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Il declino degli asili nido a Milano: un’allarmante emergenza sociale

Il declino degli asili nido a Milano: un’allarmante emergenza sociale Carissimi lettori, Mi rivolgo a voi oggi con preoccupazione riguardo a una questione che ha suscitato il mio interesse, ma ancor più la mia indignazione. Gli asili nido, fondamentali istituzioni per la crescita e lo sviluppo dei nostri piccoli cittadini, stanno sperimentando un drammatico declino nella città di Milano. Quel che è più preoccupante è che il Comune sembra aver trascurato questo aspetto cruciale dell’istruzione e del benessere dei bambini e delle famiglie milanesi. La storia è ben nota: da almeno dieci anni, gli asili nido a Milano sono stati vittime di una politica di chiusura costante. Questo è un fenomeno che andrebbe analizzato con estrema attenzione. Come può una città di tale rilevanza, con un passato di cultura e progresso, voltare le spalle a un pilastro fondamentale della società come la formazione dei propri cittadini di domani? I benefici degli asili nido sono incommensurabili. Non solo fungono da luoghi sicuri per i nostri piccoli, ma anche come fonte di socializzazione e sviluppo del linguaggio fin dai primi anni di vita. Sono ambienti in cui il gioco e l’apprendimento si fondono armoniosamente, contribuendo in modo significativo alla formazione di menti brillanti e curiose. Eppure, non possiamo ignorare il fatto che il Comune di Milano abbia dimostrato una mancanza di impegno e sensibilità nei confronti di questa tematica, come dimostrato dal persistente schema di chiusure. D’altra parte, mi fa rabbia e malinconia sapere che altri Comuni italiani, come Bologna, si stiano dimostrando più attenti e propositivi nell’utilizzare i fondi del PNRR dedicati agli asili nido. La domanda che ci si pone è ovvia: perché il Comune di Milano non ha colto l’importanza degli asili nido e la necessità di investire nelle giovani generazioni? Le scuse possono essere molteplici, ma ciò che emerge è una mancanza di priorità che mette a repentaglio il futuro stesso della nostra città. Cari lettori, è nostro dovere sostenere e promuovere l’importanza degli asili nido a Milano. Non possiamo restare indifferenti a una situazione che mina il benessere e l’educazione dei nostri bambini. Invito i cittadini a mobilitarsi e a chiedere con forza che venga riconosciuta l’urgenza di questi luoghi di apprendimento e sviluppo. E’ giunto il momento che il Comune di Milano metta da parte gli interessi personali e si concentri sulle necessità reali della popolazione. La crescita di una città passa attraverso la crescita dei propri cittadini, e gli asili nido sono la prima pietra di questa costruzione. Non possiamo permettere che Milano continui a rimanere indietro rispetto ad altre realtà italiane. Invito dunque tutti a prendere posizione e a esprimere la propria voce affinché gli asili nido a Milano vengano tutelati e valorizzati. La nostra città merita un futuro luminoso, e ciò sarà possibile solo investendo nelle nuove generazioni e offrendo loro le migliori opportunità di crescita e sviluppo. È necessario che il Comune di Milano prenda coscienza del ruolo fondamentale degli asili nido e agisca immediatamente per garantirne il pieno funzionamento e l’accessibilità a tutte le famiglie milanesi. Non possiamo più permettere che la chiusura di queste istituzioni porti all’isolamento e all’ineguaglianza sociale dei più piccoli e delle loro famiglie. Occorre anche sollecitare una maggiore trasparenza e responsabilità nella gestione dei fondi destinati agli asili nido, affinché non vengano sprecati o utilizzati per altri scopi. Dobbiamo esigere che le risorse siano effettivamente destinate a sostenere e migliorare l’istruzione e l’accoglienza dei bambini, garantendo personale qualificato e strutture adeguate. Inoltre, è fondamentale promuovere una cultura dell’importanza dell’istruzione fin dai primi anni di vita. Gli asili nido devono essere visti come un investimento a lungo termine nella società, poiché contribuiscono alla formazione di cittadini consapevoli, competenti e creativi, in grado di affrontare le sfide future con fiducia e saggezza. Carissimi lettori, il tempo è giunto per un cambiamento. Non possiamo restare spettatori passivi di una situazione che mina le basi stesse della nostra società. Dobbiamo unirci, fare sentire la nostra voce e chiedere un’immediata inversione di tendenza. Gli asili nido a Milano meritano il nostro sostegno e la nostra attenzione, poiché rappresentano il futuro stesso della nostra città. La nostra tradizione e il nostro passato ci insegnano che Milano è una città capace di grandi imprese e di affrontare le sfide più difficili. Ora è il momento di dimostrare di essere all’altezza anche delle sfide sociali, di difendere i diritti dei più piccoli e di investire nella crescita e nel benessere delle giovani generazioni. Siate attivi, cari lettori, e unitevi a questa causa. Con la vostra determinazione e la vostra volontà, possiamo riportare l’attenzione su una tematica vitale per il futuro di Milano. Gli asili nido sono le radici che alimentano la crescita di una città, e noi dobbiamo proteggerle e farle crescere per garantire un futuro migliore per tutti. Concludo quindi con un appello alla coscienza civica e all’azione collettiva: difendiamo gli asili nido di Milano, affinché i nostri bambini possano crescere felici, sani e pronti a costruire il futuro che meritano.

