19 Febbraio 2021

Zona gialla. Fontana: strategia regionale funziona

“La Lombardia resta in zona gialla. Siamo intervenuti con limitazioni localizzate per contenere meglio, tracciare e isolare i piccoli focolai. Azioni mirate a mantenere la Lombardia il più possibile libera da restrizioni. Serve massima attenzione da parte di tutti. Serve che arrivino vaccini“. Lo annuncia su Facebook il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana. Tutto il lavoro e lo sforzo organizzativo dell’Assessorato al Welfare e la puntuale raccolta di dati hanno permesso di mantenere Regione Lombardia in zona gialla.  Tutto ciò secondo le conferme che giungono dalla Cabina di regia e dal Cts. “Sono particolarmente grata – commenta la vicepresidente e assessore al Welfare, Letizia Moratti – a tutti i collaboratori dell’Assessorato.  Con abnegazione infatti si sono spesi anche questa settimana per monitorare puntualmente tutti i dati al fine del mantenimento della zona gialla. Una situazione utile a garantire la laboriosità del tessuto lombardo. Tale risultato riconosce anche l’impegno di tutti i cittadini nell’osservare scrupolosamente le regole anti contagio dettate dal Ministero della Salute. L’ennesima conferma, questa,  che soltanto uniti potremo sconfiggere la pandemia”. “Sono molto contenta – conclude Moratti – del grande lavoro svolto dal commissario Guido Bertolaso che ha consentito l’avvio della campagna di vaccinazione con numeri al di sopra delle aspettative. Con questi risultati stiamo realizzando un autentico cambio di marcia per la nostra regione”.

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Mascaretti (FdI) regala bagni chimici. De Chirico (FI): Milano deve correre… ma non al bagno

“E’ da marzo 2020, quando è iniziato il primo lockdown che ho posto all’Amministrazione comunale il problema delle donne e degli uomini che lavorano giorno e notte per strada, come i tassisti, che non hanno a disposizione servizi igienici quando i bar e i locali sono costretti a chiudere o a effettuare solamente l’asporto. In una situazione di emergenza occorrono risposte rapide, ma invece l’Amministrazione ha trascurato queste categorie di lavoratori per quasi un anno. Inaccettabile. Eppure, sarebbe bastato poco”, lo ha dichiato Andrea Mascaretti Capogruppo FdI a Palazzo Marino. “Avevo proposto – spiega – con mozioni, ordini del giorno e interventi in Consiglio comunale di rendere accessibili, di giorno e di notte, alcuni bagni dei Municipi o delle Fermate della Metropolitana, per offrire una soluzione dignitosa a chi continuava a garantire un servizio a tutti i cittadini, ma a causa delle chiusure non aveva più accesso ai servizi igienici. Soprattutto se pensiamo al disagio per le donne. E’ trascorso ormai quasi un anno e nonostante le mie continue richieste, l’Amministrazione non ha fatto ancora nulla. Ora ho deciso di intervenire personalmente, come privato cittadino, in attesa che l’Amministrazione faccia la sua parte, anche se con estremo e colpevole ritardo”. Mascarette conclude quindi rendendo noto di avere “consegnato ai tassisti presenti in Stazione Centrale due voucher per due bagni chimici – uno per le donne e uno per gli uomini – che pagherò di tasca mia e saranno installati per garantire alle tassiste e ai tassisti di Milano la disponibilità di servizi igienici anche quando i locali sono chiusi.“ Iniziativa che accolta con scetticismo dal Consigliere Comunale di Forza Italia Alessandro De Chirico, che dopo avere attaccato il Sindaco Sala sempre “impegnato nelle ospitate TV del primo pomeriggio per raggiungere le massaie, Milano sembra sempre più incapace di risollevarsi dalla crisi che ha colpito la città. Per capirlo basterebbe farsi un giro in metropolitana alle 9 del mattino o indagare meglio su cosa è successo nella scuola della Barona che è diventata un focolaio della variante inglese. Non sappiamo ancora quando si voterà, ma anche se il sindaco uscente fa il tifo per maggio, è molto probabile che si vada a dopo l’estate”, per poi sottolineare: “Se vogliamo risultare credibili noi dell’opposizione non possiamo passare il tempo, in attesa di un candidato, a regalare bagni chimici, oggi ai tassisti e domani ai tranvieri, come se fossero gadget elettorali. Smascheriamo Sala e il centrosinistra sulle loro incongruenze”. “Ad esempio – aggiunge -, in via Senigallia c’è l’ex-residence Leonardo da Vinci. 44.000 mq di ecomostro abbandonato da oltre un decennio. La stazione di TreNord Bruzzano è distante pochi passi e a una fermata c’è Bovisa. Se Sala ci tiene davvero alla transizione ecologica perché non chiede al Politecnico di realizzare lì uno studentato, riutilizzando uno stabile abbandonato, anziché abbattere il bosco di alberi ad alto fusto della Goccia?”, concludendo, “Per tornare ad amministrare la città il centrodestra deve far tornare a correre Milano…ma non al bagno”.

