10 Aprile 2020

Covid19, Microsoft spinge la sanità del Centro-Sud

Covid19, Microsoft spinge la sanità del Centro-Sud. Grazie a piattaforme come Microsoft Teams, che nell’ultimo mese in Italia ha registrato un incremento del +775% in termini di chiamate e meeting, sta aiutando alcune strutture sanitarie italiane e in particolare al Cento-Sud- La piattaforma è già gratuitamente a disposizione di tutte le strutture e i professionisti della sanità per abilitare smartworking ed esperienze di telemedicina. Inoltre, grazie alla collaborazione con INAIL, Microsoft ha reso in questi giorni disponibile il proprio Healthcare Bot, che può essere facilmente adottato o personalizzato da istituti di qualsiasi dimensione per affrontare la pandemia attraverso una migliore autovalutazione dei sintomi. Facendo leva sulla piattaforma cloud Azure e sull’Intelligenza Artificiale di Microsoft, il Chatbot integra set di informazioni sul Covid-19 in riferimento a valutazione del rischio, triage clinico, FAQ e metriche globali e può rispondere in modo interattivo alle domande dei pazienti e aiutarli a discernere le azioni da intraprendere, liberando così il tempo del personale medico e ospedaliero ed evitando rallentamenti nell’erogazione delle cure. Se scriviamo per il Covid19, Microsoft spinge la sanità del Centro-Sud è perché in dieci giorni sono quasi 10.000 le persone che ne hanno già beneficiato in Italia – con una mole di oltre 42.000 messaggi – riconoscendo l’utilità dello strumento (89%). Covid19, Microsoft spinge la sanità del Centro-Sud: Tra le prime realtà del Paese ad attivare il Chatbot per supportare le persone nell’autovalutazione dei sintomi del Coronavirus spicca l’Istituto Nazionale Malattie Infettive IRCCS “Lazzaro Spallanzani”, che sulla sua home page ha reso accessibile il nuovo assistente virtuale. Eccellenza in ambito virologia, lo Spallanzani è stato da subito in prima linea nella gestione dei primi casi di Covid-19 in Italia e ha ricevuto un sempre crescente numero di richieste da parte dei cittadini. Per riuscire a offrire risposte immediate e a garantire un servizio puntuale ai pazienti, ha quindi scelto di introdurre il Bot come canale informativo a disposizione di tutti gli utenti online. Grazie al supporto degli esperti Microsoft in collaborazione con il team IT, è stato possibile attivare la soluzione in poche ore senza defocalizzare le risorse interne dalle priorità del momento. Nella fase attuale il focus della struttura resta sul servizio ai pazienti e sulla gestione dell’emergenza sanitaria in corso: nel giro di pochi giorni il Bot si sta già rivelando utile per offrire indicazioni su come comportarsi in caso di sospetto Coronavirus e sulle precauzioni che tutti, in particolare i soggetti a rischio, devono adottare. Quando i tempi lo consentiranno, il progetto evolverà a più ampio raggio e si prevede già di arricchire il Bot con informazioni utili per l’utenza tipica dell’istituto, come ad esempio gli immunodepressi. Il bot è estremamente discreto e, nel massimo rispetto delle norme su sicurezza e privacy, consente di ottenere informazioni chiave in pochi click. Un supporto strategico non solo nella relazione con i pazienti, ma anche in una prospettiva più ampia di valorizzazione del patrimonio informativo per l’analisi epidemiologica e la sorveglianza sanitaria proattiva. “Il Chatbot abilitato da Microsoft si è rivelato uno strumento semplice ma concreto. La standardizzazione delle informazioni è fondamentale per la gestione dell’emergenza, per