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Il Comune di Milano realizza nuove barriere architettoniche

Il Comune di Milano realizza nuove barriere architettoniche. Milano, quartiere Dergano, Via Guerzoni. Per realizzare la nuova pavimentazione della strada e marciapiedi  il Comune di Milano  ha deciso di utilizzare i famosi Sampietrini. Siamo nell’anno 2021. Da tempo si discute in diverse città italiane dell’opportunità di eliminare i “sampietrini” da alcune strade, soprattutto per abbattere le barriere architettoniche, prestando attenzione alle esigenze delle persone anziane o con difficoltà motorie o sensoriali, temporanee o permanenti. Infatti, camminare su pavimentazioni irregolari può costituire, per una notevole fascia di persone, fonte di disagio e affaticamento, a volte di caduta e per alcune persone una vera e propria “barriera”. Far scorrere una sedia a rotelle, un deambulatore, un passeggino su un terreno sconnesso non è la cosa più agevole, anzi spesse volte le persone con disabilità rinunciano a recarsi nei luoghi che non permettono una facilità di spostamento, in autonomia o anche se accompagnati dai propri caregiver. Ma ci pensate a muovervi con delle stampelle su questi cubetti di pietra tutti sconnessi? Per non parlare nel periodo invernale con neve o pioggia di quanto potrebbe diventare sdrucciolevole la pavimentazione. Non hanno neanche pensato di realizzare una “striscia di pavimentazione” più confortevole e sicura. Sembra uno scherzo assurdo quello che hanno voluto tirare il Sindaco Beppe Sala e l’Assessore alla mobilità Marco Granelli agli abitanti più fragili di Dergano. L’Assessore dichiarò che l’intervento serviva “a migliorare la vita dei cittadini”, peccato che si è dimenticato di una fetta importante di questi cittadini Mentre molte città si stanno attivando per abbattere le barriere architettoniche, a Milano si procede in modo inverso: si realizzano nuovi ostacoli alla mobilità con i soldi dei milanesi. Ostacoli che dovranno essere abbattuti, quanto spreco di denaro pubblico! Per di più il Comune di Milano ha deciso di togliere tutti i parcheggi presenti in quella porzione di strada, sia quelli per la sosta disabili, sia quello per i residenti, senza tenere conto che in quella Via ci sono il Municipio 9, che offre numerosi servizi alla cittadinanza, un asilo nido e una scuola secondaria di primo grado.. Progettare senza guardare alla realtà. Ecco queste sono le conseguenze, non ci credete? Valutate un po’ voi.          