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Polizia locale a Milano e la sicurezza da vedere

Di recente, il sindaco di Milano Beppe Sala, ha dichiarato che la sicurezza si deve vedere e che, pertanto, se sarà eletto, assumerà 500 agenti di polizia urbana. Tutto qui? Prima di tutto un’osservazione sulla terminologia utilizzata dal sindaco per definire i Ghisa, appellati “agenti di polizia urbana”. Non si tratta di forma ma anche di sostanza, pertanto, voglio rammentare al sindaco che, in verità dovrebbe esserne a conoscenza, visto che tale servizio è direttamente collegato alle proprie funzioni, che gli agenti di polizia urbana, come li ha definiti lui, non esistono! Il legislatore ha coniato per questi operatori una precisa definizione: “agenti di polizia locale”. Le parole, come diceva Nanni Moretti nel celebre film Palombella Rossa, sono importanti e, aggiungo io, fanno comprendere anche il grado di sensibilità, attenzione e interesse che si ha per il lavoro svolto dagli altri. Premesso ciò, Sala ha liquidato la questione sicurezza con lo slogan “sicurezza da vedere”, pertanto, abbassando di molto l’asticella della propria azione amministrativa e alzando, contestualmente, quella dell’azione comunicativa, riducendo il tema sicurezza e impiego corretto della polizia locale, a una semplice operazione d’immagine… Un’idea minimalista del concetto stesso di sicurezza, rispetto a quanto sancito dall’articolo 3 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, approvata e proclamata il 10 dicembre del 1948, dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che novellava: “Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona”. Un principio alto, universale, solenne. Sentire le dichiarazioni di Sala proiettate sull’immagine e non sulla sostanza, lascia perplessi e fa comprendere come il tema della gestione della sicurezza urbana non sia nelle corde del sindaco di Milano. Nulla di nuovo, se ci si pensa, infatti, in questi anni, la giunta capitanata da Sala ha affidato la delega di questo delicato incarico prima all’ex assessore, Carmela Rozza, ex sindacalista ed ex infermiera, poi all’attuale vicesindaco Anna Scavuzzo che, prima di buttarsi in politica, era un’insegnante. Infine, ancora più significativo del poco interesse del sindaco verso tali temi, l’avere affidato l’incarico di consulente della sicurezza del comune di Milano, a un ex poliziotto, Carmine Abagnale, che negli ultimi anni della propria carriera in polizia, aveva gestito la loro mensa! Per non parlare dell’utilizzo che la Giunta Sala ha fatto, in questi ultimi anni, della polizia locale di Milano, trasformandola in un vero e proprio settore amministrativo, tanto da far coniare ai Ghisa un nuovo appellativo con il quale si autodefiniscono: “Bidelli Armati”. I Ghisa di Milano non perdonano a Sala l’introduzione del badge per il controllo del personale, non perché rifiutano di essere controllati, visto che la loro attività avviene in regime di contatto satellitare con la propria centrale radio ma, molto più semplicemente, perchè quel tipo di controllo non è confacente alle esigenze di reparti operativi, tanto è vero che ha ingessato e limitato tutte quelle attività. A tale proposito è bene rammentare che, non a caso, tutti i corpi di polizia non hanno adottato tale sistema per lo stesso motivo. Stare in strada e combattere i “cattivoni”, ben poco si sposa con il timbrare il cartellino. Altra cosa che i Ghisa non perdonano a Sala e Scavuzzo, di averli tenuti “in panchina”, durante l’emergenza Covid, cosa che hanno vissuto come tradimento della propria missione in favore dei cittadini Milanesi. Per non parlare delle scelte viabilistiche, corsie ciclabili e circolazione selvaggia dei monopattini in testa, decisioni arraffazzonate che hanno costretto i Ghisa a intervenire per cercare di porre rimedio agli errori altrui. Non so chi siano i consiglieri di Sala sul tema sicurezza ma, a mio avviso, sarebbe meglio che ne scegliesse altri, perché sui numeri dati da Sala, le famose 500 assunzioni, oltre a essersi dimenticati che nella scorsa campagna elettorale ne aveva promessi 300, e a dire dei sindacati di categoria non si sono visti, avrebbero dovuto rammentare a Sala che il Corpo dei Ghisa di Milano è anziano, la media dell’età anagrafica degli operatori è 55 anni, pertanto, ai 500 promessi da Sala occorrerebbe aggiungere altri 500 operatori che, nel frattempo, andranno in pensione. Solo così il saldo tra cessati e nuovi assunti potrà rispettare l’obiettivo di aumentare il numero dei Ghisa milanesi da 3000 a 3500, altrimenti i conti non torneranno  e le promesse elettorali rimarranno tali.

