20 Febbraio 2021

Il Bitcoin sale fino a 47mila euro

Il Bitcoin sale fino a 47mila euro. A questo punto sembrano affidabili le previsioni che lo danno a 180mila per fine anno. Perché il tasso di salita è sempre altissimo negli ultimi giorni e sembra aver drenato le risorse di tutto il mercato crypto perché le altre continuano ad essere stazionarie o in discesa. Salvo l’Ether che segue un percorso parallelo a quello del Bitcoin. Dove arriveranno le crypto? Perché a una crescita verticale, potrebbe all’improvviso seguire una discesa altrettanto violenta.

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Dopo il Covid occorre una svolta nel sistema dei trasporti

C’è bisogno di una svolta nel modo di muoversi nel nostro Paese. Tra le cose che ci lascerà in eredità la pandemia, ci sarà una maggiore consapevolezza degli effetti che provochiamo ogni volta che ci muoviamo. Ma se la scelta del mezzo sarà più consapevole, l’Italia dovrà farsi trovare pronta con un sistema integrato dei trasporti. La mobilità di persone e merci (pensiamo al periodo del lockdown) è diventata un tratto caratterizzante della nostra vita, ma può e deve diventare al più presto maggiormente sostenibile, razionale e integrata. Quella del nostro Paese invece è squilibrata a favore dell’auto e dei Tir. Siamo il fanalino di coda europeo per il trasporto pubblico, con una quota di trasporto ferroviario merci del 12%. All’autotrasporto tocca l’85% e le briciole rimanenti vanno agli oleodotti e alla navigazione fluviale.  Ad aggravare questo dato, oltre agli effetti ambientali ci sono quelli economici, dato che siamo anche il Paese con i costi del trasporto pesante su gomma, per chilometro percorso, tra i più elevati in Europa. Per quanto riguarda invece il trasporto passeggeri, a dominare è l’auto con una quota dell’81,4% ,contro il 18,6% di autobus, tram, treni e metropolitane. Nonostante ciò, ancora una volta ci viene proposta, come principale soluzione per razionalizzare il sistema e ridurre l’inquinamento, una nuova serie di opere (grandi e piccole) il cui elenco è ricalcato pari pari su quello della legge Obiettivo del 1991, a cui sono state aggiunte le opere contenute nel decreto “sblocca cantieri” e nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Per accelerare la realizzazione delle 59 opere pubbliche ritenute strategiche (deinite tutte così senza essere mai accompagnate da una valutazione costi-benefici) sono stati nominati 30 commissari. Si parte quindi già con il metodo sbagliato, facendo diventare una scelta straordinaria – quella di un’eventuale commissario per gestire la realizzazione di un’opera complessa – un’opzione ordinaria. Perché si deve rinunciare a larga parte delle procedure previste per gli appalti pubblici, sospendendo il naturale sistema di programmazione e realizzazione delle opere? E poi: perché trasformare in commissari i dirigenti di Anas, RFI e del ministero dei Trasporti, che sono già pagati per fare questo lavoro? È ora di smetterla con la logica dell’aggirare le regole: le gare, la trasparenza, la correttezza delle procedure vanno rispettate, e per questo i committenti pubblici – cioè le stazioni appaltanti – devono fortemente rinnovarsi. Per far ciò occorre recuperare una cultura di Project Construction Management diffusa in Europa, Giappone e Stati Uniti, che consentirebbe di evitare gli incrementi di costi e tempi tipici delle opere italiane. Le migliori energie universitarie dell’economia, dell’urbanistica e dell’ambiente vanno impegnate per ricalibrare le condizioni operative del committente pubblico. Le opere previste nel Piano di Ripresa e Resilienza non devono essere percepite come un piano ‘svuota-cassetti’, ma come strumenti non più rinviabili per dotarci di un sistema infrastrutturale moderno, digitalizzato, sostenibile, utile per recuperare quote di traffico ai mezzi di trasporto meno inquinanti. Occorre un cambio di passo che faccia prefigurare fin da subito quanto serviranno le opere previste, e come e da chi verranno gestite. È utile ad esempio ricordare che su una quarantina di aeroporti, quasi trenta sviluppano un traffico risibile, per cui è lecito chiedersi a cosa serviranno gli ammodernamenti previsti. Per non parlare dei porti: anche qui ce n’è uno per ogni campanile, al punto tale che tutti i 26 scali italiani messi assieme movimentano meno merci del solo porto di Rotterdam. La vera riforma sarebbe quella di razionalizzare le reti portuali e aeroportuali, più che spendere in ampliamenti inutili. Per capirlo basta un aneddoto. Tra le opere previste nel PNRR c’è una diga da costruire davanti al porto di Genova, per consentire alle grandi navi portacontainer (quelle con capacità di 24.000 TEU altezza di 60 m) di raggiungere anche i terminali di ponente con nuove strutture, manufatti e gru. Il traffico di queste navi e il ricorso a un sistema energetico basato su pale eoliche andrebbero però ad impattare significativamente sulle caratteristiche fisiche, operative e di sicurezza del vicino aeroporto. Cosa fare , quindi? Chiudere l’aeroporto di Genova o rinunciare allo sviluppo del porto? Passando al trasporto pubblico locale dei passeggeri, il PNRR giustamente tratta l’argomento in un capitolo intitolato “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”. Contrariamente a quanto si pensa, nel settore del TPL il problema non è il gap di finanziamenti, quanto invece la pessima qualità dei servizi offerti delle aziende di trasporto, e gli alti costi operativi. Sono dunque innanzitutto i meccanismi di gestione delle aziende che vanno cambiati, visto che quelle italiane hanno una produttività inferiore anche del 30% rispetto a quelle europee. A differenza di quanto si usa fare in Europa, infatti, i servizi vengono affidati senza gara, e Regioni e Comuni spesso usano le aziende (prevalentemente pubbliche) per politiche consociative e di consenso. Il management viene scelto in base all’appartenenza, e non vige il metodo di darsi degli obiettivi: ad esempio, l’uso di tecnologie pulite, lo sviluppo delle rinnovabili, l’integrazione dei servizi e delle tariffe, l’accessibilità e la crescita delle quote di passeggeri trasportati. Mancano poi dei soggetti regolatori pubblici (Stato, Regioni e Comuni), che dovrebbero pianificare i servizi. Se questi enti rimarranno incapaci di imporre criteri di efficienza nella gestione dei servizi, i piani di decarbonizzazione dei trasporti e di miglioramento dell’aria nelle città rimarranno lettera morta. Sul fronte ferroviario, infine, ci sarà da lavorare, più che per lo sviluppo di nuove linee ad alta velocità, per ammodernare quelle esistenti. Si pensi che in 13 linee piemontesi la velocità massima è di 55 km/h, e addirittura sulla Trofarello-Chieri di 25 km/h.  In Lombardia 8 linee raggiungono i 70 km/h, e 7 i 55 km/h. Con queste reti, a cui si aggiungono obsoleti sistemi di controllo del traffico e treni con un’età media di 16 anni, sarà difficile conseguire risultati in linea con gli obiettivi europei.