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Caso Barbato: la versione dei fatti del Comune

Caso Barbato: la versione dei fatti del Comune. L’Amministrazione comunale intende ristabilire la verità sui fatti che in questi giorni, sulla scia di trasmissioni televisive, radiofoniche e articoli di stampa, sono stati ricostruiti falsamente e procederà per vie legali nei confronti dei soggetti responsabili di aver diffuso notizie false e diffamanti sulla vicenda delle dimissioni del dott. Antonio Barbato e della nomina dell’attuale Comandante della Polizia locale. Pretestuosità e infondatezza della tesi prospettata Per avere un quadro chiaro e privo di omissioni la vicenda sarà ripercorsa nel dettaglio. Prima di tutto si intende però evidenziare l’infondatezza della tesi di fondo sostenuta dal dottor Barbato, e fatta propria da alcuni servizi giornalistici, secondo cui la nomina dell’attuale Comandante sarebbe al centro di un “grave scambio di favori” (citiamo uno di questi servizi) tra il Sindaco e la Procura della Repubblica di Milano. È sufficiente osservare che la Procura di Milano ha chiesto l’archiviazione per tutti i fatti connessi alla gestione dell’Expo nel gennaio 2016, oltre un anno e mezzo prima che scoppiasse il “caso Barbato” (luglio 2017), ma soprattutto ben prima che lo stesso Sala diventasse Sindaco di Milano (giugno 2016). Diversamente, la Procura Generale di Milano – soggetto inquirente diverso dalla Procura – aveva iscritto Sala nel registro degli indagati a fine 2016, in relazione all’episodio di retrodatazione di un atto relativo ad una procedura gara, chiedendone il rinvio a giudizio a gennaio 2018. Dunque è del tutto evidente che, poiché la Procura di Milano ha chiesto l’archiviazione molto prima che Sala diventasse Sindaco e la Procura Generale ha invece portato avanti il rinvio a giudizio nei suoi confronti, la tesi dello “scambio di favori” risulta totalmente fantasiosa, infondata e a dir poco pretestuosa, quindi diffamatoria. E verrà perseguita in sede legale. La nomina di Barbato nel 2016 Nel giugno 2016, all’avvio dell’attuale mandato amministrativo, viene condotta un’analisi interna per la riorganizzazione della struttura. Questa analisi evidenzia un fabbisogno di posizioni dirigenziali e per coprirle vengono pubblicati alcuni avvisi di raccolta di candidature. Tra i ruoli vacanti, anche quello di Comandante della Polizia locale: al bando pubblico, aperto sia agli esterni sia ai dipendenti comunali, pervengono ben 32 candidature di cui tre da personale già in forza al Corpo (tra cui il dott. Barbato, già funzionario dei Servizi di Polizia municipale nonché dirigente e vicecomandante del Corpo di Polizia locale). La Commissione esaminatrice (composta dall’allora Direttore generale del Comune, Arabella Caporello, dal Docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e Consigliere Emerito della Suprema Corte di Cassazione Giuliano Turone, in qualità di componente esperto, e dal Generale Nazzareno Giovannelli, dirigente presso il Ministero della Difesa – Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri – Provincia di Milano, in qualità di componente esperto), dopo sei sedute per la valutazione dei curricula e i colloqui dei candidati, il 18 novembre 2016, individua Antonio Barbato quale soggetto maggiormente idoneo per la posizione di Comandante del Corpo di Polizia locale e Direttore della Direzione Sicurezza Urbana. Individuazione formalizzata con provvedimento del Sindaco del 21 novembre 2016. Giova precisare che la valutazione degli altri due profili già provenienti dal Corpo ha avuto esito negativo: un profilo non è stato ammesso al colloquio per mancanza di requisiti; l’altro è stato ritenuto non idoneo al ruolo in base alle esperienze pregresse. Quindi, in risposta alle accuse sulla presunta mancanza di ricerca di profili interni idonei a ricoprire il ruolo di Comandante, si evidenzia che la scelta del dottor Barbato avviene nel novembre 2016 (pochi mesi prima delle sue dimissioni), a valle di una ricognizione interna prima e di un avviso pubblico poi, che ha visto valutare – e ritenere non idonei – anche tutti gli altri profili già in forza alla Polizia locale. La destinazione di Barbato ad altro incarico nel 2017 Il 29 luglio 2017, nell’ambito dell’indagine antimafia sul clan Laudani, la stampa rende noti i contenuti di alcune intercettazioni del Comandante Barbato durante un incontro con un sindacalista e, soprattutto, con un imprenditore coinvolto nelle indagini. Nella sentenza n. 14679/18 della 7a Sezione Penale del Tribunale di Milano del 29 novembre 2018, successivamente confermata anche in appello, si legge che “sin dall’inizio l’incontro Fazio-Barbato viene ammantato da mille cautele, inspiegabili nella prospettiva indicata dagli interessati”. Ancora, si legge che Barbato si dimostra disponibile a “fornire in anteprima direttamente allo stesso Fazio le informazioni necessarie per partecipare ad una gara d’appalto indetta dall’Amministrazione comunale”. E riguardo alla possibilità di far pedinare il vigile Cobelli “Barbato, invece di reagire sdegnato alla proposta di Palmieri, accetta di ricevere questo favore”. Infine, “Palmieri […] era pronto ad assecondare il raggiungimento di personali interessi del Comandante per poter sfruttare poi tale situazione quale ‘carta vincente’ in favore di Fazio”. Riguardo alla gravità del suo comportamento, lo stesso Barbato sentito dai P.M. in data 1 luglio 2017, alla domanda del Pubblico Ministero – “senta, ma le pare normale che lei che fa il comandante della Polizia municipale accetti la proposta di far seguire un suo dipendente sostanzialmente dalla Polizia privata di Fazio che era comunque interessato a partecipare a gare in tema di sicurezza bandite dal Comune di Milano?” – risponde letteralmente: “Sono perfettamente consapevole che in funzione del mio incarico non sarebbe stato conveniente né eticamente corretto che io avessi utilizzato questo Fazio per far seguire un dipendente con cui vi era un contrasto, difatti anche se ho accettato la proposta di Palmieri non se n’è fatto mai niente”. La gravità di tali affermazioni, rese note da alcuni articoli di stampa, induce l’Amministrazione comunale ad approfondire i fatti – anche su richiesta di tutte le forze politiche che in modo trasversale chiedono la rimozione del Comandante – acquisendo dalla Procura della Repubblica gli atti di indagine. Se pur l’appalto e il pedinamento non avevano avuto corso e appreso che la posizione del dottor Barbato nell’indagine era esclusivamente quella di persona informata sui fatti, le attività investigative condotte dalla DDA di Milano restituivano un quadro di relazioni, comportamenti ed atteggiamenti dell’allora Comandante del Corpo di Polizia municipale tale far apparire inopportuna la prosecuzione