ridurre gli accessi inutili alle strutture sanitarie e per ottimizzare il carico di lavoro. In questo modo è inoltre possibile abilitare l’analisi delle risposte al questionario che può rappresentare un’interessante base dati su cui sviluppare nuovi studi”, ha affermato l’ingegnere Gabriele Rinonapoli, U.O.S.D. Sistemi Informatici e Telecomunicazioni dell’IRCCS Lazzaro Spallanzani. “Ci aspettiamo che in poco tempo sempre più utenti possano utilizzarlo e in una prospettiva di più lungo termine questo ci porterà ad ottimizzarlo anche per altri servizi ospedalieri. Stiamo già valutando l’utilizzo di strumenti analoghi nella gestione di pazienti cronici coinvolti in percorsi clinici continuativi e immaginiamo che nei prossimi mesi il ruolo del Bot sarà sempre più centrale. Se tutte le aziende sanitarie si dotassero di tali strumenti, si garantirebbe l’uniformità delle informazioni fornite ai cittadini e si faciliterebbe la raccolta in tempo reale di dati utili anche per analisi epidemiologiche e per azioni di sorveglianza sanitaria proattiva”. Altro esempio virtuoso arriva dall’Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata, che, attraverso INAIL, ha potuto adottare rapidamente il Microsoft Healthcare Bot come ulteriore canale per l’autovalutazione del Covid-19, sia a vantaggio dei cittadini, sia a supporto degli operatori sanitari. Uno strumento che si è da subito rivelato efficace, perché in grado di gestire molte più richieste del call center e perché integra un meccanismo di verifica dei sintomi in linea con i protocolli medici. Il progetto del San Giovanni Addolorata va oltre il Chatbot e si articola su più fronti, grazie all’impiego estensivo della piattaforma per la collaborazione Microsoft Teams. La soluzione era già in uso ma in modo circoscritto, mentre in 3 giorni è stata estesa a tutto lo staff amministrativo: 170 persone sono ora attive attraverso Teams ed è stato possibile portare avanti in virtuale perfino i concorsi e le assunzioni di personale necessario in questa fase di emergenza. È inoltre la piattaforma cloud ad abilitare in modo sicuro l’Unità di Crisi attivata per gestire l’epidemia, una task force di 24 dirigenti sanitari e amministrativi che si confrontano ogni giorno attraverso riunioni online per decidere come affrontare la situazione e programmare le attività. Non solo, grazie a Microsoft Teams, e in particolare al modulo Bookings, è stata data vita a un’esperienza di Telenursing per seguire anche a distanza i pazienti risultati negativi a un primo tampone e che, in attesa di sottoporsi al secondo, devono rientrare al domicilio: un gruppo di infermieri resta in contatto con loro, offrendo sia supporto psicologico, sia indicazioni sui passi successivi. Interessante anche l’esperienza di TeleMidwifery, nata contestualmente, che vede un gruppo di ostetriche restare in contatto virtuale con le future mamme, dando seguito al corso di preparazione al parto in videoconferenza, proprio per non abbandonare le donne in un momento delicato come quello della gravidanza e per limitare i rischi legati a possibili contagi. “Stiamo affrontando una situazione senza precedenti, ma le nuove tecnologie si rivelano un alleato prezioso per aiutarci a rispondere in modo tempestivo e garantire una buona sanità. L’innovazione è una scelta di lungimiranza strategica”, ha commentato Massimo Annicchiarico, Direttore Generale dell’A.O. San Giovanni Addolorata. L’Ingegnere Francesco Saverio Emmanuele Profiti, Dirigente Responsabile UOSD ICT che ha