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Smog. De Corato (FdI): piano aria del comune del tutto inutile

“Il Piano aria del Comune di Milano è inutile! A Sala, come a Pisapia: solo la pioggia può venire in aiuto per combattere lo smog!”, commenta così i dati di Pm10 oltre la soglia rilevati ieri dalle centraline di Arpa a Milano il consigliere comunale di FDI a Milano, Riccardo De Corato. “Questo è del tutto evidente dopo che ieri, nonostante alcune scuole chiuse, le centraline hanno segnato ancora una volta livelli record in città con valori pari a 92 mg/mc in viale Marche, 87 a Città Studi, 100 in via Senato, 77 al Verziere. Bisogna comprendere che la risoluzione del problema smog a Milano può avvenire solo con misure che vedano coinvolti tutti i comuni di fascia e non solo il capoluogo. Monopattini e corsie ciclabili non potranno mai essere risolutive per la questione. “È necessario anche capire che le metropolitane dovranno spostarsi sempre più verso i comuni limitrofi alla città. Tempo fa, avevo proposto, in qualità di consigliere Regionale, che la nuova M4 arrivasse sino a Buccinasco, dove già arriverà come deposito vetture, ma per ora non è stato fatto alcun progetto in questa direzione. Nei giorni scorsi il Sindaco Sala sul problema inquinamento ha detto che dovremo aspettare il 2021 per avere dei risultati. Fino a che Milano viaggerà da sola – conclude De Corato-, pensando di costruirsi una campana di vetro che la isoli dal resto della pianura Padana, come in un film di fantascienza, non ci saranno risultati”.