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L’incomprensibile arroganza del Comune sulla Darsena

L’incomprensibile arroganza del Comune sulla Darsena. Come un Attilio Fontana qualsiasi Beppe Sala e Anna Scavuzzo non hanno chiesto scusa per i propri errori, anzi. Hanno scritto: cosa vi devo dire? (Copyright del sindaco). Quasi l’avessero interpellato per sapere quale pizzeria buona c’è in zona San Marco. Ma l’incomprensibile arroganza del Comune sulla Darsena ha contagiato anche Anna Scavuzzo, la politicamente giovane vicesindaco e assessore alla Sicurezza. I dubbi sulla necessità del suo super assessorato li abbiamo già espressi, ma dobbiamo tornarci: abbiamo avuto un altro vicesindaco donna e piuttosto arrogante. Ada Lucia De Cesaris. Già dal nome venivano in mente menti alti e sguardi nobiliari, dai brividi lungo la schiena degli immobiliaristi invece impararono tutti che la donna era molto poco delicata. Era una lady di ferro, nel bene e nel male. De Cesaris comandava come un militare, ma è indubbio che sapesse gestire la città. Era molto capace, tanto da mettere in riga tutti i signori del mattone milanese. L’ultimo con cui ne parlammo sbiancò letteralmente al nome dell’ex vicesindaco. Scavuzzo invece fa più paura ai cittadini per la sua incapacità di gestire la sicurezza e soprattutto per quella di chiedere scusa. Gli errori si ammettono e ci si scusa, lo faceva persino Pisapia, non certo noto per la sua umiltà. Invece Scavuzzo e Sala sulla Darsena continuano a negare l’evidenza. E a non scusarsi. Sala si sa ha un problema con le scuse. E poi ha detto fin da subito che si candidava contro voglia. Scavuzzo però è relativamente giovane. Dovrebbe avere interesse a continuare la sua carriera politica. Senza umiltà però la strada sarà tutta in salita.