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A2A proroga le “bollette sospese”

A2A proroga le “bollette sospese”. L’azienda che fornisce gas e luce per milioni di lombardi ha confermato la politica di sospensione dei solleciti, delle interruzioni di corrente e di tutte le facilitazioni possibili per i suoi clienti. Nel mezzo della crisi continuano i gesti di solidarietà e anche A2A proroga le “bollette sospese”: “Per continuare a fronteggiare l’emergenza Covid-19, A2A Energia prosegue nell’adozione di tutti gli interventi straordinari a tutela dei propri dipendenti, clienti e stakeholder in generale, nel pieno rispetto delle disposizioni delle Autorità competenti e delle misure restrittive in vigore. Permane la chiusura dei canali fisici di contatto con i clienti, di tutti gli sportelli territoriali, dei negozi e dei presidi “SpazioA2A”. Il canale telefonico, la chat e il canale digitale restano invece pienamente operativi e vengono gestiti interamente da remoto, garantendo tanto la salute e la sicurezza dei dipendenti quanto il necessario supporto ai clienti per fronteggiare le difficoltà e accedere alle agevolazioni a loro dedicate. Le agevolazioni per i clienti vengono rafforzate ed estese per tutto il periodo di emergenza. A2A Energia conferma la sospensione delle attività di sollecito dei pagamenti e di interruzione delle forniture su tutto il territorio nazionale, e continuerà a sostenere le famiglie, gli esercizi commerciali e le imprese in difficoltà che potranno concordare le misure che si renderanno necessarie in termini di agevolazioni e rateizzazioni, senza alcun aggravio di interessi di mora. I clienti che stanno attraversando particolari situazioni di disagio economico, che sono in cassa integrazione o beneficiano di altre misure di sostengo al reddito possono contare sul supporto e sull’aiuto concreto di A2A Energia contattando il Servizio Clienti ai numeri reperibili direttamente in bolletta o sul sito www.a2aenergia.eu”.

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Don Colmegna: rischio focolai nei centri di accoglienza

I centri di accoglienza possono diventare centri di contagio del Coronavirus come è successo alle residenze per anziani: parte da questa considerazione per chiedere che venga effettuato il tampone a tutti gli ospiti e agli operatori di queste strutture don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità, dove si sono verificati due casi di contagio. “Servono interventi urgenti – ha spiegato – e collaborazione tra enti pubblici e realtà che operano nel sociale, altrimenti le strutture come la nostra rischiano di diventare dei nuovi focolai, come drammaticamente avvenuto nelle RSA. Penso a tutti i luoghi che accolgono minori, anziani, senza dimora, rifugiati, persone con disabilità, con problemi di salute mentale o con dipendenze e a quei luoghi dove vivono cittadini privati della libertà personale“.  

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La lotta al covid nell’Istituto Geriatrico Milanese

