli ospedali curiamo i militari libici”

Fumagalli, M5S: “Singolare: respingiamo le Ong, ma negli ospedali curiamo i militari libici”. La questione la riassume così Marco Fumagalli, consigliere regionale Cinque Stelle in Regione Lombardia. Oggi lo abbiamo intervistato sulla curiosa vicenda dei miliziani libici curati negli ospedali italiani negli ultimi anni. Una nebulosa faccenda su cui si sono accesi in parte i riflettori per un episodio di violenza accaduto proprio tra bande libiche ospitate nelle strutture del gruppo San Donato. Ad oggi si sa quanti sono i libici ospitati negli ospedali italiani?  I controlli disposti da Regione Lombardia sono talmente insufficienti e la risposta data dall’Assessore Gallera in Consiglio così banale, che non abbiamo idea di quante persone sono ricoverate e nemmeno se sono militari o altro. Non è una novità che la Giunta Regionale cerchi di sviare l’argomento e avere un atteggiamento reticente e non sorprende, nemmeno, che si comportino in modo superficiale. Se fossero stati precisi e puntuali i dati sul numero di questi soggetti ricoverati sarebbero stati resi noti fin dal mese di novembre 2019 quando ho fatto esplicita richiesta. Che lei sappia qualcuno ha controllato che non ci fossero criminali di guerra tra loro? Dalla risposta data dal Gruppo San Donato, in data 20 dicembre, alla mia richiesta di chiarimenti si riferisce “che non sono informati dello status – militare o civile – dei pazienti per note ed evidenti ragioni di privacy”. Dato che quando si viene ricoverati si devono fornire le generalità, anche per motivi sanitari legati ad eventuali malattie professionali, mi chiedo quali procedure adottino al San Donato in fase di accettazione e quali procedura siano state adottate in relazione a questi pazienti. Evidentemente in Giunta non fanno domande. Io invece le domande le faccio e voglio capire chi erano queste persone e perché Regione non ha indagato fin dalla mia richiesta di informazioni. Le reticenze alle legittime domande e le indagine coordinate dalla Digos non possono che far pensare al peggio. Non sappiamo chi erano questi violenti che avevamo a due passi da casa nostra e sorprende che tutto ciò sia avvenuto con il beneplacito di Regione Lombardia. Regione lombardia si sta muovendo in questo senso? Sembra che la cura di questi “pazienti” libici sia stata effettuata a seguito di una richiesta dell’Ambasciata libica presso la Santa Sede. Potrebbe essere che il Vaticano abbia concesso un “corridoio” umanitario per la cura di questi pazienti. E’ singolare che le ONG che operano sui mari vengano fermate per effetto del decreto sicurezza, come nel caso della ONG al comando di Carola Rackete, mentre non meglio specificati “militari” – come riporta la stampa – vengono curati a Milano con il consenso di Regione Lombardia. La cosa ancora più strana è che i morti e feriti nel conflitto civile libico sono qualche centinaia, come riportato da fonti di stampa e dalla relazione dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. Stando, quindi, ai numeri riportati dai giornali di circa cento libici negli ospedali milanesi, pare, quanto meno, improbabile che siano venuti tutti a Milano a farsi curare. E’ per questo che occorre capire quante persone sono state realmente ospitate presso il Gruppo San Donato. E’ evidente che tutta questa situazione è molto strana e sorprende l’atteggiamento di Regione Lombardia che tenta di deviare l’attenzione mediatica concentrandosi sulle responsabilità del Gruppo San Donato. È stata, infatti, comminata una sanzione contrattuale a carico del Gruppo per un utilizzo improprio dei posti letto destinati in regime di accreditamento con il servizio sanitario regionale, senza tuttavia che sia stata citata la base normativa o regolamentare a sostegno della decisione e della determinazione del quantum. Lei ha presentato un’interrogazione per avere informazioni sul tema, ha intenzione di intraprendere altre iniziative con lo stesso scopo? Andrò a fondo di questa situazione perché coerenza vuole che se si è usato il pugno di ferro con le ONG nel Mediterraneo, e allora così deve essere fatto anche per coloro che curano non meglio precisati cittadini libici a Milano. I leghisti fanno i bulli con le ONG e poi calano le braghe con chi gestisce il 40 % della sanità lombarda. Qualcosa mi dice che occorre fare chiarezza intorno a questa vicenda.

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#sindacodiMilano2021: che ne pensate di Rota?