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Sul 5G a Milano dubbi e battaglie

Sul 5G a Milano dubbi e battaglie. In questi giorni infatti i cittadini di via Tremiti e dintorni si stanno organizzando per combattere una nuova antenna in via di completamento. Secondo i milanesi in ansia da 5G, l’antenna potrebbe essere dannosa per le persone (tesi su cui non ci sono prove) e in ogni caso non la vogliono perché deturpa il paesaggio. Ma non sono nemmeno i primi a occuparsi del 5G a Milano. I Verdi chiedevano chiarimenti sul 5G milanese da agosto, ma la risposta del Comune non pare sia stata molto soddisfacente: in sintesi, Palazzo Marino vuole 2.500 euro per produrre la documentazione. Una presa di posizione che ha spinto i Verdi meneghini a rilanciare la questione della trasparenza con questo intervento sui propri canali social. LA TRASPARENZA. Chi non ha niente da nascondere , non nasconde niente. Oggi l’Assessore Pierfrancesco Maran manifesta la sua soddisfazione per lo sviluppo della futura rete 5G di Milano. E ne ha tutto il diritto e la leggitimità. Ci sono però dei cittadini che hanno delle perplessità e dei dubbi sulla possibile ricaduta sanitaria che questa rete potrebbe avere. Dubbi e perplessità che hanno eguali diritti e eguale legittimità. Per capire meglio, per prendere una posizione che sia la più consapevole ed equilibrata possibile è necessario essere informati e conoscere ogni aspetto del problema. Per questa ragione alcuni cittadini hanno chiesto, con istanze diverse, di avere tutte le informazioni necessarie per poter capire, conoscere, decidere ed eventualmente proporre soluzioni alternative. Lo hanno fatto con la procedura dell’accesso agli atti. Ma qui si sono scontrati con la reticenza degli uffici e l’ostracismo di una burocrazia incomprensibili e anche l’opposizioni, come nel caso di Fastweb, delle società interessate alla sviluppo del progetto. Senza farvi tutti gli esempi, vi citerò quello più spiazzante dell’Avvocato Giuseppe Canizzo che, a una semplice richiesta atti, si è visto chiedere 2.500 euro. Vedi le foto allegate. Ma che partecipazione ci può essere, che conoscenza possiamo acquisisre, che scelte consapevoli possiamo fare se la semplice informazione , legittima e dovuta, diventa a pagamento? Di Andrea Bonessa Co-Portavoce dei Verdi di Milano  

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Il Consiglio di Stato dà ragione al Comune sulla gara del gas

Il Consiglio di Stato dà ragione al Comune di Milano e conferma la legittimità dei provvedimenti assunti dall’Amministrazione nella gara per la distribuzione del gas naturale, compreso quello di aggiudicazione in favore di Unareti. Nel dettaglio, oggetto della sentenza è la gara per l’affidamento in concessione del servizio di distribuzione del gas naturale, nel territorio del Comune di Milano e di altri sei comuni limitrofi (ATEM Milano 1), per un periodo di 12 anni e un importo stimato di circa un miliardo e mezzo di euro. Una gara di importo economico considerevole (il secondo in Italia dopo l’ATEM Roma), ma soprattutto di particolare complessità sotto il profilo giuridico, tecnico ed economico, tanto che sono occorsi anni per la sua preparazione, indizione ed aggiudicazione (solo la parte di esame delle offerte è durata oltre un anno per un totale di quaranta sedute). La gara si è conclusa a settembre 2018, dopo più di quattro anni di lavoro, con l’aggiudicazione ad Unareti S.p.A. La seconda in graduatoria, 2i Rete Gas, ha proposto ricorso al TAR Lombardia per l’annullamento dell’aggiudicazione, formulando censure di natura giuridica, tecnica ed economica, suddivise in ventidue motivi di ricorso, molti dei quali articolati in sub-censure, esposti complessivamente in oltre 150 pagine. A fine 2019, il TAR Lombardia ha deciso il giudizio, accogliendo alcuni dei motivi di natura giuridica, senza esaminare quelli più complessi di natura tecnica ed economica. Il Comune e i due concorrenti hanno presentato ricorso al Consiglio di Stato, secondo il quale, come si legge in un’articolata e ricca motivazione di 46 pagine, l’Amministrazione ha operato correttamente sia nella fase di ammissione di entrambe le società, sia nella fase della valutazione tecnico-economica delle offerte.

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