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La Lega perde pezzi

La Lega perde pezzi. Sono usciti infatti Vincenzo Sofo e l’onorevole Luca Vinci insieme ad altri due. Pezzi importanti per il movimento di Matteo Salvini. Sofo in particolare è un personaggio importante del movimento sovranista, sia nazionale che europeo: è stato l’anima del ilTalebano e il suo collegamento con la famiglia Le Pen aveva garantito alla Lega una sponda europea sovranista importante. Ma l’entrata al governo per lui è troppo: La fiducia al governo Draghi per la Lega rappresenta una svolta netta rispetto al progetto politico al quale ho lavorato da quando Matteo Salvini è diventato segretario federale. Sono entrato in questo movimento nel 2009 perché era l’unica alternativa al Pdl e a una deriva centrista del centrodestra che lasciava orfani milioni di italiani in cerca di qualcuno che ne difendesse le istanze identitarie, patriottiche e sociali. Proprio per questo fui tra i primissimi e più entusiasti sostenitori della svolta nazionale impressa al Carroccio da Salvini per costruire una forza politica in grado di dare battaglia a Bruxelles per impedire il suicidio dell’Europa e del nostro paese a colpi di folli direttive UE. Oltre che essere tra i più convinti promotori di un’alleanza con Fratelli d’Italia come alternativa al monopolio politico del centrismo. Ecco perché, pur comprendendo il momento emergenziale, per coerenza con le mie convinzioni non posso condividere il percorso intrapreso entrando nella grande alleanza a sostegno del neonato governo Draghi, il quale temo che provvederà passo dopo passo a un reset di tutto ciò per il quale ci siamo battuti. Con questa decisione la missione della Lega cambia e mira a raccogliere l’eredità del Pdl più che a costruire un grande movimento patriottico, identitario, conservatore e sociale. Scelta legittima e probabilmente affine alla sua natura originaria ma in contrasto con le ragioni per le quali personalmente aderii a questo movimento e ai fondamenti che hanno sempre caratterizzato la mia attività politica. Prendo dunque atto di questa svolta che però, nonostante sia difficile e doloroso lasciare un movimento dopo quasi dodici anni e molte battaglie fatte, mi impedisce di proseguire oltre la militanza per la Lega. Che non rinnego, che ringrazio e che continuo a ritenere un interlocutore politico importante su molti temi. Ma devo continuare il mandato affidatomi nel 2019 dagli italiani di battermi al Parlamento Europeo contro le tante storture e ingiustizie dell’Unione Europea attuale e ciò a mio avviso poco si concilia con le intenzioni di Zingaretti, Renzi e Di Maio che, come si evince dalla scelta dei ministri, costituiranno la spina dorsale di questo governo Draghi rendendo difficilissimo alla Lega riuscire a indirizzarlo verso la strada giusta. Ecco perchè, per continuare nella mia missione a Bruxelles, nei prossimi giorni offrirò il mio contributo alla famiglia di conservatori europei attualmente guidati da Giorgia Meloni.

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Bravi: una campagna senza insulti sarebbe bellissima

Bravi: una campagna senza insulti sarebbe bellissima. Piacerebbe a tutti e sarebbe una gradevole sorpresa perché potrebbe accadere di parlare più di cosa fare. Quali sono i progetti dei candidati (quando ce ne saranno due), dove vogliono portare la città nei cinque anni che abbiamo davanti. Cosa e perché saranno più importanti di altri aspetti come la bellezza delle fotografie o dei post, perché davanti la sfida è quella di chi sta sul filo: da una parte l’abisso, dall’altra un nuovo slancio verso il futuro di tutti. Se Milano fallisce il prossimo quinquennio rischia di perdersi in 20 anni di depressione prima di risalire la china. Se invece ci sarà capacità di visione, di concludere i progetti avviati e immaginarne di nuovi, Milano potrebbe trasformarsi in meglio. Per questo diciamo bravi: una campagna senza insulti sarebbe bellissima. Per non perdere l’occasione storica che abbiamo davanti, bisogna stare concentrati. Anche perché la Lombardia ha davvero un suo NextgenerationEU: il piano da 3,5 miliardi messo in campo da Regione e che dispiegherà la sua forza proprio da quest’anno in poi. In un contesto come quello garantito dal piano di ripresa e resilienza europeo Milano e la Lombardia possono ripartire alla grande, anche perché c’è la prospettiva delle Olimpiadi 2026. Un evento interregionale e internazionale dedicato allo sport. Meglio, molto meglio di quella vecchia storia del cibo che ci vedeva tutti come ristoratori o camerieri. Iniziamo dai piccoli passi, evitando insulti e improperi inutili in una competizione sulle capacità e sulle prospettive.

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Frenata Bitcoin, salita costante di Ethereum

Frenata Bitcoin, salita costante di Ethereum. Nella mattinata il Bitcoin ha subito scossoni anche del meno 300 per cento dopo una crescita impressionante degli ultimi giorni. L’Ether invece sta salendo verso i 1600 euro con costanza. Per il resto il mercato delle crypto sembra abbastanza stabile verso il basso o il galleggiamento. L’unica che sembra crescere con ritmi interessanti è Dash, che sale del 40 per cento stamattina. Ma intorno pare il deserto.

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