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Accoltellamento in Maciacchini. Mascaretti (FdI): città insicura soprattutto per le donne

“Sabato sera in Piazzale Maciachini, un 41enne rumeno, senza fissa dimora, ha accoltellato un connazionale causandogli gravi lesioni” commenta Andrea Mascaretti, capogruppo di FdI a Palazzo Marino, in merito al ferimento di un uomo intervenuto in difesa di una donna con la quale l’aggressore voleva avere un rapporto sessuale con al forza, aggiungendo “oggi è stato arrestato un 25enne del Gambia per le aggressioni ai danni due donne in piazza San Fedele. Questi sono solo alcuni degli episodi di violenza avvenuti ultimamente a Milano”. L’accoltellatore è stato immediatamente arrestato da dei poliziotti che passando nella piazza sono stati richiamati da un gruppo di senzatetto rumeni. A terra nascosto tra le auto parcheggiate hanno visto l’uomo ferito poco prima e hanno chiamato i soccorsi, arrestando poi il 41 enne che ha tentato di fuggire e disfarsi del coltello. “Il degrado è continuamente aumentato negli ultimi anni – continua Mscaretti – tanto nelle periferie quanto in centro. Basta recarsi nelle vicinanze della Stazione Centrale, come ho fatto personalmente, per rendersene conto. Condomini belli ma strade pericolose” , sottolineando “si avvicina la festa della donna e spero che l’amministrazione non organizzi i soliti convegni inutili e costosi, ma faccia qualcosa di concreto per le donne della nostra Città: aumentare le telecamere e la presenza delle pattuglie per rendere più sicuri i mezzi di trasporto e le vie, sia di giorno che di notte, affinché le donne di tutte le età possano uscire in totale sicurezza senza il rischio di essere aggredite”.  

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Covid: continua a salire il tasso di positività

I nuovi casi di positività al coronavirus in Lombardia sono 3.724 a fronte di 51.894 tamponi, per un rapporto del 7,1%. Si registrano 33 nuovi decessi. I nuovi guariti/dimessi da ieri sono 1.875 e le persone in terapia intensiva sono 373, 5 in più di ieri. Sono 3.733 i pazienti attualmente ricoverati non in terapia intensiva, 17 in più di ieri. I dati di ieri:  i tamponi effettuati: 51.894 (di cui 38.842 molecolari e 13.052 antigenici) totale complessivo: 6.287.867  i nuovi casi positivi: 3.724 (di cui 144 ‘debolmente positivi’)  i guariti/dimessi totale complessivo: 493.987 (+1.875), di cui 3.414 dimessi e 490.573 guariti  in terapia intensiva: 373 (+5)  i ricoverati non in terapia intensiva: 3.733 (+17)  i decessi, totale complessivo: 27.971 (+33) I nuovi casi per provincia: Milano: 785 di cui 325 a Milano città; Bergamo: 240; Brescia: 787; Como: 295; Cremona: 100; Lecco: 108; Lodi: 27; Mantova: 140; Monza e Brianza: 462; Pavia: 166; Sondrio: 24; Varese: 528.

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Chiusi venti esercizi per violazione delle norme anticovid

Il prefetto Renato Saccone, ha adottato 20 provvedimenti con i quali è stata disposta la chiusura, per la durata di cinque giorni, di tre bar, un bar tavola fredda, un bar tavola calda, una pescheria, un esercizio commerciale di alimentari, nove esercizi commerciali di vicinato di alimentari e non alimentari, tre esercizi commerciali al dettaglio e un parrucchiere nel Comune di Milano. È il frutto dell’attività di vigilanza da parte delle Forze di Polizia statali e locali, in linea con le direttive impartite in sede di Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica.

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