#sindacodiMilano2021: che ne pensate di Rota? Bruno Rota ha lasciato un buon ricordo come amministratore  inflessibile di Atm. I dipendenti ancora si ricordano quando orchestrava agguati improvvisi per smascherare il lavoratore fannullone o presunto tale, o il ferreo controllo delle divisioni aziendali. Un uomo di successo a Milano e rispedito indietro invece da Roma dove a quanto pare risanare l’azienda di trasporto pubblico è impossibile. Visto però che a Milano lo sviluppo su ferro sarà ancora un veicolo della crescita dei prossimi anni, Rota potrebbe essere l’uomo giusto. Ecco il suo cv: Dopo aver iniziato la propria attività lavorativa come giornalista professionista presso il Sole 24 Ore ha ricoperto incarichi di crescente responsabilità come dirigente industriale presso IRI, SME e FINAGRA. S.p.A. E’ stato amministratore di numerose società tra cui Finlombarda, Fincapital, Alfa Romeo USA, Italgel.  Ha ricoperto il ruolo di direttore generale e poi di presidente di Serravalle S.p.A. fino al 2005.  Dall’ottobre 2011 è nel gruppo ATM come presidente e direttore generale. Laureato in scienze politiche all’Università Cattolica di Milano ha frequentato corsi di specializzazione presso la SDA Bocconi (Cofigea) e presso INSEAD (PED). Dal 1980 al 1994 docente presso l’Università Cattolica di Milano da ultimo come professore incaricato del corso “Organizzazione e Amministrazione delle grandi aziende”. Come profilo per il centro destra potrebbe essere calzante: gran lavoratore, inflessibile sulle regole e a favore dello sviluppo. Un tecnico sulla cui competenza come amministratore pochi potrebbero obbiettare qualcosa. Quindi di nuovo a voi la palla, #sindacodiMilano2021: che ne pensate di Rota? Precedenti: #sindacodiMilano2021 che ne pensate di Messa? #sindacodiMilano2021 che ne pensate di de Milato? #sindacodiMilano2021 che ne pensate di Tronca? #sindacodiMilano2021 che ne pensate di Fidanza? #sindacodiMilano2021 che ne pensate di Senna? #sindacodiMilano2021 che ne pensate di Del Debbio? #sindacodiMilano2021 che ne pensate di Maroni? #sindacodiMilano2021 che ne pensate di Morelli? #sindacodiMilano2021 che ne pensate di De Corato? #sindacodiMilano2021 che ne pensate della Sardone? #sindacodiMilano2021 che ne pensate di Gallera? #sindacodiMilano2021 che ne pensate di Giachetti?

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Forza Italia chiede l’esproprio dei mercatini di viale Puglie

Forza Italia chiede l’esproprio dei mercatini di viale Puglie. A parlare è Rosa Pozzani, Vicepresidente Consiglio di Municipio 4: “Di nuovo oggi c’è solo l’ennesima giusta manifestazione in strada di gente che la domenica magari preferirebbe stare a casa con i propri cari! Manifestano contro questi mercatini cosiddetti dell’usato, ma poca è la merce non di dubbia provenienza che viene scambiata e/o acquistata; ogni domenica viene “concesso”, le istituzioni chiudono un occhio o magari due, sulla merce rubata, contraffatta che viene “scambiata” . Reato? Sì anzi due, ricettazione e incauto acquisto. Vendita di generi alimentari ancora confezionati (sempre di dubbia provenienza) senza licenza, senza autorizzazioni e alcun controllo sanitario. Reati? Sì ancora reati! Contrabbando di sigarette, spaccio, telefonini, grandi elettrodomestici rubati, attrezzi piccoli e grandi per cantieri, rubati! Per non parlare del degrado che avviene tutto intorno all’area di questi “stupendi” mercatini dell’usato! Degrado e reati sempre sotto gli occhi di tutti, occhi che Palazzo Marino, nella persona dell’assessore alla sicurezza Scavuzzo, apre a intermittenza, ogni tanto, ma proprio tanto, quando fa effettuare alla Polizia Locale i dovuti controlli e sequestri. Tutt’intorno abusivi con lenzuola stese a terra che espongono, vendono di tutto, da vecchie scarpe a indumenti usati a pentolame, ecc. ecc..che per carità alla povera gente possono servire visto che vengono venduti per pochi soldi, ma al prezzo elevatissimo del degrado dell’intera area. Auto parcheggiate ovunque dove anche gli invalidi non possono parcheggiare le loro auto e talvolta nemmeno uscire di casa perché al loro ritorno si troverebbero il posto riservato loro occupato! Aumentano, nei fine settimana, furti nelle proprietà private, in box e cantine…Insomma in questa parte di territorio della Zona 4 – che il sindaco Sala definisce periferia, che aveva promesso in campagna elettorale di trasformare in un Eden (stessa promessa per tutte le periferie milanesi!) – in questa zona i residenti sono ormai esasperati, scendono in piazza e il sindaco non è mai venuto. Sindaco in questi anni non pervenuto, nonostante i numerosi inviti. Tutto è ancora com’era! Degrado + degrado= insicurezza per tutti! Svalorizzazione del territorio! La soluzione per mettere fine a tutto questo esiste!! Da tempo, dal Municipio 4, come presidente della commissione speciale “Alessandrini e Cat” nata per affrontare il “problema mercatini di viale Puglie” chiediamo l’esproprio di queste aree, per superiori ragioni di ordine pubblico e sicurezza e la loro annessione al Parco Alessandrini. Verde pubblico in risposta a inquinamento e illegalità. In alternativa, si proponga con urgenza alla proprietà una perequazione di aree. Si deve ripristinare il diritto di tutti di vivere in libertà, sicurezza e spensieratezza ciò che di bello il proprio territorio offre. E di certo non sono questi “mercatini di viale Puglie!!” Le famiglie devono e chiedono di poter tornare in strada, di Domenica, nei parchi con i propri figli, le donne, gli anziani chiedono di potere uscire senza il timore di subire violenze! Ora dobbiamo mettere un punto: questi mercatini vanno azzerati e le istituzioni si muovano al più presto perché la soluzione c’è! Non costringeteci a tornare a manifestare sulla strada!!

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