Per mesi sono riusciti a contenere il virus con “isolamento e protocolli ferrei“: zero contagiati, nessuna vittima. Poi, improvvisamente, è comparso un focolaio che, sebbene contenuto, ha portato a oltre 60 pazienti Covid su 280, ai primi decessi e al personale falcidiato, con quasi tutti i medici in malattia e la metà degli infermieri e degli assistenti ‘Asa’ a casa. Entrando nell’Istituto Geriatrico Milanese, una struttura nota nell’ambiente delle case di riposo per la qualità del servizio sanitario, si ha una fotografia che potrebbe essere quella di altre realtà simili travolte dallo ‘tsunami’. Una realtà d’impegno estremo, per certi versi eroico. “Il primo problema ora è la drammatica carenza di personale, insieme a quello dei cosiddetti dispositivi di protezione individuale – ha spiegato all’ANSA senza giri di parole Federica Bellocchi, il direttore sanitario della struttura e del centro disabili, ancora senza un contagio – Servono camici, visiere protettive, più mascherine. Serve sapere se il mio personale è malato, facendo tamponi, per evitare che siano paradossalmente veicoli di contagio tra i pazienti, e serve sapere se i medici malati a casa che hanno affrontato il virus sono guariti, e possono rientrare, quindi ancora tamponi”. Proprio sui tamponi, chiede: “Dove sono? Qui è arrivato un tutorial per dire come usarli e una linea guida per dire come vestirsi e svestirsi“. Le fanno eco un’altra dottoressa e un’infermiera di lungo corso: “A un certo punto, dato che le mascherine erano introvabili, abbiamo chiesto al nostro fornitore abituale di realizzarne qualche decina in tessuto, da disinfettare a fine giornata. Ora mancano le visiere, le stiamo facendo artigianalmente“. Sulle carenze fa il punto Antonino Manzo, direttore dell’istituto: “Di due strutture, abbiamo il 50% in meno del personale infermieristico, il 90% in meno dei medici e la metà degli assistenti Asa“. La struttura è un’azienda privata convenzionata che opera dal 1998. “Convenzionati come gran parte della sanità lombarda – riprende Bellocchi – E’ davvero irrispettoso dire che dovevamo arrangiarci. E’ giusto normalmente, ma dal momento in cui viene proclamata un’emergenza mondiale, quale azienda può salvarsi da sola? A cosa servono le istituzioni?“. La questione dei presidi di sicurezza infatti non sarebbe di secondaria importanza, perché proprio dopo quel lasso di tempo in cui scarseggiavano, perché introvabili, tra il 10 e il 17 marzo, sono cominciate le prime febbri. “La seconda ipotesi sul contagio è relativa a un nostro ospite mandato al pronto soccorso. Noi avevamo azzerato gli invii, ma si è fratturato e abbiamo dovuto per forza inviarlo. Al ritorno è stato male, con sintomi da Covid“. Insomma la situazione sarebbe degenerata non per incapacità a far fronte all’epidemia, ma per una serie di cause esterne, dalla impossibilità di applicare al meglio i protocolli per via della scarsità di presidi di protezione, alla contagiosità degli ospedali, all’ingresso di persone Covid chiesto dalle istituzioni locali. Ciononostante, sui piani delle due grandi strutture, una in zona S.Siro e l’altra a Quarto Oggiaro, si respirano ancora abnegazione e serenità. Quell’atteggiamento positivo che non è certo ottimismo, ma che permette di non lasciare il posto alla disperazione anche se si sa benissimo che molti ospiti moriranno, e anche qualche collega. Uno infatti è ricoverato all’ospedale S.Paolo in gravi condizioni. “Dottoressa, sono finiti i camici, ce li trova per favore?“, chiedono due infermiere. Perché poi alla fine i probemi sono pratici, e ognuno si difende come può. “Stia tranquilla sul piano di sua mamma non ci sono febbri – dice al telefono al piano terra un’assistente sociale che per l’assenza di sei centraliniste su sei si è messa al telefono a svolgere quella mansione e ne approfitta per fare il giro di tutti i parenti e tranquillizzarli – No, per suo papà la faccio chiamare dal medico, è meglio che sia lui a spiegarle la situazione“. Al ‘centro diurno’, dove si assistono gli anziani non autosufficienti, e nella Rsd dove ci sono i disabili, si lotta invece per non fare entrare il virus. Nessun focolaio “per ora“. E qualche caso di febbri in cui il paziente, come prevedono i protocolli per gli anziani nei centri diurni, è stato rimandato a casa per essere preso in carico dalla famiglia e dalla medicina del territorio. “Se ce l’hanno, una famiglia – spiega una responsabile – chi non ha nessuno? Dove li mandiamo?”. Nel piano dei disabili, invece, è ancora tutto tranquillo. “Ma il contenimento è davvero complesso, per loro – spiega una dottoressa – queste persone si muovono sempre, in modo incontrollabile, ti abbracciano, si baciano, il distanziamento è difficilissimo“. “Ma anche per i nostri ospiti ‘normali’ è davvero dura – racconta un’infermiera di un altro piano ‘non-Covid’ – Sono abituati al nostro affetto, molti sono dementi, come si fa a dire loro che non possono più toccarci, o stare vicini gli uni agli altri?“. Quindi tutto abbastanza bene? No, la paura tra gli ospiti c’è. Trattenuta, dignitosa. La vedi negli occhi vitrei di questi uomini e donne che hanno dato tutto, nella loro vita, e lottano con i medici e gli infermieri per non essere considerati ‘sacrificabili’. Sanno di essere una popolazione fragilissima, formata da uomini e donne tra gli 80 e i 100 anni, e oltre. “Io per non pensarci, disegno per ore – racconta nonna Ines – Abbiamo superato la guerra, supereremo anche questa“. Ma mentre lo dice si percepisce che non ci crede. Allora c’era un corpo forte e vigoroso a garantire quella sopravvivenza, oggi a Ines tremano le mani mentre mostra un disegno. E quella paura non la si legge solo negli occhi degli anziani. “Cosa credete – dice sottovoce un’infermiera – Non è vero che siamo eroi. Abbiamo lo stesso terrore di tutti. Lei crede che sia accettabile lavorare sapendo che prima o poi toccherà a noi? No, non lo è. E sa la cosa buffa? Sono straniera e quando sono arrivata, anni fa, mi additavano dicendo che portavo le malattie“. Un attimo di silenzio, poi sorride, si gira, e prosegue nel corridoio la sua lotta silenziosa che oggi più che mai non conosce bandiere.  

