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Oltre la sindrome di Down: la forza di una madre, il volo di una figlia Nota: nomi dei protagonisti sono di fantasia, ispirati a una storia vera.

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Quando Aurora venne al mondo, in ospedale si respirava un silenzio carico di timori. Peraltro, non solo per la salute della neonata, ma anche per quella della madre, Giulia, 22 anni, la sindrome di Down ed una certezza che non tremava mai poiché avrebbe cresciuto sua figlia, anche da sola. Il padre era scomparso nel nulla, e attorno a lei si levava un muro di dubbi. I vicini la osservavano con pietà, gli assistenti sociali la seguivano con occhio critico, e persino la sua famiglia la pregava di ripensarci. Ma Giulia, ogni volta che stringeva la sua bambina, sussurrava: “Guardami!” Non aveva la patente, né un titolo accademico. Non aveva soldi, né l’approvazione del Mondo. Ma aveva ciò che molti dimenticano l’amore tenace e la volontà instancabile. Si svegliava ogni due ore per allattare, imparava favole a memoria, riempiva il frigorifero di disegni, tabelline e piccoli sogni. Metteva da parte ogni centesimo per comprare un telescopio giocattolo, e, quando, Aurora le chiedeva del padre, Giulia rispondeva con dolcezza: “…Non ti serve un missile per volare lontanissima. Ti occorre solo una buona piattaforma di lancio…”. Quelle affermazioni, che sembravano solo tenere, divennero profetiche. Aurora vinse la fiera della scienza a dieci anni, grazie ad un modello solare fatto con materiali riciclati. A sedici anni entrò come stagista in un osservatorio astronomico. A ventuno si laureò in Ingegneria Aerospaziale con il massimo dei voti e prima del suo corso. Ed il giorno in cui mise piede per la prima volta alla NASA, non lo fece da sola, la madre Giulia era accanto a lei, mano nella mano. Il direttore guardò negli occhi Giulia e disse: “…Tua figlia è una delle menti più brillanti che abbia mai visto…” e Giulia, con le lacrime agli occhi, rispose: “…Ho sempre saputo che avrebbe raggiunto le stelle, ma non avrei mai immaginato di vederle così da vicino…”. Oggi Aurora lavora nello spazio e in ogni missione, tra le immagini della Terra e delle galassie lontane, ce n’è una che non manca mai, quella di lei bambina, stretta tra le braccia giovani di sua madre, avvolta in un maglione di seconda mano ed in un amore che nessuno voleva riconoscere come “abbastanza”. Il Mondo disse a Giulia che non poteva essere madre, che non ce l’avrebbe fatta, ma sua figlia, che oggi vola sopra quel Mondo, ripete ovunque vada: “…Se sono qui, è solo grazie a mia madre…”.

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  • Nota: nomi dei protagonisti sono di fantasia, ispirati a una storia vera.

    Massimo Blandini 20 Settembre 2025 18:26