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La fuga dei cavalli in contromano in viale Forlanini

La fuga dei cavalli in contromano in viale Forlanini. L’episodio è avvenuto ieri nel noto viale che congiunge la città a Linate ed è stato ripreso da un cittadino con il proprio telefonino. I due cavalli erano sellati, quindi avevano proprio l’aria di essere in fuga da due cavalieri sfortunati. A quanto sembra da una prima ricostruzione del Giornale di Segrate erano due cavalli di servizio: si tratta cioè di due elementi di una pattuglia di Guardie Verdi al lavoro per la sicurezza del Parco. Una buca però ha lasciato i cavalieri senza cavalcatura e i quadrupedi liberi di galoppare vista la quasi totale assenza di persone e autovetture. La galoppata è continuata fino al piazzale dell’aerostazione, dove poi i due animali sono stati recuperati. Né loro, né i due fantini hanno riportato gravi danni. E chi passava ha potuto assistere a una scena di vita cittadina davvero singolare.

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I consigli dei sommergibilisti per l’isolamento

I consigli dei sommergibilisti per l‘isolamento. Se c’è una categoria di persone che può dire qualcosa della vita negli spazi stretti, sono proprio i militari abituati a restare sotto l’acqua per settimane. Una situazione persino più dura di quella che vivono milioni di italiani oggi perché priva di collegamenti web. Ecco come la descrivono sul loro sito i sommergibilisti: I sottomarini sono uno degli ambienti di lavoro più affascinanti ma anche più estremi di tutto il mondo militare. La complessità delle apparecchiature e la particolarità delle missioni svolte dai sottomarini determinano un ambiente professionale particolarmente ricco di sfide, dove errori o distrazioni possono avere conseguenze fatali. La sicurezza del mezzo e la sua efficacia in mare non sono tuttavia il frutto della sola tecnologia, ma dipendono strettamente dal rendimento di ogni membro dell’equipaggio e della squadra nel suo insieme. A dispetto delle impegnative condizioni d’impiego, è necessario che ogni persona a bordo contribuisca a creare e mantenere un ambiente sereno e costruttivo, indispensabile per ridurre i tipici fattori di stress della vita sott’acqua: spazi confinati, isolamento dagli affetti familiari, isolamento dalle tecnologie di comunicazione (ndr sott’acqua non c’è “segnale” e nemmeno il “Wifi”) e responsabilità. Ed ecco invece i consigli dei sommergibilisti per l’isolamento: 1. Fai dell’isolamento un’opportunità, il tempo è prezioso e non torna indietro. 2. Dedica del tempo a te stesso e coltiva le tue passioni. 3. Stabilisci la tua routine e coinvolgi tutta la famiglia. 4. Mantieniti in forma, bastano 30 minuti al giorno. 5. Pianifica la spesa e il menù per mangiare in modo sano ed equilibrato. 6. Dedica parte del tuo tempo alla cura dei tuoi spazi. Ti aiuterà a gestire tutto il resto. 7. Ogni tanto spezza la routine quotidiana, servirà a ricominciare con più motivazione. 8. Mantieni attiva la tua rete di relazioni sociali e affettive. 9. Affronta la giornata con un “sorriso”: è una medicina efficacissima. 10. Pensa a cosa farai nel tuo futuro, è l’unica cosa che puoi davvero cambiare in meglio!

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